Cultura & ambiente
ASSECONDARE LO SVILUPPO SOSTENIBILE
Un’economia in cui le attività umane siano in sintonia
con gli equilibri ecologici
a
cura di Vittorio Paravia
Presidente Fondazione Antonio Genovesi Salerno - SDOA
sdoa@sdoa.it
I
giacimenti culturali, artistici e architettonici, oltre che
ambientali, rappresentano la reale ricchezza del Sud. In
questa prospettiva vanno incanalati i processi di crescita
al fine di produrre sviluppo integrato. Raccordare le strategie
di sviluppo locale con il contesto e la congiuntura internazionale
significa porre in atto una politica che abbia in sé una
forte valenza di "localizzazione globalizzante" e
non viceversa di "localizzazione localizzante":
una visione cioè non ancorata a vecchi schemi che
non tengono conto dei trend in atto sul mercato mondiale. È necessaria
cioè una politica che abbia l'aspirazione e la consapevolezza
di proporre il territorio come complesso punto di equilibrio
delle esigenze di geo-communities costituite da tutte le
componenti sociali: tutti insieme per migliorare la qualità della
vita e innescare variabili economiche positive per promuovere
un vero e proprio sistema di coordinamento operativo in grado
di rendere sempre più efficace il collegamento con
le diverse realtà delle regioni d'Europa. Valorizzare
il territorio, inteso anche nella sua valenza di patrimonio
immateriale, significa assecondarne le originarie vocazioni,
incrementare i segmenti produttivi peculiari, puntare sugli
attrattori culturali, sulla risorsa-ambiente, sul turismo
rurale, sull'artigianato, sull'enogastronomia, sulle tradizioni
popolari, concorrendo così a una necessaria ricostruzione
delle identità locali a partire dalle quali rafforzare
le politiche per un reale rilancio. D'altro canto lo sviluppo
economico deve essere perseguito nel più ampio rispetto
dell'ambiente. Vale a dire che è importante valutare
il modo più adatto per raggiungere lo sviluppo delle
attività che risulti sostenibile, cioè in grado
di essere sopportato dall'ambiente. Non soltanto nel presente
ma anche in futuro. Si tratta di creare una nuova economia
in cui le attività umane siano svolte in totale sintonia
con gli equilibri ecologici. Purtroppo spesso la correlazione
economia-ambiente è stata, in molti casi, per la verità,
lo è ancora, negativa. Occorre ora, invece, ricorrere
a nuovi metodi di produzione e a nuove strategie che contemperino
allo stesso tempo lo sviluppo economico, l'uso razionale
delle risorse naturali e la tutela della qualità della
vita. Soltanto in questo modo si potrà ottenere un
rapporto equo tra uomo, sviluppo e ambiente. Per far sì che
lo sviluppo sostenibile diventi realtà, dunque, bisogna,
nel più breve tempo possibile, immaginare il futuro
dell'uomo strettamente correlato con il futuro dell'ambiente.
Del resto il concetto di sviluppo sostenibile, fu per la
prima volta sottoposto all'opinione pubblica nel 1987, nel
Rapporto della Commissione Mondiale per l'Ambiente e lo Sviluppo.
In quel rapporto lo sviluppo sostenibile fu definito come
lo sviluppo «che soddisfa i bisogni delle generazioni
presenti, senza compromettere le possibilità per le
generazioni future di soddisfare i propri bisogni».
E quindi, per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile,
occorre naturalmente tenere in considerazione molteplici
aspetti: il rispetto e l'attenzione per la vita nel suo insieme,
la conservazione della diversità biologica sulla terra,
la riduzione al minimo dello sfruttamento delle risorse non
rinnovabili, il mantenimento entro limiti prefissati della
capacità di carico della terra, il cambiamento degli
atteggiamenti personali del singolo cittadino, la cura comunitaria
dell'ambiente circostante, la creazione di un sistema di
riferimento nazionale per integrare i criteri di sviluppo
e quelli di conservazione degli ecosistemi e la creazione
di una sinergia globale che serva per proteggere le risorse
comuni. Un passaggio importante per far sì che vi
sia un rapporto equo tra economia e ambiente è rappresentato
dalla decisione assunta dall'UE di iscrivere lo sviluppo
sostenibile tra i propri obiettivi strategici. Il concetto
di sviluppo sostenibile è stato inserito nei trattati
dell'Unione, come quello di Maastricht nel febbraio del 1982,
quello di Amsterdam, nel luglio del 1997, e in questo contesto
si collocano anche il V° e VI° programma dell'azione
dell'UE a favore dell'ambiente e dello sviluppo sostenibile.
Nel marzo del 2001 la Commissione Europea ha elencato i sei
fattori che rappresentano più di tutto una minaccia
seria allo sviluppo sostenibile, e sono: il cambiamento climatico,
i rischi per la salute pubblica, le sollecitazioni sulle
risorse naturali, la povertà e l'emarginazione sociale,
l'invecchiamento della popolazione, l'inquinamento e la congestione
del traffico. Quindi va sottolineato comunque che lo sviluppo
sostenibile non è, ovviamente, soltanto un obiettivo
perseguito da tutta la Comunità Europea, ma è un
traguardo a cui aspirano tutti i Paesi del mondo. In futuro,
nell'intero globo terrestre, la strategia dello sviluppo
sostenibile dovrà fungere da catalizzatore per i politici
e per la pubblica opinione, divenendo il motore della riforma
istituzionale e dei cambiamenti di comportamento delle imprese
e dei consumatori. Soltanto se sarà raggiunto uno
sviluppo sostenibile si potrà vivere in una società più prospera
e giusta, in un ambiente più sano, più pulito
e di conseguenza molto più sicuro. La filiera dello
sviluppo ripropone quindi in maniera scontata la centralità del
territorio rispetto ad altre due coordinate essenziali nei
processi di crescita: il capitale e il lavoro. Riposizionare
il territorio significa immaginare nuove e originali politiche
economiche in grado di stimolare positive ricadute occupazionali
assecondando le vocazioni locali. È sempre più evidente,
quindi, il nesso esistente tra sistemi competitivi di sviluppo
in area provinciale-regionale e capacità di competizione
in ambiti più vasti, tenendo conto essenzialmente
di alcuni fattori competitivi prioritari:
1. Valorizzazione del capitale umano (formazione e riqualificazione
professionale).
2. Ottimizzazione delle reti di infrastrutture materiali
e immateriali.
3. Strategia di crescita socio-economica il più possibile
condivisa (sistema-provincia; sistema-regione; sistema-Paese).
Alla luce del quadro sopra delineato, anche la risorsa-informatica
- intesa soprattutto nella va-lenza dell'information e della
communication technology - diventa una priorità che
deve essere valorizzata al meglio in tutte le applicazioni
possibili. Risulta in definitiva fondamentale partire dal
concetto di miglioramento della soglia di competitività delle
aree. Perché è in questo modo che sarà possibile
promuovere complessivamente i fattori di crescita del territorio
e, quindi, creare nuove opportunità di crescita culturale
- e occupazionale - delle giovani generazioni. Senza tralasciare
i processi di riqualificazione per quanti corrono il rischio
di essere espulsi dal circuito del lavoro. La competitività delle
aree sarà misurata non in base al grado di concentrazione
di funzioni produttive, ma soprattutto in riferimento alla
capacità di organizzare sistemi modulari di progettazione,
accoglienza, accompagnamento e promozione di intraprese economico-imprenditoriali.
La classe dirigente locale dovrà dare prova di individuare
i vantaggi competitivi e di orientare gli attori dei processi
di sviluppo al fine di posizionare sul mercato globale un'offerta
con un elevato indice di attrazione e di captazione dei flussi
di risorse.
|