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  Dicembre 2012

Articoli n° 2
MARZO 2006
 

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SocietÀ civile incoerente:
sindacati e patronati


Antonio PARAVIA*

Alla politica e alle istituzioni chiedono ciò che non praticano al proprio interno


Proseguiamo le considerazioni sulle criticità del No Profit entrando nel variegato pianeta dei principali sindacati: CGIL, CISL, UIL e UGL. I leader di questi, dal dopoguerra a oggi, hanno sempre tuonato verso la politica e le istituzioni contestando l'amministrare approssimato e la mancata trasparenza. Divenuti poi parlamentari, ministri, sindaci o presidenti di enti, nella maggioranza dei casi, si sono dimenticati dei precedenti assunti, dimostrandosi quantomeno incoerenti. Non mettiamo ovviamente in discussione la positiva e meritoria storia sindacale e, in particolare, le azioni svolte a tutela degli interessi dei lavoratori. Apprezziamo da sempre i sindacalisti categoriali, anche quelli più "duri", ma fortemente legati alle ragioni dei rappresentati. Nutriamo minori simpatie verso i molti confederali, passati e presenti, che privilegiano gli interessi della corrente di partito di appartenenza, piuttosto che quelli degli iscritti, dei disoccupati e più complessivamente del Paese. Siamo, pertanto, entrati nei siti nazionali, regionali e locali dei sindacati (www.cgil.it-www.cisl.it-www.uil.it www.ugl.it), navigando a lungo ma uscendone poi delusi. Al di là dell'organizzazione grafica poco gradevole, il contenuto è di solo marketing (iscrizioni-servizi-attività di patronati ...). Non sono visibili i bilanci, tranne quello del consuntivo nazionale 2003 della CISL. Non sono riportate le strutture organizzative nè il numero dei dipendenti delle stesse. Francamente non comprendiamo le ragioni di tale mancanza di trasparenza. Considerati i probabili undici milioni di iscritti, dei quali la metà pensionati, ipotizziamo entrate per almeno 1.100 milioni di euro (circa 2.130 miliardi di lire). A questi consistenti ricavi annui, peraltro cash, si aggiungono i versamenti dell'INPS relativi ai patronati e all'assistenza sociale, giusta Legge n. 97/2001 (altre centinaia di milioni di euro). Cifre così cospicue, simili ai fatturati delle grandi imprese, avrebbero dovuto indurre da tempo i leader sindacali a certificare e pubblicizzare i propri bilanci, anche per giustificare le altrettanto rilevanti uscite. Ribadiamo pertanto la nostra precedente richiesta di modifiche legislative per una forte diminuzione delle No Profit. Associazioni, sindacati e fondazioni devono avere lo stesso regime civilistico e fiscale delle imprese. Riteniamo indispensabile l'adozione di questi provvedimenti sopratutto per i patronati. Il trentennale personale impegno imprenditoriale ci ha consentito di verificare abusi e truffe in diversi procedimenti svolti di fatto da questi organismi, in danno dell'INAIL. Molte volte i patronati hanno sollecitato lavoratori a presentare istanze per falsi infortuni e malattie professionali, contando sulla compiacenza di parte dei legali dell'istituto nelle successive azioni giudiziarie. Evidenziamo che l'INAIL pur opponendosi alle ingiustificate richieste, non ha coinvolto nelle cause le imprese, soccombendo, il più delle volte, grazie al pietismo di magistrati ideologizzati che, stranamente, non si accorgono neppure delle occhiate complici tra i difensori delle parti. Due ulteriori conseguenze strabilianti si determinano così in questo nostro Bel Paese. Lo Stato rimborsa ai patronati le parcelle di chi ha contribuito alla truffa e l'Istituto assicurativo tenta, inutilmente, di rivalersi sull'impresa. Fin quando avremo una società civile incoerente, contraddittoria e approssimata non potremo sperare in una classe politica migliore e in Istituzioni affidabili.

*Giunta Confindustria

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