GLI EXCHANGE TRADED FUNDS
MODERNI STRUMENTI D'INVESTIMENTO
strumenti di finanza innovativa per le pmi
l’offerta di unicredit banca d’impresa
GLI EXCHANGE TRADED FUNDS
MODERNI STRUMENTI D'INVESTIMENTO
È possibile diversificare
il rischio combinando fondi tra loro alternativi
Sàntolo
Cannavale
Esperto di mercati finanziari
s.cannavale@virgilio.it
Gli ETF (Exchange Traded Funds, fondi quotati sul mercato borsistico)
sono strumenti innovativi a disposizione dei risparmiatori,
assimilabili in parte ai fondi comuni di investimento, con
la particolare caratteristica della negoziabilità in
borsa in tempo reale delle relative quote. Gli ETF trattati
nella Borsa italiana, attualmente 28, sono armonizzati UE,
quindi conformi alla normativa europea, la stessa applicata
ai titoli azionari. Questo aspetto ha la sua importanza anche
ai fini fiscali: i guadagni conseguiti vengono tassati al momento
della liquidazione con la ritenuta d'imposta del 12,5%. Per
gli ETF quotati su altre piazze è opportuno informarsi
volta per volta, con la precisazione che i guadagni rivenienti
dalla vendita di ETF non armonizzati UE vanno contabilizzati
nell'annuale dichiarazione dei redditi, con conseguente applicazione
dell'aliquota fiscale corrispondente allo scaglione di reddito
dell'interessato. Gli ETF consentono di prendere posizione
su un indice (globale, regionale, settoriale, ecc.) e vengono
acquistati e venduti dagli investitori direttamente in borsa,
dove vengono quotati giornalmente e continuamente come normali
titoli azionari, mediante ordini impartiti a una banca o società d'intermediazione
mobiliare (SIM) presso cui è attivato un conto corrente
di appoggio. Gli ETF sono fondi esplicitamente "a gestione
passiva" che replicano il più fedelmente possibile
l'indice azionario o obbligazionario prefissato (cosiddetto "indice
benchmark"), verificabile durante la giornata borsistica.
I capitali raccolti vengono sistematicamente investiti in un
portafoglio di titoli che, per tipologia e quantità,
replica l'indice di riferimento. Detto portafoglio viene collocato
presso una banca depositaria la cui funzione principale è di
garantire l'effettiva esistenza del paniere di titoli che rappresenta
l'unica attività patrimoniale da cui deriva il valore
delle azioni o quote dell'ETF. Un particolare meccanismo consente
di minimizzare la differenza di rendimento, positiva o negativa,
tra ETF e "benchmark". La circostanza ha evidenti
riflessi in termini di trasparenza ed economicità; i
costi di gestione sono limitati e vanno dallo 0,20 allo 0,60%
annuo e non prevedono commissioni di entrata, uscita e "performance",
a differenza di altri strumenti finanziari i cui costi variano
dall'1 al 3% annuo. Per la compravendita l'intermediario addebita
una commissione di negoziazione (da 0,20 a 0,35%), come per
i titoli azionari. Gli ETF si differenziano dai tradizionali
fondi comuni d'investimento che vengono venduti e riacquistati
(sovente anche "confezionati") direttamente da banche
e intermediari finanziari e gestiti preferibilmente in maniera
attiva, con interventi sulla composizione del fondo, sulla
rotazione dei titoli in portafoglio, sulla tempistica degli
acquisti: per questa attività le banche applicano consistenti
commissioni di gestione.
La liquidità del mercato è assicurata dalla presenza
di operatori finanziari autorizzati (market maker o specialist)
che devono garantire adeguati volumi su ciascuno strumento
finanziario durante l'intero arco della seduta di borsa, con
liquidabilità immediata dell'investimento. La liquidità del
mercato è indipendente dal volume degli scambi ed è assicurata
anche in totale assenza di negoziazione e di proposte di terzi.
Attualmente sono 9 i "market maker" o "specialist" autorizzati
a operare sulla borsa milanese, che hanno l'obbligo di esporre
prezzi in acquisto e in vendita in maniera continuativa. Borsa
italiana definisce uno "spread" regolamentare tra
offerta (bid) e domanda (ask) sulla base delle caratteristiche
dell'ETF quotato. Lo "spread" medio registrato dai
24 ETF negoziati nel secondo trimestre 2005 è risultato
sempre inferiore a quello stabilito dall'MTF (Mercato telematico
dei fondi). La liquidazione dei contratti ETF, come per le
azioni, avviene in Monte Titoli dopo tre giorni dalla negoziazione.
Nella Borsa Italiana i contratti ETF sono garantiti sia dal "Fondo
di garanzia dei contratti" sia dal "Fondo di liquidazione".
A differenza dei fondi comuni che ufficializzano il valore
della quota con un giorno di ritardo, il NAV (Net asset value,
cioè il valore di mercato) degli ETF è disponibile
in tempo reale; il NAV ufficiale viene indicato a fine giornata.
A fine 2004 erano circa 340 gli ETF quotati in tutto il mondo,
con un patrimonio pari a circa 310 miliardi di dollari (+46%
rispetto all'anno precedente). Gli ETF sono nati e hanno registrato
il loro maggiore sviluppo negli Stati Uniti a partire dal 1993,
dove rappresentano ormai un quarto degli scambi del New York
Stock Exchange (NISE). In Europa sono arrivati nel 2001.
Le piazze finanziarie di Parigi, Francoforte, Londra e Amsterdam
hanno sviluppato velocemente uno specifico segmento di mercato
sulla scia dell'esperienza maturata negli Stati Uniti. Nel
settembre 2002 gli ETF sono approdati in Italia e gli operatori
hanno apprezzato il nuovo strumento d'investimento. Milano è oggi
la prima borsa in Europa per numero di contratti su ETF, con
una quota di mercato superiore al 30%. I primi a utilizzare
ETF sono stati gli investitori istituzionali, tra cui banche,
assicurazioni e fondi pensionistici. Nei primi sette mesi del
2005 la raccolta italiana del comparto, pari a 1,6 miliardi
di euro, ha registrato una crescita del 200% rispetto allo
stesso periodo del 2004. La dimensione media dei contratti è scesa
a luglio 2005 a 22.000 euro, confermando che anche i piccoli
e medi investitori hanno iniziato a conoscere e apprezzare
i vantaggi degli ETF, inserendoli nei propri portafogli di
investimenti. Il mercato azionario italiano è coperto
dal "Lyxor Etf S&P/MIB" emesso dalla francese
Societè Generale. Vi sono ETF che fanno riferimento
ai principali indici azionari europei: "IShares Dj Euro
Stoxx 50" e statunitensi: "IShares S&P 500". "IShares
FTSE/Xinhua 25" copre il mercato cinese; "Ishares
MSCI Japan" è collegato al mercato azionario giapponese.
Vi sono ETF che fanno riferimento ad alcuni settori specifici
dell'area euro, come le "mid" e "small cap" (aziende
di media e piccola capitalizzazione), il settore tecnologico
USA e, più di recente, anche il mercato obbligazionario
europeo. Quest'ultimo comparto è coperto da tre strumenti: "Lyxor
Etf EuroMTS 10-15Y" investe in titoli di Stato zona euro
con scadenza tra 10 e 15 anni; "Lyxor Etf EuroMTS 3-5Y" fa
riferimento a titoli di Stato zona euro con vita residua da
tre a cinque anni; "Lyxor Etf EuroMTS Global" investe
in 120 titoli di Stato dell'area euro con scadenza da uno a
trent'anni. "IBoxx Eur Liquid Corporates" comprende
40 obbligazioni di società dell'area euro con alto rating
(investment grade). La Societè Generale Group dal 29
settembre ha ampliato la propria offerta con ulteriori tre
nuovi ETF. Si avverte la mancanza sul listino di borsa italiana
di un ETF riferito a titoli obbligazionari dell'area americana.
Mancano anche ETF che coprano specificamente mercati settoriali
di grande interesse: tra essi quello energetico e petrolifero
in particolare, nonché quello riguardante materie prime
e comparto aurifero. Per negoziarli occorre riferirsi alle
borse di Parigi, Francoforte o NY, per il tramite di intermediari
nazionali attrezzati allo scopo. Le più importanti società emittenti
degli ETF quotati alla borsa di Milano risultano, con dati
riferiti al 30 giugno 2005: Lyxor I.A.M. (Societè Generale)
con 6 ETF (oggi 9) e patrimonio totale (NAV) di 3.913,87 milioni
di euro; EETFC Plc con 2 ETF e patrimonio totale di 3.216,82;
IShares Plc (Barklays Capital) con 8 ETF e patrimonio totale
di 2.052,36 milioni di euro. Il Lyxor ETF EuroMTS Global (investe
in titoli di Stato area euro) è in testa alla classifica
degli ETF più trattati, seguito dal Lyxor ETF S&P/MIB
agganciato al mercato azionario italiano e dall'ETF IShares
S&P 500 collegato al mercato azionario americano. Gli ETF
azionari perseguono la riduzione del rischio inserendo una
pluralità di titoli in portafoglio e una piccola frazione
di capitale della singola azienda quotata.
L'ETF risente comunque degli oscillanti valori di mercato delle
società e dell'andamento ciclico dell'economia, riproducendo
passivamente le variazioni del relativo indice di borsa. Soccorrono,
a beneficio dell'investitore, le logiche prudenziali di allocazione
del risparmio che, tenendo conto delle personali aspettative
di rendimento e dei possibili tempi di attesa, aiutano a diversificare
il rischio combinando strumenti tra loro alternativi (azionari,
obbligazionari, di liquidità), puntando sulla diversità di
mercati, settori, valute, per compensare i difformi andamenti
e sfruttare le favorevoli correlazioni. Il tutto con l'eventuale
ausilio di consulenti il più possibile "indipendenti".
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