IL VARIEGATO MONDO DELL’ARCHITETTURA
BISOGNO DI BENESSERE NELL’ABITARE
Viaggio alla scoperta di una realtà complessa e affascinante
Stefano Castelli
Gattinara
Architetto Studio Castelli Gattinara
scg@aconet.it
Da
questo numero ha inizio la nostra collaborazione con la rivista dell’Associazione
Industriali della Provincia di Salerno "Costozero".
Gli interventi inseriti nella rubrica “Edilizia Industriale” affronteranno
varie tematiche legate al mondo dell'architettura; si cercherà, inoltre,
di evidenziare come questa realtà sia molto più vicina di quanto
possa apparire e condizioni tutti gli aspetti del vivere quotidiano. Il nostro
staff è formato da varie professionalità tra loro sinergiche, consolidate
ormai da anni di lavoro in equipe. In ognuna di esse è riconoscibile una
specifica competenza ma, in tutte, il filo conduttore è l'architettura.
Il nostro modo di percepire, vivere e fare architettura emergerà in questi
incontri mensili nei quali cercheremo di descrivere una realtà che per
la sua astrattezza e non tangibilità può risultare difficilmente
comprensibile.
Lo staff funziona come una piccola azienda con la particolarità di creare
un "prodotto" di cui molti pensano di poter fare a meno. L'importanza
del nostro operare si apprezza nel momento in cui ci si trova a fruire di spazi
realizzati da chi studia come gestirli e ricerca in essi la soluzione ottimale
tra una data esigenza e il soddisfacimento della stessa.
Capita sovente di vivere abitazioni e luoghi non strutturati su bisogni individuali;
ci adeguiamo facendo prevalere nelle scelte, troppo spesso, solo i fattori economici.
Il risultato è che penalizziamo proprio ciò da cui dovremmo attingere
benessere: ambiente, collocazione, esposizione, ampiezza e altro. Naturalmente
poi, nel nostro essere umani, ci adattiamo e "orniamo" i nostri luoghi
con quegli oggetti cui deleghiamo il compito di fornirci familiarità e
la sensazione di stare bene...Ci accontentiamo così, non percependo che
la primaria fonte di malessere, stress e malumore deriva proprio dal fatto che
viviamo in luoghi a noi non idonei. Il nostro inconscio percepisce questa situazione
e ci manda messaggi che quasi sempre non vengono interpretati nella maniera corretta.
Stessa identica cosa accade con i luoghi in cui lavoriamo, anche se, negli ultimi
anni, in questo campo si è registrata una maggiore tutela grazie a normative
che impongono dei precisi standards in cui sono presenti componenti ambientali,
percettive, illuminotecniche, ergonomiche, che vengono applicate in modo didascalico.
Difficilmente si trova la giusta considerazione per la componente "umana" dell'io
quale punto di partenza per ottenere un soddisfacimento più ampio e completo
del bisogno di benessere nell'abitare, poiché mai ci si ricorda che detti
standards rappresentano il minimo inderogabile da cui partire. Abbiamo cercato,
in questa breve introduzione, di comunicare il modo di affrontare le problematiche
legate a quel vivere quotidiano di cui in apertura. Nei prossimi incontri approfondiremo
sia questi che altri argomenti spaziando dalla casa alla fabbrica, dalla tecnologia
al design, dalla normativa alla bioarchitettura, dalla cultura del riuso in edilizia
all'importanza del valore storico ambientale. Il nostro obiettivo non è quello
di aggiungere ulteriori tasselli al mosaico dell'infinita letteratura che esiste
in questo campo. Esso nasce dall'esigenza di cercare e trovare un interlocutore,
di porre delle domande, di raccontare le esperienze varie e affascinanti di professionisti
che ogni giorno si confrontano con un mondo di realtà diverse vissute
sul campo, alcune in un modo più concreto e altre, forse, in un ambito
più spirituale ma ambedue sempre con un unico tratto che le unisce, con
un'unica meta definitiva: l'emozione di plasmare, domare la materia, trovare
in essa un rapporto talmente intimo da ottenerne ogni possibile emozione. La
grande forza sta nel poter trasferire, poi, queste emozioni negli oggetti, nei
manufatti, negli edifici, nei luoghi, nel mondo e quindi trasmettere e far provare
quelle stesse emozioni alle persone di qualsiasi cultura e nazionalità.
L'evoluzione sociale, culturale e di costume influenza certamente le scelte progettuali
(dall'idea alla realizzazione, all'uso, allo smaltimento); essa è sempre
più attenta a quelle che sono le sfaccettature e le modalità d'uso
che ne farà il destinatario ultimo, tenuto conto del luogo di ultima destinazione;
infatti lo stesso prodotto deve andar bene a Roma come ad Hong Kong, essere utilizzato
dall'italiano come dal cinese con identica soddisfazione. L'influenza del sociale,
della globalizzazione, si ripercuote su tutti i fattori che condizionano un iter
progettuale (intendiamo per esso tutto il percorso che viene attraversato dal
momento in cui si manifesti una data esigenza, al momento in cui si dà soddisfacimento
ad essa). Naturalmente, grazie alle normative introdotte dalla Comunità Economica
Europea, quando affrontiamo una progettazione, di qualsiasi elemento essa tratti,
dall'oggetto all'edificio, occorrerà delineare il ciclo di vita dell'elemento
progettato. Questo ciclo di vita, erroneamente, sovente, si ferma al momento
in cui la data esigenza è soddisfatta. Dicevamo erroneamente, in quanto,
un corretto ciclo di vita deve riportare anche le fasi precedenti la realizzazione
e, posteriori, la fine d'uso dell'elemento. Ciò comporta la previsione
e la sensibilità del progettista nell'uso corretto di materie prime compatibili
con un giusto smaltimento e riuso e una buona tutela dell'ambiente. La stesura
a tavolino di un ciclo di vita corretto, parallelamente alla progettazione, ci
fornirà un sicuro risultato e la certezza che l'elemento prodotto corrisponderà ai
parametri esigenziali e normativi. É nell'abilità del committente
il rivolgersi a staff di progettisti che abbiano al loro interno tutte le professionalità occorrenti
alla corretta stesura del progetto. Un progetto architettonico, oggi, ha parametri
che spaziano in campi anche non limitrofi l'uno con l'altro. Spesso ci si avvale
di collaborazioni e pareri di sociologi, agronomi, specialisti in comunicazione
e quant'altro occorrente per portare il risultato finale in quota con il mondo
nel quale viviamo, una realtà in cui la sensazione che percepisco a livello
epidermico differisce da quella “ricevuta” a livello olfattivo, visivo.
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