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  Dicembre 2012

Articoli n° 2
MARZO 2006
 

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L’intervista Andrea Cozzolino - CONCENTRARE LE RISORSE SU SETTORI STRATEGICI

L’intervento Michele GRAVANO - Come impiegare le risorse

L’intervista Carlo BOFFA - insieme per l’attuazione del programma

L’intervento MASSIMO LO CICERO - La nuova stagione delle politiche di coesione
e sviluppo in Europa


L’intervento Michele GRAVANO - Come impiegare le risorse

aLe indicazioni che la nostra organizzazione ha esplicitato più volte - sia in sede di Comitato di Sorveglianza, sia in particolare al Tavolo di Concertazione istituito dalla Regione Campania - sono ovviamente in linea con quanto stabilità nel due Consigli Europei di Goteborg e Lisbona. Gli obiettivi di uno sviluppo ecosostenibile e della piena e buona occupazione sono assolutamente da condividere. Questo vale anche per il modo di fare spesa, concentrare e integrare le risorse su obiettivi chiari, definiti e realizzabili in tempi certi: noi condividiamo questa impostazione e abbiamo chiesto già nella fase di attuazione del POR 2000-2006 che ci si uniformasse a questi principi.
Abbiamo condiviso la scelta dei Progetti Integrati che, soprattutto laddove ha funzionato la concertazione, hanno dimostrato di essere in grado di stabilire degli obiettivi di coesione sociale e territoriale. Ma certamente abbiamo avvertito anche i problemi connessi a questa scelta: una proliferazione eccessiva degli strumenti di programmazione dal basso che non sempre sono riusciti ad integrarsi per fare sistema. Pur condividendo l'impianto di Agenda 2000, fondato sulla responsabilizzazione delle classi dirigenti locali, sullo sviluppo locale, riteniamo che sarebbe stato opportuno uno sforzo maggiore su grandi progetti infrastrutturali utili per tutto il Mezzogiorno, in collaborazione con le altre regioni. Così come è importante che la spesa dei fondi vada verso una maggiore integrazione con le scelte di politica industriale.
Approviamo l'impostazione che la Regione sta dando alla discussione sul prossimo periodo di programmazione e insistiamo sulla necessità di impostare la programmazione e l'attuazione su obiettivi ben definiti.
Certo, non partiamo da zero. Al netto di eccessi di burocratizzazione delle procedure, riteniamo che ci siano molti strumenti della programmazione negoziata (all'interno della quale ricomprendere anche i Progetti Integrati) che hanno ben funzionato.
Ebbene, bisogna fare in modo che quelle esperienze vengano valorizzate, in modo che siano in condizione di attrarre fondi ordinari regionali e nazionali e fondi aggiuntivi comunitari in una logica di programmazione che vada da qui al 2013. É evidente che tutto ciò deve passare attraverso anche una riconsiderazione di alcuni strumenti che hanno dimostrato limiti forti. Nel caso dei Distretti Industriali, ad esempio, è necessaria una riflessione che non può non tenere conto del fatto che sono stati concepiti un quarto di secolo fa in settori che hanno bisogno di politiche diverse. E questo è un primo passo.
Il secondo deve essere quello di integrare le risorse e concentrarle su obiettivi di politiche industriali o di sostegno alle stesse: se la Regione ha individuato dei settori strategici su cui concentrare l'attenzione, allora, è in relazione a questi che bisogna programmare buona parte delle risorse. Cantieristica navale, aeronautica, automotive, agroalimentare, energia, trasporti sono presenze industriali storiche della nostra regione che, pur risentendo della crisi, continuano ad essere competitive e ad avere una buona presenza sui mercati internazionali. Ebbene, bisogna sostenerle: innovazione, ricerca, internazionalizzazione, selettività degli interventi, in una logica di integrazione con le risorse ordinarie, sono i temi che ci sentiamo di condividere.
La terza cosa, che abbiamo posto con forza in sede di concertazione, riguarda una maggiore attenzione alle politiche sociali. Crediamo che sia necessario indirizzare risorse verso questo settore: un primo passo è stato la definizione dei Piani di Zona Sociali, ma questi non possono funzionare senza risorse. Così come bisogna prevedere la possibilità di interventi tesi al rafforzamento del sistema socio-sanitario, sia per prestazioni che per strutture. Se il divario tra le regioni più ricche d'Europa e quelle arretrate è anche in termini di qualità della vita, e se per qualità della vita intendiamo anche gli aspetti sociali e assistenziali, non si capisce perché i Fondi comunitari non possano essere finalizzati anche all'obiettivo di diminuire il divario esistente.

Segretario Generale CGIL Campania

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