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  Dicembre 2012

Articoli - n° 5 Giugno 2004
 



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IL PROCESSO ITALIANO DI MODERNIZZAZIONE
PIÙ ATTRAENTI CON L’INNOVAZIONE

Il buon uso delle tecnologie digitali aumenta l’efficienza e abbassa i costi



Lucio Stanca
Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie
l.stanca@governo.it

di Raffaella Venerando

Per favorire la crescita e il consolidamento delle imprese, le nuove tecnologie possono svolgere un ruolo di fondamentale importanza. Prendere coscienza di queste e integrarle nelle proprie aziende, adattandone l'organizzazione, significa predisporsi al cambiamento ma anche non precludersi la possibilità di cogliere i benefici e le molteplici opportunità che la “grande rete“ offre e promette. Con Lucio Stanca, Ministro per l’Innovazione e le Tecnologie, abbiamo ripercorso le tappe fondamentali, e i problemi a esso collegati, del processo di modernizzazione che sta interessando il nostro Paese.

La prima fase del piano di e-gov si è conclusa. Si ritiene soddisfatto?
La prima fase di attuazione dell'e-Government nelle Regioni e negli Enti Locali, lanciata a fine 2001, sta fornendo importanti e positive indicazioni sulla realizzazione della politica di modernizzazione del Paese che stiamo portando avanti e che, per ovvii motivi, non può dare risultati concreti nel breve periodo. Si tratta, infatti, di un cambiamento profondo, oserei dire epocale, nell'amministrazione dello Stato e nei suoi rapporti con i cittadini e in quanto tale richiede pazienza, attenzione e professionalità. Al momento, abbiamo avviato i primi monitoraggi per dare tangibili riscontri alle tre linee di azione che caratterizzano la prima fase di e-Government: la promozione di progetti di e-Government per lo sviluppo di servizi infrastrutturali (Regioni e Province) e di servizi finali per cittadini e imprese (principalmente Comuni e Comunità montane); la definizione di un comune quadro di riferimento tecnico, organizzativo e metodologico per la realizzazione dei progetti; la creazione di Centri Regionali di Competenza (CRC) per l'e-Government su tutto il territorio nazionale per coordinare con le Regioni e gli Enti Locali la preparazione e l'attuazione dei progetti. La prima linea di azione si è realizzata mediante l'emissione di un Avviso per il cofinanziamento di progetti di e-Government presentati da Regioni ed Enti Locali. Su circa 400 progetti presentati, ne sono stati ammessi 134, per un valore complessivo di 500 milioni di euro, di cui 120 cofinanziati e tutti avviati entro giugno 2003. Una delle caratteristiche fortemente sollecitata dall'avviso di e-Government è stata la presentazione dei progetti non da parte di singole amministrazioni ma in forme aggregate, anche semplicemente, per il riuso dei risultati. Tale requisito ha consentito la cooperazione sia orizzontale (tra Comuni e tra Province) sia verticale tra i diversi livelli amministrativi favorendo una estesa partecipazione ai progetti.

Quali saranno i progetti previsti per la seconda e le risorse da impiegare?
La seconda fase di attuazione dell'e-Government ha come obiettivo principale l'allargamento alla maggior parte delle amministrazioni locali dei processi di innovazione già avviati per quello che riguarda la realizzazione sia dei servizi per cittadini e imprese che di quelli infrastrutturali in tutti i territori regionali. È nostra intenzione realizzare anche servizi on-line per promuovere la cittadinanza digitale (e-Democracy) e, soprattutto, adottare specifiche misure per l'inclusione dei piccoli Comuni, per la promozione dell'utilizzo dei servizi on-line e per la formazione e l'assistenza agli Enti Locali. In tal senso abbiamo individuato cinque linee di azione: lo sviluppo dei Servizi Infrastrutturali Locali, come ad esempio quelli delle reti regionali e/o territoriali e le strutture per la loro gestione oppure i servizi di gestione delle carte di servizi a livello regionale o, ancora, i servizi per l'interoperabilità dei protocolli e della gestione documentale (fondi: 61 milioni di euro); la diffusione territoriale dei servizi per cittadini e imprese, con l'obiettivo di valorizzare il riuso delle soluzioni, estendendole alle altre amministrazioni locali, realizzando così significative economie di scala e promuovendo una standardizzazione delle soluzioni su tutto il territorio nazionale (fondi: 86 milioni di euro); l'inclusione dei piccoli comuni nell'attuazione dell'e-Government, con la costituzione di Centri di Servizio Territoriali (CST) che avranno anche il compito di fornire le necessarie risorse umane e tecnologiche alle amministrazioni partecipanti (fondi: 41 milioni di euro); l'avviamento di progetti per lo sviluppo della cittadinanza digitale (e-Democracy), al fine di promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita delle amministrazioni pubbliche e alle loro decisioni (fondi: 10 milioni di euro); la promozione dell'utilizzo dei nuovi servizi presso cittadini e imprese, attraverso una campagna di comunicazione, per spostare fasce consistenti di utenza dalla fruizione tradizionale dei servizi a quella mediante le nuove modalità di erogazione (fondi: 9 milioni di euro).
Come si vede, si tratta di un grosso impegno finanziario (187 milioni di euro) con fondi provenienti dalla vendita delle licenze UMTS, dal Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) e dalla Legge Finanziaria 2003.

Secondo l'Assinform, l'incremento di hardware e software in Italia è solo dello 0,1% e le PMI utilizzano ancora troppo poco la tecnologia. Non sarà anche perché questa spesso si rivela troppo rigida rispetto ai bisogni gestionali di aziende abituate all'informalità e ai rapporti diretti?
In effetti il sistema delle PMI risente della sua frammentazione, della limitata capacità non solo di "fare sistema", ma anche di investire in ricerca e soprattutto nell'innovazione, sia per ragioni culturali che finanziarie. Tuttavia va riconosciuto che l'utilizzo delle innovazioni tecnologiche, in particolare quelle digitali, non pregiudica in alcun modo l'informalità tipica delle piccole e medie aziende e la loro capacità di mantenere proficui rapporti diretti con i clienti e i fornitori; al contrario, esse offrono uno strumento in più di comunicazione e di informazione. Inoltre, un buon utilizzo delle tecnologie digitali contribuisce anche a potenziare l'attività promozionale, soprattutto oggi che le imprese si trovano ad operare in un contesto globale. Si pensi, per esempio, allo strumento della posta elettronica per comunicare o per trasmettere documenti in formato digitale, oppure alle banche dati computerizzate e all'archiviazione ottica dei documenti con conseguente enorme risparmio di carta e di spazio. Vi sono, infatti, piccole aziende costrette a pagare cospicui affitti mensili per stanze nelle quali conservare migliaia di documenti cartacei che potrebbero semplicemente essere archiviati in un cd-rom. È vero, in ogni caso, che le PMI italiane utilizzano ancora poco le Tecnolo- gie dell'Informazione e della Comunicazione (ICT), nonostante sia stato dimostrato (da uno studio della Banca d'Italia) che per ogni euro investito in ICT c'è una crescita del prodotto pari a circa 1,8 euro, rispetto all'1,1 degli investimenti in capitale non ICT. Inoltre, investire in ICT comporta un aumento dell'attrattività, in quanto per ogni euro speso in ricerca e innovazione c'è un aumento degli investimenti diretti esteri pari a 4 euro.

Cosa fare per ridurre il divario digitale che il progresso tecnologico potrebbe causare?
Lo sviluppo delle nuove tecnologie rischia oggi di accentuare ulteriormente il divario socio-economico tra i Paesi ricchi e quelli poveri. Paradossalmente proprio nell'era della globalizzazione, che dovrebbe abbattere le distanze, facilitare i contatti tra popoli e culture diverse, aumentare gli scambi commerciali e le opportunità economiche, ci troviamo invece di fronte ad un nuovo pericolo di discriminazione, che è stato definito "digital divide". Per questo motivo sta emergendo con forza la consapevolezza dell'impatto del "digital divide" planetario, diven-tando la voce principale dei programmi di sviluppo economico e sociale. Il nostro Governo, infatti, in occasione della Conferenza Internazionale di Palermo del 2002, ha lanciato l'iniziativa italiana "e-Government per lo Sviluppo", che parte da un approccio concreto, finalizzato alla realizzazione di progetti operativi nei Paesi in Via di Sviluppo, attraverso risultati misurabili. In un anno e mezzo, infatti, sono stati predisposti 10 progetti di e-Government con Albania, Giordania, Nigeria, Tunisia e Mozambico. Con queste iniziative l'Italia ha avviato un nuovo metodo di cooperazione internazionale, in cui vengono realizzati progetti che investono il cuore stesso del funzionamento della macchina dello Stato: viene sviluppata una cooperazione "virtuosa" con un positivo rapporto tra costi e benefici, rendendo anche più attrattivi per gli investimenti stranieri quegli stessi Paesi, grazie alla garanzia di maggiore sicurezza, trasparenza e certezza dell'azione amministrativa. In questa ottica sono nati accordi di collaborazione e sostegno finanziario con importanti Organizzazioni Internazionali come l'UNDESA (Nazioni Unite), la Banca Interamericana per lo Sviluppo (BID) e la Banca Mondiale. Inoltre, sono stati avviati rapporti di collaborazione in questo settore con gli altri Partner del G8 per realizzare progetti congiunti in Africa e America Latina.

L'idea: affrancare la posta elettronica contro lo spamming. Questa la proposta del gruppo Microsoft che intende far pagare una sorta di francobollo a chi fa invii in massa di e-mail in genere indesiderate. Un primo passo verso una maggiore sicurezza?
Questa idea, come tutte le altre contro lo spamming, è la benvenuta. Il fenomeno delle e-mail indesiderate è negativo, poiché riduce l'utilità della posta elettronica e di Internet, ma va precisato che le singole iniziative non sono in grado di risolvere il problema. La proposta di Microsoft riguarda esclusivamente le spedizioni a grappolo, in grande quantità: l'obiettivo è quello di introdurre meccanismi per cui si possa arrivare a far pagare questo grosso traffico e non il singolo messaggio inviato da utenti normali, che invece rappresenterebbe un rallentamento enorme per la diffusione delle e-mail. Occorrono, al contrario, politiche di sostegno e sviluppo di questo potente mezzo di comunicazione.

Il Consiglio dei Ministri ha varato un DPR, elaborato dal Dipartimento per l'Innovazione e le Tecnologie, che riconosce validità giuridica ai docu menti trasmessi per posta elettronica. Quali saranno le ricadute più significative?
Lo schema di decreto approvato in Consiglio dei Ministri è un atto di modernità poiché la posta elettronica sta diventando sempre di più strumento quotidiano di comunicazione. Viene introdotta la posta elettronica certificata che dà maggiore certezza della spedizione e ricezione del messaggio elettronico, dandole validità giuridica. Un po' come già avviene con la lettera raccomandata con avviso di ricevimento rispetto alla lettera con affrancatura ordinaria. Con questo provvedimento abbiamo posto le condizioni per una ulteriore maggiore diffusione di questo moderno strumento di comunicazione nel Paese, che sta avendo un sempre più ampio utilizzo anche nella stessa Pubblica Amministrazione. Infatti, i messaggi elettronici scambiati fra amministrazioni e fra queste e l'esterno nel 2003 sono stati oltre 31 milioni, rispetto ai 14,6 milioni del 2002. Vi sono rilevanti conseguenze non solo in termini di velocità e di efficienza, ma anche di risparmi. Ad esempio, ogni lettera che la Pubblica Amministrazione invia con i sistemi tradizionali comporta un costo stimato in almeno 20 euro, contro i circa 2 di una e-mail. Il Ministero degli Esteri con il passaggio dai tradizionali telegrammi all'e-mail ha diminuito di oltre 17 tonnellate il consumo di carta.

Con l'entrata in vigore delle disposizioni che consentono l'archiviazione ottica e informatica di documenti fiscali e tributari, fatture, ricevute e libri di inventari potranno abbandonare gli scaffali. Quali i vantaggi?
Si tratta di un altro fondamentale passo avanti nella modernizzazione del Paese e nella riduzione dei costi aziendali per la conservazione dei documenti e la gestione degli archivi. Il rilevante peso pratico ed i benefici derivanti da questa “rivoluzione” sono confermati anche dalle stime fatte dall'Agenzia delle Entrate, secondo la quale si può ipotizzare che questa norma permetterà, solo nella fase di avvio, di ridurre gli archivi delle diecimila imprese medio-grandi di almeno un miliardo di fogli. Un numero destinato a crescere con la progressiva adozione di questa modalità di archiviazione digitale anche da parte delle imprese minori. Inoltre, vi sono vantaggi non facilmente quantificabili da un punto di vista strettamente economico. Si pensi alla rapidità con cui si può trovare un documento in mezzo a migliaia di pratiche, sfruttando i motori di ricerca ipertestuali sui documenti in formato elettronico.

Cosa ne pensa del progetto "Sanità Elettronica", varato dal Comitato
Ministeriale per la Società dell'Informazione?
Con questo importante progetto la sanità italiana imbocca la strada dell'ICT per conseguire non solo significativi risparmi, ma soprattutto un innalzamento qualitativo dei livelli essenziali di assistenza, partendo dalla prevenzione proattiva. Puntiamo, infatti, a costruire nei prossimi anni un moderno sistema sanitario a rete tra tutti i soggetti e i cittadini, in grado di modificare concretamente il funzionamento della sanità pubblica e migliorare l'importante azione della prevenzione. Lo stanziamento iniziale è di 44 milioni di euro per ridurre la crescita della spesa complessiva della Sanità italiana; un innalzamento dei livelli essenziali di assistenza erogati; un incremento della qualità dei servizi percepita dai cittadini; una riduzione e un maggior controllo dei tempi di attesa delle prestazioni e della degenza ospedaliera. Nel dettaglio, viene predisposto l'avvio di un articolato utilizzo delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione per la realizzazione di un sistema di prenotazioni on-line multicanale (telefono, Web, Tv digitale); l'implementazione della “cartella clinica elettronica” in tutti gli ospedali e la realizzazione della storia sanitaria elettronica di ogni paziente, in modo da rendere più moderno ed efficiente il servizio sanitario nazionale, riducendo anche i costi a carico dello Stato.
Secondo un calcolo della Kaiser Foundation (California), infatti, con queste tecnologie, a regime, si può conseguire un risparmio del 2% annuo della spesa sanitaria nazionale, pari per l'Italia ad almeno 1,6 miliardi di euro.

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