UNIRE ETICA ED ECONOMIA
MANCANO I MODELLI GIUSTI
NON C’È PRIVACY SENZA SICUREZZA
LA PROTEZIONE DEL PATRIMONIO INFORMATIVO
UNIRE ETICA ED ECONOMIA
MANCANO I MODELLI GIUSTI
Valori dimenticati in una società incentrata sull’immagine
Gerry Sica
Componente Direttivo Giovani Imprenditori Assindustria Salerno
info@icasanfrancesco.it
La frase «I tempi cambiano velocemente ma con essi non i modelli da seguire...» dovrebbe indurci a una seria riflessione sull'andamento attuale della nostra economia. Sin da giovanissimo, ho sempre cercato di carpire il più possibile dalle biografie di personaggi impegnati nel mondo economico e che attraverso le loro intraprese (termine assai caro al direttore di questo magazine) sono riusciti a incarnare alla perfezione due aspetti da cui un sano e buon imprenditore non può prescindere: Etica e Capacità imprenditoriale. Ricordo l'entusiasmo, i valori, e perché no i sogni che alimentavano e che riuscivano a trasmettere i testi che raccontavano le gesta di uomini di questo secolo della statura di Serafino Ferruzzi, pionieri come Leopoldo Pirelli, menti eccelse come Enrico Mattei, e come dimenticare gli Agnelli e tanti altri che hanno traghettato l’Italia attraverso mari non sempre tranquilli. Oggi, dando un'occhiata in libreria, ci si rende amaramente conto che, volendo considerare gli innumerevoli personaggi che popolano l'agorà del mondo economico, sono tanto più numerose e colorate le biografie di un mister X quanto più sono gli scandali finanziari a lui riconducibili. La delusione più grande nasce, poi, proprio dal fatto che in questi personaggi tanti imprenditori credevano di aver trovato un modello da seguire. Viene spontaneo allora chiedersi quali domande potrebbe porsi un adolescente incuriosito e affascinato da questo mondo imbattendosi in uno di questi testi e quali potrebbero essere gli elementi in suo possesso che gli consentirebbero di distinguere ciò che è lo "straordinario" da ciò che non lo è. E in che modo l'Italia di oggi, stordita dai mezzi dell'informazione che altro non fanno che demonizzare e ingigantire ogni piccolo e insignificante interrogativo sull'andamento, il declino o l’espansione di un'impresa, può ritornare a sentirsi contenitore di un’economia sana basata su quella fiducia che rappresenta la vera spinta produttiva? E ancora, qual è la strada da seguire per riaccreditarsi come modello nel sistema Europa? Questi interrogativi possono trovare parzialmente risposta partendo da un presupposto fondamentale: senza regole precise non si va da nessuna parte. C’è bisogno di un rinnovamento del processo culturale incentrato su valori etici, più tradizionali ma evoluti, completamente in antitesi con l'attuale disgregamento morale della società di oggi. Occorre, però dire che in questo panorama esistono anche casi di eccellenza. Ne sono esempi la partecipazione di un imprenditore italiano alla gara per il titolo di “miglior imprenditore dell'anno al mondo”, grazie alla gestione “tipicamente italiana” della sua azienda; la costituzione in Italia della prima Banca Etica che investe in società no profit con un'importante valenza sociale; o le cooperazioni tra imprese dello stesso settore, segno tangibile di una forte opposizione a quell'individualismo sfrenato causa a volte di iperspeculatività anche a danno di altri. Mi piacerebbe concludere, infine, con un elogio a tutte le realtà che rappresentano il motore del Paese e cioè alle imprese familiari anche di grandi dimensioni che riescono a sostenere il confronto aggiungendo alla caparbietà la giusta dose di trasparenza, coerenza e, soprattutto, etica.
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