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  Dicembre 2012

Articoli n° 8
OTTOBRE 2004
 

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IL TEMA ENERGIA
QUALE FUTURO IN ITALIA E IN CAMPANIA?
Ridurre l’inquinamento garantendo lo sviluppo sociale ed economico

Roberto Napoli
Direttore Dipartimento Provinciale Salerno ARPAC
on.robertonapoli@libero.it

 

Il 30 agosto scorso a Telese, si è tenuto un convegno su "Energia: federalismo o globalizzazione". Presenti l'Onorevole Martusciello Sottosegretario al Ministero dell'Ambiente, l'Onorevole Pecoraro Scanio Presidente Nazionale dei Verdi, Ugo De Flaviis Assessore Ambiente Regione Campania, Pierluigi Berra Direttore Authority per l'energia e Andrea Bollino Presidente GRTN. Argomento attuale per tre motivi: l'approvazione in Parlamento della Legge Marzano sul riordino del settore energetico, la ripresa della discussione sulle Riforme Costituzionali e il prezzo del petrolio a circa 50 dollari al barile, per cui il tema dell'energia non è più considerato un argomento del "palazzo", ma esso tocca direttamente l'economia del Paese (settore produttivo) e quella di ogni singola famiglia. Per queste ragioni, riteniamo utile affrontare il futuro dell'energia in Italia e in Regione Campania. Lasciamo al Parlamento la decisione sull'eventuale modifica del Titolo V della Costituzione approvata nella precedente Legislatura, che ha previsto che lo Stato, tra le altre esclusive competenze, ha quella della "tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali", mentre la "produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia" è materia di legislazione concorrente tra Stato e Regione. Noi seguiremo con particolare attenzione le decisioni che il Parlamento assumerà, in un Paese come l'Italia, che non è autosufficiente e importa energia da altri Paesi. In Italia, secondo i dati del Ministero dell'Ambiente del 2002, le energie primarie sono così suddivise: petrolio 47%, gas 30%, rinnovabili 9%, solidi 8%, energia elettrica importata 6%. Quote rinnovabili: idro 55%, biomasse 31%, geotermia 7%, eolico 2%, solare più altre 5%. Nel 2003 in Italia la domanda di elettricità è cresciuta del 2,9%, rispetto al 2002. Il fabbisogno di energia è stato coperto per l'84,1% con la produzione nazionale (aumentata del 3,3%) e dalle importazioni (15,9%). Il fabbisogno è aumentato del 3,2% al Sud, del 3% al Centro e del 2,8% al Nord. Nel 1987 con referendum gli Italiani hanno detto "no al nucleare" ed è pertanto necessario in un Paese che deve produrre più energia e impegnarsi in un'efficace azione di risparmio energetico, pensare ad altre fonti di produzione nel rispetto dell'ambiente. Compito in teoria facile, nella realtà molto difficile come dimostra la vicenda del termovalorizzatore di Acerra, impianto che ha proprio lo scopo di bruciare le ecoballe derivanti dai sette CDR attivi in Campania e produrre energia elettrica. Infatti, la produzione di energia dai rifiuti rappresenta una risorsa dalle varie fonti rinnovabili, tra cui l'energia solare, eolica, fotovoltaica, idrogeno, geotermica e quella derivata dalle biomasse. In altri Paesi Europei, in particolare in Germania, Spagna e Danimarca la ricerca e lo sviluppo delle fonti rinnovabili hanno fatto notevoli passi avanti, soprattutto l'eolico e il solare. L'Italia deve impegnarsi di più nel produrre energia da fonti alternative ed è necessario sostenere tale politica energetica. Vediamo la situazione del sistema elettrico in Regione Campania. Ogni abitante della Campania consuma oltre 2.660 KWh per un totale di oltre 17 miliardi di KWh nel 2002, con un tasso di crescita 3,2%, superiore alla media nazionale del 2,8% annuo. Importiamo oltre l'80% dell'elettricità, visto che il parco di generazione regionale è sottodimensionato. Attualmente possiamo contare su 1.500 Mwe di potenza termoelettrica convenzionale con 22 impianti per lo più molto vecchi e poco efficienti, 1300 Mwe di centrali idroelettriche, a pompaggio, che funzionano solo di giorno, quando i consumi sono alti, mentre consumano l'energia per riportare l'acqua in quota durante la notte, 260 Mwe di campi eolici. Un dato questo molto interessante perché abbiamo quasi il 30% dell'eolico italiano. Questo sottodimensionamento, l'obsolescenza delle centrali, unite alla situazione di inefficienza della rete di dispacciamento si sono dimostrate un freno allo sviluppo, non solo per l'industria, ma anche per il turismo, il terziario e l'agricoltura. Per sopperire alla carenza di energia, dobbiamo trasportarla da altre Regioni e il trasporto ha un costo di dispersione pari circa al 3% ogni 100 chilometri. Questo significa generare oltre 400 milioni di KWh in più dei 14 miliardi effettivamente utilizzati nella Regione. Con una conseguenza: aumento del carico inquinante e del consumo di combustibili fossili a parità di energia consumata. E questo è un problema che riguarda tutti perché il carico inquinante delle tecnologie attuali di generazione è globale. Secondo perché non possiamo, da un punto di vista etico, scaricare i problemi di impatto ambientale su altre regioni o altre popolazioni. La Regione Campania ha messo a punto un piano fortemente innovativo che ha l'obiettivo di svincolare il sistema elettrico regionale dall'eccessiva dipendenza dai combustibili fossili. Al 2010, coprendo interamente il fabbisogno e le crescite previste dei consumi, avremo infatti:
un risparmio netto di 1.300.000 tonnellate di petrolio equivalenti pari ad una riduzione di fonti fossili del 14%; una riduzione del 17% delle emissioni di gas serra (Co2) pari a 4 milioni e duecentomila tonnellate anno. Il piano della Regione prevede che almeno il 25% del fabbisogno al 2010 sarà coperto da energia da fonti rinnovabili e dalla cogenerazione, con forti incentivi per lo sviluppo di queste tecnologie innovative, per un totale di oltre 700 mwe di nuova potenza installata. Ci saranno poi iniziative per promuovere il risparmio energetico tese sia verso i consumatori finali sia verso il mondo produttivo (industria, terziario, agricoltura e turismo). Per questi due primi interventi è stato stimato un investimento complessivo di circa 3.000 milioni di euro, non di provenienza pubblica. Quindi la Regione punta sull'ammo-dernamento delle vecchie centrali esistenti e sulla loro sostituzione con tecnologie più moderne, efficienti e meno inquinanti. É stato previsto un totale di 1.300 Mwe di potenza installata. Vi è poi il programma delle nuove centrali. La Regione non può fare a meno di questi impianti di base per assicurare qualità e continuità alla fornitura elettrica regionale. Importante è privilegiare l'installazione delle migliori tecnologie oggi disponibili, quelle più efficienti e meno inquinanti: il ciclo combinato a gas metano. Ne sono state previste di nuove per un totale di 2.700 mwe installati. È necessario mettere in atto una campagna di informazione ai cittadini. Infatti, le famiglie italiane pagano l'elettricità 19,5 centesimi di euro il KWh, 6,2 in più della media europea. Lo stesso avviene per le industrie che pagano - per un consumo annuo di 2 Gwh - ben 11,6 centesimi il KWh, 4,1 in più della media europea. La scelta è tra due alternative. Aspettare le nuove tecnologie del futuro gestendo la scarsità di infrastrutture tanto importanti, con il rischio di accelerare il declino di un Paese continuando a far funzionare centrali vecchie che consumano e inquinano, oppure ridurre da subito l'inquinamento del settore e garantire nello stesso tempo le condizioni ideali per lo sviluppo sociale ed economico della Regione. La Regione ha scelto di imporre le tecnologie migliori e di promuovere con forti incentivi le fonti rinnovabili. E ha deciso di utilizzare tutti gli strumenti istituzionali e legislativi per favorire la chiusura o l'ambientalizzazione delle vecchie centrali. E lo stesso vale per le fonti rinnovabili: se si vuole uscire dalla dipendenza dai fossili, se si vuole ridurre da subito l'inquinamento dobbiamo scendere in campo per difendere queste tecnologie a patto che siano ben fatte e sostenibili dal punto di vista ambientale. Sono questi i temi su cui le Istituzioni e i cittadini debbono confrontarsi.

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