ARCHIVIO COSTOZERO

 
Cerca nel sito



Vai al numero in corso


  Dicembre 2012

Articoli n° 8
OTTOBRE 2004
 

CONFINDUSTRIA - Home Page
stampa l'articolo stampa l'articolo

una seconda giovinezza per il paese
a capri LA CONVENTION DEI G.I.

Un ritratto a tinte forti di un’Italia che deve ripartire e guardare avanti

a cura della Redazione Costozero

Un sistema economico sotto sforzo, in affanno, che non vive un buon momento. Nonostante le innegabili difficoltà congiunturali e i problemi nell'agganciare la ripresa internazionale, il Movimento dei Giovani Imprenditori continua con impegno a far sì che buone idee si trasformino in grandi imprese.

Anna Maria Artoni
Presidente Giovani Imprenditori Confindustria
a.artoni@confindustria.it


Nel Convegno di Santa Margherita Ligure i Giovani Imprenditori hanno lanciato la sfida del nuovo patto tra generazioni.
L'Italia è un Paese con i capelli bianchi: il tasso di natalità è tra i più bassi al mondo, la nostra popolazione è la più vecchia dell'intero pianeta. Se a ciò aggiungiamo il grave squilibrio che caratterizza il welfare italiano, che offre pochi strumenti e ancor meno risorse a giovani e donne concentrando gli interventi sulle generazioni più anziane, disegniamo il ritratto di un Paese incapace di investire sul futuro. Ecco perché pensiamo sia necessario "rovesciare la piramide" - demografica ed economica - mediante un patto tra generazioni che consenta all'Italia di liberare energie nuove e di costruire una vera "democrazia economica", allargando la platea di chi partecipa al circuito virtuoso dell'occupazione e del benessere.
Il nemico numero uno è l'immobilismo sociale. Cos'è e in che modo si combatte?
è la tendenza delle "classi" sociali a riprodurre se stesse in modo autoreferenziale, senza dare l'opportunità a chi merita di salire i gradini della "scala sociale". Le statistiche ci dicono che in Italia i figli degli operai fanno quasi sempre gli operai e che i livelli di istruzione più alti sono raggiunti soprattutto da giovani appartenenti ai ceti benestanti. Tutto ciò rappresenta un freno non solo alla crescita sociale ma anche alla capacità di sviluppo economico del Paese. Per combattere l'immobilismo sociale è necessario moltiplicare le opportunità di crescita individuale. Se avremo il coraggio di innovare il modello sociale europeo, investendo sulla qualità della formazione e combattendo l'esclusione sociale, daremo alle nostre imprese la possibilità di rafforzare la presenza in Italia di produzioni e funzioni aziendali ad alto valore aggiunto, le uniche in grado di garantire un futuro al sistema-Italia.
Il Mezzogiorno è messo a dura prova dalla concorrenza dei Paesi dell'Est. Come è possibile restituire attrattività a un territorio in difficoltà da troppo tempo?
Investendo anzitutto su infrastrutture efficienti: la dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno risulta pari soltanto al 40% di quella delle regioni settentrionali. Il Sud può sfruttare la chance offerta dalle "autostrade del mare", entrate nella lista prioritaria dei progetti approvati in sede europea. Investire in questa direzione aprirebbe alle imprese meridionali nuovi mercati, rendendole protagoniste del bacino del Mediterraneo. Importanti sarebbero un trattamento fiscale agevolato per le aziende che investono al Sud e politiche mirate alla valorizzazione di una straordinaria risorsa "naturale" come il turismo.
Il capitalismo familiare rappresenta ancora una forza per il nostro sistema economico?
Per rilanciare l’economia non si può prescindere dal capitalismo familiare, che ne rappresenta la spina dorsale. I nostri veri "campioni nazionali" sono oggi le medie aziende capaci di raggiungere posizioni di leadership sui mercati internazionali, così come le filiere di piccole imprese che puntano sulla qualità e sulla riconoscibilità del prodotto. Per quanto riguarda la struttura azionaria e finanziaria delle aziende, sono però convinta della necessità di una "svolta culturale". Molti imprenditori sono ancora vittime della "sindrome del 51%", di quel timore di perdere il controllo assoluto dell'impresa che spesso impedisce di percorrere strade come la quotazione in Borsa, l'uso di strumenti finanziari innovativi o l'ingresso di partner finanziari nel capitale azionario della propria azienda. Ciò limita fortemente le possibilità di crescita e rende difficile il raggiungimento delle dimensioni necessarie per competere.
L'Europa a diverse velocità: rallentano Germania e Italia, mentre Regno Unito e Spagna avanzano. Guardando avanti, cosa vede per il nostro Paese?
Continuo a essere ottimista sulle sorti del Paese, nonostante le evidenti difficoltà nell'agganciare la ripresa internazionale. Un anno fa, a Capri, i Giovani Imprenditori hanno messo in guardia dal "declino psicologico" che rischia di attanagliare l'Italia, proponendo un nuovo modello di sviluppo capace di dare al Paese un "nuovo Rinascimento". Non è solo una splendida utopia. Abbiamo le potenzialità per conquistare una collocazione vincente nella nuova distribuzione internazionale delle produzioni e delle competenze. Dobbiamo però iniziare a sfruttare le sinergie tra i protagonisti dello sviluppo - aziende, sindacati, banche e Università - per attrarre cervelli, spostare le produzioni sui punti più alti delle filiere, migliorare la proiezione internazionale delle nostre imprese.
di Vito Salerno

Carmen Verderosa
Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Campania
giovani@confindustria.campania.it


Nel suo programma lei auspica la realizzazione di uno "sviluppo armonico". Cosa intende dire?

La funzione dei giovani imprenditori, non solo della Campania, è proprio quella di favorire uno sviluppo armonico, unendo la logica aziendale alla qualità della vita, la responsabilità sociale alla tutela dell'ambiente. In quest'ottica l'impresa diventa un patrimonio per la società, e la ricchezza e il profitto i pilastri di un moderno capitalismo, per rendere il mondo più equo.
Che cosa significa oggi "cultura d'impresa"?
Valorizzare la cultura d'impresa è uno degli impegni principali del nostro mandato come Presidente dei Giovani Imprenditori della Campania. Dobbiamo essere i veri animatori di una cultura che abbia nell'impresa il suo cuore. Un'impresa guidata dai valori in cui crediamo, che si confronti con il mercato e la qualità, che ne sono ineludibili metri di valutazione, che si fondi sulla trasparenza gestionale, che recuperi le antiche tradizioni modernizzandole alla luce delle nuove tecnologie, ma soprattutto che punti alla salvaguardia dell'ambiente e alla produzione della ricchezza per assicurare il benessere della collettività. È questa per noi l'impresa da tutelare.
Lei ha definito decisivo il tema dell'informazione, dichiarando che le testate nazionali non dedicano sufficiente spazio al Mezzogiorno.
Riteniamo che sia un grande problema. L'informazione è un bene di tutti e deve essere più aperta, plurale e integrata. Abbiamo ritenuto opportuno accendere un focus su questo punto. Nella nostra regione ci sono tante testate, alcune di ottimo livello, ma i grandi giornali nazionali continuano a far capo a determinate cordate che nulla hanno a che fare con il Sud. Crediamo opportuno svolgere qualche riflessione relativa all’evidenza che le iniziative emergenti e il nuovo Mezzogiorno non trovano spazio sui quotidiani nazionali, e ci domandiamo se questo è dovuto alla proprietà collegata ad altre regioni.
Quali sono i progetti avviati nel campo della formazione?
Le iniziative in questo campo sono tante e portate avanti da tutte le province campane, tra cui in particolar modo quella di Salerno. Vogliamo valorizzare le esperienze locali inquadrandole in un'ottica regionale, fare tesoro delle buone pratiche sperimentate e darne maggiore visibilità.
Come ripensare il concetto di leadership aziendale?
Abbiamo voluto dedicare grande attenzione a questo tema collegandolo con l'innovazione. Partendo da una domanda: il nanismo imprenditoriale è figlio della volontà degli imprenditori di prima generazione restii a delegare? Siamo partiti da qui con delle considerazioni sull'innovazione, che non va considerata solo di processo o di prodotto, ma anche come rivisitazione del concetto e della gestione della leadership. è necessaria una maggiore partecipazione, una distribuzione orizzontale del potere senza per questo intaccare la capacità di chi istituzionalmente è tenuto a decidere. Siamo convinti, infatti, che l’innovazione nelle imprese familiari presupponga la netta separazione tra proprietà e gestione dell'azienda. Le imprese familiari rappresentano comunque un grandissimo patrimonio da valorizzare del nostro sistema socio-economico.
di Raffaella Venerando

Rossella Paliotto
Presidente Giovani Imprenditori Unione Industriali Napoli
rossella.paliotto@virgilio.it



Cosa rappresenta per i Giovani Imprenditori l'appuntamento annuale di Capri?

è l'occasione per fare il punto della situazione su alcune tematiche prescelte, che rappresentano argomenti di interesse prioritario per lo sviluppo della classe imprenditoriale e manageriale italiana. I temi, come nello spirito del Movimento, vogliono essere di stimolo e anche provocatori per un confronto aperto con tutte le parti sociali, al fine di farne scaturire nuove linee di orientamento e azione.
Quali le attività realizzate dal gruppo G.I. di Napoli?
Tante tra cui le più significative:
- il ciclo di 8 seminari, organizzati con la Fondazione "Centesimus Annus-Pro Pontifice", che hanno trattato argomenti di rilevanza per l'imprenditore che ha interesse a interagire nella sua realtà secondo regole di eticità e i principi del cristianesimo, alla luce della II enciclica papale;
- il convegno di presentazione della ricerca "L'impresa di padre in figlio", commissionata dal gruppo G.I. a un team di esperti. Lo studio ha analizzato, nel dettaglio, la delicata problematica del passaggio generazionale nell'impresa con tutti i risvolti psicologici che esso implica;
- il progetto di comunicazione ambientale "Gennarino Nettur-bino", una serie di spettacoli teatrali per alcune scuole elementari, con il patrocinio dell'Assessorato all'Ambiente della Provincia di Napoli. L'obiettivo è stato la sensibilizzazione dei piccoli spettatori alle tematiche del riciclaggio, la tutela e il rispetto dell'ambiente. A breve partirà la seconda edizione;
- il progetto "Studiare l'impresa, l'impresa di studiare", di formazione alla cultura d'impresa e con finalità di orientamento, rivolto agli studenti dell'ultimo anno degli Istituti Superiori. É stato realizzato in collaborazione con la Direzione Scolastica Regionale e ha riguardato 18 Istituti scolastici della provincia di Napoli. Imprenditori, manager, esperti di finanza hanno tenuto le docenze e testimoniato le proprie esperienze;
- il progetto "Finanza d'impresa- strumenti per la gestione della crescita aziendale", realizzato in partnership con i più importanti Istituti Bancari, indirizzato all'imprenditore che deve guardare alla gestione finanziaria dell’azienda con crescente attenzione, fino a considerarla fondamentale area strategica per la vita della propria impresa;
- la trasmissione radiofonica "Un giovane minuto", nella quale vengono realizzate interviste a giovani imprenditori su tematiche di interesse economico-istituzionale inerenti i lavori delle Commissioni attivate all'interno dei G.I..
Come limitare il fenomeno crescente della fuga dei cervelli dai nostri territori?
è un problema che si risolve unicamente rendendo il territorio locale e nazionale più appetibile, in particolare, sotto il profilo dello spazio e delle risorse da destinare all'innovazione, alla ricerca e allo sviluppo tecnologico. Questo è il solo modo per ottenere un vero rilancio competitivo dell'industria nel Paese. La premessa è un'intensa collaborazione tra imprese, centri di ricerca e università.
Cosa chiedono i G.I. di Napoli all'amministrazione regionale?
I Giovani Imprenditori chiedono all'amministrazione regionale di - incrementare il dialogo, il confronto e l'interazione con la realtà imprenditoriale locale; troppo spesso, infatti, decisioni di tipo strategico sono prese senza l'opportuno coinvolgimento degli imprenditori che ne risentono fortemente. Continuare, inoltre, a lavorare con sempre maggior determinazione per portare la Campania in ambiti internazionali. Questo vuol dire sia stimolare i processi di internazionalizzazione delle imprese locali, sia attirare investimenti esteri sul territorio campano. Incrementare, poi, le infrastrutture ed esercitare un maggior controllo sul territorio, rendendolo molto più sicuro. Eliminare l'ingerenza di gruppi camorristici in interessi economici che riguardano lo sviluppo del territorio, sono alcune tra le più importanti azioni da realizzare, e delle quali si parla da troppo tempo.
di Paolo Battista

Antonio Ilardi
Presidente Giovani Imprenditori Assindustria Salerno
ilardi@tin.it


La prossima sarà la sua ultima convention caprese da Presidente dei Giovani Imprenditori Salernitani. È tempo di bilanci: un voto all'esperienza personale e uno alle attività svolte dal Gruppo.
È una risposta difficile. È sempre imbarazzante valutare se stessi e lo è ancor di più quando il giudizio coinvolge una responsabilità che si esplicita nella leadership di un Gruppo. Credo in realtà siano altri a dovere stimare qualità e quantità delle attività svolte. Posso solo attribuire un 10 meritato a quanti mi sono stati vicini in questa esperienza offrendo un contributo importante di idee e di azione. Mi riferisco in primo luogo ai colleghi dotati di ruoli associativi ma anche a quanti hanno promosso e partecipato a vario titolo alle iniziative del Movimento. Abbiamo raramente convocato Direttivi ristretti agli eletti, preferendo proseguire l'opzione dei Direttivi allargati. Abbiamo così favorito il coinvolgimento di tutti e la crescita di un operoso spirito di amicizia. Il ruolo assunto da tanti Giovani Imprenditori nell'Associa-zione degli Industriali della Provincia di Salerno e il raddoppio degli iscritti - dai circa a cento del 2000 ai quasi duecento di oggi - sono testimonianza evidente della maturazione di una esperienza.
Come creare condizioni di convenienza nella nostra provincia?
Esaltando le convenienze immateriali che potremmo brevemente sintetizzare in alcuni punti: serenità e operosità del sistema politico-istituzionale, rapidità dell'apparato burocratico nell'offrire risposte alle imprese, solide connessioni con il sistema dell'education e della ricerca, capacità di adottare una visione matura delle dinamiche territoriali.
Punti di forza e limiti del tessuto industriale salernitano.
Un punto di forza tradizionale è la tipicità delle produzioni. Oggi un ulteriore elemento di attrazione che va consolidandosi è, certamente, il sistema della portualità commerciale. Entrambi sono esaltati dalla tenacità degli imprenditori. Per quanto riguarda i punti di debolezza, ometterei ogni riferimento ai problemi atavici del Paese e delle aree meridionali. Richiamerei, invece, senz'altro l'attenzione sulla particolare propensione al conflitto non disgiunto da una storica tensione al confronto sui ruoli più che sui programmi.
Un suo giudizio sulla nuova legge regionale per l'imprenditoria giovanile.
Gli scettici dell'antica Grecia praticavano l'Epokè, la sospensione del giudizio. Mi associo a quella Scuola di pensiero nell'auspicio che si possano presto apprezzare i frutti del nuovo regime di aiuti ai nastri di partenza.
di Raffaella Venerando

Download PDF
Costozero: scarica la rivista in formato .pdf
Ottobre - 5.735 Kb
 

Cheap oakleys sunglassesReplica Watcheswholesale soccer jerseyswholesale jerseysnike free 3.0nike free runautocadtrx suspension trainingbuy backlinks
Direzione e Redazione: Assindustria Salerno Service s.r.l.
Via Madonna di Fatima 194 - 84129 Salerno - Tel. (++39) 089.335408 - Fax (++39) 089.5223007
Partita Iva 03971170653 - redazione@costozero.it