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  Dicembre 2012

Articoli n° 9
novembre 2005
 


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Unione di avellino

Relazione del presidente Silvio Sarno

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Imprese e competitività nel Meridione
il ruolo strategico delle risorse umane

Indispensabile superare definitivamente l’approccio gestionale “post-tayloristico”

Vittorio Paravia
Presidente Fondazione Antonio Genovesi Salerno - SDOA
sdoa@sdoa.it



Quando si fa riferimento alle risorse umane, soprattutto nelle piccole e medie imprese, l'attenzione viene spesso riposta sul singolo lavoratore inteso come semplice parte di un processo lavorativo complesso, sulla verifica del rispetto dei tempi e dei metodi di lavoro, sul controllo del risultato prodotto in relazione a standard prestabiliti. Si tratta, oggettivamente, di un approccio gestionale che potremmo definire "post-tayloristico" in cui il lavoratore vive una condizione di spersonalizzazione rispetto al ruolo ricoperto e di conseguente passività in relazione all'intero contesto aziendale di appartenenza. Il personale si trova così a essere considerato come costo aziendale e non come "risorsa" su cui investire per migliorare la competitività dell'impresa. Purtroppo non ci riferiamo a uno scenario di molti anni fa, ma a una situazione spesso ancora riscontrabile nel nostro contesto imprenditoriale, in cui alcuni imprenditori devono la scarsa competitività delle proprie imprese alla loro stessa miopia rispetto alla dimensione umana del lavoratore, dovuta, evidentemente, a una insufficiente diffusione della cultura d'impresa. Una situazione, dunque, che inevitabilmente si ripercuote negativamente sulle performance aziendali nel medio lungo periodo, poiché la competitività delle imprese passa attraverso il sistema interno di gestione e sviluppo delle risorse umane. Ormai l'uso sempre più frequente di moderne tecnologie, lo sviluppo inarrestabile di nuove modalità di comunicazione e, non ultimo, la dinamicità con cui i nuovi stili di vita pervadono il contesto sociale fanno sì che il sistema impresa sia sempre più esposto alle sollecitazioni del proprio ambiente di riferimento. Diventa pertanto fondamentale per le aziende dotarsi di strutture organizzative flessibili, in grado cioè di riconfigurarsi e adattarsi continuamente agli input esterni. In altre parole, le aziende, pena la loro stessa sopravvivenza, hanno l'esigenza di "attrezzarsi" per far fronte alle sfida della complessità, intesa come varietà e variabilità dei fenomeni (sociali, politici ed economici), attraverso innanzitutto una mentalità aperta al cambiamento, in modo tale da percepire il cambiamento stesso non come elemento di minaccia dell'ordine costituito, bensì come un'opportunità di crescita ed evoluzione continua, al fine di restare al passo con l'ormai in atto processo di "globalizzazione" dei mercati. Tutto ciò implica sicuramente un ripensamento delle modalità di gestione delle risorse umane: a tutti i collaboratori, indipendentemente dal ruolo ricoperto, bisogna dare la possibilità di crescere professionalmente e di rafforzare le proprie competenze. Ciò permette di creare i presupposti per la creazione di un clima organizzativo positivo in cui i sensi di appartenenza e identificazione rappresenteranno le leve per stimolare il personale a dare il meglio in ogni situazione, al di là della loro posizione contrattuale. I collaboratori diventano così la risorsa più importante, le loro competenze rappresentano il perno su cui costruire il know-how, il loro attaccamento al contesto lavorativo è il fattore critico di successo per l'implementazione e realizzazione delle strategie. La centralità del capitale umano è sottolineata dalla costituzione di team di lavoro formati da persone appartenenti a diverse funzioni aziendali che sono in contatto fra loro e scambiano idee, opinioni, proposte. Ciò permette un gestione ottimale del fattore "conoscenza", che in questo modo diventa patrimonio comune che taglia trasversalmente le rigide gerarchie formalizzate e intangibili presenti anche nelle piccole/medie imprese. Lo sforzo realizzativo affinché tale configurazione ottimale trovi spazi d'attuazione concreti è notevole. L'imprenditore, o il responsabile del personale, deve andare oltre la semplice gestione amministrativa dei propri collaboratori. Di ogni collaboratore occorre conoscere competenze, potenzialità, aspirazioni, pregi, difetti, livello di soddisfazione, sogni, paure, condizioni familiari, vissuto professionale, successi, insuccessi. La lista delle variabili potrebbe continuare, ma è opportuno sottolineare che la conoscenza dei collaboratori deve considerare l'approfondimento della cosiddetta dimensione personale/professionale propria di ognuno, per poi costruire intorno a tale aspetto un percorso individuale soggettivo disegnato ad hoc, da inserire in un sistema integrato e coerente di gestione più ampio, proprio dell'impresa di riferimento. Non occorre più considerare i semplici dipendenti, ma gli uomini intesi come risorse. Essi dipendono dall'impresa, ma l'impresa dipende da loro. Certo, ciò presuppone investimenti in termini di tempo, di professionalità adeguate, ma sicuramente ha la stessa valenza di investimenti fatti in termini, ad esempio, di nuove tecnologie. A cosa servono nuovi macchinari o nuovi processi produttivi se ai collaboratori non viene spiegato il perché di questa esigenza, se non viene data loro la possibilità di formarsi per utilizzare al meglio certe innovazioni, se non viene loro riconosciuta qualche gratificazione per il solo fatto di essere in grado di proporsi per svolgere nuovi compiti? è su questo terreno che nei prossimi anni si giocherà la partita della competitività, in cui il complesso sistema di gestione delle risorse umane assumerà un ruolo strategico. Continuando a utilizzare la metafora sportiva, la partita si vince se i giocatori sono ben messi in campo, in cui ognuno gioca per sé, ma al tempo stesso gioca per la squadra e per la società di appartenenza. La SDOA, consapevole di tali tendenze ed esigenze del nostro contesto imprenditoriale, ha ultimamente rafforzato la propria linea di prodotti formativi, proponendo a giovani laureati il Professional Master F.O.R.UM. - Corso di Specializzazione per la Formazione e l'Organizzazione delle Risorse Umane, ormai giunto alla IV edizione. Si tratta di un intervento formativo innovativo, della durata di 880 ore (aula e stage), che forma figure professionali in grado di analizzare i contesti aziendali e progettare e implementare interventi di gestione e sviluppo organizzativo. La didattica è basata su metodologie "attive", con docenti provenienti da primarie società di consulenza e da testimonial con esperienza di direzione del personale nelle principali aziende del Paese. Al termine della fase d'aula, oltre lo stage, è previsto un project work curato da docenti SDOA, in cui gli allievi, divisi in gruppi di lavoro, simulano la realizzazione di un progetto di sviluppo organizzativo su commessa. Ci auguriamo che questi allievi, opportunamente formati, possano rappresentare risorse valide ed efficaci per le aziende del nostro territorio, ulteriore elemento affinché si possa gradualmente innescare nella cultura imprenditoriale locale il concetto di risorse umane come fattore critico di successo.

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