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  Dicembre 2012

Articoli n° 8
OTTOBRE 2004
 

EDITORIALE - Home Page
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RIAPERTE LE ScuolE IN Italia
Un altro deficit DI COMPETITIVITÁ
Un’indagine dell’OCSE rileva i limiti del nostro sistema formativo

di Antonio Paravia
Direttore Costozero magazine

antonio.paravia@assindustria.sa.it 

Alcuni anni fa Confindustria presentò all’Assise di Parma un libro bianco, che affrontava i tanti limiti del nostro sistema Paese, fornendo una comparazione con le altre nazioni europee. Tra le molte negatività rappresentate vi erano anche la scuola e l’università nel loro complesso. Dal mondo dell’istruzione e dalle troppe sigle sindacali di riferimento vennero pregiudizialmente respinte le nostre considerazioni, senza aprire un minimo di dibattito interno. Nello stesso modo è stata accolta la recente riforma Moratti. Numerose manifestazioni di piazza ci hanno fatto rivivere il marasma del ‘68 e successivi, allorquando la maggioranza degli studenti partecipava agli scioperi ignorandone, perfino, le motivazioni. Si ostentava il libretto rosso di Mao, il quale intanto sterminava milioni di cinesi nei suoi “campi di rieducazione”. Nelle università, poi, fu bandito il numero chiuso e cancellata dal vocabolario la parola selezione. Il “18” politico nella foia di quegli anni non si negava ad alcuno e tante furono le lauree “approssimative”. Parte dei nostri docenti proviene da quei titoli di studio, ottenuti per lo più dalla miope politica, che in quegli anni caratterizzò gli atenei. Per nostra fortuna, la maggioranza dei professori è, invece, qualificata e crede ancora nei valori dell’insegnamento, ma è costretta a operare tra molte difficoltà e tanta ignoranza. Le nostre notazioni sono come al solito eccessive? Sembra di no a detta dell’OCSE - Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, che da dieci anni ha messo a punto una serie di affidabili indicatori relativi all’Education. Questi consentono di rilevare le attuali linee di tendenza in un quadro di confronti internazionali. Ecco alcune conclusioni emerse dall’ultimo rapporto. L'Italia è uno dei pochi Paesi che registra una spesa per l’istruzione in aumento rispetto all’indice di incremento del PIL. Nonostante ciò, gli stipendi degli insegnanti sono inferiori alla media e i risultati scolastici lasciano molto a desiderare soprattutto per l’italiano, la matematica e le altre materie scientifiche. Spendiamo per ogni nostro studente più degli altri monitorati dell’OCSE. Siamo i primi per il più alto numero di personale scolastico, in particolare, quello non docente. Analogo primato lo deteniamo per il numero più basso di allievi per ogni classe. Altrove le scuole sono di qualità e alquanto omogenee in ogni singola nazione, ovviamente in Italia emergono, invece, grandi differenze con scarsi investimenti sulla formazione degli insegnanti. Inoltre siamo sesti su trenta quanto a percentuale di giovani fra i 20 e i 24 anni, che non hanno concluso le medie superiori. Sono proprio questi, che non portano a termine il loro piano di studi, a essere più esposti alla disoccupazione di lunga durata. Una triste conferma viene dai dati del nostro Mezzogiorno. Passiamo ora all’Università. Le più qualificate da tempo operano una selezione per titoli e prove e applicano l’allora famigerato numero chiuso. L’indagine non esamina i dati per singolo centro di studi ma complessivamente, ed emerge una percentuale allarmante: circa il 60% di coloro che si iscrivono per conseguire l’agognata laurea abbandonano dopo svariati e inutili anni. Non richiamiamo qui tanti altri elementi negativi del nostro sistema formativo. Da noi non esiste come altrove una forte cultura della valutazione, intesa non solo come strumento di controllo, ma piuttosto come mezzo per focalizzare i punti di forza e di debolezza sui quali intervenire. La qualità della scuola è sicuramente un elemento cruciale per il miglioramento del sistema Paese. Tutte le problematiche emerse dall’indagine “Education at a Glance 2004” sono state presentate a Roma da Andreas Schleicher, direttore analisi statistiche dell’OCSE. Chi desiderasse approfondire questa materia può visionare il sito www.oecd.org. L'impoverimento della qualità degli insegnanti, l'aumento eccessivo del personale soprattutto non docente, la carenza di professori di materie scientifiche, le elevate percentuali di abbandono scolastico e universitario, in uno alla complessiva perdita di prestigio per tale professione, sono certamente gli aspetti principali da affrontare per tentare di modificare il nostro Belpaese, restituirgli la voglia di competere e, finalmente, la possibilità di tornare a vincere, non solo con le Ferrari.


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