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  Dicembre 2012

Articoli n° 2
MARZO 2006
 

L'Impresa IN CUCINA - Home Page
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La Casa del Nonno
Ieri oggi e domani


Ferdinando CAPPUCCIO*

Per i vostri palati ardua sarà la scelta tra cucina tradizionale e innovativa


Per considerare valida un'elaborazione culinaria, occorre che essa stimoli una serie di sensazioni di carattere visivo, olfattivo e gustativo; si deve innanzitutto osservare la presentazione del piatto che deve suscitare voglia di assaggiarlo, poi i profumi devono essere gradevoli ed evocare emozioni e ricordi, e infine gustandolo più o meno lentamente, secondo individuale avidità, esso deve soddisfare il gusto e le aspettative. Se a tutto ciò si unisce la possibilità di coinvolgimento emotivo e culturale nascente dal comprendere che l'elaborazione fatta da un bravo e tecnico chef è frutto della conoscenza dei prodotti del territorio, delle abitudini delle popolazioni e della storia sociale ed economica che lo hanno determinato, allora il manicaretto è eccezionale. Ebbene molte offerte proposte da "La Casa del Nonno" nuovo e originale ristorante aperto da Raffaele Vitale in Mercato San Severino nei locali aviti del socio, hanno per me raggiunto questo livello. Il ristorante, sin dall'ingresso, si dimostra impregnato di cultura. Una volta entrati dalla piccola porta e accolti cordialmente dall'addetta al ricevimento, vi sarà posta la scelta tra mangiare nelle piccole ed eleganti sale poste nella parte superiore o, invece, scendere nel grande deposito ristrutturato a mo' di elegante taverna.
cucina
Il noto e importante critico Antonio Fiore, descrivendo con abituale maestria il ristorante, ha parlato giustamente di "Uno e Bino". Qualora si opti per la parte superiore si potrà, scorgendo attraverso le ampie vetrate il gran lavoro degli chef, effettuare un viaggio gastronomico che partendo dalla ricerca dei prodotti del territorio, determina una "cucina" che si proietta al domani. Qualora invece si decida di scendere nella parte sottostante, una volta seduti a tavoli comunque ben apparecchiati e distanziati, il viaggio proposto darà luogo alla conoscenza di una cucina di qualità dell'oggi proiettata al passato. E mentre la cucina a vetri nella parte alta è al centro delle attenzioni per i commensali colà assisi, nella parte sottostante il grande forno a legna, vicino al quale le signore della casa (moglie e cognata del proprietario) lavorano la pasta fatta a mano, infornano i magnifici cosciotti d'agnello, controllano la cottura dei fagioli di Controne e della minestra maritata, rappresenta il grande palcoscenico della ristorazione che si richiama alla tradizione. La "Casa del Nonno" è dunque un locale molto bello e originale, creato con una ristrutturazione architettonica molto attenta ed efficace, con punte di vero interesse nel pozzo coperto da vetro, nella cantina e nei tanti arredi, come i disegni alle pareti delle sale al piano alto, di gran gusto. È un locale dove il cliente è considerato una persona da conoscere e coccolare e con il quale avere un interscambio di opinioni, idee, e perché no critiche. E il successo è subito arriso ed il merito è anche e soprattutto della squadra dei collaboratori. Dal valido sommelier Domenico (cui si deve la brillante scelta di proporre la birra "Baladyne" prodotta da artigiani piemontesi secondo il metodo "Champenoise" in accoppiamento con una splendida coppa insaporita da anice e pistacchio) alla brava e solerte Filomena, grande organizzatrice del servizio. Ma come nel calcio occorre spesso il fuoriclasse per segnare, la Casa del Nonno ha affidato le cucine al validissimo Donato Episcopo che dirige gli addetti alla preparazione con grande genialità creativa unita all'indispensabile rigore nelle preparazioni apprese nei lunghi anni trascorsi accanto al famoso Heinz Beck. Nelle tre visite effettuate al locale ho potuto assaggiare moltissimi piatti, sia tradizionali sia innovativi e molti mi hanno entusiasmato. Tra gli antipasti è veramente eccellente la piccola sfogliatella salata all'interno della quale insiste prepotente il sapore di pezzetti di salsiccia paesana, il tutto servito su un letto di broccoli "scoppiettati". È un piatto che riporta antichi sapori (broccoli e salsiccia) in una composizione innovativa ed elegante ed è peraltro un'elaborazione assai difficile. La sfogliatella, pur tirata in maniera tradizionale utilizzando anche lo strutto, è leggera, croccante e non untuosa, la salsiccia è di gran sapore e qualità mentre i broccoli vengono cotti senza precedente lessatura e ciò nonostante risultano non grassi. Altro piatto interessante è la vellutata di porri con calamaretti appena scottati ripieni all'interno di stracciatella di bufala. È una specialità del tutto innovativa che recupera un antico prodotto di terra come il porro unendolo ad un calamaro freschissimo imbottito, secondo un'antica consuetudine della cucina costiera, con una farcitura del tutto originale, che attinge ad un prodotto tipico delle nostre zone. Il piatto risulta essere molto equilibrato nonostante la difficoltà di creare una amalgama tra prodotti tutti di gusto delicato. Che dire poi dei paccheri con polpo e lenticchie? È una composizione gastronomica, a differenza della precedente, molto decisa nel gusto, con la pasta che si amalgama perfettamente con il sugo del polpo cotto, quasi a mo' di brasato nell'Aglianico; la presenza delle lenticchie e un utilizzo misurato dell'aceto balsamico e del peperoncino aumentano la complessità del piatto, esaltando la bravura dello chef nel riequilibrio complessivo. Ancora da assaggiare è certamente il vermicello all'acqua pazza di baccalà, sintesi dell'incontro della cucina mediterranea con la cultura contadina dell'agro. L'utilizzo della cottura all'acqua pazza propria della cucina amalfitana con la sostituzione del pesce con il baccalà, elemento chiave della cucina dell'agro, la presenza dei capperi, elemento "arabo" della cucina costiera, l'amalgama con la mollica di pane, molto usata nella cucina contadina, rendono interessantissima e piacevolissima questa pietanza. E poi ancora la carne chianina originale, il maiale elaborato in varie maniere, la pasta e fagioli ripassata al forno, i formaggi del territorio (splendido il provolone del monaco agerolino) e l'innovativa, ma da rifinire ulteriormente, millefoglie di melanzane e pesce spada sono tutti piatti che si possono gustare anche in colazioni di lavoro a prezzo contenuto. Buon assortimento di vini con la presenza dei più importanti campani. I dolci poi sono tra le massime espressioni del talento di Donato; tra questi un magnifico tortino al cioccolato, diverso dagli omologati e surgelati composti propinati ormai ovunque, con la totale assenza di farina e con il cioccolato che mantiene una sua elegante densità che può essere gustato accompagnato da una panna al profumo di toscani extravecchi. La piccola pasticceria finale non è composta da pasticcini secchi ed insapori ma di piccole elaborazioni di vere e proprie specialità come le chiacchiere di carnevale o le splendide mini "pastarelle secche" dove troneggia al centro una piccola nocciola di Giffoni. Tra i tanti distillati proposti dal valente Domenico fatevi tentare dalla grappa di Castagner, con un inedito profumo e sapore di torba che riporta alla memoria i grandi whisky di malto delle Isle of Skye. Cucina tradizionale o innovativa che sceglierete, dualismo superato dalla qualità del cibo che rappresenta l'unità, sarete soddisfatti in pieno, pronti a tornare presto invogliati dalla modestia innata di Raffaele e dalla considerazione, che nonostante la lauta cena, il giorno dopo vi sentirete in perfetta forma, contenti tra l'altro di non aver speso cifre esorbitanti per mangiare bene.

*Cultore di Enogastronomia -ferdinando.cappuccio@banca.mps.it

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