l’intervista A Ettore D’Elia - IL RUOLO DELL’AUTORITà
DI VIGILANZA SULLE RISORSE IDRICHE
l’intervista A Ugo de flaviis - ACQUe: È tempo di riflettere
ACQUe:
È tempo di riflettere
di R. Venerando
Ugo DE FLAVIIS
Presidente
Istituto per le Acque
I servizi idrici italiani sono ancora lontani dall'essere organizzati in modo efficiente ed efficace. Frammentazione del servizio, infrastrutture obsolete, reti colabrodo che perdono molta dell'acqua trasportata. Quali le proposte per migliorare questa situazione?
Il primo passo è quello di promuovere una consapevolezza diffusa di questo quadro di difficoltà, con la speranza di rendere chiaro a tutti la misura dell'impegno, la quantità degli investimenti, i benefici ambientali che ne derivano, e, al contrario, il danno quotidiano che nasce dal ritardo. La frammentazione del governo dell'acqua si supera con gli adeguamenti delle leggi regionali approvate negli anni '90, con la promozione di un dibattito su quanto allora era stato pianificato e sulla verifica del perché non ha visto la luce e se è ancora attuale. Insomma serve una seconda pagina del movimento del 2005, questa volta come volano per un nuovo orizzonte di sviluppo.
Dopo oltre dieci anni dalla Legge Galli, il processo di cambiamento e di concentrazione dei servizi idrici ha subito un totale arresto. Cosa è necessario fare per rimetterlo in sesto?
Occorre, prima di tutto, rivedere i piani d'ambito, che sono vecchi e carenti perché mai corredati dai piani annuali che la Regione dovrebbe pretendere, e, attraverso la revisione dei piani d'ambito, rivedere anche i modelli gestionali, tenendo conto, pur non condividendolo, del movimento di padre Zanotelli. In secondo luogo, occorre porre un maggior impegno nella ricerca di quante più risorse pubbliche necessarie per i grandi investimenti e motivare una nuova attenzione da parte degli imprenditori privati, da utilizzare come modelli di corretta gestione che non trascuri il dato sociale della gestione del patrimonio idrico. Infine, è necessario sottolineare che l'urgenza degli investimenti è anche un'emergenza ambientale, per la strettissima connessione che esiste tra gestione dell'acqua, difesa del suolo e inquinamento marino.
Pubblico o privato. Per evitare sprechi o dissesti finanziari, qual è la forma gestionale più efficiente per la risorsa idrica?
Privato, con forte controllo pubblico, o, addirittura, azionariato pubblico di minoranza con piani d'investimento che abbiano una forte attenzione sociale. Insieme con questo, o prima di questo, occorre promuovere anche una seria campagna informativa che renda chiaro a tutti che cosa è il ciclo delle acque e di quali investimenti ha bisogno per contribuire a rendere l'ambiente più sano. In questo quadro, la mia partecipazione al Comitato Scientifico di riviste come Acqua e Territorio ha come scopo la promozione di un dibattito più ampio, più partecipato e più consapevole.
Lei è Presidente dell'Isac, un polo di eccellenza tecnico-scientifico a sostegno delle acque. Quali le principali attività cui si dedicherà nel prossimo futuro l'istituto?
L'Isac dovrebbe diventare punto d'eccellenza per la ricerca e per la consulenza del vasto mondo delle acque che fa capo alla Regione Campania. La stessa revisione dei piani d'ambito o la necessaria estensione dei piani annuali e del loro valore normativo può essere effettuata dall'Isac, d'accordo con la Regione Campania. Ho intenzione, inoltre, di portare a compimento il progetto di localizzare a Pozzuoli la città dell'acqua. Sono convinto che, pur con tutte le carenze di questi anni, il tessuto istituzionale e imprenditoriale campano sia cresciuto sufficientemente per poter osare tentativi di esportazione di nuove tecnologie e di know how nei grandi Paesi in via di sviluppo. Penso a grandi nazioni come il Brasile e l'India ed agli enormi investimenti di cui hanno bisogno per mettere in piedi una rete di impianti di depurazione adeguati ad evitare un ecodisastro. Questo percorso potrebbe essere sostenuto, sul piano politico e sul piano finanziario, anche dal governo regionale, dando nuovo impulso alla cooperazione e sviluppo d'impresa. Infine, ritengo che la promozione di una grande riflessione politica sul governo delle acque per i prossimi dieci anni potrebbe essere uno dei nodi fondamentali per rilanciare sviluppo e solidarietà in Campania e nel Mezzogiorno.
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