Il programma 2007-2013
L’ultima chance
Per il nostro Paese, il primo momento di applicazione concreta
e strutturata delle direttive di Lisbona dovrebbe essere rappresentato
dalla prossima programmazione strategica
Monica DE CARLUCCIO & Raffaella VENERANDO
L’intervista
Andrea Cozzolino - CONCENTRARE LE RISORSE SU SETTORI STRATEGICI
L’intervento
Michele GRAVANO - Come impiegare le risorse
L’intervista
Carlo BOFFA - insieme per l’attuazione del programma
L’intervento
MASSIMO LO CICERO - La nuova stagione delle politiche di coesione
e sviluppo in Europa
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Tutto comincia a Lisbona, nel marzo del 2000.
Una seduta straordinaria del Consiglio Europeo viene dedicata ai
temi economici e sociali dell'Unione; la discussione è proficua,
e le decisioni che scaturiscono dal dibattito introducono importanti
novità nella definizione dei principali contenuti di politica
economica dei paesi membri e dell'area nel suo insieme. L'obiettivo
principale della nuova fase della politica comunitaria consiste
nel far diventare l'Europa «l'economia basata sulla conoscenza
più competitiva e dinamica del mondo, in grado di realizzare
una crescita economica sostenibile con nuovi e migliori posti di
lavoro, e una maggiore coesione sociale». Al fine di raggiungere
questo obiettivo viene definita una strategia globale che si appoggia
su tre pilastri fondamentali: un approccio microeconomico ispirato
al modello americano di sviluppo, che predispone il passaggio verso
un'economia e una società basate sulla conoscenza, migliorando
le politiche in materia di società dell'informazione, e
accelerando il processo di riforma strutturale ai fini della crescita
della competitività e dell'incremento dell'innovazione;
una politica sociale attiva, che mira a modernizzare il modello
sociale europeo, investendo nelle persone e combattendo l'esclusione
sociale; una visione macroeconomica coerente con il Trattato istitutivo
dell'Unione, che si impegna a sostenere e rafforzare il contesto
economico di base. Di conseguenza, la strategia di Lisbona sottolinea
l'importanza di adottare riforme strutturali negli ambiti dell'innovazione,
dell'occupazione, delle politiche economiche, della coesione sociale.
Il Consiglio Europeo di Goteborg, nel giugno del 2001, introduce
un ulteriore ambito prioritario di intervento: la sostenibilità ambientale,
completando, in tal modo, il nuovo paradigma europeo dello sviluppo.
La strategia riconosce al mercato il ruolo determinante nel promuovere
la crescita economica, accrescere l'occupazione e rilanciare la
competitività dell'Unione; tuttavia, i Governi degli Stati
membri hanno il compito fondamentale di guidare il mercato, creando
le condizioni favorevoli e disegnando un appropriato sistema di
incentivi. Ai policy makers viene infatti affidato l'incarico di
attuare politiche economiche basate sulla stabilità, che
facilitino, allo stesso tempo, la transizione verso un'economia
basata sulla conoscenza, rafforzando il ruolo delle riforme strutturali
e favorendo la crescita e l'occupazione. In particolare, vengono
individuate tre priorità per l'orientamento della finanza
pubblica:
- ridurre la pressione fiscale sul lavoro, e migliorare gli incentivi
impliciti nel sistema fiscale;
- ristrutturare la spesa pubblica per accrescere la componente
di accumulazione del capitale, sia fisico che umano, e per stimolare
la ricerca e lo sviluppo;
- garantire la sostenibilità finanziaria di lungo periodo,
soprattutto in rapporto alle caratteristiche dell'evoluzione demografica
della popolazione.
La prima concreta traduzione della strategia di Lisbona avrebbe
dovuto essere rappresentata da una riveduta e corretta "Agenda
2000", il documento-matrice di programmazione che indirizzava
e organizzava i fondi strutturali per il periodo 2000-2006. Per
una serie di motivi, anche di natura politica, i Programmi Operativi,
nazionali e regionali, rimasero invece ancorati ad una impostazione
tutt'altro che organica, ripetendo, in un certo senso, gli errori
del precedente ciclo 1994-1999, quando - per dirla in una battuta
- gli interventi straordinari altro non fecero che produrre un "effetto
amplificatore" delle già insufficienti politiche ordinarie
dello Stato. Dunque, almeno per quel che riguarda il nostro Paese,
il primo momento di applicazione concreta e strutturata delle direttive
di Lisbona dovrebbe essere rappresentato dalla programmazione strategica
2007-2013, sulla quale proveremo a soffermarci di seguito, entrando
progressivamente nel merito di quanto si prefigura per la Campania.
L'iter di formazione del nuovo programma, sul quale sono decisamente
chiamate a pronunciarsi le parti sociali, è piuttosto complesso,
ma vale comunque la pena riferirne i passaggi essenziali.
I documenti di riferimento sono i documenti
strategici preliminari in corso di elaborazione a livello nazionale
e regionale per la politica di coesione comunitaria per il periodo
2007-2013. La proposta
di Regolamento generale sulla politica di coesione prevede un raccordo
organico della stessa politica di coesione con le strategie nazionali
degli Stati membri. A tal fine, l'Italia dovrà presentare
entro settembre 2006 all'UE un Quadro Strategico
Nazionale con
l'obiettivo di indirizzare le risorse che la politica di coesione
destinerà al nostro Paese, sia nelle aree del Mezzogiorno
sia in quelle del Centro-Nord. Ad oggi, in base alle "Linee
Guida" approvate da Stato centrale, Regioni ed Enti locali
con intesa della Conferenza Unificata del 3 febbraio 2005 e alla
successiva delibera CIPE del 15 luglio 2005, dodici Amministrazioni
centrali incaricate, raccolte in un Comitato coordinato dal Ministero
dell'Economia e delle Finanze - Dipartimento per le Politiche di
Sviluppo e Coesione, hanno predisposto, attraverso valutazioni
tecniche e un confronto con le parti istituzionali, economiche
e sociali, il Documento strategico preliminare
nazionale (DSPN).
Assieme ai Documenti strategici predisposti
dalle singole Regioni (DSR) e a quello per il
Mezzogiorno (DSM), il Documento strategico
preliminare nazionale ha il fine di avviare il confronto tecnico
e amministrativo per la predisposizione del Quadro Strategico Nazionale
con cui, nel 2006, l'Italia programmerà per il successivo
settennio, la "politica regionale", ossia le risorse
della politica di coesione comunitaria e le risorse nazionali del
Fondo per le aree sottoutilizzate.
Il Documento strategico preliminare della Regione Campania è ancora
in corso di elaborazione; con delibera di G. R. n. 1809 del 27
dicembre 2005 è stato adottato il "Documento di premessa
per l'elaborazione del Documento Strategico preliminare regionale
per la politica di coesione 2007-2013", che costituisce lo
schema programmatorio e strategico entro cui dovrà essere
elaborato il Documento strategico preliminare della Regione Campania.
L'elaborazione proposta dalla Regione concentra le ipotesi di intervento
su alcuni assi prioritari.
In merito ai trasporti, si pone l'obiettivo di migliorare la competitività territoriale
attraverso il completamento del sistema primario e secondario dei
nodi e delle reti viarie, ferroviarie, portuali, interportuali,
aeree, informatiche ed energetiche lungo l'asse longitudinale Nord-Sud
e lungo l'asse orizzontale Est-Ovest, garantendo al contempo il
decollo delle aree intermedie. Si punta decisamente sulla logistica:
il sistema logistico campano si avvarrà, anzitutto, della
piena operatività dei tre interporti in fase di realizzazione,
ovvero l'Interporto Sud-Europa (Marcianise), l'Interporto Campano
(Nola) e l'Interporto di Salerno-Battipaglia. Risulta, dunque,
quanto mai necessario il completamento degli interventi relativi
alla copertura finanziaria di parte pubblica; alla costruzione
dell'Asse di collegamento del terminal intermodale di Marcianise
con il sistema viario principale; alla realizzazione del sistema
complanare all'autostrada Caserta-Benevento a servizio dell'interporto
di Marcianise; alla costruzione, nell'area interportuale di Marcianise,
di basi attrezzate a supporto delle attività logistiche
dei Centri di Smistamento FS in località Maddaloni. Altro
elemento fondamentale per lo sviluppo del sistema logistico campano
sarà la realizzazione degli aeroporti di Grazzanise e di
Pontecagnano che, assieme all'esistente aeroporto di Capodichino,
costituiranno un "sistema nel sistema". Sarà favorita
altresì l'individuazione di aree nelle quali incentivare
l'insediamento di centri di servizi logistici capaci di aiutare
gli investimenti di imprese locali nazionali ed internazionali
di trasporto, assemblaggio e seconda lavorazione di merci e prodotti.
Per quanto attiene la rete ferroviaria, l'obiettivo è quello
di completare il sistema della Metropolitana Regionale, realizzare
un sistema integrato di trasporti, promuovere una efficiente offerta
di servizi. Si vuole, inoltre, soddisfare la domanda di sostegno
allo sviluppo che emerge dai contesti territoriali locali per i
quali le dinamiche della crescita economica sono strettamente legate
ad una efficace integrazione tra le reti locali e la rete nazionale.
In merito alla tutela dell'ambiente ("una Regione pulita e
senza rischi"), l'obiettivo è di completare rapidamente
l'attuazione del piano regionale dei rifiuti, ciò al fine
di migliorare la sostenibilità ambientale dello sviluppo.
Saranno inoltre adottate politiche di incentivazione in tema di
utilizzo di combustibili a basso impatto ambientale, con particolare
riferimento al settore del trasporto pubblico su gomma. La tutela
del territorio dai rischi idrogeologici vulcanici e sismici sarà assicurata
da un rafforzamento delle politiche di prevenzione e messa in sicurezza.
Ulteriore obiettivo del Documento strategico regionale è quello
di concentrare gli investimenti sullo straordinario patrimonio
culturale e paesaggistico della Campania ("la Campania una
Regione Patrimonio del Mondo"). A tal riguardo, si cita il
fatto che cinque dei trentadue siti italiani considerati patrimonio
dell'umanità dall'UNESCO siano localizzati nella Regione.
Si intende, inoltre, avviare un significativo ma mirato intervento
di riqualificazione e recupero urbano ("La Campania si fa
bella restaurando le città ed il paesaggio rurale"),
prevalentemente basato sul riuso del suolo e degli spazi già utilizzati,
teso alla valorizzazione delle città e delle loro periferie
puntando all'integrazione strettissima tra la tutela dei beni ambientali
e culturali col sistema dei trasporti. Per quanto attiene il turismo,
l'obiettivo è puntare sulla destagionalizzazione turistica
e, quindi, ampliare l'offerta e migliorare quella esistente, grazie
a nuove infrastrutture in grado di attrarre flussi turistici durante
tutto l'anno. Tra le scelte strategiche annunciate, vi è quella
di realizzare un sistema integrato di aiuti
e servizi pubblici alle imprese ("La Campania amica di chi fa impresa")
in grado di accompagnare in modo stabile la crescita della competitività delle
imprese campane, la qualità della loro vita e la loro sicurezza.
Ciò allo scopo di aumentare la capacità della Regione
di realizzare progettualità e di attrarre investimenti di
imprese esterne. In tale logica si provvederà a revisionare
il sistema degli incentivi; ad avviare un programma per la graduale
riemersione di settori di economia sommersa; a completare l'iter
di approvazione della legge regionale sul credito nonché il
rafforzamento degli organismi associativi di base come i "Consorzi
Fidi di Garanzia"; a promuovere la costituzione anche su base
territoriale di poli e consorzi di medie e piccole imprese; a semplificare
le procedure amministrative, in particolare rafforzando gli sportelli
unici per le attività produttive; a rafforzare, rivedendola
rispetto alla strategia generale, la "mission" degli
enti regionali strumentali e/o di sviluppo (ERSVA, ERSAC,ecc.).
Ulteriore obiettivo è quello di sviluppare l'agro-alimentare
di qualità ("Qualità degli alimenti è qualità della
vita e dello sviluppo") intervenendo sulla ricerca, la logistica,
le infrastrutture materiali ed immateriali, il governo delle relazioni
tra agricoltura, industria e distribuzione, la promozione mirata
dei mercati interni ed internazionali, le aggregazioni imprenditoriali
lungo la filiera. La Regione si pone inoltre l'obiettivo di affiancare la
crescita culturale, professionale ed occupazionale dei giovani ("Una Regione giovane per i giovani"). Saranno valorizzati
i percorsi formativi, si attiveranno misure legislative e leve
economiche per favorire l'ingresso delle giovani generazioni nel
mondo del lavoro. La Campania intende confermare ed incrementare
il ruolo di regione leader nel campo della ricerca ("La ricerca
abita in Campania"). In tale ottica, si opererà il
rafforzamento delle azioni intraprese anche attraverso: il consolidamento
dei rapporti tra il sistema delle Università e mondo produttivo
locale, con particolare riferimento ai settori coinvolti nella
realizzazione dei Distretti ad Alta tecnologia; il passaggio dalla
società dell'informazione alla società della conoscenza;
la realizzazione di sistemi interoperabili per la gestione dei
processi di e-government; il sostegno a progetti di innovazione
connessi all'ICT realizzati da cluster di imprese. In tema di politiche
di Welfare ("la Campania della dignità e della socialità"),
la Regione intende promuovere un evoluto modello di Welfare teso
a ridurre il disagio sociale ed a rafforzare il sistema dell'offerta
dei servizi. Un nuovo modo di considerare le politica sociale come
fattore essenziale a sostegno delle politiche di sviluppo economico
della Regione. Fin qui, per linee generali, i buoni propositi fissati
dalla Regione. Troppo poco per un commento analitico. Ciò nonostante,
alcune considerazioni possono comunque essere sviluppate, in rapporto
ai temi di maggiore interesse per gli operatori economici. Sintetizziamo:
1. Nella prima parte, la bozza del Documento Strategico Regionale
riconosce il sostanziale fallimento delle politiche industriali
degli ultimi cinque anni. Non sono stati costituiti strumenti agevolativi "tarati" sulle
specifiche esigenze delle realtà territoriali. Facile il
commento sulla intempestività e la gravità dell'autocritica.
Che, auspichiamo, dia luogo nell'immediato ad una radicale inversione
di rotta. È necessario costruire un approccio di tipo orizzontale
alle problematiche dei settori industriali e produttivi, capace
di generare iniziative che siano, insieme, basate su procedure
valutativo/negoziali, dotate di una significativa componente infrastrutturale
e immateriale, atto ad affrontare le esigenze di manutenzione e
potenziamento dell'apparato produttivo e del suo ambiente di riferimento,
in grado di originare modelli partecipati di gestione. Il Contratto
Regionale di Programma e la Sovvenzione Globale potrebbero essere
i principali strumenti nei quali articolare l'azione organica a
sostegno dello sviluppo produttivo. Il punto chiave, in accordo
con la strategia di Lisbona, è l'induzione della innovazione
di processo e di prodotto attraverso terapie mirate, combinando
in maniera finalmente "intelligibile" domanda e offerta.
Se la Regione continuerà a fare politica industriale finanziando
lo scorrimento delle graduatorie delle leggi agevolative nazionali,
si proseguirà sulla strada dell'inconcludenza. Così come
nessun beneficio in termini di sviluppo sarà conseguito,
se non si rispettano i tempi di pubblicazione delle graduatorie
e di erogazione degli incentivi regionali. Il lavoro di ricognizione
e approfondimento svolto può costituire una buona premessa "istruttoria" alla
definizione di un primo pacchetto di azioni organiche (Sovvenzioni
Globali?) dedicate, ad esempio, al consolidamento delle aziende
esistenti, al potenziamento delle imprese della logistica e del
trasporto, al rafforzamento dei Poli Agroalimentari, alla creazione
di Poli integrati di offerta turistica (portualità, mare,
aree interne), alla valorizzazione delle produzioni ad alto contenuto
tecnologico. Su un altro versante, appare indispensabile insistere
sull'esperienza dell'attrazione d'impresa mediante la costituzione
di modelli cooperativi tra territorio, aziende locali ed aziende
esterne. Candidiamo, a livello sperimentale, il progetto "Impresa
chiama Impresa", realizzato da Mediacamere, quale componente
attiva del nuovo processo di programmazione, con l'obiettivo di
creare "pacchetti di offerta di localizzazione", in grado
di supportare il potenziale investitore nella sua scelta di insediamento
di nuovi investimenti. Questa scelta, tuttavia, deve essere sostenuta
anche dalla fiscalità di vantaggio, priorità assoluta
per lo sviluppo del territorio, il cui obiettivo è attrarre
investimenti, offrire benefici a chi decide di avviare un'attività produttiva
ed innescare così un virtuoso processo di crescita competitiva.
L'ultimo problema è quello di Basilea 2. In effetti, il
paradosso innescato dalla nuova 488 consiste nel facilitare - mediante
il contributo in conto interessi - l'indebitamento delle imprese,
senza provvedere, contemporaneamente, al sostegno per la fornitura
delle necessarie garanzie. Nella logica di Basilea, nove imprese
su dieci non saranno in condizione di rientrare nei parametri,
e dunque dovranno rinunciare all'investimento. È determinante,
allora, un intervento a riequilibrio che, per esempio, costituisca
uno strumento accessorio e complementare alla 488, specializzandosi
sui due obiettivi del concorso alla garanzia, e della partecipazione
al capitale di rischio.
2. I temi della logistica e della mobilità debbono essere
letti in diretta continuità. Ferma restando l'opportunità di
costituire alcuni importanti "centri di gravità" (Nola,
Marcianise, Battipaglia), è indispensabile ragionare in
termini di una vera e propria "rete della logistica",
che individui e realizzi ulteriori iniziative che corrispondano
a specifici fabbisogni territoriali. Il caso della Piattaforma
Logistica di Mercato San Severino va inquadrato come emblematico
di un approccio più realistico e diretto al mercato della
domanda. In generale, è indispensabile che i grandi Poli
intermodali rappresentino un'occasione concreta di sviluppo economico,
andando ben al di là della logica dell'opera pubblica. L'intervento
della Regione e dello Stato deve servire ad avviare un effettivo
processo di creazione di valore, attrattivo di risorse private
e di investitori di qualità.
3. La ricerca e il trasferimento tecnologico non possono essere
considerati come corpi separati dall'impresa e dalle attività produttive,
ovvero come occasione per accrescere le organizzazioni accademiche.
In questo senso, andrebbe forse organizzata una struttura più "pervasiva",
capace cioè di accompagnare, fin dalla fase di avvistamento
delle opportunità, le imprese piccole e medie che non sono
in condizione di investire in conoscenza, comunicazione e autoformazione.
Nel corso del 2006, si potrà definire un'iniziativa particolarmente
ambiziosa, denominata "Partner di Progetto". Si tratta
di rendere disponibili un complesso di competenze, generalmente
esterne all'area, esperte nell'implementazione di processi innovativi
direttamente funzionali alla crescita dell'impresa (ivi compreso
quello della finanza). I Partner saranno individuati anche attraverso
la rete confindustriale, parteciperanno al rischio d'impresa, e
concorreranno ai programmi di coesione interna Nord - Sud.
4. Una componente della questione meridionale e, quindi, della "questione
Campania" è certamente rappresentata dalla insufficienza
- quantitativa e qualitativa - dei servizi essenziali. Dal punto
di vista delle imprese, questo significa carenze nei settori del
ciclo integrato delle acque, dell'energia, dei rifiuti, dell'istruzione
e della formazione, della tutela della salute. Uno dei punti qualificanti
dell'impostazione teorica del Documento Strategico Nazionale (o,
almeno, degli atti preparatori) è rappresentato dal riconoscimento
che le politiche di coesione debbano essere prioritariamente finalizzate
al miglioramento dei servizi disponibili per cittadini e imprese,
oltre che alla promozione diretta di sviluppo economico e occupazione.
Il ruolo chiave attribuito alla disponibilità di servizi, è basato
su un approccio interpretativo in cui gli investimenti pubblici
di qualità - costruendo dotazione infrastrutturale e aumentando
la qualità dei servizi - migliorano le condizioni generali
di contesto in cui vivono i cittadini e operano le imprese. "In
questo modo" - sintetizza il Documento redatto dal DPS - "si
ampliano le possibilità di sviluppo per gli individui e
si creano le condizioni favorevoli per la localizzazione di investimenti
privati, attratti anche dalle opportunità create da servizi
più accessibili ed efficienti". A dire il vero, questa
elementare impostazione avrebbe dovuto caratterizzare anche il
ciclo di programmazione in via di completamento. I fatti, però,
recitano una versione del tutto contraria : l'attuazione della
riforma delle gestioni idriche è lontana dal realizzarsi,
al punto che il POR è "imballato" e, a causa del
mancato affidamento delle gestioni unitarie in due Ambiti Territoriali
Ottimali su quattro, risulta inutilizzabile circa il 50% delle
risorse disponibili; il Piano Rifiuti è sostanzialmente
fallito, al punto che l'emergenza di oggi appare addirittura superiore
all'emergenza di prima del Piano; non sono stati realizzati interventi
significativi sulle reti energetiche, piene di buchi e dispersioni;
non si percepiscono ancora gli effetti dell'impegno regionale in
materia di politiche di mobilità. A questo punto si rende
indispensabile proporre con forza alla Regione la necessità di
fissare target vincolanti su un numero limitato di obiettivi di
servizio, sui quali orientare buona parte delle risorse e delle
azioni di sostegno. Il benchmark di alto profilo può essere
individuato nell'esperienza del governo inglese, che ha fondato
il suo programma sull'incremento di diffusione e qualità dei
servizi pubblici. In estrema sintesi, il sistema inglese si basa
sulla definizione di Public Service Agreements (Accordi Pubblici
di Servizio), nell'ambito dei quali si determinano, per ogni Dipartimento/Ministero,
gli obiettivi e i target in termini di impatto e risultato atteso,
definendo contemporaneamente la dotazione finanziaria necessaria
per raggiungerli. Il Parlamento utilizza gli indicatori per valutare,
in corso d'opera, l'effettivo raggiungimento dei risultati. La
Regione Campania va impegnata in una procedura analoga: al tavolo
del negoziato con le parti sociali, vanno impostate, anche a livello
comprensoriale, forme di "accordo di servizio" che garantiscano
il raggiungimento, in tempi ragionevolmente brevi, di determinati
obiettivi. Bisogna puntare su pochi, essenziali settori: l'acqua,
le infrastrutture di accessibilità, le reti energetiche,
la gestione dei rifiuti, l'istruzione. Salerno può essere
candidata al primo esperimento, mettendo in campo una serie limitata
ed efficace di opzioni.
5. In conclusione, una riflessione e un'avvertenza. Quando il professor
Monti sottolinea l'urgenza di ripensare le politiche pubbliche,
mettendo al centro dell'azione di governo il "cittadino-utente",
afferma un principio che non può non essere condiviso e
sostenuto con forza. L'impresa - utente (così come il cittadino)
non può, perciò, essere il terminale, ipotetico e
marginale, della spesa per investimento (che comunque trae la sua
fonte dalla fiscalità generale). L'avvertenza, allora, consiste
nel non confondere, in questa preziosa fase di programmazione,
il fine con il mezzo, accrescendo il ruolo degli intermediari burocratici.
Troppi passaggi, troppi organismi, troppe procedure possono nuocere
oltremisura, vanificando ogni sforzo.
Ma di una cosa si può essere certi: il sistema confindustriale,
una volta di più, non farà mancare la propria attenzione,
la propria vigilanza.
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