IL DOCUMENTO DI SICUREZZA E SALUTE
TUTELA DEI LAVORATORI NELLE ATTIVITÀ ESTRATTIVE
Stretto rapporto tra aumento della produttività e migliori condizioni lavorative
Michele Del Gaudio
Ricercatore Dipartimento Igiene del Lavoro - ISPESL
micdelga@tin.it
attività estrattiva è diffusa praticamente in tutta Italia
perché, per i materiali di basso valore commerciale, i costi
di trasporto costringono a reperire i materiali nelle vicinanze del
luogo in cui vengono impiegati; esistono poi dei siti come le alpi Apuane
in cui la qualità dei materiali estratti, e quindi il loro elevato
valore commerciale può giustificare trasporti in tutto il mondo.
La sicurezza dei lavoratori nel settore delle attività estrattive è regolamentata
dal D.Lgs. 624 del 25/11/96 e succ. mod. che ha in qualche modo integrato
con le indicazioni del D.Lgs. 626 del 19/09/94 e succ. mod. il testo
del D.P.R. n. 128 del 09/04/59, che l'Italia aveva adottato sulla scia
dell’esperienza tedesca. Secondo il decreto del 1959 l'imprenditore
titolare del titolo di sfruttamento doveva nominare un Direttore attribuendogli
la responsabilità di individuare le cause di rischio, fornire
un’adeguata formazione ai lavoratori, procurare e mantenere in
efficienza i dispositivi di protezione. Il datore di lavoro che ne aveva
le capacità poteva comunque, assumere direttamente la carica
di Direttore. Nelle attività con almeno 50 dipendenti per turno,
era previsto un collegio dei delegati della sicurezza cui partecipassero
i rappresentanti eletti dai lavoratori e uno nominato dall'imprenditore,
nonché un Servizio di Sicurezza Aziendale alla diretta dipendenza
del Direttore. Secondo il D.P.R. 128 anche i lavoratori rivestivano
un ruolo importante perché a loro veniva raccomandata la cura
della propria persona e soprattutto veniva chiesto di segnalare in forma
scritta i pericoli che, di volta in volta, si presentavano. Il Direttore
disponeva di un Comitato Consultivo Aziendale per la Sicurezza formato
dal capo del Servizio di Sicurezza Aziendale i cui verbali delle riunioni
erano messi a disposizione degli organi di controllo. Il Distretto Minerario
nella figura dell'Ingegnere Capo svolgeva un’attività ispettiva
e poteva imporre la propria volontà attraverso modifiche al piano
di sfruttamento che programma tutta l'attività estrattiva nel
sito. Su indicazione delle direttive europee, il D.Lgs. 624 del 25/11/96
e succ. mod. ha trasferito nel campo delle attività estrattive
la filosofia di prevenzione che il D.Lgs. 626 ha introdotto negli altri
settori lavorativi. Le figure principali sono il Titolare, il Sorvegliante
e il Direttore Responsabile, che insieme sottoscrivono il DSS (Documento
di Sicurezza e Salute) che rappresenta il fulcro di tutta l'attività di
prevenzione. La compilazione continua di questo documento e l'invio
degli aggiornamenti alle autorità di vigilanza rappresentano
la garanzia che i problemi vengono affrontati e successivamente risolti.
Il Documento di Salute e Sicurezza deve contenere un’attenta valutazione
dei rischi anche in relazione ai piani sfruttamento della cava, le indicazioni
fornite dal Servizio di Prevenzione e Sicurezza e dal Medico Competente,
le modalità di formazione del personale. Il DSS deve essere considerato
un documento aperto, perché se è vero che esso parte da
una attenta ricostruzione dei luoghi e delle attività svolte
deve sempre essere possibile individuare le azioni necessarie a fronteggiare
tutte le situazioni che si producono durante l'esercizio dell’attività di
estrazione. Esistono in bibliografia numerosi schemi di riferimento
per la compilazione di tale documento in cui sono elencati i principali
aspetti da considerare, tra cui: la protezione dagli incendi e dalle
esplosioni, i sistemi di comunicazione, la sorveglianza sanitaria, l'utilizzo
di strumenti e apparecchiature, la stabilità dei fronti e il
pericolo di allagamento, la formazione dei lavoratori e le procedure
d'emergenza. Il titolare che per il D.Lgs. 624 è comunque il
primo responsabile della conduzione dei lavori, deve in particolare
preoccuparsi della formazione dei lavoratori, del reperimento degli
strumenti più sicuri disponibili sul mercato nonché del
loro corretto utilizzo, della gestione dei rapporti con le ASL e i Comuni
per le necessarie autorizzazioni e la comunicazione degli infortuni.
In caso di sub-appalto di parte delle lavorazioni sarà necessario
redigere un DSS coordinato per la ditta "esterna " e individuare
un Preposto che garantisca il collegamento con i lavoratori. Anche se
la responsabilità finale ricade sul datore di lavoro è necessario
che questi metta in atto una perfetta collaborazione con il Direttore
Responsabile, il Sorvegliante, il Preposto e il Medico Competente, che
hanno ciascuno il compito di verificare l'applicazione delle direttive
e viceversa di suggerire i necessari correttivi per lo svolgimento in
sicurezza dell'attività. I PRAE (Piani Regionali delle Attività estrattive)
vigenti e purtroppo in molti casi ancora in fase di approvazione, pur
nascendo dalla necessità di razionalizzare lo sfruttamento delle
risorse del territorio, prevedono anch'essi precise indicazioni per
la gestione della sicurezza dei lavoratori. Nel 1999 il Dipartimento
Igiene del Lavoro dell'Istituto Superiore per la Prevenzione e la Sicurezza
del Lavoro, ha attivato un progetto quinquennale di ricerca per la individuazione
dei principali fattori di rischio cui sono esposti i lavoratori delle
attività estrattive presenti nei principali bacini estrattivi
nazionali che, tra l'altro, ha permesso di evidenziare quelli che sono
i problemi più comuni nella gestione della sicurezza. L'aspetto
principale è come sempre il costo della sicurezza. L'imprenditore è portato
a pensare che lavorare in sicurezza ha un costo difficilmente recuperabile,
ma evidenze pratiche dimostrano che lavorare bene permette di produrre
di più e soprattutto di perdere un minor numero di giornate di
lavoro. Disporre di un minimo di comfort (acqua potabile, ambienti climatizzati
per le pause, e altro) aiuta il lavoratore a conservare la concentrazione
necessaria per evitare gli incidenti. Il limite maggiore sembra essere
la conoscenza dei rischi. I datori di lavoro che comunicano frequentemente
con i lavoratori li aiutano a difendersi dai rischi e insieme a loro
riescono ad adottare dei metodi di prevenzione efficaci. La standardizzazione
delle procedure, pur col rischio di rendere monotono il lavoro, rappresenta
comunque il sistema migliore di prevenzione, perché il lavoro
svolto per fasi successive permette di mettere in atto tutte quelle
azioni suggerite dall'esperienza, che gli addetti hanno maturato nel
tempo. Anche l'utilizzo dei dispositivi di protezione personale (DPI)
resta un annoso problema.
Un incentivo all'uso dell'elmetto, degli otoprotettori, delle scarpe,
degli occhiali è senz'altro rappresentato dal comportamento dello
stesso datore di lavoro, che dovrebbe indossare anch'esso gli stessi
dispositivi prima di entrare in cava. Un importante aspetto della prevenzione è rappresentato
dall’organizzazione della cava; un buon dimensionamento dei gradoni
e delle strade di comunicazione, la delimitazione di aree pericolose
come vasche d'acqua e fronti instabili, un corretto posizionamento degli
impianti elettrici e dei depositi di carburanti possono limitare al
minimo il numero d'incidenti. Il DSS deve essere il riferimento centrale
dell'attività, perché se utilizzato come uno strumento
di continua consultazione, costituisce una fonte di informazioni di
ordine generale a cui col tempo le varie figure preposte alla gestione
sicurezza hanno aggiunto una serie di indicazioni che suggeriscono la
soluzione e sopratutto le norme di prevenzione per tutti gli eventi.
L'ambiente di cava resterà sempre un posto in cui "l'imprevedibile" è in
agguato ma la pianificazione delle attività con l'ausilio di
persone esperte può essere l'arma vincente per lavorare in sicurezza. |