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IL MANAGER DELLA FELICITÀ
IL TEATRO AL SERVIZIO DEGLI IMPRENDITORI
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I meccanismi della comicità utili per creare un buon clima nelle strutture lavorative
Leonardo Poppa
Formatore, Regista, Docente di Tecniche Teatrali e Pratiche Comunicative
leopop1@virgilio.it
Oggi per diventare un buon manager, un efficace agente di commercio o un valido responsabile del personale non è più sufficiente avere una laurea, un master e una buona capacità imprenditoriale, ma è opportuno "saper recitare sul palco della vita", davanti ai propri collaboratori, riuscire ad applicare le tecniche del comico e dell'improvvisazione per arrivare ad essere un "happy manager", in altre parole, un manager della felicità capace di mettere a proprio agio colleghi e clienti. Nella formazione non sono più sufficienti le conoscenze tecniche, la padronanza nell'uso di grafici, dispense, lavagne luminose, ma occorre imparare a ridere, ad essere autoironici, ad applicare le regole di palco attraverso un lavoro personale, e di gruppo, sugli strumenti espressivi di base.
Ripetizione, inversione, esagerazione, interferenza, equivoco, sono alcuni dei principali meccanismi della comicità, strumenti utili per creare il sorriso, il buonumore, il benessere instaurando un clima di soddisfazione e fiducia all'interno delle strutture lavorative.
Non è facile riuscire a far ridere e non è sufficiente riprodurre il meccanismo comico per suscitare le risa. Altre sono le variabili in gioco, tutte compresenti, e per avere successo occorre imparare a gestirle contemporaneamente.
Di solito ridono più le donne degli uomini mentre la nostra cultura ha facilitato gli uomini nel lavoro e ruolo di comico, anche se le cose stanno di recente subendo un’inversione di tendenza.
Non si tratta solo di meccanismi comici ma anche di imitazioni, simulazioni, e di training attoriale vero e proprio, che stimolano ad una maggiore consapevolezza dello spazio, dell'uso del proprio corpo, della voce, dello sguardo, per raggiungere un'efficace gestione dei fattori relazionali ed emozionali.
Le tecniche teatrali aiutano a conoscere meglio il proprio corpo, a vincere la timidezza, a superare l'imbarazzo, a comunicare con maggiore efficacia con le persone che ci stanno accanto. Utilizzare tali tecniche anche nella propria professione, non può che sortire degli effetti positivi anche nell'ambiente di lavoro, come pure nelle relazioni interpersonali in genere.
La migliore conoscenza di se stessi si traduce in una più realistica fiducia delle proprie capacità: questo serve tanto ad un manager quanto ad un collaboratore.
I "capitani d'azienda" possono imparare moltissimo dal teatro. La leadership è pur sempre un "gioco" collettivo, in azienda come sul palcoscenico. Un bravo leader, proprio come un capace capocomico, è colui che crea spirito di gruppo, valorizzando le qualità positive dei propri collaboratori, stimolandoli a dare il meglio di se stessi in vista del raggiungimento del risultato.
Teatro e impresa, due mondi apparentemente lontani, in realtà hanno molte affinità.
L'attore, il perno su cui ruota il mondo teatrale, è colui che agisce di fronte ad un pubblico; come direbbe Umberto Eco «un'emittente multicanalizzata di messaggi a funzione poetica».
Anche i manager e i capitani d'azienda emettono costantemente messaggi (anche se non è richiesta loro la poesia) e, un po' come i comici, hanno sempre bisogno al loro fianco di una "spalla" che li coadiuvi nello svolgimento delle attività.
La loro bravura sta nel creare un team motivato, una squadra coesa e compatta, perché se non esiste affiatamento tra gli individui gli obiettivi non possono essere raggiunti.
Lo stesso avviene sul palcoscenico. Si dimentica poi che le abilità di un buon attore coincidono spesso con quelle di un bravo relatore e che è indispensabile oggi, soprattutto nel mondo del lavoro, sapersi presentare nel migliore dei modi, riuscire con disinvoltura a parlare ad un uditorio e a proporre con chiarezza espositiva le proprie idee. Chi lavora a stretto contatto con altre persone, inoltre, deve riuscire ad intrattenere colleghi, clienti, allievi, pubblico e gestire al meglio le relazioni in piccolo e grande gruppo.
Cosa meglio delle tecniche teatrali può aiutare tutto questo? “Meccanismi Comici”, “La Maschera e il Corpo”, “La Metafora dell'Uovo”, “Immagine Creativa”, “Presentarsi e Presentare”, “Allenamento alla Prontezza”, sono solo alcuni dei workshop che aiutano a migliorare le nuove performance manageriali.
Il lavoro svolto durante i corsi è prevalentemente pratico e ai partecipanti si richiede unicamente la volontà di "mettersi in gioco"; aspetto indispensabile per riuscire a raggiungere obiettivi ambiziosi. I risultati finali dipendono dal grado di abilità che si vuole conseguire, dalle predisposizioni e attitudini personali e dalla volontà e umiltà di chi partecipa.
Da otto anni, mi occupo personalmente anche di formazione e applico con un buon successo queste tecniche per importanti aziende e società di consulenza e ogni volta pongo questa domanda: cosa sa fare un buon attore che potrebbe essere utile ai manager, ai dirigenti, ai quadri, e alle altre figure presenti in azienda? La prima risposta è quasi sempre «un attore sa fingere» (ma anche trovare ogni volta nuove verità), poi via via «saper comunicare», «riuscire a farsi capire», «essere capace di catturare e mantenere l'attenzione, usare l'energia del corpo, conoscere approfonditamente lo strumento voce, creare una corrente di simpatia ed empatia con il suo pubblico». Basta rifletterci un po' su e cade la diffidenza verso questo mondo artistico, vengono riconosciute all'attore competenze che le figure aziendali hanno bisogno di apprendere per districarsi meglio nella realtà lavorativa in costante mutamento.
Proprio queste abilità diventano gli obiettivi dei corsi, utili strumenti sia nella sfera professionale sia nella vita privata. Grazie alla sua forza didattica il "teatro d'impresa" si sta affermando sempre di più nel panorama formativo italiano. L'allenamento dell'attore sta diventando una valida palestra, sulla comunicazione, trasversale a tutti i settori imprenditoriali e a qualsivoglia ruolo aziendale. É risaputo che le emozioni negative bloccano il pensiero, lo fanno regredire, lo mandano in tilt, non resta quindi altra possibilità che diventare un “happy manager”, per poter aumentare la produttività, per rendere contagioso il buonumore, per scatenare il sorriso.
«Ridi e il mondo riderà insieme a te».
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