LA REVISIONE CONTABILE
STRUMENTO PER CREARE VALORE
THINKING OUT OF THE BOX
PENSARE IN MANIERA NON CONVENZIONALE
ALLARGAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA
CONFRONTO E POSSIBILITÀ DI INVESTIMENTO
IL MANAGER DELLA FELICITA'
IL TEATRO AL SERVIZIO DEGLI IMPRENDITORI
ALLARGAMENTO DELL’UNIONE EUROPEA
CONFRONTO E POSSIBILITÀ DI INVESTIMENTO
In prospettiva scenari stimolanti per le piccole e medie imprese italiane
Francesco Grammatico
Dottore Commercialista LL. M International Taxation
fgram@yahoo.com
Il 1° maggio 2004 sarà ricordato come una data storica per l'Unione Europea, per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese che svolgono un ruolo di non poca rilevanza per l'economia mondiale. L'allargamento che ha portato il numero di Stati membri da 15 a 25, è il più imponente nella storia dell'Unione. I dieci nuovi paesi sono: Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia e Ungheria. Il principale obbligo che questi hanno dovuto assolvere per poter aderire all'Unione Europea è stato l'adozione del cosiddetto "acquis communautaire", il che significa applicare tutto il diritto di fonte comunitaria, allineare le strutture burocratiche e amministrative secondo il parametro principale dell'efficienza, rafforzare i propri sistemi giudiziari e aumentare i livelli di sicurezza delle frontiere orientali, che rappresentano, ora, i nuovi confini esterni dell'Unione Europea. Proprio quest'ultimo requisito, dettato da esigenze di ordine politico ed economico, è una condizione preliminare perché le frontiere interne dell'Unione Europea rimangano aperte, consentendo anche oggi la piena affermazione delle libertà di circolazione delle persone, delle merci, dei servizi, dei capitali e di stabilimento, da sempre principi cardine sui quali si fonda il mercato unico. L'allargamento dell'Unione Europea rappresenta, indubbiamente, una sfida senza precedenti sia per gli operatori economici dei singoli stati membri, prime fra tutti le piccole e medie imprese, che per la stessa Unione Europea, vista nel suo complesso come entità sopranazionale in un contesto globale. L'allargamento ha dato vita a un mercato interno di oltre 500 milioni di consumatori e a un'area aperta, senza frontiere, nella quale beni e servizi circolano liberamente. Oltre a essere un enorme stimolo per le pmi italiane ed europee, eserciterà una forte attrazione anche sulle industrie manifatturiere e sui prestatori di servizi esterni all'Unione Europea, ai quali basterà adeguarsi agli standard dell'Unione per vendere i loro prodotti in quest'enorme mercato. Anche se prima dell'allargamento molti imprenditori italiani ed europei avevano rapporti di carattere commerciale con operatori residenti in uno o più dei dieci paesi entrati nell'Unione Europea e sebbene alcune pmi avevano già interpretato in maniera più incisiva ed efficace il processo di internazionalizzazione, lo scenario economico che si viene a creare nella nuova Unione Europea dei 25 è sicuramente differente e ancora più stimolante, tenuto conto della crescente armonizzazione delle normative degli stati membri e del loro adeguamento al dettato delle leggi di fonte comunitaria. Dal punto di vista economico ci saranno notevoli cambiamenti dovuti ad un vivace attivismo di relazioni culturali, di scambi mercantili e di possibili cooperazioni economiche. Gli imprenditori hanno a disposizione un nuovo mercato ma nello stesso tempo, in quello tradizionale, dovranno misurarsi con dei nuovi e intraprendenti concorrenti. Questo confronto forse provocherà delle delusioni, specialmente in chi non saprà adeguarsi al cambiamento ricercando nuove opportunità. La scomparsa delle dogane ai confini ha determinato l'apertura di nuove possibilità nell'attività industriale, del commercio e dei servizi. Queste attività devono essere necessariamente diffuse, ampliate e sviluppate, con il coinvolgimento di quanti più operatori possibili. Sicuramente le pmi devono avere più slancio e fiducia negli investimenti, cercare l'innovazione, valorizzare i propri organici migliorandone la preparazione tecnico-operativa e linguistica e, soprattutto, formare i quadri intermedi, struttura portante di qualunque organizzazione aziendale. In tal senso si dovrà lavorare di più e meglio, investendo parte del proprio tempo nella formazione, fattore da considerare sistemico nell'impresa competitiva europea e mondiale. L'incremento del numero dei paesi membri dell'Unione Europea, inevitabilmente in concorrenza tra loro, influisce sull'aumento delle opportunità internazionali che devono essere, però, identificate e ottimizzate. Tali opportunità, pienamente fruibili grazie all'attenta applicazione delle normative nazionali e comunitarie, sono facilmente rinvenibili per l'impresa che opera su più mercati o che, comunque, ha rapporti commerciali con l'estero. Cogliere le occasioni vantaggiose significa per le pmi saper interpretare correttamente gli effetti della competizione tra paesi che si manifesta su più versanti e che poggia su leve differenti: da quella fiscale a quella del sistema societario, a quella degli incentivi all'occupazione. È opportuno sottolineare che si tratta di un mercato interno unico, nel quale sono in vigore, però, ben 25 differenti aliquote d'imposta sui redditi societari, in attesa dell'armonizzazione fiscale sulla quale, attualmente, sta lavorando la Commissione Europea. Fino a pochissimo tempo fa lo scenario dei sistemi fiscali europei era caratterizzato da opportunità di investimento solo in alcuni paesi le cui aliquote d'imposta erano nettamente inferiori a quelle dei restanti 15 paesi europei. Oggi, invece, il quadro diventa piacevolmente più complesso, si arricchisce di nuovi colori che diventano accesi se si guarda agli incentivi per gli investimenti esteri previsti per alcune aree svantaggiate della Polonia, della Repubblica Ceca o dell'Ungheria, o se si guarda al regime fiscale di Cipro che ha fissato l'aliquota d'imposta sui redditi societari delle aziende residenti addirittura al 10%. Si tratta indiscutibilmente del regime fiscale più favorevole che uno degli stati dell'Unione Europea mette a disposizione delle pmi degli altri 24 paesi europei. Si tratta solo di semplici esempi, relativi a opportunità insite nella normativa interna dei singoli stati membri: più importante, forse, sottolineare i vantaggi che emergeranno nell'applicazione delle varie normative emanate dall'Unione Europea in materia fiscale a tutti i 25 paesi membri come, ad esempio, la 435/1990 sulla tassazione dei dividendi e la 434/1990 sulle operazioni transfrontaliere di ristrutturazione; entrambe tese a stimolare la mobilità delle imprese all'interno dell'Unione Europea. Le pmi possono trovarsi, oggi, quasi paradossalmente, nell'imbarazzo della scelta della migliore opportunità da valorizzare, proprio perché, oltre al fatto di avere un'ulteriore certezza nell'applicazione di normative comunitarie ai 10 nuovi paesi, hanno di fronte a sé uno scenario complesso in cui tutti i 25 paesi membri adottano strumenti di competizione reciproca. È indubbia, infatti, la tendenza, da parte degli stati, a utilizzare la leva fiscale per attrarre quanti più operatori e capitali stranieri possibili attraverso la riduzione del livello di tassazione dei redditi piuttosto che attraverso la concessione di particolari esenzioni. La variabile fiscale, pertanto, incide proprio sulla vis atractiva degli stati, che riescono a incrementare il proprio vantaggio competitivo rendendo preferibile per le pmi la localizzazione, nel loro territorio piuttosto che in altri, di parti del processo produttivo o distributivo o finanziario e le conseguenti più idonee strutture giuridiche (filiali, stabili organizzazioni, controllate) che consentano di ottenere i maggiori benefici. Direttamente proporzionale all'aumento della competitività tra paesi membri dell'Unione Europea è la crescita della complessità degli strumenti che le pmi devono necessariamente utilizzare per fare dell'internazionalizzazione un elemento critico di successo. L'obiettivo di questo processo deve essere sicuramente quello del raggiungimento dell'organizzazione strategica attraverso una corretta pianificazione. È di tutta evidenza, quindi, la necessità di adottare, per le pmi che svolgono la propria attività (o intendono estenderla) nell'Europa dei 25, strumenti specifici che siano in grado di controllare la complessità dei sistemi e, soprattutto, di cogliere le opportunità esistenti, ottimizzandole al meglio. La pianificazione fiscale internazionale, troppo spesso erroneamente identificata con la fruizione dei vantaggi, se così si devono chiamare, delle piazze off-shore, si colloca in posizione primaria tra gli strumenti cui le pmi devono attingere in questo momento storico del mercato dell'Unione Europea. |