CALCIO: RITENUTE DA RIFORMULARE
L'IPOTESI DELLA SOLIDARIETÀ DI IMPOSTA
LA SICAR E I SUOI
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nuova sfida del Lussemburgo
CALCIO: RITENUTE DA RIFORMULARE
L'IPOTESI DELLA SOLIDARIETÀ DI IMPOSTA
Con questo meccanismo si potrebbe
esercitare una fruttuosa attività di riscossione
Antonio
Annunziata
Consigliere dell'Ordine dei Dottori Commercialisti di Salerno a.annunziata@commercialistisalerno.it
Per il mondo del calcio la scorsa estate è stata
forse una delle più tormentate e la definitiva formazione
dei calendari ha subito rinvii connessi alla complicata
situazione del passivo, nei confronti dell'Erario, da parte
di diverse società calcistiche. Tralasciando gli
aspetti strettamente sportivi, si intende aprire qui una
riflessione proprio sulle modalità di accumulo di
pesanti posizioni debitorie per ritenute non versate e
su possibili rimedi normativi per evitare la persistenza
di simili situazioni di squilibrio. Questo debito, non
frutto della sola ultima annata ma derivante da un precedente
accumulo, riguarda la ritenuta d'acconto non versata sugli
emolumenti corrisposti ai giocatori e agli altri lavoratori
prevista obbligatoriamente a carico del datore di lavoro
che svolge, in gergo tecnico, la funzione di sostituto
d'imposta. Questa figura si rende necessaria per avvicinare
il momento della produzione del reddito a quello della
sua tassazione, per cui man mano che vengono corrisposti
gli emolumenti, il datore di lavoro effettua un prelievo
- appunto la ritenuta d'acconto - che entro la metà del
mese successivo viene versata allo Stato. Nel mondo del
calcio, stando ai recenti drastici provvedimenti adottati
dalla FIGC, questo meccanismo non funziona a dovere.
Dimensioni del problema
Il dato quantitativo, facendo riferimento ai soli provvedimenti
di esclusione dai campionati, sarebbe circoscritto a un
numero limitato di squadre. A queste si aggiungono le altre
società che sono riuscite ad ottenere una rateizzazione
del debito a seguito di un accordo sottoscritto con l'Agenzia
delle Entrate, e globalmente si tratta di importi considerevoli
in quanto rappresentati da diverse decine di milioni di
euro. Se alle situazioni accertate si aggiungessero quelle
non ancora rilevate, il problema diventerebbe talmente
esteso da implicare la necessità, o quanto meno
l'opportunità, di un aggiustamento del regime normativo
finalizzato al contenimento, se non alla definitiva eliminazione,
del fenomeno.
Quadro normativo
Dall'esame delle disposizioni vigenti in materia si evince
che l'unico soggetto sul quale incombono obblighi è il
sostituto d'imposta, cioè il datore di lavoro sia
autonomo che subordinato, mentre nessun altro obbligo compete
al sostituito, e cioè al prestatore d'opera, per
il quale permangono unicamente gli obblighi dichiarativi
e di versamento di eventuali conguagli di imposta. Questa
situazione è assolutamente identica in tutti i settori
economici e rimane uno dei principi saldi del nostro ordinamento.
Il pianeta calcio, però, presenta delle specifiche
peculiarità per cui una modifica, limitata alle
società professionistiche operanti in questo ambito,
può essere attuata proprio agendo sulla figura del
sostituto d'imposta. Introducendo la solidarietà di
imposta tra sostituto e sostituito, infatti, si creerebbe
l'interesse a contrastare la tendenza a rinviare sine die
il versamento delle ritenute d'acconto, ovvero a ometterne
del tutto il versamento.
La solidarietà d’imposta tra società e
giocatori
Il meccanismo della solidarietà di imposta, applicato
alle ritenute d'acconto operate dalle società di
calcio professionistiche, prevedrebbe una corresponsabilità tra
società e atleti (ma anche tecnici e altre figure
professionali) per l'omesso versamento delle ritenute riguardanti
gli emolumenti corrisposti. In questo modo, davanti al
fisco sarebbero considerati parimenti responsabili le società di
calcio da un lato e i calciatori dall'altro, con oggettivi
vantaggi riguardanti diversi aspetti. In primis, la possibilità di
esercitare una fruttuosa attività di riscossione.
Il patrimonio delle società di calcio, in genere
rappresentato quasi esclusivamente dai contratti in corso,
rende difficile una vantaggiosa azione di riscossione e
addirittura, quando le società vengono escluse dai
campionati, il dissolvimento del patrimonio conseguente
allo "svincolo" dei giocatori sotto contratto
rende praticamente impossibile il recupero degli importi
non versati. Sicuramente più agevole, invece, può essere
l'azione di riscossione nei confronti dei giocatori il
cui patrimonio, più frequentemente, non presenta
caratteristiche di "volatilità" analoghe
a quelle di alcune società calcistiche. Con questa
innovazione non vi sarebbe un ingiusto appesantimento per
la categoria dei calciatori, in quanto il carico tributario
rimarrebbe invariato, mentre si aggraverebbe solo di un
adempimento volto a rimuovere una situazione di squilibrio
nei rapporti tra società di calcio e fisco.
Aspetti applicativi dell’introduzione dell’obbligo
Sotto il profilo pratico, l'introduzione dell'adempimento
prevederebbe la corresponsabilità di più soggetti
in relazione a un medesimo adempimento, e cioè il
versamento delle ritenute sugli emolumenti erogati. É da
escludere, perché poco agevole, la materiale esecuzione
congiunta del versamento da parte dei coobbligati in solido,
in quanto porrebbe problemi di attuazione legati alla compresenza
delle parti all'atto del pagamento delle ritenute. Una
soluzione sicuramente preferibile è quella di mutuare
il sistema di riscossione dell'imposta di registro in relazione
ai trasferimenti immobiliari, alleggerendo tuttavia gli
adempimenti in relazione alla diversa natura del versamento.
A ben vedere in alcuni casi l'entità delle somme
in gioco non è molto lontana da quelle riguardanti
cessioni di beni immobili e, guardando agli esempi più eclatanti,
probabilmente le mensilità degli stipendi di Totti
o Del Piero valgono l'equivalente di un appartamento in
centro. Tuttavia, tornando agli adempimenti di versamento,
il livello di formalità può essere ridotto
delegando la certificazione dell'avvenuto pagamento a professionisti
delle materie giuridiche ed economiche.
La funzione del “Certificatore”
L'intervento di figure professionali all'interno dei rapporti
tra società di calcio e giocatori è già frequente
per cui questo ulteriore adempimento, volto a eliminare
situazioni che, come detto, esplicano effetti anche al
di fuori della sfera di rapporti tra società e fisco,
può rappresentare un lieve ma indispensabile appesantimento.
Il professionista "certificatore" può fungere
da garante del corretto adempimento di versamento e rendere
così impossibile l'accumulo di debiti nei confronti
dell'Erario in quanto le ritenute verrebbero versate contestualmente
alla corresponsione degli emolumenti a calciatori, tecnici,
e agli altri prestatori d'opera nei riguardi di società di
calcio. Restano da rivedere i dettagli applicativi che,
naturalmente, sono da definire per rendere quest’ipotesi
di riforma pienamente compatibile con l'ordinamento. In
un contesto mutevole come quello tributario, dove il continuo
variare delle esigenze di finanza pubblica si manifesta
in costanti e incisive modificazioni normative, può inserirsi
quest’ipotesi di revisione riguardante un aspetto
che sta assumendo proporzioni non trascurabili con conseguenze
di interesse generale. |