IL DISTRETTO “NOCERA INFERIORE-GRAGNANO”
GUIDA ALLA LETTURA DELLO STUDIO DI SRM
Mission
e prospettive dei parchi scientifici
invito al confronto
IL DISTRETTO “NOCERA INFERIORE-GRAGNANO”
GUIDA ALLA LETTURA DELLO STUDIO DI SRM
Indispensabile l’incremento
di una politica di marketing territoriale dell’area
Matteo
Paone
Esperto in Sviluppo Locale
paoneiorio@tin.it
Nel n.7 di agosto-settembre 2004 di questa rivista è stato
già illustrato il convegno del 1° luglio svoltosi presso Assindustria
Salerno durante il quale è stato presentato uno studio sul distretto
industriale di Nocera Inferiore-Gragnano dell'Associazione Studi
e Ricerche per il Mezzogiorno. Intervenendo nuovamente sull’argomento,
vorrei dare alcune indicazioni che possano coadiuvare la lettura
dello studio e chiarire alcuni intendimenti degli autori. Vi sono nello
studio almeno due tentativi di aiutare il lettore a mantenere il filo del
discorso:
- il primo è lo "schema sintetico delle principali caratteristiche
di un distretto industriale", che ha per l'appunto l'ambizione di
concentrare in una sola pagina i principali temi affrontati nel dibattito
sui distretti industriali. Nelle conclusioni (pag. 179) lo schema viene
ripreso punto per punto per evidenziare quali condizioni siano state verificate
e quali no;
- il secondo sono le schede comunali (da pag. 209) che oltre a un
breve profilo storico riportano le principali informazioni presenti nello
studio per ogni singolo comune. Ciò dovrebbe dare la possibilità al
lettore, che abbia conoscenza diretta dell'area del distretto, di effettuare
una verifica delle notizie riportate in modo da avere una percezione immediata
se lo studio abbia centrato le caratteristiche delle diverse realtà locali.
Le scelte iniziali per l'attività di descrizione sono state:
- servirsi dei dati “comunali” della banca dati Ancitel;
- utilizzare il campione di aziende della banca dati Aida per caratterizzare
le attività economiche presenti nei Comuni;
- verificare l'efficacia delle politiche di sviluppo dell'area comunitaria,
nazionale, regionale;
- avviare semplici esperimenti di cartografia in formato elettronico
in modo da descrivere più facilmente i fenomeni.
Particolarmente interessante per la fase di verifica è l'analisi
delle specializzazioni produttive cui si è giunti utilizzando il
campione di aziende Aida. Una prima verifica è contenuta nello stesso
studio grazie alla carta tematica fornita dall'ARPAC (pag. 100) che riporta
la localizzazione delle aziende conserviere ed evidenzia in maniera abbastanza
chiara il triangolo Scafati-Angri-S. Antonio Abate come quello di maggiore
specializzazione per quest'attività. Al di là dell'assoluta
prevalenza del settore conserviero nella struttura economica dell'area
esistono in essa alcuni significativi elementi di diversificazione produttiva.
Innanzitutto vi è il comparto del tessile-abbigliamento che da una
parte caratterizza la storia dell'industrializzazione dell'area, dall'altra,
esauritasi l'esperienza della MCM, ha trovato nuove strade nel confezionamento
di costumi da bagno, maglieria, abbigliamento, con ampio ricorso al lavoro
a domicilio o in piccoli laboratori. La voglia di crescere di questo settore è evidenzata
dal contratto di programma CTM (pag. 153) ma anche dalle iniziative finanziate
dal PTO (tab. 49 pag. 142) e da quelle localizzate a Fosso Imperatore (tab.
57 bis, pag. 152). Il comparto della meccanica (iniziative finanziate dal
PTO, insediamenti a Fosso Imperatore), d'altra parte, dimostra vivacità e
anche indipendenza dal settore conserviero. Disporre di una buona offerta
in questo campo significa, per l'area nel suo complesso, avere la possibilità di
diversificare le produzioni perché esistono le competenze in loco
per avviare nuove linee di produzione. É utile ricordare che la
tradizione in questo campo è antica perché, come si può ricavare
dal profilo storico dell'industrializzazione dell'area (pag. 103), la meccanica
prima ancora di partecipare allo sviluppo del comparto conserviero era
stata di supporto ai grandi impianti tessili. D'altro canto la specializzazione,
uno degli elementi normalmente utilizzati per la definizione dei distretti
industriali, non deve costituire un limite al disegno di sviluppo organico
di un'area. Per questo, infatti, può essere più importante
valutare l'omogeneità e le possibili sinergie, tra le diverse attività economiche
preesistenti. Inoltre, le attività di riqualificazione del territorio,
di marketing territoriale, la definizione di un marchio potrebbero far
sì che i flussi di turismo che hanno come mete aree limitrofe a
quella del distretto (Pompei, Ravello, Costiera Amalfitana, Penisola Sorrentina)
possano trovare nei prodotti dell'Agro un paniere di beni alimentari, di
ceramica, di abbigliamento da apprezzare durante il soggiorno. Se passiamo
alle prospettive, lo studio, oltre all'analisi dei punti di forza e debolezza,
propone uno schema sulle priorità delle diverse attività.
Se ci si pone nell'ottica di compiere scelte utili a contrastare la concorrenza
internazionale sembra indispensabile l'incremento delle attività rivolte
a concretizzare una politica di marketing territoriale dell'area. Obiettivo
centrale di questa è senza dubbio la riqualificazione del territorio
del distretto, e quindi il decongestionamento dei centri urbani e delle
vie di comunicazione e il disinquinamento del fiume Sarno. É bene
tener presente che questo secondo aspetto è fondamentale se si pensa
che il prodotto principale da sostenere è destinato all'alimentazione
umana. Ne discende che senza aspettare che vengano completati i depuratori
bisogna avviare con determinazione la realizzazione dei sistemi fognari
dei 17 Comuni che ne sono sprovvisti, dei relativi collettori ai depuratori,
dei depuratori aziendali. Altrettanto importante è almeno avviare
il dibattito sulla razionalizzazione dei prelievi dalle falde. Se ci si
concentra sul problema del decongestionamento dei centri urbani viene da
osservare che le aree per nuovi insediamenti seguite dall'Agro Invest spa
(pag. 151) sono da considerare già completamente assegnate. É probabile,
quindi, che se ci si ponesse nella logica di spostare almeno parte degli
stabilimenti dall'area più congestionata ci si troverebbe a cercare
le zone disponibili al di fuori del distretto come inteso nei suoi termini
burocratici. Ci si ritroverebbe, in conclusione, in una situazione in cui
il distretto, nella sua definizione territorial-burocratica, non consente
l'evoluzione dell'organizzazione della produzione e, quindi, si potrebbe
dire "stia stretto" al distretto inteso come sistema produttivo.
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