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  Dicembre 2012

Articoli n° 8
OTTOBRE 2004
 

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IL DISTRETTO “NOCERA INFERIORE-GRAGNANO”
GUIDA ALLA LETTURA DELLO STUDIO DI SRM

Mission e prospettive dei parchi scientifici
invito al confronto

IL DISTRETTO “NOCERA INFERIORE-GRAGNANO”
GUIDA ALLA LETTURA DELLO STUDIO DI SRM
Indispensabile l’incremento di una politica di marketing territoriale dell’area

Matteo Paone
Esperto in Sviluppo Locale
paoneiorio@tin.it



Nel n.7 di agosto-settembre 2004 di questa rivista è stato già illustrato il convegno del 1° luglio svoltosi presso Assindustria Salerno durante il quale è stato presentato uno studio sul distretto industriale di Nocera Inferiore-Gragnano dell'Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno. Intervenendo nuovamente sull’argomento, vorrei dare alcune indicazioni che possano coadiuvare la lettura dello studio e chiarire alcuni intendimenti degli autori. Vi sono nello studio almeno due tentativi di aiutare il lettore a mantenere il filo del discorso:
- il primo è lo "schema sintetico delle principali caratteristiche di un distretto industriale", che ha per l'appunto l'ambizione di concentrare in una sola pagina i principali temi affrontati nel dibattito sui distretti industriali. Nelle conclusioni (pag. 179) lo schema viene ripreso punto per punto per evidenziare quali condizioni siano state verificate e quali no;
- il secondo sono le schede comunali (da pag. 209) che oltre a un breve profilo storico riportano le principali informazioni presenti nello studio per ogni singolo comune. Ciò dovrebbe dare la possibilità al lettore, che abbia conoscenza diretta dell'area del distretto, di effettuare una verifica delle notizie riportate in modo da avere una percezione immediata se lo studio abbia centrato le caratteristiche delle diverse realtà locali.
Le scelte iniziali per l'attività di descrizione sono state:
- servirsi dei dati “comunali” della banca dati Ancitel;
- utilizzare il campione di aziende della banca dati Aida per caratterizzare le attività economiche presenti nei Comuni;
- verificare l'efficacia delle politiche di sviluppo dell'area comunitaria, nazionale, regionale;
- avviare semplici esperimenti di cartografia in formato elettronico in modo da descrivere più facilmente i fenomeni.

clicca per ingrandire l'immagine Particolarmente interessante per la fase di verifica è l'analisi delle specializzazioni produttive cui si è giunti utilizzando il campione di aziende Aida. Una prima verifica è contenuta nello stesso studio grazie alla carta tematica fornita dall'ARPAC (pag. 100) che riporta la localizzazione delle aziende conserviere ed evidenzia in maniera abbastanza chiara il triangolo Scafati-Angri-S. Antonio Abate come quello di maggiore specializzazione per quest'attività. Al di là dell'assoluta prevalenza del settore conserviero nella struttura economica dell'area esistono in essa alcuni significativi elementi di diversificazione produttiva. Innanzitutto vi è il comparto del tessile-abbigliamento che da una parte caratterizza la storia dell'industrializzazione dell'area, dall'altra, esauritasi l'esperienza della MCM, ha trovato nuove strade nel confezionamento di costumi da bagno, maglieria, abbigliamento, con ampio ricorso al lavoro a domicilio o in piccoli laboratori. La voglia di crescere di questo settore è evidenzata dal contratto di programma CTM (pag. 153) ma anche dalle iniziative finanziate dal PTO (tab. 49 pag. 142) e da quelle localizzate a Fosso Imperatore (tab. 57 bis, pag. 152). Il comparto della meccanica (iniziative finanziate dal PTO, insediamenti a Fosso Imperatore), d'altra parte, dimostra vivacità e anche indipendenza dal settore conserviero. Disporre di una buona offerta in questo campo significa, per l'area nel suo complesso, avere la possibilità di diversificare le produzioni perché esistono le competenze in loco per avviare nuove linee di produzione. É utile ricordare che la tradizione in questo campo è antica perché, come si può ricavare dal profilo storico dell'industrializzazione dell'area (pag. 103), la meccanica prima ancora di partecipare allo sviluppo del comparto conserviero era stata di supporto ai grandi impianti tessili. D'altro canto la specializzazione, uno degli elementi normalmente utilizzati per la definizione dei distretti industriali, non deve costituire un limite al disegno di sviluppo organico di un'area. Per questo, infatti, può essere più importante valutare l'omogeneità e le possibili sinergie, tra le diverse attività economiche preesistenti. Inoltre, le attività di riqualificazione del territorio, di marketing territoriale, la definizione di un marchio potrebbero far sì che i flussi di turismo che hanno come mete aree limitrofe a quella del distretto (Pompei, Ravello, Costiera Amalfitana, Penisola Sorrentina) possano trovare nei prodotti dell'Agro un paniere di beni alimentari, di ceramica, di abbigliamento da apprezzare durante il soggiorno. Se passiamo alle prospettive, lo studio, oltre all'analisi dei punti di forza e debolezza, propone uno schema sulle priorità delle diverse attività. Se ci si pone nell'ottica di compiere scelte utili a contrastare la concorrenza internazionale sembra indispensabile l'incremento delle attività rivolte a concretizzare una politica di marketing territoriale dell'area. Obiettivo centrale di questa è senza dubbio la riqualificazione del territorio del distretto, e quindi il decongestionamento dei centri urbani e delle vie di comunicazione e il disinquinamento del fiume Sarno. É bene tener presente che questo secondo aspetto è fondamentale se si pensa che il prodotto principale da sostenere è destinato all'alimentazione umana. Ne discende che senza aspettare che vengano completati i depuratori bisogna avviare con determinazione la realizzazione dei sistemi fognari dei 17 Comuni che ne sono sprovvisti, dei relativi collettori ai depuratori, dei depuratori aziendali. Altrettanto importante è almeno avviare il dibattito sulla razionalizzazione dei prelievi dalle falde. Se ci si concentra sul problema del decongestionamento dei centri urbani viene da osservare che le aree per nuovi insediamenti seguite dall'Agro Invest spa (pag. 151) sono da considerare già completamente assegnate. É probabile, quindi, che se ci si ponesse nella logica di spostare almeno parte degli stabilimenti dall'area più congestionata ci si troverebbe a cercare le zone disponibili al di fuori del distretto come inteso nei suoi termini burocratici. Ci si ritroverebbe, in conclusione, in una situazione in cui il distretto, nella sua definizione territorial-burocratica, non consente l'evoluzione dell'organizzazione della produzione e, quindi, si potrebbe dire "stia stretto" al distretto inteso come sistema produttivo.

 

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