L'ALTERNATIVA ALLA PLASTICA
I MATERIALI ECOCOMPATIBILI
Soluzioni biodegradabili che riducono le emissioni di gas a effetto
serra
Stefano Castelli Gattinara
Architetto - Studio Castelli Gattinara
studio-architettura@castelli-gattinara.it
Utilizzare una plastica senza derivati del petrolio sembra essere
tecnologicamente fattibile, ma i costi di produzione rendono questa via
ancora non economicamente competitiva rispetto a quella della plastica
tradizionale, anche se questa soluzione risulta vantaggiosa dal punto
di vista ambientale. Al forte impatto ambientale della plastica tradizionale
- una bottiglia di plastica necessita di 400 anni per decomporsi - si
deve aggiungere il costo del trattamento dei rifiuti: una discarica implica
uno stoccaggio per lunghi periodi, mentre l'incerenimento della stessa
comporta l'emissione di diossine. La bioplastica, viceversa, si dissolve
senza lasciare residui inquinanti, in base alla composizione chimica
possono necessitare da pochi giorni a 4-5 anni per una completa decomposizione.
Il Mater-Bi è la famiglia di materiali termoplastici biodegradabili
sviluppati e commercializzati da Novamont s.p.a. Si tratta di una nuova
generazione di bioplastica derivata da materie prime naturali, che durante
l'uso ha le stesse caratteristiche fisico-chimiche della plastica, ma è completamente
biodegradabile una volta abbandonata nell'ambiente. Le molecole di questo
materiale sono anch'esse dei polimeri (lunghe catene di atomi di carbonio
con appesi atomi di idrogeno) come nel caso di plastiche di derivazione
petrolifera (es. il polietilene) ma con una struttura e una composizione
diversa, che consente agli agenti naturali di aggredire le lunghe catene
di atomi spezzandole e riducendole a componenti che possono essere assorbiti
dall'ambiente senza effetti tossici, e che addirittura possono sostenere
la vita di organismi, dai batteri alle piante. Il Mater-Bi è costituito
da amido di mais, di patate o di grano allo stato naturale, opportunamente
trattato e mischiato con una piccolissima parte di polimeri sintetici,
derivati essenzialmente dal petrolio, ma con procedimenti che ne rendono
le molecole biodegradabili . Il Mater-Bi è quindi un materiale
completamente biodegradabile, adatto a essere utilizzato con i rifiuti
organici per produrre compost, ed è certificato dal marchio "OK
compost" che garantisce la conformità alle norme europee
per il packaging biodegradabile emanate nel 2001 (la direttiva EN 13432).
La bioplastica è quindi in grado di rispondere concretamente alla
domanda di prodotti di largo consumo, nasce da risorse rinnovabili di
origine agricola, facendo diminuire le emissioni di gas a effetto serra,
il consumo di energia e di risorse non rinnovabili. Completa, infine,
un circolo virtuoso: le materie prime tornano alla terra attraverso i
processi di biodegradazione e compostaggio, senza il rilascio di sostanze
inquinanti. Per sfruttare correttamente queste qualità è però necessario
che il prodotto in Mater-Bi biodegradabile finisca il suo ciclo di vita
nel modo giusto. L'analisi del ciclo di vita, conosciuta internazionalmente
come Life Cycle Analysis (LCA), è un metodo di analisi dei processi
produttivi, dei prodotti e dei servizi che privilegia lo studio dei sistemi
in un'ottica globale. L'approccio più corretto per studiare in
maniera completa i sistemi produttivi consiste nell'esaminarne le prestazioni
seguendo passo passo il cammino percorso dalle materie prime, attraverso
tutti i processi di trasformazione e di trasporto, fino al loro smaltimento
alla terra sottoforma di rifiuti. Il ruolo del LCA è fondamentale:
identificare i processi produttivi che hanno un maggiore impatto ambientale
e indicare le opzioni di miglioramento per massimizzare gli effetti positivi,
riducendo al minimo quelli negativi sull'ambiente. Usare ad esempio sacchetti
o altri contenitori biodegradabili per poi incenerirli assieme a tutti
gli altri rifiuti sarebbe poco conveniente. Per un buon utilizzo di questi
materiali è quindi essenziale che si diffonda la pratica della
raccolta differenziata. Nel caso dello shopper in Mater-Bi, esso può essere
riutilizzato per raccogliere l'umido. Un esempio delle numerose applicazioni
del Mater-Bi può essere quello della collaborazione con Goodyear,
il maggior produttore mondiale di pneumatici. Novamont ha messo a punto
un additivo o biofiller derivato dall'amido di mais che sostituisce parte
del nerofumo e della silice, solitamente contenuti nella mescola del
pneumatico. Il nuovo pneumatico, commercializzato da Goodyear, permette
di raggiungere tutta una serie di obiettivi in termini di protezione
e prevenzione ambientale, oltre ad assicurare le massime performance
per l'automobilista. La tecnologia Goodyear, con l'uso del biofiller
Mater-Bi, riduce in maniera sostanziale la resistenza al rotolamento
(e quindi il consumo di carburante dell'autoveicolo), la rumorosità (inquinamento
acustico), le emissioni di anidride carbonica (inquinamento atmosferico),
nonché l'energia necessaria per il suo processo produttivo. La
Cargill e Dow Chemical hanno, invece, unito le loro forze per sviluppare
il PLA (NatureWorks PLA), un polimero biologico che deriva interamente
da risorse annualmente rinnovabili, quali il granturco. Il processo produttivo
di tale polimero scompone gli amidi vegetali in zuccheri naturali di
origine vegetale che vengono poi fermentati e separati in modo da raccogliere
gli elementi utilizzati per la produzione del polilattide plastico (PLA).
Il petrolio non viene utilizzato come materia prima in NatureWorks PLA
ma il calore, l'energia e il trasporto utilizzati nel processo produttivo
necessitano attualmente di combustibili fossili. Pertanto, il processo
finale impiega dal 20 al 50% in meno di combustibili fossili rispetto
alla produzione delle termoplastiche tradizionali. Il PLA è già commercializzato
e conosciuto anche nel nostro Paese soprattutto per le confezioni alimentari
trasparenti (bicchieri, vaschette alimentari con coperchio). In realtà in
Germania le coppette e i cucchiaini per il gelato in PLA sono una realtà molto
diffusa: Berlino ha, infatti, detassato le plastiche biodegradabili sino
a renderle del tutto competitive con i polimeri tradizionali. Per quanto
riguarda la compostabilità, i test eseguiti su campioni commerciali
(vaschette, sacchetti o coppette) realizzati in acido polilattico e nelle
corrette condizioni di temperatura e umidità hanno dimostrato
che questo materiale si riesce a compostare in 47 giorni, con un ecobilancio
positivo rispetto ai polimeri prodotti a partire dal petrolio. Sino a
oggi le due applicazioni principali sviluppate nell'imballaggio sono:
i film bio-orientati che hanno caratteristiche simili ai film di PET
e di cellophane, sono stampabili e hanno una eccellente barriera agli
aromi e ai grassi (rivestimento di carta e cartone); e le lastre per
termoformatura e per la conservazione di prodotti alimentari come lo
yogurt, la cioccolata, i biscotti, le verdure e i cibi freschi in generale
oppure per contenere prodotti non alimentari come batterie, cosmetici,
accessori telefonici, e molti altri. Per l'aspetto del compostaggio,
le bioplastiche possono trovare un largo e corretto impiego nel settore
agricolo, costituendo una risposta eco-compatibile all'inquinamento da
rifiuti plastici e al consumo di idrocarburi. Considerato che in Italia
il consumo di materiale plastico utilizzato in agricoltura è di
320 mila T/anno, il "post consumo" dei film plastici usati
in agricoltura ha conseguenze negative per il suolo e l'acqua. Cause
principali sono l'errato stoccaggio e il mancato utilizzo per il riciclo.
Dato l'alto costo di smaltimento, infatti, i fenomeni di abbandono e
combustione dei film plastici sono in aumento: in quest' ultimo caso,
i rischi d'inquinamento derivano dall’inevitabile diffusione di
diossina e dal percolato che inquina terreni e falde. Le soluzioni prospettate
per la salvaguardia ambientale sono due: il riciclaggio, meccanico e
termico, e le bioplastiche. L'alternativa alla plastica sembra dunque
disponibile. Il problema che maggiormente ostacola la sua diffusione è per
ora il prezzo, decisamente più alto dei prodotti convenzionali;
ma se nel prezzo di questi ultimi venisse conteggiato anche il loro effettivo
costo di smaltimento, la differenza non sarebbe poi così significativa.
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