una seconda giovinezza per il paese
a capri LA CONVENTION DEI G.I.
Un ritratto a tinte forti di un’Italia che deve ripartire e guardare
avanti
a cura della Redazione Costozero
Un sistema economico sotto sforzo, in affanno, che non vive
un buon momento. Nonostante le innegabili difficoltà congiunturali
e i problemi nell'agganciare la ripresa internazionale, il
Movimento dei Giovani Imprenditori continua con impegno a far
sì che buone idee si trasformino in grandi imprese.
Anna
Maria Artoni
Presidente Giovani Imprenditori Confindustria
a.artoni@confindustria.it
Nel Convegno di Santa Margherita Ligure i Giovani
Imprenditori hanno lanciato la sfida del nuovo patto tra generazioni.
L'Italia è un Paese con i capelli bianchi: il tasso di natalità è tra
i più bassi al mondo, la nostra popolazione è la più vecchia
dell'intero pianeta. Se a ciò aggiungiamo il grave squilibrio che
caratterizza il welfare italiano, che offre pochi strumenti e ancor meno
risorse a giovani e donne concentrando gli interventi sulle generazioni
più anziane, disegniamo il ritratto di un Paese incapace di investire
sul futuro. Ecco perché pensiamo sia necessario "rovesciare
la piramide" - demografica ed economica - mediante un patto tra generazioni
che consenta all'Italia di liberare energie nuove e di costruire una vera "democrazia
economica", allargando la platea di chi partecipa al circuito virtuoso
dell'occupazione e del benessere.
Il nemico numero uno è l'immobilismo sociale. Cos'è e
in che modo si combatte?
è la tendenza delle "classi" sociali a riprodurre se stesse
in modo autoreferenziale, senza dare l'opportunità a chi merita di
salire i gradini della "scala sociale". Le statistiche ci dicono
che in Italia i figli degli operai fanno quasi sempre gli operai e che i livelli
di istruzione più alti sono raggiunti soprattutto da giovani appartenenti
ai ceti benestanti. Tutto ciò rappresenta un freno non solo alla crescita
sociale ma anche alla capacità di sviluppo economico del Paese. Per
combattere l'immobilismo sociale è necessario moltiplicare le opportunità di
crescita individuale. Se avremo il coraggio di innovare il modello sociale
europeo, investendo sulla qualità della formazione e combattendo l'esclusione
sociale, daremo alle nostre imprese la possibilità di rafforzare
la presenza in Italia di produzioni e funzioni aziendali ad alto valore
aggiunto, le uniche in grado di garantire un futuro al sistema-Italia.
Il Mezzogiorno è messo a dura prova dalla concorrenza dei Paesi dell'Est.
Come è possibile restituire attrattività a un territorio in
difficoltà da troppo tempo?
Investendo anzitutto su infrastrutture efficienti: la dotazione infrastrutturale
del Mezzogiorno risulta pari soltanto al 40% di quella delle regioni
settentrionali. Il Sud può sfruttare la chance offerta dalle "autostrade del
mare", entrate nella lista prioritaria dei progetti approvati in sede
europea. Investire in questa direzione aprirebbe alle imprese meridionali
nuovi mercati, rendendole protagoniste del bacino del Mediterraneo. Importanti
sarebbero un trattamento fiscale agevolato per le aziende che investono
al Sud e politiche mirate alla valorizzazione di una straordinaria risorsa "naturale" come
il turismo.
Il capitalismo familiare rappresenta ancora una forza per il nostro sistema
economico?
Per rilanciare l’economia non si può prescindere dal capitalismo
familiare, che ne rappresenta la spina dorsale. I nostri veri "campioni
nazionali" sono oggi le medie aziende capaci di raggiungere posizioni
di leadership sui mercati internazionali, così come le filiere di
piccole imprese che puntano sulla qualità e sulla riconoscibilità del
prodotto. Per quanto riguarda la struttura azionaria e finanziaria delle
aziende, sono però convinta della necessità di una "svolta
culturale". Molti imprenditori sono ancora vittime della "sindrome
del 51%", di quel timore di perdere il controllo assoluto dell'impresa
che spesso impedisce di percorrere strade come la quotazione in Borsa, l'uso
di strumenti finanziari innovativi o l'ingresso di partner finanziari nel
capitale azionario della propria azienda. Ciò limita fortemente le
possibilità di crescita e rende difficile il raggiungimento delle
dimensioni necessarie per competere.
L'Europa a diverse velocità: rallentano Germania
e Italia, mentre Regno Unito e Spagna avanzano. Guardando avanti, cosa
vede per il nostro Paese?
Continuo a essere ottimista sulle sorti del Paese, nonostante le evidenti
difficoltà nell'agganciare la ripresa internazionale. Un anno fa,
a Capri, i Giovani Imprenditori hanno messo in guardia dal "declino
psicologico" che rischia di attanagliare l'Italia, proponendo un nuovo
modello di sviluppo capace di dare al Paese un "nuovo Rinascimento".
Non è solo una splendida utopia. Abbiamo le potenzialità per
conquistare una collocazione vincente nella nuova distribuzione internazionale
delle produzioni e delle competenze. Dobbiamo però iniziare a sfruttare
le sinergie tra i protagonisti dello sviluppo - aziende, sindacati, banche
e Università - per attrarre cervelli, spostare le produzioni sui
punti più alti delle filiere, migliorare la proiezione internazionale
delle nostre imprese.
di Vito Salerno
Carmen
Verderosa
Presidente Giovani Imprenditori Confindustria Campania
giovani@confindustria.campania.it
Nel suo programma lei auspica la realizzazione di
uno "sviluppo armonico".
Cosa intende dire?
La funzione dei giovani imprenditori, non solo della Campania, è proprio
quella di favorire uno sviluppo armonico, unendo la logica aziendale alla
qualità della vita, la responsabilità sociale alla tutela
dell'ambiente. In quest'ottica l'impresa diventa un patrimonio per la società,
e la ricchezza e il profitto i pilastri di un moderno capitalismo, per rendere
il mondo più equo.
Che cosa significa oggi "cultura d'impresa"?
Valorizzare la cultura d'impresa è uno degli impegni principali del
nostro mandato come Presidente dei Giovani Imprenditori della Campania.
Dobbiamo essere i veri animatori di una cultura che abbia nell'impresa il
suo cuore. Un'impresa guidata dai valori in cui crediamo, che si confronti
con il mercato e la qualità, che ne sono ineludibili metri di valutazione,
che si fondi sulla trasparenza gestionale, che recuperi le antiche tradizioni
modernizzandole alla luce delle nuove tecnologie, ma soprattutto che punti
alla salvaguardia dell'ambiente e alla produzione della ricchezza per assicurare
il benessere della collettività. È questa per noi l'impresa
da tutelare.
Lei ha definito decisivo il tema dell'informazione, dichiarando che le
testate nazionali non dedicano sufficiente spazio al Mezzogiorno.
Riteniamo che sia un grande problema. L'informazione è un bene di
tutti e deve essere più aperta, plurale e integrata. Abbiamo ritenuto
opportuno accendere un focus su questo punto. Nella nostra regione ci sono
tante testate, alcune di ottimo livello, ma i grandi giornali nazionali
continuano a far capo a determinate cordate che nulla hanno a che fare con
il Sud. Crediamo opportuno svolgere qualche riflessione relativa all’evidenza
che le iniziative emergenti e il nuovo Mezzogiorno non trovano spazio sui
quotidiani nazionali, e ci domandiamo se questo è dovuto alla proprietà collegata
ad altre regioni.
Quali sono i progetti avviati nel campo della formazione?
Le iniziative in questo campo sono tante e portate avanti da tutte le
province campane, tra cui in particolar modo quella di Salerno. Vogliamo
valorizzare le esperienze locali inquadrandole in un'ottica regionale, fare
tesoro delle buone pratiche sperimentate e darne maggiore visibilità.
Come ripensare il concetto di leadership aziendale?
Abbiamo voluto dedicare grande attenzione a questo tema collegandolo
con l'innovazione. Partendo da una domanda: il nanismo imprenditoriale è figlio
della volontà degli imprenditori di prima generazione restii a delegare?
Siamo partiti da qui con delle considerazioni sull'innovazione, che non
va considerata solo di processo o di prodotto, ma anche come rivisitazione
del concetto e della gestione della leadership. è necessaria una
maggiore partecipazione, una distribuzione orizzontale del potere senza
per questo intaccare la capacità di chi istituzionalmente è tenuto
a decidere. Siamo convinti, infatti, che l’innovazione nelle imprese
familiari presupponga la netta separazione tra proprietà e gestione
dell'azienda. Le imprese familiari rappresentano comunque un grandissimo
patrimonio da valorizzare del nostro sistema socio-economico.
di Raffaella Venerando
Rossella Paliotto
Presidente Giovani Imprenditori Unione Industriali Napoli
rossella.paliotto@virgilio.it
Cosa rappresenta per i Giovani Imprenditori l'appuntamento annuale di
Capri?
è l'occasione per fare il punto della situazione su alcune tematiche
prescelte, che rappresentano argomenti di interesse prioritario per lo sviluppo
della classe imprenditoriale e manageriale italiana. I temi, come nello spirito
del Movimento, vogliono essere di stimolo e anche provocatori per un confronto
aperto con tutte le parti sociali, al fine di farne scaturire nuove linee
di orientamento e azione.
Quali le attività realizzate dal gruppo G.I.
di Napoli?
Tante tra cui le più significative:
- il ciclo di 8 seminari, organizzati con la Fondazione "Centesimus
Annus-Pro Pontifice", che hanno trattato argomenti di rilevanza per
l'imprenditore che ha interesse a interagire nella sua realtà secondo
regole di eticità e i principi del cristianesimo, alla luce della
II enciclica papale;
- il convegno di presentazione della ricerca "L'impresa di padre in
figlio", commissionata dal gruppo G.I. a un team di esperti. Lo studio
ha analizzato, nel dettaglio, la delicata problematica del passaggio generazionale
nell'impresa con tutti i risvolti psicologici che esso implica;
- il progetto di comunicazione ambientale "Gennarino Nettur-bino",
una serie di spettacoli teatrali per alcune scuole elementari, con il patrocinio
dell'Assessorato all'Ambiente della Provincia di Napoli. L'obiettivo è stato
la sensibilizzazione dei piccoli spettatori alle tematiche del riciclaggio,
la tutela e il rispetto dell'ambiente. A breve partirà la seconda
edizione;
- il progetto "Studiare l'impresa, l'impresa di studiare", di
formazione alla cultura d'impresa e con finalità di orientamento,
rivolto agli studenti dell'ultimo anno degli Istituti Superiori. É stato
realizzato in collaborazione con la Direzione Scolastica Regionale e ha
riguardato 18 Istituti scolastici della provincia di Napoli. Imprenditori,
manager, esperti di finanza hanno tenuto le docenze e testimoniato le proprie
esperienze;
- il progetto "Finanza d'impresa- strumenti per la gestione della crescita
aziendale", realizzato in partnership con i più importanti Istituti
Bancari, indirizzato all'imprenditore che deve guardare alla gestione finanziaria
dell’azienda con crescente attenzione, fino a considerarla fondamentale
area strategica per la vita della propria impresa;
- la trasmissione radiofonica "Un giovane minuto", nella quale
vengono realizzate interviste a giovani imprenditori su tematiche di interesse
economico-istituzionale inerenti i lavori delle Commissioni attivate all'interno
dei G.I..
Come limitare il fenomeno crescente della fuga dei cervelli dai nostri
territori?
è un problema che si risolve unicamente rendendo il territorio locale
e nazionale più appetibile, in particolare, sotto il profilo dello
spazio e delle risorse da destinare all'innovazione, alla ricerca e allo sviluppo
tecnologico. Questo è il solo modo per ottenere un vero rilancio competitivo
dell'industria nel Paese. La premessa è un'intensa collaborazione tra
imprese, centri di ricerca e università.
Cosa chiedono i G.I. di Napoli all'amministrazione regionale?
I Giovani Imprenditori chiedono all'amministrazione regionale di - incrementare
il dialogo, il confronto e l'interazione con la realtà imprenditoriale
locale; troppo spesso, infatti, decisioni di tipo strategico sono prese
senza l'opportuno coinvolgimento degli imprenditori che ne risentono fortemente.
Continuare, inoltre, a lavorare con sempre maggior determinazione per portare
la Campania in ambiti internazionali. Questo vuol dire sia stimolare i processi
di internazionalizzazione delle imprese locali, sia attirare investimenti
esteri sul territorio campano. Incrementare, poi, le infrastrutture ed esercitare
un maggior controllo sul territorio, rendendolo molto più sicuro.
Eliminare l'ingerenza di gruppi camorristici in interessi economici che
riguardano lo sviluppo del territorio, sono alcune tra le più importanti
azioni da realizzare, e delle quali si parla da troppo tempo.
di Paolo Battista
Antonio
Ilardi
Presidente Giovani Imprenditori Assindustria Salerno
ilardi@tin.it
La prossima sarà la sua ultima convention caprese da Presidente
dei Giovani Imprenditori Salernitani. È tempo di bilanci: un voto
all'esperienza personale e uno alle attività svolte dal Gruppo.
È una risposta difficile. È sempre imbarazzante valutare se
stessi e lo è ancor di più quando il giudizio coinvolge una
responsabilità che si esplicita nella leadership di un Gruppo. Credo
in realtà siano altri a dovere stimare qualità e quantità delle
attività svolte. Posso solo attribuire un 10 meritato a quanti mi sono
stati vicini in questa esperienza offrendo un contributo importante di idee
e di azione. Mi riferisco in primo luogo ai colleghi dotati di ruoli associativi
ma anche a quanti hanno promosso e partecipato a vario titolo alle iniziative
del Movimento. Abbiamo raramente convocato Direttivi ristretti agli eletti,
preferendo proseguire l'opzione dei Direttivi allargati. Abbiamo così favorito
il coinvolgimento di tutti e la crescita di un operoso spirito di amicizia.
Il ruolo assunto da tanti Giovani Imprenditori nell'Associa-zione degli
Industriali della Provincia di Salerno e il raddoppio degli iscritti - dai
circa a cento del 2000 ai quasi duecento di oggi - sono testimonianza evidente
della maturazione di una esperienza.
Come creare condizioni di convenienza nella nostra provincia?
Esaltando le convenienze immateriali che potremmo brevemente sintetizzare
in alcuni punti: serenità e operosità del sistema politico-istituzionale,
rapidità dell'apparato burocratico nell'offrire risposte alle imprese,
solide connessioni con il sistema dell'education e della ricerca, capacità di
adottare una visione matura delle dinamiche territoriali.
Punti di forza e limiti del tessuto industriale salernitano.
Un punto di forza tradizionale è la tipicità delle produzioni.
Oggi un ulteriore elemento di attrazione che va consolidandosi è,
certamente, il sistema della portualità commerciale. Entrambi sono
esaltati dalla tenacità degli imprenditori. Per quanto riguarda i
punti di debolezza, ometterei ogni riferimento ai problemi atavici del Paese
e delle aree meridionali. Richiamerei, invece, senz'altro l'attenzione sulla
particolare propensione al conflitto non disgiunto da una storica tensione
al confronto sui ruoli più che sui programmi.
Un suo giudizio sulla nuova legge regionale per l'imprenditoria
giovanile.
Gli scettici dell'antica Grecia praticavano l'Epokè, la sospensione
del giudizio. Mi associo a quella Scuola di pensiero nell'auspicio che
si possano presto apprezzare i frutti del nuovo regime di aiuti ai nastri
di partenza.
di Raffaella Venerando
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