L’intervista
Andrea Cozzolino - CONCENTRARE LE RISORSE SU SETTORI STRATEGICI
L’intervento
Michele GRAVANO - Come impiegare le risorse
L’intervista
Carlo BOFFA - insieme per l’attuazione del programma
L’intervento
MASSIMO LO CICERO - La nuova stagione delle politiche di coesione
e sviluppo in Europa
L’intervENto
massimo lo cicero - La nuova stagione delle politiche di coesione
e sviluppo in Europa
In
Campania vive quasi il 10% della popolazione italiana ma
la regione produce meno del 7% del reddito nazionale e nella
regione vengono censiti il 16% dei disoccupati italiani.
La nostra realtà sconta un peso demografico ridondante
che si accoppia ad una particolare inconsistenza della struttura
economica: l'eccedenza della quota di popolazione su quella
del reddito spiega la fragilità economica che si riflette
nell'eccedenza della disoccupazione sulla quota di popolazione,
un chiaro indice di malessere sociale. Una patologia che
non si può attenuare solo con i sussidi a chi non
lavora, anche se è evidente che, partendo da queste
condizioni, non si può rinunciare agli ammortizzatori
sociali senza precipitare verso il collasso.
Ma non si può vivere, e non si cresce, se si dipende
solo dalla droga dell'assistenza. Non è una questione
di congiuntura: purtroppo, questo stato di fatto è un
dato persistente degli ultimi dieci anni.
Fatto pari a cento il reddito procapite degli italiani, dal
1995 al 2004, il reddito procapite in Campania è pari
a 66; nella provincia di Milano 154, nell'Italia del nord è 122,
nel Mezzogiorno 67.
La Campania si colloca sotto la media meridionale, alla metà del
livello osservato nell'Italia del Nord, quasi tre volte sotto
la quota di Milano.
Queste sono le condizioni oggettive della nostra economia
nonostante siano ormai trascorsi sei anni di politiche finanziate
con i fondi dell'Unione Europea per la coesione e lo sviluppo
delle aree sottoutilizzate in Italia. Ora, come ha detto
di recente Enrico Letta in un convegno promosso dall'Unioncamere,
dobbiamo organizzarci perché il successivo ciclo di
quelle politiche è davvero un "ultimo treno".
Secondo accordi già ratificati a Bruxelles, nel 2011
il volume delle risorse destinate alle regioni deboli, dei
paesi che adottano come moneta l'euro, dovrà essere
inferiore, in percentuale sul PIL dell'intera Unione Europea,
rispetto alla quota destinata ai paesi new comers. La Campania
arriva in ritardo a questo delicato appuntamento. Una recente
delibera della Giunta Regionale individua una serie di temi
sui quali concentrare i propri progetti ma è largamente
divaricata, nel metodo e nei contenuti, rispetto ai documenti
strategici che, per l'intero paese e il Mezzogiorno, sono
già stati elaborati compiutamente dal Dipartimento
per le politiche di sviluppo (DPS) nel Ministero dell'Economia.
In quei documenti si indica chiaramente che lo sforzo deve
concentrarsi sul metodo e sugli attori da coinvolgere e non
sui traguardi o la natura settoriale dei progetti da perseguire.
La Regione Campania non indica né metodi né soggetti
da utilizzare ma solo generici possibili contenuti puntuali
delle azioni di sviluppo.
I temi già individuati dal DPS sono invece solo sei
e vanno declinati in tre dimensioni territoriali: le città,
i sistemi produttivi, le aree rurali.
I temi da declinare sono: Mercati e istituzioni pubbliche; Istruzione e Formazione
del capitale umano; Ricerca e innovazione; Reti e collegamenti per l'accessibilità;
Ambiente e risorse naturali e culturali; Servizi sociali, per la sicurezza e
per la salute.
Le politiche regionali dovranno ritrovare un ruolo attivo per gli attori privati;
le banche e le imprese. Separare il regime degli aiuti alle imprese e le forme
di microcredito dalle politiche orizzontali per la crescita delle attività economiche.
Garantire la realizzazione di grandi reti, capaci di collegare il Mezzogiorno
con l'Europa e di offrire opportunità per la internazionalizzazione delle
imprese locali. Sarebbe opportuno recuperare il tempo perduto, fino ad ora, nella
valutazione degli effetti delle politiche realizzate e nella individuazione dei
nuovi programmi di azione e chiudere il divario tra l'impostazione della Campania
e quella del DPS.
Anche perché la spesa relativa agli investimenti inclusi nel ciclo 2000/2006
si attesta oggi intorno al 30% e le opere devono essere completate entro il 2008.
Progettare opere e interventi diversi, per impatto e contenuto, da quelli previsti
allora sembra una variabile decisiva per massimizzare l'efficacia del "treno" di
cui parlava Enrico Letta.
Economista |