SocietÀ civile incoerente:
sindacati e patronati
Antonio
PARAVIA*
Alla politica e alle istituzioni chiedono ciò che non praticano al proprio
interno
Proseguiamo le considerazioni sulle criticità del No
Profit entrando nel variegato pianeta dei principali sindacati: CGIL, CISL, UIL
e UGL. I leader di questi, dal dopoguerra a oggi, hanno sempre tuonato verso
la politica e le istituzioni contestando l'amministrare approssimato e la mancata
trasparenza. Divenuti poi parlamentari, ministri, sindaci o presidenti di enti,
nella maggioranza dei casi, si sono dimenticati dei precedenti assunti, dimostrandosi
quantomeno incoerenti. Non mettiamo ovviamente in discussione la positiva e meritoria
storia sindacale e, in particolare, le azioni svolte a tutela degli interessi
dei lavoratori. Apprezziamo da sempre i sindacalisti categoriali, anche quelli
più "duri", ma fortemente legati alle ragioni dei rappresentati.
Nutriamo minori simpatie verso i molti confederali, passati e presenti, che privilegiano
gli interessi della corrente di partito di appartenenza, piuttosto che quelli
degli iscritti, dei disoccupati e più complessivamente del Paese. Siamo,
pertanto, entrati nei siti nazionali, regionali e locali dei sindacati (www.cgil.it-www.cisl.it-www.uil.it
www.ugl.it), navigando a lungo ma uscendone poi delusi. Al di là dell'organizzazione
grafica poco gradevole, il contenuto è di solo marketing (iscrizioni-servizi-attività di
patronati ...). Non sono visibili i bilanci, tranne quello del consuntivo nazionale
2003 della CISL. Non sono riportate le strutture organizzative nè il numero
dei dipendenti delle stesse. Francamente non comprendiamo le ragioni di tale
mancanza di trasparenza. Considerati i probabili undici milioni di iscritti,
dei quali la metà pensionati, ipotizziamo entrate per almeno 1.100 milioni
di euro (circa 2.130 miliardi di lire). A questi consistenti ricavi annui, peraltro
cash, si aggiungono i versamenti dell'INPS relativi ai patronati e all'assistenza
sociale, giusta Legge n. 97/2001 (altre centinaia di milioni di euro). Cifre
così cospicue, simili ai fatturati delle grandi imprese, avrebbero dovuto
indurre da tempo i leader sindacali a certificare e pubblicizzare i propri bilanci,
anche per giustificare le altrettanto rilevanti uscite. Ribadiamo pertanto la
nostra precedente richiesta di modifiche legislative per una forte diminuzione
delle No Profit. Associazioni, sindacati e fondazioni devono avere lo stesso
regime civilistico e fiscale delle imprese. Riteniamo indispensabile l'adozione
di questi provvedimenti sopratutto per i patronati. Il trentennale personale
impegno imprenditoriale ci ha consentito di verificare abusi e truffe in diversi
procedimenti svolti di fatto da questi organismi, in danno dell'INAIL. Molte
volte i patronati hanno sollecitato lavoratori a presentare istanze per falsi
infortuni e malattie professionali, contando sulla compiacenza di parte dei legali
dell'istituto nelle successive azioni giudiziarie. Evidenziamo che l'INAIL pur
opponendosi alle ingiustificate richieste, non ha coinvolto nelle cause le imprese,
soccombendo, il più delle volte, grazie al pietismo di magistrati ideologizzati
che, stranamente, non si accorgono neppure delle occhiate complici tra i difensori
delle parti. Due ulteriori conseguenze strabilianti si determinano così in
questo nostro Bel Paese. Lo Stato rimborsa ai patronati le parcelle di chi ha
contribuito alla truffa e l'Istituto assicurativo tenta, inutilmente, di rivalersi
sull'impresa. Fin quando avremo una società civile incoerente, contraddittoria
e approssimata non potremo sperare in una classe politica migliore e in Istituzioni
affidabili.
*Giunta Confindustria
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