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  Dicembre 2012

Articoli - n° 5 Giugno 2004
 



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IL MEZZOGIORNO IN TESTA ALLE PRIORITÀ
ULTIMIAMO I PROCESSI IN CODA

Per il Sud necessaria un’equilibrata ed efficace allocazione delle risorse

di Raffaella Venerando

Ettore Artioli
Presidente Comitato Mezzogiorno Confindustria
artioli@confindustriasicilia.it

Nella ricomposizione della squadra di comando che governerà Viale dell'Astronomia nel prossimo quadriennio, un altro siciliano è stato scelto alla guida del Comitato per il Mezzogiorno di Confindustria. È Ettore Artioli, quarantatreenne, palermitano, imprenditore di terza generazione. A capo di un gruppo di società che spaziano dagli imballaggi plastici alle telecomunicazioni e ICT, dall'oggettistica d'arredo alla ristorazione, fino al ramo immobiliare, già Presidente degli industriali siciliani, è lui il successore di Francesco Rosario Averna. Vicepresidente di diritto nel vertice di Confindustria, in carica dal 26 maggio 2004, Artioli eredita anni di programmi e progetti volti al consolidamento del sistema produttivo esistente per rilanciare il Sud e renderlo competitivo a livello internazionale.
Nonostante lo scenario complessivo sia mutato ed estremamente delicato, nel momento in cui l'Europa apre le sue porte a Est, e dieci nuovi Paesi arrivano da storie diverse per riunirsi in un futuro comune, in Italia lo sviluppo del Mezzogiorno resta in testa alle priorità di intervento. Tenuto conto della sua posizione strategica il Sud si candida a crocevia e fulcro per gli investimenti internazionali. Perché questo si realizzi c'è bisogno però che si creino le condizioni ideali di base per sostenere lo sviluppo economico. Lavorare sull'adeguamento della dotazione infrastrutturale, migliorare il credito e l'utilizzo degli stanziamenti pubblici sono gli obiettivi guida che il Comitato intende perseguire.

L'Unione Europea a 25. Quali saranno le opportunità e i pericoli per il nostro Mezzogiorno?
Nel breve termine il processo di allargamento accentuerà il divario tra le regioni più ricche e quelle più povere. Il nostro Mezzogiorno potrebbe subire pesanti contraccolpi, soprattutto se passasse la linea della "rinazionalizzazione" della Politica di Coesione. Un tale approccio avvierebbe un'inutile competizione tra Stati e Regioni sull'offerta di incentivi. Nel medio termine, invece, per il Mezzogiorno si aprirà un nuovo scenario e certamente le opportunità saranno superiori ai pericoli che da più parti vengono paventati. Molto dipende da come l'Italia saprà affrontare tale sfida, mettendo in atto una seria e concreta politica di coesione tra le due macroaree del Paese, basata su di un'equilibrata ed efficace allocazione e riparto delle risorse.
In che modo il Comitato sarà parte attiva nel processo di creazione di aree di libero scambio?
Credo che non solo il Comitato, ma tutta la Confindustria debba lavorare perché si concretizzi l'Accordo di Barcellona, e il 2010 possa rappresentare effettivamente la tappa per far diventare l'Area del Mediterraneo nuovamente centrale per i traffici commerciali. Occorrerà, pertanto, rafforzare le relazioni con le organizzazioni di rappresentanza delle imprese dell'Area, per fare fronte comune.
L'Unione Europea ha affermato l'esigenza di ridurre il livello degli aiuti di Stato, che restano tuttavia essenziali. Cosa intende sostenere al riguardo il Comitato?
Il sostegno agli investimenti è ancora una componente importante delle politiche regionali e deve essere mantenuto come fattore discriminante in quanto vi sono ancora per le aziende differenziali di costo, trasporti e logistica, in primo luogo, che devono poter essere compensati con gli aiuti. Su questo punto è necessario che anche la posizione dell'Italia con gli Stati membri sia molto chiara e definita. Dobbiamo evitare le trappole. La realizzazione delle infrastrutture ha tempi lunghi e senza gli aiuti compensativi non si attraggono investimenti e le imprese del Mezzogiorno rischiano di essere spazzate via.
È necessario incrementare la capacità di spesa pubblica complessiva nel Sud, prima di tutto quella per infrastrutture, ma è altrettanto indispensabile un monitoraggio costante della stessa. Quale l'impegno del Comitato Mezzogiorno di Confindustria?
Su questo versante, il Comitato Mezzogiorno deve dare continuità al lavoro svolto da Francesco Averna, che sul monitoraggio, in particolare della spesa delle risorse relative ai Fondi Strutturali, ha coinvolto in più occasioni i Governatori delle Regioni del Mezzogiorno. Al pari confidiamo sull'impegno di tutta la Confindustria, perché si impieghino effettivamente tutte le risorse finanziarie, ordinarie e aggiuntive, che sulla carta sono destinate al Mezzogiorno per realizzare quelle infrastrutture prioritarie di cui le imprese e i cittadini hanno assoluto bisogno per colmare il gap con il resto del Paese.
Quali potenzialità possono attribuirsi al Contratto di Localizzazione nell'accrescere l'attrattività dei nostri territori?
Le potenzialità dello strumento sul fronte dell'attrazione di investimenti esteri sono notevoli. Occorrerà però abbassare la soglia, almeno per alcune tipologie di imprese, a 10-12 milioni di Euro, escludendo comunque la partecipazione di Sviluppo Italia nelle società interessate dal Contratto di Localizzazione, essendo sufficienti le agevolazioni previste nel contratto. É indispensabile, infine, che l'azione di promozione all'estero del territorio diventi il core business di Sviluppo Italia.
Rispetto agli interventi infrastrutturali, quali le priorità strategiche individuate?
Sono quelle contenute nel Patto per l'Italia e nell'Accordo sulla Competitività, dagli Assi Ferroviari "Tirrenico e Adriatico", agli snodi portuali e aeroportuali previsti nella delibera CIPE di dicembre 2001, agli assi autostradali tra cui la "Salerno-Reggio Calabria" e la "Catania-Siracusa-Gela", oltre alle autostrade del mare, da inserire nel contesto dei nuovi progetti prioritari per la rete transeuropea di trasporto.
Quali le questioni ancora aperte rispetto alla regolamentazione della Legge 488/92 e del credito di imposta per gli investimenti?
L'operatività della 488/92 non può essere messa continuamente in discussione. Un primo tentativo è stato fatto con la Finanziaria del 2003, in questi giorni nuovamente il Governo intende trasformarla in finanziamenti a tasso agevolato, che accrescerebbero il livello d'indebitamento delle imprese, rendendo più difficoltoso l'accesso al credito con il sistema bancario. La Legge 488/92 é un regime d'aiuto autorizzato dall'Unione Europea fino al 2006 e fino a tale data non va in alcun modo toccato. Sul credito d'imposta è stata consumata una grande ingiustizia nei confronti delle imprese, a cui in parte si è posto rimedio. Nel futuro occorrerà evitare di creare il clima di incertezza sugli strumenti agevolativi che genera solo confusione nelle imprese, scoraggia la domanda di investimenti, soprattutto in periodi di congiuntura negativa, quando invece andrebbe sostenuta.

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