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  Dicembre 2012

Articoli n° 8
OTTOBRE 2004
 

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ANCORA SU BASILEA 2
LA DETERMINAZIONE DEL RATING

RIFORMA PREVIDENZIALE
LA LEGGE DELEGA

EUROPA IN TEMA DI APPALTI PUBBLICI
NOVITÀ PER GLI OPERATORI

ANCORA SU BASILEA 2
LA DETERMINAZIONE DEL RATING
Nella valutazione dell’azienda è rilevante la capacità dell’imprenditore

Gennaro Stellato
Avvocato civilista
studiostellato@tiscalinet.it

 

Nel precedente numero si è esaminata in linea generale la tematica dei principi di Basilea 2 e l'impatto sul sistema economico imprenditoriale. Si rimandava a una successiva analisi quello che, certamente, costituisce, soprattutto sotto il profilo concreto, l'aspetto più importante e cioè i nuovi criteri di determinazione del rating da parte degli istituti di credito. Il rating, va ricordato, è un giudizio sintetico graduato che consente di misurare il merito di credito di un'impresa. Va rivisto su base annuale e deve essere esterno. In sostanza, sulla base dei principi di Basilea 2, ogni volta che la banca concede un finanziamento deve accantonare una quota di capitale a garanzia dei rischi cui si espone. Più aumenta il rischio più si rende necessario l'accantonamento di capitale a garanzia dei rischi con conseguente aumento del costo dell'operazione in termini di spread al fine di sostenere la redditività dell'operazione. In Basilea 2 vengono introdotti un esplicito trattamento del rischio operativo attraverso l'inserimento di coefficienti specifici e tre distinte operazioni di calcolo, sia per il rischio di credito sia per quello operativo. La banca collega a ogni operazione di finanziamento un determinato rating, che equivale in sostanza alla valutazione del rischio dell'operazione. Poiché il rating misura il rischio, esso ha un impatto diretto sul prezzo dell'operazione e, quindi, sul costo del denaro per la clientela. Secondo l'accordo di Basilea 2, il rating deve essere obiettivo e comprensibile a terzi, assegnato a un soggetto diverso rispetto a quello che acquisisce l'operazione e verificato periodicamente almeno una volta all'anno. Per entrare nel merito del problema e analizzarlo occorre richiamare la procedura che qualche istituto di credito ha già predisposto e segue. In primis va detto che il rating si divide in tre sub rating: il rating qualità cliente, il rating immobile, il rating operazione. Ad ogni sub-rating viene attribuito un valore compreso fra 1 (ottimo) e 6 (pessimo): quello finale varia fra 1 e 10. Il rating qualità cliente comporta l'attribuzione di un giudizio per ogni soggetto coobbligato: in sostanza uno al debitore principale, uno all'eventuale garante e uno al conduttore (in caso di cessione di crediti e di contratti di locazione più lunghi del finanziamento). Il rating qualità cliente sarà pari al migliore dei rating assegnati ai coobbligati. Gli elementi di valutazione sono: analisi dei bilanci, ratios patrimoniali, economici e capacità di produrre cash flow, entità del capitale proprio investito nell'operazione, giudizio sulla competenza e capacità del management aziendale, qualità del sistema di controllo interno, livello di trasparenza verso la banca di dati gestionali e revisionali, esperienza e "credit history" della società e del gruppo di appartenenza, presenza di giudizi di terzi soggetti professionali quali società di certificazione, agenzie di rating, analisti. Nella valutazione degli indici di bilancio vengono esaminati parametri (ai quali, si ricorda, viene assegnato sempre un rating fra 1 e 6) quali il rapporto tra capitale proprio e totale attivo, il rapporto tra cassa prodotta e capitale investito e il "return on invested capital". Per quanto attiene al management aziendale il voto massimo viene conferito a quello che appare esperto e qualificato, affidabile nei rapporti con la banca e, soprattutto, con un controllo interno di alto livello.


per visualizzare la tabella clicca qui.

Viene altresì preso in considerazione il cosiddetto "stress analysis" in virtù del quale il voto più alto viene conferito alla società che è in grado di far fronte alle proprie obbligazioni finanziarie in condizioni economiche o settoriale di stress grave e sostenute, a fronte di un punteggio pessimo dato alla società che non dispone di solvibilità propria e la cui sopravvivenza dipende da fattori esterni. Per quanto attiene al rating immobile vanno presi in considerazione parametri classici che fanno ovviamente riferimento al mercato immobiliare locale con tutto quanto connesso, dalla localizzazione alla destinazione d'uso. Inoltre si verificano tutti gli aspetti tipologici e qualitativi: anno di costruzione, esecuzione periodica delle opere di manutenzione, dotazioni impiantistiche, immagine architettonica, certificazione di qualità, fungibilità dello stesso, presenza di ipoteche, servitù pubbliche e private e contenzioso. Si guarda altresì al rischio relativo all'utilizzatore, a quello relativo al contesto della localizzazione con tutta una serie di sub-valutazioni attinenti addirittura il livello di efficienza della pubblica amministrazione locale e competitività del territorio. Sulla base dei predetti elementi si stabilisce quindi un rating in base al quale si procede al calcolo dei rischi del finanziamento nella cui valutazione viene a incidere ovviamente la probabilità di insolvenza e le eventuali perdite. Va in sintesi detto che le banche tenderanno ad adottare il cosiddetto metodo IRB in cui la valutazione degli elementi di rischio è fondata su indici forniti dalla banca e dal Comitato di Basilea. In definitiva, ai fini di una visione più pragmatica della problematica in oggetto, va affermato che, contrariamente al passato, le banche rischiano maggiormente incidendo l'operazione direttamente sul patrimonio della stessa: ciò comporterà automaticamente una maggiore rigidità nelle valutazioni con ovvia incidenza, per quanto attiene in particolare alla realtà italiana di caratteristiche peculiari. Tanto per fare un esempio, molta attenzione sarà rivolta ai tempi di recupero del credito: più il tempo di recupero è lungo, più la perdita in caso di inadempienza è alta, più l'operazione è considerata rischiosa. In Italia i tempi medi di recupero sono di sei anni, nel resto d'Europa oscillano fra 1 e 2 anni: l'ovvia conseguenza è che il costo del denaro sarà più alto in Italia rispetto agli altri Paesi. Naturalmente va anche detto che tutto questo dovrà comportare anche una perfetta strutturazione interna della banca, tenuto conto dei rischi e dell'importanza delle predette valutazioni. In definitiva, anche se sarà necessario tornare sull'argomento al fine di consentire all'imprenditore di procedere a una autovalutazione il più possibile rispondente a quella dell'istituto bancario, è indubbio che l'incidenza delle nuove regole sul sistema sarà di grande rilevanza. Per quanto sia logico attendersi una certa iniziale prudenza occorre però affrontare la problematica in oggetto in modo diretto al fine di trasformarla in un momento di sviluppo, un'occasione da cogliere in maniera netta sapendo che artifizi contabili potranno essere tollerati sempre meno, prevalendo nella valutazione dell'azienda i fattori tradizionali che la contraddistinguono, compresa la capacità dell'imprenditore stesso.

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