A
cura dell'Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno - Area Comunicazione
I SERVIZI PUBBLICI LOCALI NEL MEZZOGIORNO
SCENARI, RIFORMA E PROSPETTIVE
Concorrenza bloccata nel settore
della distribuzione idrica
Francesco Saverio Coppola
Direttore dell'Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno
segreteria@srmezzogiorno.it
L' Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno
(Soci Fondatori: Banca Opi, Compagnia di San Paolo, Istituto Banco
di Napoli Fondazione, Sanpaolo, Sanpaolo Banco di Napoli, Sanpaolo
Imi Investimenti per lo Sviluppo) sta ultimando la ricerca sulle
Public Utilities il cui obiettivo prioritario è offrire un quadro
chiaro e dettagliato dell'attuale situazione del settore e analizzare
l'impatto della riforma sui singoli comparti coinvolti, nonché quello
di esaminare - in un focus dedicato - le aziende che operano nel settore
dei servizi idrici nel comparto della distribuzione acquedottistica, dando
in tal modo continuità alla
ricerca svolta dall'Associazione SRM sul sistema idrico meridionale
(cfr. "Il
sistema idrico dell'Italia meridionale: regioni a confronto", Rassegna
Economica 2004), nella quale si è analizzato lo scenario infrastrutturale,
le politiche di sviluppo e la finanza del settore.
Una prima parte, dedicata ai Servizi Pubblici Locali, partendo dalla
distinzione che viene fatta nell'ambito del nuovo quadro normativo
tra servizi pubblici locali di rilevanza economica e servizi pubblici locali
privi di rilevanza economica, esamina la struttura dei comparti energia,
gas, acqua, rifiuti e trasporti pubblici. Si è definito uno scenario
del settore iniziando dall'immagine complessiva della situazione dei servizi
pubblici locali, dal punto di vista delle dimensioni istituzionali e organizzative,
occupazionali ed economiche. Si è approfondito il quadro normativo
di riferimento, al fine di razionalizzare tutti gli aspetti principali
previsti dalla riforma e individuare quali sono e saranno gli effetti sui
singoli settori coinvolti. Nell'ambito dei diversi modelli di gestione
delineati dalla riforma, nella ricerca si è verificato, attraverso
l'analisi delle forme societarie delle aziende di pubblico servizio, se
e in che modo gli enti locali e le stesse utilities hanno recepito le novità legislative.
Si sta conducendo, inoltre, un monitoraggio delle public utilities nella
realtà del Mezzogiorno, per poi analizzarle in base alla distribuzione
settoriale e geografica, nonché alla struttura imprenditoriale e
finanziaria.
Una seconda parte della ricerca è costituita dal focus sul settore
idrico con particolare attenzione alle aziende di distribuzione acquedottistica.
In considerazione del particolare momento che sta attraversando il settore
idrico del nostro Paese e in particolare del Mezzogiorno, si è deciso
di approfondirne gli scenari competitivi, le strategie e i modelli di business
dei principali operatori. Il settore idrico italiano, dopo decenni di staticità,
sta attraversando una fase di profonda e rapida trasformazione. Dall'analisi
condotta sta emergendo che la struttura dell'intera filiera, dalla captazione
all'adduzione, dalla distribuzione alla fognatura e depurazione, storicamente
molto frammentata, si va sempre più consolidando, e il contesto
competitivo vede l'affermarsi di nuove strategie di sviluppo dei principali
operatori del settore. Com'è noto il riordino dei servizi idrici è stato
avviato con la Legge 5 gennaio 1994, n. 36, (cosiddetta "Legge Galli"),
in base alla quale si è stabilita una netta separazione di ruoli
tra l'attività di indirizzo e controllo e quella più propriamente
gestionale. Il passaggio fondamentale consiste nella riorganizzazione
dei servizi idrici mediante la costituzione di Ambiti Territoriali Ottimali
(ATO) mirati al superamento della frammentazione gestionale esistente,
con l'obiettivo di ridurre gli elevati livelli di inefficienza degli
attuali assetti produttivi e infrastrutturali. La riforma riguarda anche
l'ambito verticale della gestione unificata con l'istituzione del Servizio
Idrico Integrato (SII), inteso come l'insieme dei servizi pubblici di captazione,
adduzione e distribuzione d'acqua a usi civili, di fognature e depurazione
delle acque reflue.
Dopo oltre dieci anni dalla Legge Galli, il processo di cambiamento
e di concentrazione dei servizi idrici ha avuto, dopo una forte accelerazione
in seguito soprattutto alla più generale metamorfosi che ha investito
il settore delle Public Utilities italiane, un nuovo rallentamento.
Per meglio inquadrare questo processo di razionalizzazione del settore,
la ricerca ha inteso fornire dapprima uno scenario generale della
struttura del mercato idrico italiano, attraverso l'analisi del contesto
fisico e della dimensione economica. L'analisi della struttura settoriale è stata
condotta con un buon livello di dettaglio, confrontando i dati disponibili
su base regionale e provinciale.
Sono stati analizzati i principali aspetti normativi che impattano
sui modelli strategici e gestionali degli operatori idrici, per poi
valutare lo stato di attuazione del processo di riordino avviato dalla
Legge Galli. Dalla disamina delle leggi regionali che recepiscono la Galli
sono emerse scelte e indicazioni applicative in parte omogenee e in parte
diverse. Tra di esse si è scelto di focalizzare l'attenzione sulla disciplina
approvata dalla Regione Lombardia che sovverte alcuni dei principi cardine
della Legge Galli, a cominciare dalla regola del gestore unico dei servizi
idrici, stabilendo l'affidamento del servizio idrico integrato a una pluralità di
soggetti.
Si stanno, inoltre, esaminando le caratteristiche gestionali e organizzative
degli operatori del servizio di distribuzione idrica presenti sull'intero
territorio nazionale. Se ne sta osservando la struttura territoriale,
societaria e finanziaria. Si procede in questo modo con lo scopo di individuare
uno per uno i protagonisti del nostro sistema idrico, cercando anche di
identificare quali società straniere hanno scelto di operare in Italia. A tale
proposito, nella ricerca si sta approfondendo il ruolo che i gestori esteri
ricoprono nel panorama idrico italiano, per comprendere da un lato le opportunità che
li spingono a investire nel nostro Paese e dall'altro le difficoltà che
essi incontrano. L'esame della struttura finanziaria lo si sta conducendo
mediante un'analisi di bilancio su un campione di imprese del settore,
nonché attraverso un esame più dettagliato dei bilanci di
alcune società scelte tra i gestori operanti al Sud.
Una parte della ricerca è stata dedicata ad approfondire gli aspetti
relativi alla finanza per gli investimenti. L'analisi della banca dati
Conti Pubblici Territoriali ha consentito di osservare come sia strutturata
la spesa pubblica in conto capitale per singola regione, mostrando a quale
livello (centrale o periferico) si colloca il "governo dell'acqua". É stato,
inoltre, riportato lo stato di attuazione di quegli strumenti finanziari
(Legge Obiettivo, POR, Mutui, Project Financing) che incidono sull'andamento
del settore.
Per concludere, il lavoro svolto finora ha permesso di giungere ad
alcune considerazioni. Per quanto concerne la liberalizzazione dei
servizi pubblici locali, la strada appare attualmente in salita. Il processo
delle aggregazioni ha avuto nel corso del 2005 un brusco rallentamento,
con la sola eccezione delle intese tra Amga Genova e Aem Torino, e tra
Hera Bologna e Meta Modena. I processi di integrazione e di crescita non
vengono stimolati, la concorrenza viene frenata, tutto a scapito della
formazione di una vera e propria industria dei servizi. Più che in altri settori è proprio
nel comparto idrico che si avverte la situazione di stallo: le gare per
l'individuazione del gestore unico sono molto spesso deserte, e le motivazioni
sono di diversa natura. Da un lato le tariffe fissate dal Cipe, datate
2002, sono basse e dunque scoraggianti per un qualsiasi investitore privato,
dall'altro la crescente politica ostruzionistica alla privatizzazione dell'acqua
ha consolidato rigide prese di posizione che, stravolgendo il senso della
normativa nazionale, ostacolano il meccanismo della gara a favore dell'affidamento "in
house".
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