RIORDINO DEL
TURISMO IN CAMPANIA
VINCOLI ATTUALI E PROSPETTIVE FUTURE
Necessarie risposte concrete per un settore strategico dell’economia regionale
Lorenzo Cinque
Consigliere APAS
info@casalbertina.it
L’interscambio turistico europeo ammonta quest'anno
a circa 140 milioni di persone fisiche, che si spostano con moto
spontaneo e vicendevole nell'ambito del mercato comunitario, vale a dire
nell'area di massima intensità del turismo planetario. Infatti la
globalizzazione dei movimenti turistici impone un'attenzione ben mirata,
affinché le
diverse legislazioni turistiche nazionali e regionali possano dischiudere
nuove forze propulsive e portare a pieno svolgimento lo stato di
solidarietà economica
e sociale. È sufficiente scorrere brevemente la storia dell'ospitalità turistica
in Italia per accorgersi che, per decenni, l'intero sistema si è basato
su una clientela in gran parte individuale, fidelizzata, e il passaparola è stato
lo strumento di comunicazione principale, spesso l'unico, degli operatori
delle piccole e medie imprese turistiche. Quindi ancora oggi abbiamo
bisogno di novità, sorprese e originalità, grandi opportunità per
poter riattivare il passaparola dell'innovazione. La clientela è spinta
ad avviare la comunicazione quando si trova di fronte ad una novità e
meglio ancora se questa giunge inattesa. Pertanto è arrivato il
momento di sorprendere i nostri clienti di riferimento con azioni
mirate, prodotti e servizi che possono farli sentire importanti, che regalino
loro esperienze, cercando di uscire dall'anonimato. Il tema dell'articolo
esprime il senso dell'incognita su quanto la nostra Regione ha inteso dare
negli ultimi vent'anni ad una delle attività più importanti,
motore dell'economia della Campania, "il turismo". Analizziamo
ed evidenziamo le proposte e i dubbi degli albergatori. Come in passato
contro un antistorico PUT, normativa contraddittoria e paradossale che
ha frenato lo sviluppo turistico di gran parte della Costa Campana, rendendo
impossibile l'agibilità delle
strutture ricettive e dei relativi servizi, contro le ragioni degli
imprenditori, e in molti casi in contraddizione con le normative di leggi
vigenti, sottoponemmo delle proposte che, condivise solo da qualche anno,
hanno fatto sì che
si approdasse a modifiche legislative che hanno consentito alle nostre
aziende di adeguarsi alle norme di agibilità Europea,
così lotteremo oggi, contro una classificazione non chiara, che
ci allontana sempre più da una classificazione turistica ricettiva
europea, grazie ad una marea interminabile di alberghi, pensioni, fittacamere,
meuble, residences, bed & breakfast, agriturismi, case estive, attività ricettive
in residenze rurali dette anche country house, case religiose di ospitalità,
motel, ostelli per la gioventù, campeggi e villaggi turistici di
tipo alberghiero, impianti termali e congressuali, impianti complementari
per il turismo, e sicuramente altre che al momento ci sfuggono, col risultato
che i gestori di attività alberghiere, ovvero gli imprenditori che
gestiscono nella forma "albergo" la propria attività,
siano gli unici a dover sostenere i gravi costi di:
- ICI, perché su immobili D1 e D2 ben individuati nei vecchi piani
commerciali e/o regolatori ricade piú del 60% del gettito dell'imposta;
- tributi comunali quali i "rifiuti solidi urbani" perché il
tributo viene calcolato in base ai metraggi dell'immobile, calcolando in
molti casi anche i terrazzamenti, e pronti a lievitare sempre più a
causa di un’incerta programmazione ecologica regionale che ogni anno
ci fa tremare sulle aperture e/o chiusure delle discariche, o sui costi
del conferimento del rifiuto alle stesse, destinando a volte la strada
a spiacevoli documentari;
- servizio di fogna e depurazione, che segna sempre una copertura
media del 55% dell'intero servizio a carico dei gestori di licenze d'albergo,
con la speranza che l'inverno sia stato piovoso per scongiurare un calo
delle forniture idriche durante i mesi caldi, e nell'attesa che in materia
la Regione attivi fondi per il rifacimento delle reti idriche, la cui realizzazione
risale all'avvento degli Alleati, e in merito alla quale, invece, abbiamo
assistito solo all'istituzione dell'Autorità Territoriale Ottimale
- Legge Gallo.
Possiamo sicuramente affermare che in tutte le attività commerciali
del nostro Paese c'è stata un’attiva liberalizzazione delle
categorie merceologiche, un esempio banale è sicuramente da riferirsi
all'attività del macellaio che, da qualche anno, riesce a vendere
qualsiasi prodotto alimentare, anche oltre il semplice prodotto da macello,
o ancora l'artigiano del tessile, che può sostituire il prodotto
in vetrina dal capo d'abbigliamento alla ceramica o al mobile proveniente
dai mercati asiatici senza alcuna conseguenza. Soltanto a noi albergatori,
e in modo particolare nei settori in cui la qualità dei servizi
necessari deve rasentare la perfezione, viene richiesta una licenza per
la gestione nella forma "albergo", e poi un'altra ancora per
somministrare bevande e alimenti, addirittura doppia, una alla clientela
alloggiata e una seconda per avventori non alloggiati. Come se il cliente
alloggiato e il cliente di passaggio avessero diritti diversi. Una licenza
per sale fitness, una per eventuali intrattenimenti musicali, nonostante
la Legge 15/84 faccia di tutti questi requisiti parte sostanziale della
classificazione alberghiera. Poi ci chiediamo come mai la Spagna riesce
ad essere il primo importatore europeo di Turismo. Oltremodo, osserviamo
che la grande ristorazione italiana, per garantire sempre un più alto
servizio di qualità, assicura ai propri clienti suite altamente
accessoriate per offrire un giusto riposo dopo un sontuoso e prelibato
pasto.
La Regione avrebbe dovuto indicare i nuovi parametri di Classificazione
urbanistica e dei servizi, raggruppando tutte le aziende turistico-ricettive
in un'unica Legge Quadro, liberalizzando l'attività affinché si
possano erogare servizi qualificati alla propria clientela, nel rispetto
delle normative sanitarie ma senza il contigentamento, lasciando alle aziende
la capacità di decidere l'erogazione di tutti i servizi legati all'ospitalità.
Se questo non avverrà, siamo sicuri che la morsa fiscale trasformerà gli
alberghi esistenti in puri residences dove la clientela si vedrà sempre
più costretta a dialogare con serramenti elettronici e apparecchiature
video informative. Sebbene favorevoli all'innovazione tecnologica, ci chiediamo
dove finirà la figura del "portiere d'albergo". Il rischio è che
si potranno offrire soggiorni in sontuose residenze, ma senza uomini che
ne possano raccontare la storia della casa e dei luoghi.
A circa 3 anni dall'abrogazione della Legge Turismo 217/1983 e l'entrata
in vigore della nuova normativa che però dava soltanto gli indirizzi
generali, e che attende una regolamentazione regionale per vedere risolti
i problemi poc'anzi indicati, dovremmo interrogarci se non sarebbe stato
più logico prima regolamentare la materia del turismo in Campania,
poi passare ad un'attenta verifica dei risultati ottenuti per, infine,
dare il passo al riordino dell'organizzazione turistica in Campania. L'azione
di riordino dell'organizzazione turistica sembra sia completamente scollegata
da quella dei fattori che producono turismo. è come se avessimo
pronta la ricetta per la preparazione di una deliziosa torta, ne avessimo
già prevista la successiva spartizione, senza possedere, però,
tutti gli ingredienti necessari per prepararla.
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