ARCHIVIO COSTOZERO

 
Cerca nel sito



Vai al numero in corso


  Dicembre 2012

Articoli n° 10
dicembre 2005
 

CONFINDUSTRIA - Home Page
stampa l'articolo stampa l'articolo

espansionismo della proprietÀ pubblica
interviene il presidente di confindustria

IL COMPARTO TESSILE IN CIFRE
LA CONCORRENZA TRUCCATA NON È PiÙ DI MODA

La strada per Kyoto passa dal riciclo
La fotografia di Unire sul mondo dei rifiuti


IL COMPARTO TESSILE IN CIFRE
LA CONCORRENZA TRUCCATA NON È PiÙ DI MODA
La Federazione chiede trasparenza e armonizzazione del commercio in un mercato "free and fair"

di Raffaella Venerando & Gaia Sigismondi

Il recente avvio operativo di Federazione SMI-ATI Imprese Tessili e Moda Italiane, aderente a Confindustria, che opera in nome e per conto di circa 2.000 aziende associate ed è significativamente rappresentativa di un settore di 570.000 addetti e circa 68.000 aziende, dà un importante contributo alla difesa di un componente fondamentale del tessuto economico e manifatturiero italiano. I dipendenti delle aziende associate sono circa un quinto del totale del settore.
La Federazione ha come Presidente Paolo Zegna, che ha guidato nell'ultimo anno Sistema Moda Italia, e può contare sulla collaborazione di tre Vicepresidenti: Michele Tronconi, (Vicepresidente Vicario), Michele Norsa e Rino Bonomi. Alla Direzione Generale è stato chiamato Gianfranco Di Natale, proveniente da Unipro, l'Associazione delle industrie cosmetiche e da precedenti incarichi per Associazioni legate al tessile.
In passato Gianfranco Di Natale aveva ricoperto il ruolo di Vice Direttore Generale dell'Associazione Italiana della Maglieria, che aveva lasciato per assumere la Direzione dell'Unione Industriale di Verbania. Il nuovo Direttore Generale ha come vice Mauro Chezzi, già Direttore generale di ATI. «L'avvio operativo di SMI-ATI Federazione Imprese Tessili e Moda Italiane - ha dichiarato il Presidente Paolo Zegna - è un altro importante segnale della volontà degli operatori del settore, grandi e piccoli, di impegnarsi per costruire, a tutti i livelli, le dimensioni necessarie per affrontare con successo le sfide di un mercato sempre più globale. Sono certo che questa fusione ci darà maggior autorevolezza nell'interlocuzione con le autorità istituzionali nazionali e internazionali, e darà più forza alla nostra volontà di affermare un mercato globale dove vigano parità di condizioni, a garanzia di una concorrenza "free and fair". Una rappresentanza unitaria delle aziende del settore tessile e manifatturiero permetterà di tutelare al meglio quel patrimonio di cultura e know-how che esprime ai massimi livelli in tutto il mondo la creatività, il gusto e l'eccellenza del Made in Italy. Abbiamo piena consapevolezza che una delle difficoltà del nostro settore consiste nella sua eccessiva frammentazione e sentiamo la responsabilità di concorrere ad aiutare il nostro sistema, qualsiasi siano le dimensioni delle singole aziende, nel suo continuo miglioramento sul fronte dell'innovazione di prodotto, della qualità, del servizio ai clienti, della capacità di penetrare e fare migliore promozione nei mercati di sbocco».
L'attività della Federazione si articola in diverse aree: centro studi, politica industriale, economia e impresa, promozioni e rapporti di filiera, rapporti internazionali, relazioni industriali e, infine, tecnologia e ambiente.
Lo sforzo e il rinnovato impegno degli imprenditori del settore si scontra, però, con ripetuti giudizi negativi sulle prospettive da parte di autorevoli opinion leader che, anche dalle colonne de Il Sole 24 Ore, ripetono che il voler mantenere in vita il settore è soltanto un inutile e miope accanimento terapeutico. Si tratta di un giudizio catastrofico - che tende a estendersi a tutti i diversi comparti del Made in Italy - che la Federazione SMI-ATI ritiene strategicamente errato, per la responsabilità che sente di avere non solo nei confronti dei propri associati, ma anche di tutti gli addetti e le imprese del settore, perché ritiene che anche nell'economia globale il comparto può continuare a dare un grande contributo allo sviluppo e al futuro del Paese. È vero che dal 2001 il calo complessivo del fatturato è superiore al 10%, ma nel 2004 il settore ha fatturato circa 42 miliardi di euro, poco meno del 5% del Pil italiano, il 60% circa dei quali sui mercati internazionali.
Come già nel manifesto sottoscritto nell'autunno 2004, tra le Associazioni di imprese e i sindacati di settore, non si chiede il ripristino di barriere tariffarie: unanime è, infatti, la consapevolezza che la sfida dello sviluppo si affronta con la competitività e non con la protezione. E anche con politiche virtuose che, ad esempio, portino a ridurre l'alto costo dell'energia. La continuazione dell'impegno e dell'investimento sul cambiamento sono la strategia per continuare a essere forti, nei nostri territori e nelle nostre comunità, sapendo che il mercato globale impone che si prenda atto del valore della qualità totale. É opinione della Federazione che la competizione debba avvenire all'interno di una cornice dove tutti sono chiamati a misurarsi con le stesse regole. Il mercato, per essere tale, deve essere "free" ma anche "fair". Per questo, si chiede alle autorità competenti: la necessaria trasparenza - come nel caso della marcatura d'origine obbligatoria, che è questione, anche, di chiarezza nel rapporto con i consumatori; l’armonizzazione del commercio con l’eliminazione di barriere non tariffarie e riduzione reciproca dei dazi.
Serve fiducia, servono scelte per continuare ad affrontare le difficili sfide che ci attendono sul fronte dell'innovazione di prodotto, della qualità, del servizio ai clienti, della capacità di penetrare e fare migliore promozione nei diversi e nuovi mercati di sbocco. Nel settore si respira un cambiamento di clima. É vero che i dati ISTAT relativi al fatturato dell'industria Tessile-abbigliamento italiana evidenziano, per il periodo gennaio-aprile 2005, cedimenti superiori all'11% e che dal 2001 il calo complessivo del fatturato è risultato superiore al 10%.
Tuttavia quelli, raccolti presso un campione di 230 imprese associate di fascia media e alta, relativi al secondo trimestre 2005, che emergono dalla periodica indagine campionaria svolta dall'Area Studi della Federazione SMI-ATI, misurano invece performance produttive e commerciali leggermente migliori rispetto all'insieme dell'industria italiana dell'abbigliamento, maglieria e calzetteria. Sul fronte delle vendite il secondo trimestre di quest'anno è stato archiviato con risultati (+1%) leggermente migliori rispetto alle attese, grazie soprattutto all'andamento positivo del previsto del fatturato estero (che è aumentato del 2,7% su base annua). Nel 2005, inoltre, secondo l'Osservatorio di Altagamma, le imprese italiane del lusso, dove l'abbigliamento ha un peso significativo, hanno accresciuto i loro ricavi del +10%, con un incremento quindi più elevato rispetto all'andamento della domanda mondiale dei prodotti di fascia alta, che é stimato al +7%. Nonostante le difficoltà, le imprese italiane, tuttavia, non stanno ripiegandosi su se stesse e, come è stato detto in un recente convegno, hanno ripreso a utilizzare il fazzoletto per asciugarsi il sudore e non più per tamponare le lacrime. Stanno, infatti, reagendo spostando il mix di offerta verso le fasce di mercato a maggior valore aggiunto (in termini di stile, materiali, contenuto di servizio). L'abbandono dei segmenti a minor valore aggiunto si è già tradotto in un nuovo incremento della quota di fatturato realizzata sui mercati esteri.
I risultati preliminari di un'indagine sugli investimenti condotta dalla nuova Federazione SMI-ATI Imprese Tessili e Moda Italiane presso un campione di un centinaio di aziende tessili di fascia media e alta, confermano, ad esempio, gli sforzi posti in essere negli ultimi tempi dalle imprese italiane per consolidare la propria leadership nelle fasce di mercato a maggior valore aggiunto. Nel 2004, infatti, le imprese analizzate hanno investito il 3,9% del proprio fatturato, privilegiando il rinnovo degli impianti (circa il 47% della spesa totale), l'innovazione tecnologica di processo (23% del totale) e la diversificazione della gamma produttiva (8%). Il 9% degli investimenti totali ha invece riguardato le attività di ricerca, di base o applicata, ad esempio, la realizzazione dei campionari.
Risorse non marginali sono inoltre state destinate a progetti di integrazione verticale, soprattutto a valle della filiera con la costituzione e/o l'ampliamento della rete commerciale e distributiva. In definitiva, nonostante un quadro di domanda non certo brillante, dal lato delle imprese emergono segnali più incoraggianti: le imprese della tessitura Made in Italy continuano infatti a credere e a investire nel proprio futuro e continuano a farlo, in massima parte, nel nostro Paese; allo stesso modo le aziende della confezione, pur in un contesto di crescente internazionalizzazione della loro attività produttiva, non vogliono rinunciare ai superiori contenuti di qualità e di servizio garantiti dalle aziende tessili italiane. Questa nuova fase passa per lo sviluppo e l'innovazione dei distretti e delle filiere. In particolare nei distretti storici, dove le piccole imprese devono essere aiutate, da Istituzioni e rappresentanze locali e nazionali, a raggrupparsi in centri produttivi organizzati nei quali ciascuno conserva la sua autonomia, ma dove molte attività (ricerca e trasferimento tecnologico, internazionalizzazione, qualificazione delle risorse umane) formino massa critica.
Un importante segnale del diffondersi di questo nuovo clima collaborativo è venuto anche dalla decisione degli imprenditori tessili di Prato di far confluire Pratoexpo in Milano Unica, la fiera unitaria del tessile promossa da Ideabiella, IdeaComo, Moda In e Shirt Avenue, che dalla scorsa primavera ha preso il via a Milano. La prima edizione di "Milano Unica", ha realizzato un obiettivo che neppure le più rosee aspettative avrebbero messo in conto. Gli espositori sono stati 609, tra cui 130 imprese internazionali, mentre, sul fronte dei clienti, le presenze rilevate sono state superiori a 27.500 e hanno superato del 37% le 20.000 inizialmente previste. Le aziende-clienti presenti, tutte di alto livello, sono state oltre 15.000 di cui oltre il 30% estere, un dato mai raggiunto sommando le presenze delle quattro fiere promotrici. "Milano Unica" si è rivelata uno strumento molto importante per trasmettere messaggi chiari e forti ai mercati, per ribadire, a livello internazionale, la posizione di leadership del tessuto italiano in innovazione, creatività, qualità e servizio. Ha dimostrato che con la buona volontà è possibile fare massa critica, valorizzando, al contempo, le peculiarità e le specificità di ogni manifestazione associata, in altri termini, di poter valorizzare le diverse eccellenze anche ingrandendosi nelle dimensioni.
Questo rinnovato impegno imprenditoriale si sta rivelando il migliore antidoto contro gli effetti della scadenza dell'accordo ATC che, dall'inizio 2005, ha visto entrare in vigore il processo di liberalizzazione delle importazioni comunitarie. In questo nuovo contesto, i mercati UE (a venticinque paesi) dove le imprese italiane destinano il 54% delle proprie esportazioni, sono stati "invasi" da prodotti cinesi, offerti a prezzi che, in alcuni casi, sembrano privi di una qualsiasi ragionevolezza economica.
Nei primi tre mesi del 2005, le importazioni UE dalla Cina sono aumentate complessivamente del 37,3%. Tuttavia, se ci si concentra solo sui prodotti recentemente liberalizzati (che hanno rappresentato poco meno del 30% delle importazioni totali dalla Cina), l'incremento risulta intorno al 70%. Le intese raggiunte a giugno e a settembre 2005, tra il Commissario UE al Commercio estero, Peter Mandelson, e il Ministro cinese, Bo Xilai, sulle quote di importazione per i prodotti cinesi hanno imposto all'industria tessile europea importanti sacrifici.
L'auspicio è che questi vengano riconosciuti e portino, a parziale compensazione, all'adozione dell'obbligatorietà della etichettatura di origine, attualmente molto contrastata dai Paesi del Nord Europa.
In presenza di maggiore trasparenza sui prodotti, molte delle attuali controversie troverebbero una naturale e inconfutabile soluzione, la cui decisione sarebbe lasciata alla libera ma anche "documentata" scelta del consumatore finale.

 

Questionario di gradimento Costozero 2000/2005
Libro di Antonio Paravia


Download PDF
Costozero: scarica la rivista in formato .pdf
Dicembre - 1.975 Kb
 

Cheap oakleys sunglassesReplica Watcheswholesale soccer jerseyswholesale jerseysnike free 3.0nike free runautocadtrx suspension trainingbuy backlinks
Direzione e Redazione: Assindustria Salerno Service s.r.l.
Via Madonna di Fatima 194 - 84129 Salerno - Tel. (++39) 089.335408 - Fax (++39) 089.5223007
Partita Iva 03971170653 - redazione@costozero.it