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  Dicembre 2012

Articoli n° 8
OTTOBRE 2004
 

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Cultura & ambiente
ASSECONDARE LO SVILUPPO SOSTENIBILE

Un’economia in cui le attività umane siano in sintonia con gli equilibri ecologici

a cura di Vittorio Paravia
Presidente Fondazione Antonio Genovesi Salerno - SDOA
sdoa@sdoa.it

I giacimenti culturali, artistici e architettonici, oltre che ambientali, rappresentano la reale ricchezza del Sud. In questa prospettiva vanno incanalati i processi di crescita al fine di produrre sviluppo integrato. Raccordare le strategie di sviluppo locale con il contesto e la congiuntura internazionale significa porre in atto una politica che abbia in sé una forte valenza di "localizzazione globalizzante" e non viceversa di "localizzazione localizzante": una visione cioè non ancorata a vecchi schemi che non tengono conto dei trend in atto sul mercato mondiale. È necessaria cioè una politica che abbia l'aspirazione e la consapevolezza di proporre il territorio come complesso punto di equilibrio delle esigenze di geo-communities costituite da tutte le componenti sociali: tutti insieme per migliorare la qualità della vita e innescare variabili economiche positive per promuovere un vero e proprio sistema di coordinamento operativo in grado di rendere sempre più efficace il collegamento con le diverse realtà delle regioni d'Europa. Valorizzare il territorio, inteso anche nella sua valenza di patrimonio immateriale, significa assecondarne le originarie vocazioni, incrementare i segmenti produttivi peculiari, puntare sugli attrattori culturali, sulla risorsa-ambiente, sul turismo rurale, sull'artigianato, sull'enogastronomia, sulle tradizioni popolari, concorrendo così a una necessaria ricostruzione delle identità locali a partire dalle quali rafforzare le politiche per un reale rilancio. D'altro canto lo sviluppo economico deve essere perseguito nel più ampio rispetto dell'ambiente. Vale a dire che è importante valutare il modo più adatto per raggiungere lo sviluppo delle attività che risulti sostenibile, cioè in grado di essere sopportato dall'ambiente. Non soltanto nel presente ma anche in futuro. Si tratta di creare una nuova economia in cui le attività umane siano svolte in totale sintonia con gli equilibri ecologici. Purtroppo spesso la correlazione economia-ambiente è stata, in molti casi, per la verità, lo è ancora, negativa. Occorre ora, invece, ricorrere a nuovi metodi di produzione e a nuove strategie che contemperino allo stesso tempo lo sviluppo economico, l'uso razionale delle risorse naturali e la tutela della qualità della vita. Soltanto in questo modo si potrà ottenere un rapporto equo tra uomo, sviluppo e ambiente. Per far sì che lo sviluppo sostenibile diventi realtà, dunque, bisogna, nel più breve tempo possibile, immaginare il futuro dell'uomo strettamente correlato con il futuro dell'ambiente. Del resto il concetto di sviluppo sostenibile, fu per la prima volta sottoposto all'opinione pubblica nel 1987, nel Rapporto della Commissione Mondiale per l'Ambiente e lo Sviluppo. In quel rapporto lo sviluppo sostenibile fu definito come lo sviluppo «che soddisfa i bisogni delle generazioni presenti, senza compromettere le possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni». E quindi, per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile, occorre naturalmente tenere in considerazione molteplici aspetti: il rispetto e l'attenzione per la vita nel suo insieme, la conservazione della diversità biologica sulla terra, la riduzione al minimo dello sfruttamento delle risorse non rinnovabili, il mantenimento entro limiti prefissati della capacità di carico della terra, il cambiamento degli atteggiamenti personali del singolo cittadino, la cura comunitaria dell'ambiente circostante, la creazione di un sistema di riferimento nazionale per integrare i criteri di sviluppo e quelli di conservazione degli ecosistemi e la creazione di una sinergia globale che serva per proteggere le risorse comuni. Un passaggio importante per far sì che vi sia un rapporto equo tra economia e ambiente è rappresentato dalla decisione assunta dall'UE di iscrivere lo sviluppo sostenibile tra i propri obiettivi strategici. Il concetto di sviluppo sostenibile è stato inserito nei trattati dell'Unione, come quello di Maastricht nel febbraio del 1982, quello di Amsterdam, nel luglio del 1997, e in questo contesto si collocano anche il V° e VI° programma dell'azione dell'UE a favore dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile. Nel marzo del 2001 la Commissione Europea ha elencato i sei fattori che rappresentano più di tutto una minaccia seria allo sviluppo sostenibile, e sono: il cambiamento climatico, i rischi per la salute pubblica, le sollecitazioni sulle risorse naturali, la povertà e l'emarginazione sociale, l'invecchiamento della popolazione, l'inquinamento e la congestione del traffico. Quindi va sottolineato comunque che lo sviluppo sostenibile non è, ovviamente, soltanto un obiettivo perseguito da tutta la Comunità Europea, ma è un traguardo a cui aspirano tutti i Paesi del mondo. In futuro, nell'intero globo terrestre, la strategia dello sviluppo sostenibile dovrà fungere da catalizzatore per i politici e per la pubblica opinione, divenendo il motore della riforma istituzionale e dei cambiamenti di comportamento delle imprese e dei consumatori. Soltanto se sarà raggiunto uno sviluppo sostenibile si potrà vivere in una società più prospera e giusta, in un ambiente più sano, più pulito e di conseguenza molto più sicuro. La filiera dello sviluppo ripropone quindi in maniera scontata la centralità del territorio rispetto ad altre due coordinate essenziali nei processi di crescita: il capitale e il lavoro. Riposizionare il territorio significa immaginare nuove e originali politiche economiche in grado di stimolare positive ricadute occupazionali assecondando le vocazioni locali. È sempre più evidente, quindi, il nesso esistente tra sistemi competitivi di sviluppo in area provinciale-regionale e capacità di competizione in ambiti più vasti, tenendo conto essenzialmente di alcuni fattori competitivi prioritari:
1. Valorizzazione del capitale umano (formazione e riqualificazione professionale).
2. Ottimizzazione delle reti di infrastrutture materiali e immateriali.
3. Strategia di crescita socio-economica il più possibile condivisa (sistema-provincia; sistema-regione; sistema-Paese).
Alla luce del quadro sopra delineato, anche la risorsa-informatica - intesa soprattutto nella va-lenza dell'information e della communication technology - diventa una priorità che deve essere valorizzata al meglio in tutte le applicazioni possibili. Risulta in definitiva fondamentale partire dal concetto di miglioramento della soglia di competitività delle aree. Perché è in questo modo che sarà possibile promuovere complessivamente i fattori di crescita del territorio e, quindi, creare nuove opportunità di crescita culturale - e occupazionale - delle giovani generazioni. Senza tralasciare i processi di riqualificazione per quanti corrono il rischio di essere espulsi dal circuito del lavoro. La competitività delle aree sarà misurata non in base al grado di concentrazione di funzioni produttive, ma soprattutto in riferimento alla capacità di organizzare sistemi modulari di progettazione, accoglienza, accompagnamento e promozione di intraprese economico-imprenditoriali. La classe dirigente locale dovrà dare prova di individuare i vantaggi competitivi e di orientare gli attori dei processi di sviluppo al fine di posizionare sul mercato globale un'offerta con un elevato indice di attrazione e di captazione dei flussi di risorse.

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