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  Dicembre 2012

Articoli n° 9
novembre 2005
 


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Unione di avellino

Relazione del presidente Silvio Sarno

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BASILEA 2 IN DIRITTURA D'ARRIVO
L'ACCORDO DIVENTA NORMA COMUNITARIA

Rafforzare l’immagine di impresa per superare l'esame dei rating bancari

Michele Izzo
Direttore Ga.Fi. Sud s.c.p.a.
info@gafisud.it


Il Parlamento Europeo ha approvato il 28 settembre 2005 le due direttive volte al recepimento nella legislazione comunitaria (e conseguentemente dei 25 stati dell'Unione) dell'accordo di Basilea 2 sull'adeguatezza patrimoniale delle imprese di investimento e degli enti creditizi, la cui entrata in vigore si conferma all'inizio dell'anno 2007. Lo scopo generale è conferire alle disposizioni in materia di adeguatezza patrimoniale degli enti creditizi un approccio più articolato e sensibile ai rischi per riflettere meglio la complessità e la diversità dei mercati finanziari odierni. Ciò dovrebbe tradursi in un quadro legislativo che sostenga in maniera più adeguata il sistema finanziario e consenta un uso dei capitali più efficiente. In particolare, il Parlamento chiarisce che gli Stati membri hanno la facoltà di applicare i requisiti in materia di capitale su base individuale e consolidata e, ove lo ritengano opportuno, di non applicare la base individuale. Inoltre, a determinate condizioni, è possibile consentire un fattore zero di ponderazione del rischio per le esposizioni infragruppo delle banche che operano in "un sistema di tutela istituzionale". Gli enti creditizi, poi, debbono illustrare le loro decisioni di rating alle PMI e ad altre società che chiedono prestiti, fornendo su richiesta, una spiegazione scritta. Se un impegno volontario del settore in tale contesto risulta inadeguato, vanno allora adottate misure nazionali. Una delle questioni più controverse riguardava la comitologia (il sistema che attribuisce alla Commissione il potere di decidere in merito all'attuazione di un atto legislativo). Il progetto di Costituzione riconosce al Parlamento il diritto di revocare le decisioni dell'Esecutivo ma, tenuto conto della situazione delle ratifiche, i deputati intendono garantire che tale diritto sia compreso in un accordo interistituzionale. Per quanto riguarda la direttiva, Parlamento, Consiglio e Commissione, sono giunti a un compromesso all'ultimo momento che, per massimo due anni e non oltre il 1° aprile 2008, prevede il ricorso al "vecchio" sistema - che esclude ampiamente il Parlamento - per l'attuazione e l'aggiornamento della direttiva. Dopodiché, tali poteri saranno aggiornati da un accordo tra le tre Istituzioni. Allo stesso tempo, sarà rivisto il sistema utilizzato per l'attuazione di queste disposizioni. Il Direttore Generale dell'ABI , Giuseppe Zadra, ha così commentato l'approvazione da parte del Parlamento europeo della direttiva che aggiorna i requisiti di capitale sulla base di Basilea 2: «Una tappa importante che ci avvicina all'appuntamento con Basilea 2 e che accogliamo positivamente, con soddisfazione» . Le banche sono ormai quasi pronte. Anche le imprese, soprattutto quelle piccole e medie, devono ancora apportare significativi cambiamenti nella funzione finanziaria al loro interno al fine di quantificare i fabbisogni di capitale e reperire le fonti di finanziamento più adeguate e a costo più limitato. Anche se, a poco più di un anno dall'entrata in vigore dell'Accordo di Basilea 2 sui requisiti patrimoniali minimi, qualche imprenditore comincia a subordinare alcune scelte di gestione in funzione dell'impatto che queste avranno sul rating, emerge che molte imprese non vi hanno ancora dato il peso adeguato, percependo lontana la data di operatività di un problema che le riguarda solo indirettamente.

Basilea 2
Il "nuovo schema di regolamentazione per la convergenza internazionale della misurazione del capitale e dei coefficienti patrimoniali per le banche attive a livello internazionale", più noto come "Basilea 2" propone un insieme di norme relative alle esigenze minime in materia di capitale posseduto da organismi bancari. É stato presentato nel giugno 2004 dal Comitato di Basilea sulla vigilanza bancaria, composto da banche centrali e autorità di vigilanza della banche dei paesi del G10. L'intenzione è quella di definire un'intesa e quindi una nuova direttiva comunitaria (quella vecchia risale al 1989) sulla nuova regolamentazione relativa alla metodologia, cui tutte le banche operanti sul territorio dell'Unione dovranno attenersi, per l'assunzione del rischio rispetto al capitale posseduto. Le nuove regole debbono garantire che le banche e le imprese d'investimento europee siano in grado di reagire con prontezza all'evoluzione del mercato. Esse dovranno quindi essere più flessibili e garantire una coerenza e una sorveglianza appropriata. I criteri seguiti sono tre: rischio di credito; rischio di mercato; rischio operativo (Frodi o altro). Questi tre criteri sono stati già introdotti nell'accordo precedente, cioè Basilea 1 del luglio 1988, e sono tutt'oggi operativi. Quello su cui il Comitato di Basilea e quindi la Commissione europea tentano di trovare oggi è un accordo sulla modifica dei parametri per il calcolo di questi criteri. Inoltre, poiché la flessibilità risulta essere un elemento maggiore del dispositivo esso dovrà applicarsi a tutte le banche e imprese d'investimento, qualsiasi sia la dimensione, la complessità e l'attività. Il Comitato di Basilea, cosciente dell'importanza della flessibilità nell'attuazione della riforma, ha proceduto agli aggiustamenti necessari concludendo l'accordo nel 2003. Da questa data le banche dei Paesi membri della Comunità avranno tre anni per conformarsi alle nuove disposizioni. É ovvio che questa complicata regolamentazione verrà applicata agli istituti di credito e, conseguentemente, si rifletterà indirettamente sulle PMI. Le banche dovranno classificare i propri clienti in base alla loro rischiosità, attraverso procedure di rating sempre più sofisticate. Il timore è che l'applicazione dell'accordo possa tradursi in minor credito alle imprese più rischiose e a tassi più elevati. Appare quindi evidente la necessità che le imprese, e in particolare le PMI, pongano in essere tutte quelle politiche, gestionali e di bilancio, atte a rafforzare la propria struttura e la propria immagine per affrontare serenamente l'esame dei rating bancari.

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