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  Dicembre 2012

Articoli n° 8
OTTOBRE 2004
 

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PROGETTUALITÀ E INVESTIMENTI
PER UN TURISMO COMPETITIVO

Dal Cilento alla Costiera Amalfitana occorre fare sistema

Ugo Picarelli
Presidente Gruppo Turismo Assindustria Salerno
leadersas@tin.it


Turismo in crisi a casa nostra? Si, certo, perché non abbiamo favorito la crescita del nostro territorio attraverso lo sviluppo sostenibile di questa straordinaria risorsa, che poi nel caso della nostra provincia è patrimonio dell'umanità (vedi i riconoscimenti Unesco). Turismo in crisi nel mondo? No, in quanto l'OMT, Organizzazione Mondiale del Turismo, attesta per la stagione estiva un incremento del 4%. Nel primo semestre 2004, rispetto allo stesso periodo 2003, riscontriamo in Inghilterra un +13% di turisti dall'estero, in Germania un +5,5% di prenotazioni alberghiere, negli Stati Uniti un +17% di visitatori internazionali, in Spagna un +2,2% di turisti stranieri. In provincia di Salerno la crisi parte da lontano, non ha solo cause congiunturali ma è di natura strutturale. Risultano poco influenti gli investimenti pubblici (Palinuro express, incentivi per i tour operator russi, promozione turistica e tanto altro ancora) se di fatto la viabilità e l'accessibilità risultano essere un ostacolo per i pochi imprenditori turistici che fanno incoming. Ogni anno solo a pochi giorni dalla Pasqua viene varata l'ordinanza che regola il transito sulla statale costiera amalfitana. La costiera vive senza trovare soluzione a questo ormai annuale problema che riflette gli interessi contrastanti tra commercio e turismo, alimentati nel tempo da amministratori attratti dal voto elettorale e non dalla crescita della propria comunità. Ma l'uno non può esistere senza l'altro e il turismo oggi più che mai è un sistema che annovera componenti vitali quali la ristorazione, l'industria del divertimento, i beni culturali. Raccapricciante la relazione redatta dalla Capitaneria di Porto che mette in luce l'inadeguatezza e la carenza degli impianti di depurazione in una costiera amalfitana che ha nel mare il suo primario patrimonio: queste responsabilità dovrebbero determinare una presa di coscienza da parte degli operatori turistici a chiedere le dimissioni agli amministratori locali che hanno badato solo a governare la quotidianità senza alcuna capacità di pensare lo sviluppo in termini di sostenibilità. La nostra vocazione turistica non può consentire alle località mature e note al turismo internazionale di sottrarsi alla competitività e, se la crisi ancora non coinvolge l'offerta alberghiera di lusso, ci chiediamo per quanto ancora tali ambite strutture continueranno a soddisfare i propri clienti. Ecco perché la nostra offerta alberghiera in generale non riesce a decollare ma paga l'essere protagonista in negativo di un sistema debole, cui si aggiungono altri fattori: da una parte la ricettività del comparto turistico è perdente in fatto di Iva al 10% superiore a quella di altri competitori stranieri (dal 3 al 5%), di costo del lavoro, di lentezze burocratiche relative agli incentivi sugli investimenti, di vincoli paesaggistici datati che non consentono celeri e coerenti ammodernamenti, di legislazioni affrettate su bed & breakfast e agriturismi, di controlli inesistenti sugli stessi e sugli affittacamere che operano al di fuori delle regole in un panorama di concorrenza sleale; dall'altra é carente in termini di aggiornamento professionale e formazione, qualità del servizio, livello dei prezzi e risulta datata sia per gestione familiare che per struttura. Nel Cilento lo sviluppo non riesce a decollare perché la carenza infrastrutturale fa la differenza: aeroporto, rete stradale, collegamenti ferroviari, portualità sono da sempre problemi irrisolti e le progettualità legate all'area del Parco Nazionale disattese, con le giovani generazioni destinate a non poter cogliere le opportunità che gli strumenti comunitari e statali hanno dato all'Ente Parco. Molti purtroppo non riescono a concepire il turismo quale primaria risorsa di occupazione, nonostante gli ultimi dati Istat ci ricordino che la provincia ha un tasso di disoccupazione del 15%. Per non parlare di un altro scempio della stessa portata dell'inquinamento marino: l'immondizia lungo la litoranea di Pontecagnano, Eboli, Paestum, l'abbandono e la sporcizia nei pressi delle aree dei beni culturali sono sotto gli occhi di tutti e i nostri amministratori ci dicano almeno quale percorso dobbiamo consigliare ai nostri ospiti dal momento che non c'è alcuna volontà di superare questo problema che desta l'interesse solo delle principali testate internazionali con una ricaduta di immagine in negativo che penalizza poi ogni nostra promozione. I trend negativi, poi, vengono colti in ritardo o nemmeno considerati. A nessun operatore culturale o amministratore locale interessa il fatto che il Museo Archeologico Nazionale di Paestum abbia avuto un calo di presenze di circa 30.000 visitatori nel 2003 rispetto all'anno precedente, quando nel Mezzogiorno i musei archeologici di Napoli, Palermo, Agrigento hanno presentato un aumento di circa il 25%. Invece occorrerebbe guardare al patrimonio culturale come volano di sviluppo per rilanciare l'economia, un sempre più grande affare per le piccole e medie città del Nord, mentre al Sud la scommessa culturale rimane sospesa. Inoltre, tra i tanti investimenti destinati ad attirare turismo, quello sulla cultura alla fine si rivela tra i meno costosi. Un'ultima riflessione sulla città capoluogo della nostra provincia turistica va fatta, per non deludere quanti, colti dalla calura di agosto, hanno dibattuto nelle vesti di esperti di marketing turistico. Mi auguro che rimasti soli in città a vivere la nostra Salerno si siano lasciati andare al rimpianto di non essere riusciti a fare meglio attraverso il loro impegno. Lasciamo lavorare quanti da tempo si stanno impegnando per dare un’identità turistica alla Città che può crescere solo con il contributo di tutti, quello fattivo di investimenti, di scelte coerenti e non sovradimensionate, del camminare insieme. Rivitalizziamo il centro storico dando una destinazione alberghiera agli "edifici mondo", esclusivamente del tipo ostello o chambres francesi, partendo dalla considerazione che il turismo giovanile e la domanda turistica a bassa capacità di spesa pongono Salerno ad essere ambita per la sua posizione baricentrica alle due coste e a tanti attrattori. Agli amministratori l'impegno immediato di convocare le organizzazioni del settore che possono dare significativi contributi solo per il fatto che conoscono il mercato. A noi operatori il doveroso compito di farci trovare pronti per accompagnare questa crescita in termini di progettualità, qualità del servizio e rispetto delle regole. Iniziamo noi a dare il nostro esempio, perché gli uomini, non le case, fanno la città.

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