IL MEZZOGIORNO IN TESTA ALLE PRIORITÀ
ULTIMIAMO I PROCESSI IN CODA
Per il Sud necessaria un’equilibrata ed efficace allocazione delle risorse
di Raffaella Venerando
Ettore
Artioli
Presidente Comitato Mezzogiorno Confindustria
artioli@confindustriasicilia.it
Nella ricomposizione della squadra di comando che
governerà Viale dell'Astronomia nel prossimo quadriennio, un altro
siciliano è stato scelto alla guida del Comitato per il Mezzogiorno
di Confindustria. È Ettore Artioli, quarantatreenne, palermitano,
imprenditore di terza generazione. A capo di un gruppo di società che
spaziano dagli imballaggi plastici alle telecomunicazioni e ICT, dall'oggettistica
d'arredo alla ristorazione, fino al ramo immobiliare, già Presidente
degli industriali siciliani, è lui il successore di Francesco Rosario
Averna. Vicepresidente di diritto nel vertice di Confindustria, in carica
dal 26 maggio 2004, Artioli eredita anni di programmi e progetti volti al
consolidamento del sistema produttivo esistente per rilanciare il Sud e
renderlo competitivo a livello internazionale.
Nonostante lo scenario complessivo sia mutato ed estremamente delicato,
nel momento in cui l'Europa apre le sue porte a Est, e dieci nuovi Paesi
arrivano da storie diverse per riunirsi in un futuro comune, in Italia lo
sviluppo del Mezzogiorno resta in testa alle priorità di intervento.
Tenuto conto della sua posizione strategica il Sud si candida a crocevia
e fulcro per gli investimenti internazionali. Perché questo si realizzi
c'è bisogno però che si creino le condizioni ideali di base
per sostenere lo sviluppo economico. Lavorare sull'adeguamento della dotazione
infrastrutturale, migliorare il credito e l'utilizzo degli stanziamenti
pubblici sono gli obiettivi guida che il Comitato intende perseguire.
L'Unione Europea a 25. Quali saranno le opportunità e
i pericoli per il nostro Mezzogiorno?
Nel breve termine il processo di allargamento accentuerà il divario
tra le regioni più ricche e quelle più povere. Il nostro
Mezzogiorno potrebbe subire pesanti contraccolpi, soprattutto se passasse
la linea della "rinazionalizzazione" della Politica di Coesione.
Un tale approccio avvierebbe un'inutile competizione tra Stati e Regioni
sull'offerta di incentivi. Nel medio termine, invece, per il Mezzogiorno
si aprirà un nuovo scenario e certamente le opportunità saranno
superiori ai pericoli che da più parti vengono paventati. Molto
dipende da come l'Italia saprà affrontare tale sfida, mettendo
in atto una seria e concreta politica di coesione tra le due macroaree
del Paese, basata su di un'equilibrata ed efficace allocazione e riparto
delle risorse.
In che modo il Comitato sarà parte attiva
nel processo di creazione di aree di libero scambio?
Credo che non solo il Comitato, ma tutta la Confindustria debba lavorare
perché si concretizzi l'Accordo di Barcellona, e il 2010 possa
rappresentare effettivamente la tappa per far diventare l'Area del Mediterraneo
nuovamente centrale per i traffici commerciali. Occorrerà, pertanto,
rafforzare le relazioni con le organizzazioni di rappresentanza delle
imprese dell'Area, per fare fronte comune.
L'Unione Europea ha affermato l'esigenza di ridurre il livello degli
aiuti di Stato, che restano tuttavia essenziali. Cosa intende sostenere
al riguardo il Comitato?
Il sostegno agli investimenti è ancora una componente importante
delle politiche regionali e deve essere mantenuto come fattore discriminante
in quanto vi sono ancora per le aziende differenziali di costo, trasporti
e logistica, in primo luogo, che devono poter essere compensati con gli
aiuti. Su questo punto è necessario che anche la posizione dell'Italia
con gli Stati membri sia molto chiara e definita. Dobbiamo evitare le
trappole. La realizzazione delle infrastrutture ha tempi lunghi e senza
gli aiuti compensativi non si attraggono investimenti e le imprese del
Mezzogiorno rischiano di essere spazzate via.
È necessario incrementare la capacità di spesa pubblica
complessiva nel Sud, prima di tutto quella per infrastrutture, ma è altrettanto
indispensabile un monitoraggio costante della stessa. Quale l'impegno
del Comitato Mezzogiorno di Confindustria?
Su questo versante, il Comitato Mezzogiorno deve dare continuità al
lavoro svolto da Francesco Averna, che sul monitoraggio, in particolare
della spesa delle risorse relative ai Fondi Strutturali, ha coinvolto
in più occasioni i Governatori delle Regioni del Mezzogiorno.
Al pari confidiamo sull'impegno di tutta la Confindustria, perché si
impieghino effettivamente tutte le risorse finanziarie, ordinarie e aggiuntive,
che sulla carta sono destinate al Mezzogiorno per realizzare quelle infrastrutture
prioritarie di cui le imprese e i cittadini hanno assoluto bisogno per
colmare il gap con il resto del Paese.
Quali potenzialità possono attribuirsi al Contratto di Localizzazione
nell'accrescere l'attrattività dei nostri territori?
Le potenzialità dello strumento sul fronte dell'attrazione di
investimenti esteri sono notevoli. Occorrerà però abbassare
la soglia, almeno per alcune tipologie di imprese, a 10-12 milioni di
Euro, escludendo comunque la partecipazione di Sviluppo Italia nelle
società interessate dal Contratto di Localizzazione, essendo sufficienti
le agevolazioni previste nel contratto. É indispensabile, infine,
che l'azione di promozione all'estero del territorio diventi il core
business di Sviluppo Italia.
Rispetto agli interventi infrastrutturali, quali
le priorità strategiche
individuate?
Sono quelle contenute nel Patto per l'Italia e nell'Accordo sulla Competitività,
dagli Assi Ferroviari "Tirrenico e Adriatico", agli snodi portuali
e aeroportuali previsti nella delibera CIPE di dicembre 2001, agli assi
autostradali tra cui la "Salerno-Reggio Calabria" e la "Catania-Siracusa-Gela",
oltre alle autostrade del mare, da inserire nel contesto dei nuovi progetti
prioritari per la rete transeuropea di trasporto.
Quali le questioni ancora aperte rispetto alla regolamentazione della
Legge 488/92 e del credito di imposta per gli investimenti?
L'operatività della 488/92 non può essere messa continuamente
in discussione. Un primo tentativo è stato fatto con la Finanziaria
del 2003, in questi giorni nuovamente il Governo intende trasformarla
in finanziamenti a tasso agevolato, che accrescerebbero il livello d'indebitamento
delle imprese, rendendo più difficoltoso l'accesso al credito
con il sistema bancario. La Legge 488/92 é un regime d'aiuto autorizzato
dall'Unione Europea fino al 2006 e fino a tale data non va in alcun modo
toccato. Sul credito d'imposta è stata consumata una grande ingiustizia
nei confronti delle imprese, a cui in parte si è posto rimedio.
Nel futuro occorrerà evitare di creare il clima di incertezza
sugli strumenti agevolativi che genera solo confusione nelle imprese,
scoraggia la domanda di investimenti, soprattutto in periodi di congiuntura
negativa, quando invece andrebbe sostenuta. |