SECONDA GIORNATA DELL’ECONOMIA
LOGICA DI SISTEMA E TUTELA DELLE REGOLE
Tutti d’accordo su innovazione, formazione e ricerca, ma occorrono più garanzie
Augusto Strianese
Presidente C.C.I.A.A. di Salerno
segreteria.presidenza@sa.camcom.it
A qualche mese dagli Stati Generali dell'economia, convocati dal Presidente di Assindustria Salerno Andrea Prete, con un’approfondita relazione che potrei riproporre per intero, ci siamo ritrovati a parlare ancora dello stesso tema. In occasione degli Stati Generali l’argomento era stato affrontato con particolare riferimento alla provincia di Salerno, individuando una serie di problemi aperti sui quali si attendono risposte e notizie. Nel corso della Seconda Giornata dell'Economia lo abbiamo fatto inquadrando l'economia salernitana in un contesto nazionale e regionale, per rispondere all'iniziativa di Unioncamere che si è rivolta al Paese per promuovere una riflessione a tutto campo. La Camera di Commercio di Salerno, rappresentata da me, dal Vice Presidente Carmine Maiese e dal Segretario Generale (ma in sala c'erano anche tanti Componenti di Giunta e Consiglieri camerali), si è rivolta alla comunità locale, a quanti hanno avuto la sensibilità di accogliere l'invito, per rappresentare lo stato dell'economia.
È passato appena un anno dalla prima Giornata dell'Economia, ma è bastato per modificare radicalmente lo scenario istituzionale.
L'allargamento dell'Unione Europea e il riconoscimento del ruolo sociale dell'impresa sono, per aspetti diversi ma confluenti, gli elementi più notevoli del cambiamento.
Unioncamere ha mantenuto l'impegno di promuovere, anche quest'anno, l'organizzazione di una Giornata di riflessione comune sull'economia reale, dal punto di vista delle Camere di Commercio. In questa occasione, è stato lanciato un messaggio comune in tutte le 103 Camere di Commercio italiane, nel tentativo di omogeneizzare l'approccio ai grandi temi, anche per favorire la conoscenza degli stessi ad un livello più ampio. Il sistema delle imprese italiane, infatti, è poco conosciuto nelle sue reali caratteristiche e nei suoi effettivi bisogni.
Le Camere di Commercio, in quanto amministrazioni vicine alle imprese e rivolte alla crescita del sistema produttivo, hanno una conoscenza diretta dei fenomeni economici.
A seguito della riforma, inoltre, le Camere di Commercio sono diventate un esempio rappresentativo della democrazia economica di questo Paese, con la partecipazione diretta dei rappresentanti delle imprese, dei lavoratori e dei consumatori nei consigli camerali.
La natura di ente pubblico di autonomia funzionale delle Camere di Commercio assume una particolare evidenza dopo la recentissima approvazione al Senato, in prima lettura, del disegno di legge di riforma della Costituzione.
La nuova formulazione dell'articolo 118 dà un nuovo valore all'istituzione Camerale e, per questa via, viene riconosciuto il ruolo sociale dell'impresa. Questo passaggio completa il processo di valorizzazione delle Camere di Commercio e di quel pluralismo istituzionale che caratterizza la storia del nostro Paese e che è alla base di un ordinamento più moderno ed europeo. È una risposta concreta del Parlamento, in modo condiviso, a oltre 5 milioni di imprese che chiedono una pubblica amministrazione efficiente e più efficace. L'inclusione delle Camere di Commercio nell'articolo dedicato alla sussidiarietà, poi, sottolinea la caratteristica di questi enti. Si tratta, cioè, di istituzioni che debbono la loro autonomia non solo al territorio nel quale sono insediate, ma anche alla funzione che svolgono in favore dello sviluppo delle imprese e del mercato e per la promozione dell'economia. Una funzione che in un'economia moderna, aperta e globalizzata come la nostra, tuttavia, valica continuamente i confini territoriali seguendo i flussi delle merci, dei servizi, delle persone, delle idee. Aver contemplato le Camere di Commercio nella Costituzione significa avere riconosciuto, al più alto livello, il diritto di cittadinanza delle imprese e il valore della libera iniziativa economica. Ci auguriamo che i Parlamentari eletti in questa Provincia e tutti i Consiglieri regionali, ognuno nel suo ruolo istituzionale, vogliano dare il proprio appoggio e sostegno a tale processo di riforma, riconoscendo e promuovendo gli enti di autonomia funzionale. Prevedere il pieno coinvolgimento delle Camere di Commercio nei processi di delega e nei più significativi organi consultivi vuol dire rendere più efficace l'azione amministrativa in favore delle imprese e arricchire le fasi della programmazione regionale. Non vi è dubbio, infatti, che in seno alle Camere di Commercio si abbia una diretta conoscenza dei processi di trasformazione dell'economia, che oggi ci permette di leggere in modo diverso la fase congiunturale che stiamo attraversando. Molte sedi, anche autorevoli, molti mezzi di comunicazione e parecchi economisti riscontrano in questa fase i segni di un declino dell'economia italiana. In realtà, i problemi, anche notevoli, che ci sono di fronte sono anche il sintomo di modificazioni strutturali del nostro apparato produttivo. Attraverso l'analisi del cambiamento è possibile, però, prevedere un riposizionamento strategico di tutto il sistema imprenditoriale italiano e il conseguente recupero di competitività sullo scenario globale. Delineare un quadro di sintesi in ordine alla congiuntura economica, agli scenari previsionali e al posizionamento sui mercati internazionali, non è facile. Nel Rapporto presentato e al quale rimandiamo per gli approfondimenti, è riportata un’interpretazione della gran mole di dati che il Sistema camerale rileva in tutto il Paese. Riferirsi, per brevità, solo ad alcuni di essi, dandone una lettura isolata, può falsare la visione d'insieme. Fatta questa doverosa precisazione, possiamo dire che i principali indicatori non hanno segnalato progressi di particolare rilievo nel quadro economico italiano alla chiusura del 2003. Il nostro Paese è stato dunque caratterizzato da un profilo congiunturale ancora sostanzialmente stagnante. I segnali incoraggianti rilevati sullo scenario internazionale negli ultimi mesi dello scorso anno non sono stati ancora colti dall'Unione Europea, che sembra posizionata sulla strada di una crescita rallentata. Si rileva, in proposito, che, mentre negli USA il rilancio della domanda privata è stato distribuito su tutte le componenti (consumi, investimenti ed esportazioni), in Europa è stato compresso dal patto di stabilità, uno strumento fondamentale per costruire una nuova Europa, ma che non può diventare una gabbia anche a fronte dell'esigenza di sostenere ricerca, innovazione, formazione e infrastrutture strategiche per lo sviluppo. In Italia, l'ultimo trimestre del 2003 ha fatto registrare evidenti difficoltà, con flessione di produzione (-1,4%), fatturato (-1,6%) e ordinativi (-1,6%) nelle piccole e medie imprese (fino a 50 dipendenti) dell'industria manifatturiera. Più delicata la congiuntura per le piccolissime aziende (fino a 9 dipendenti), specie quelle del settore moda, dove il calo della produzione e del fatturato ha superato il 5%.
Andamenti valutari, difficoltà di tenuta delle piccole e piccolissime imprese, modello di specializzazione inadeguato a fronte della globalizzazione dei mercati, sono i vincoli più evidenti. Secondo il Rapporto, le previsioni di crescita del PIL restano variegate con riferimento alle diverse macroaree del Paese. In una Campania che appare complessivamente in linea con l'andamento previsionale nazionale, la provincia di Salerno viene collocata in una posizione di crescita più contenuta con riferimento al PIL. Lo sguardo al passato in materia di esportazioni vede la provincia di Salerno consolarsi sul dato della maggior tenuta rispetto al vistoso calo nazionale e regionale. Non si deve dimenticare che la maggior parte delle esportazioni provinciali salernitane (55%) è assorbita dall'Unione Europea, malgrado gli storici vincoli geografici e infrastrutturali. Va anche ricordata una perdita di competitività riconducibile alla maggiore "aggressività" di alcuni Paesi europei, ancor più della temuta Cina. Nell'auspicare aperture reciproche delle economie, si deve puntare su un maggiore rispetto delle regole di base del commercio internazionale: un’efficace tutela dei marchi e lotta alle contraffazioni e a ogni forma di dumping.
Appena qualche settimana fa, in sede di audizione da parte della Commissione Attività Produttive della Camera dei Deputati, come Unioncamere, abbiamo avuto la possibilità di dichiarare quanto sia urgente l'approvazione del disegno di legge sull'internazionalizzazione.
Su questo piano va sottolineata l'esigenza di sfruttare quelli che oggi sono i soli fattori competitivi dell'Italia: la qualità, l'immagine, l'originalità, la flessibilità, l'orientamento al cliente.
Guai a tentare di rincorrere il mercato cimentandosi sul prezzo. Diciamo, invece, che occorre intraprendere con forza e decisione il percorso dell'innovazione e della riqualificazione tecnologica, spostando le produzioni verso i punti più alti di ogni filiera, dove, almeno nel medio termine, "la Cina non è vicina".
Le opportunità di internazionalizzazione, però, potranno essere colte solo se le imprese sapranno andare oltre la semplice esportazione, creando legami integrati con i territori esteri con i quali entrano in relazione. Le imprese alle quali ci riferiamo sono soprattutto quelle piccole e medie. Sono loro che contribuiscono alla crescita della società civile, offrendo occupazione e generando ricchezza: il 72,5% del valore aggiunto nazionale e l'82,2% dell'occupazione. Il numero delle imprese cresce da alcuni anni con un tasso superiore all'1,5%. La provincia di Salerno è in linea con questa crescita generalizzata. Va segnalato che in provincia di Salerno gli imprenditori extracomunitari nel 2003 sono aumentati di 948 unità rispetto al 2000, in prevalenza nel settore del commercio e delle costruzioni. Con esclusivo riferimento ai dati diffusi dall'ISTAT, l'occupazione in provincia di Salerno è aumentata, rispetto al 2002, del 2,4%, sull'onda di un processo di terziarizzazione dell'occupazione comune ad altre aree del Paese. Il Rapporto di Unioncamere sullo stato dell'economia indica la dimensione ottimale per competere, individuandola nella piccola impresa inserita in grandi reti. In provincia, in linea con quanto si rileva a livello regionale, si evidenzia che la diffusione dei gruppi di impresa è maggiore nel settore commercio e turismo (dove si concentra il 27% delle imprese in gruppo), seguito dal settore delle costruzioni (16%) e dalle attività immobiliari e servizi avanzati alle imprese (13%). Va sottolineato il basso, anzi bassissimo, grado di attrattività della provincia di Salerno nei confronti degli investitori esteri (circa 8 milioni di euro). A fronte del rallentamento dell'economia italiana e delle sue debolezze strutturali, si invoca una maggiore capacità di generare innovazione. Solo un'impresa su dieci è decisamente orientata a intervenire sul prodotto (migliorando o ampliando la gamma esistente).
Le scelte di investimento rischiano spesso di seguire percorsi casuali, originati dalla capacità promozionale delle imprese, dei fornitori di impianti o da forme di incentivazione inadeguate. La sfida che il nostro Paese deve raccogliere è sul campo della innovazione continua, ma anche del rafforzamento delle interdipendenze tra imprese e territori, agendo per creare una effettiva logica di sistema.
Le Camere di Commercio, nella loro quotidiana attività di monitoraggio degli andamenti economici, hanno dato forse per prime il giusto rilievo a questo aspetto. Per questo è sempre più importante il loro ruolo. Perché esse hanno come missione proprio lo sviluppo di collegamenti e connessioni.
La logica di sistema è l'unica che possiamo perseguire per dare nuovo impulso alle politiche della formazione, della ricerca e dell'innovazione, priorità sulle quali si registra un consenso unanime di tutte le istituzioni e delle forze sociali. In provincia di Salerno, negli ultimi anni, si è parlato spesso di sinergia fra istituzioni, un modo per fare "sistema" ai massimi livelli.
Provincia, Università, Comune capoluogo, ma anche altri Comuni ed Enti vari, si sono ritrovati insieme, hanno fatto sistema su grandi eventi, su progetti, sulla partecipazione a consorzi e fondazioni costituiti per perseguire obiettivi condivisi. Come Camera di Commercio, interpretando lo spirito e la lettera della riforma, abbiamo concorso a definire scelte strategiche e ad attuare progetti comuni. Abbiamo dato vita ad un collegamento fra il mondo delle imprese, le Istituzioni e l'Università facendo "sistema" anche all'interno: le opzioni strategiche e le scelte operative camerali sono, infatti, frutto di deliberazioni unanimi del Consiglio, previo intesa fra i rappresentanti delle varie Associazioni di categoria.
Con la Giornata dell'Economia intendiamo allargare la base chiamata a fare sistema coinvolgendo organi di informazione, istituzioni, politici e cittadini (come tali, prima che come consumatori). Per farlo abbiamo predisposto il Rapporto che mettiamo a disposizione di tutti, assieme a centinaia di tabelle, rendendolo disponibile sul sito web www.sa.camcom.it, al quale rimandiamo anche per altre informazioni e servizi erogati on line. Lo facciamo per dovere istituzionale, per far conoscere meglio alcuni aspetti della nostra economia.
Lo facciamo dal punto di vista delle imprese, di decine di migliaia di piccole aziende, che nella nostra provincia operano in una condizione ambientale di grande difficoltà.
Aspetti strutturali, sociali e culturali, aspetti relativi al credito e alla distanza dai mercati: sono vincoli non rimovibili da parte delle imprese e dalle associazioni di categoria che le rappresentano e operano in un contesto altrettanto difficile. Per superare l'attuale congiuntura, ma ancor più per bloccare il declino strutturale, l'impegno deve riguardare tutti: politica, istituzioni, forze sociali, imprese, consumatori.
Mai come in questo momento occorre fare sistema. Nel particolare, non posso non ripetere quanto l'economia dipenda dalle infrastrutture e quanto il "sistema" istituzionale locale si stia adoperando per risolvere almeno il problema dell'aeroporto.
|