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  Dicembre 2012

Articoli n?04
MAGGIO 2012
PRIMO PIANO LAVORO - Home Page
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Riforma del lavoro: «Efficacia a rischio per le troppe MODIFICHE»

Tavella: «BASTA con il SUPERMERCATO dei contratti»

Lavoro, LUCCI: «Agenda Napoli e Contratto Campania per RIPARTIRE»

«ESODATI, un dramma trascurato»

La RIFORMA dell'art. 18 dello Statuto dei LAVORATORI

Dalla parte dei lavoratori… ma anche delle IMPRESE!

Licenziamenti: le possibili novitÀ sulla celeritÀ dei PROCESSI

In DIFESA della Riforma

La Riforma degli AMMORTIZZATORI SOCIALI

LA VENDITA PORTA A PORTA e i dubbi (aperti) della Riforma


Riforma del lavoro: «Efficacia a rischio per le troppe MODIFICHE»

Ridurre il tax rate sulle imprese per restituire loro ossigeno e avviare, finalmente, la ripresa economica

di Raffaella Venerando


Giampaolo Galli
Direttore Generale Confindustria

Il giudizio di Confindustria sulla riforma del lavoro è stato molto critico, anche con toni forti. Vi aspettavate di più?
Ci sarebbe voluto maggiore coraggio. Lo stesso che il Governo ha dimostrato di avere con la riforma delle pensioni. Il verbale che avevamo condiviso con tutte le altri parti, esclusa la Cgil, era il risultato di una discussione articolata e si reggeva su un equilibrio complesso tra interventi sulla flessibilità in entrata e su quella in uscita. Il testo che invece è arrivato in Parlamento ha subìto modifiche e ammorbidimenti che rischiano di comprometterne l'efficacia e soprattutto di vanificare il vero obiettivo di questa riforma: creare occupazione, in particolare per i giovani.
Detto questo, le nostre critiche, seppure in taluni casi forti, hanno sempre avuto un intento costruttivo.
Per questo abbiamo lavorato con le altre associazioni datoriali proponendo poche, ma rilevanti modifiche in Parlamento.

Quali sono le modifiche che ritenete dirimenti e quale impatto pensa che avrà la riforma nel quotidiano delle imprese?
La parte più consistente riguarda la flessibilità in entrata, specie sui contratti a termine, e le partire Iva. In particolare, per quanto riguarda i contratti a tempo determinato abbiamo chiesto di sopprimere il limite di 6 mesi per la durata del primo contratto senza causale; di ridurre l'intervallo tra un contratto e l'altro a 20 giorni per quelli di durata inferiore a sei mesi e a 40 giorni per quelli di durata superiore; di ritornare a 60 giorni per l'impugnazione stragiudiziale del contratto. Inoltre, l'esenzione del contributo aggiuntivo dell'1,4% deve riguardare tutti i contratti stagionali, così come sono stati definiti nei contratti collettivi.
E sarebbe importante anche mantenere il contratto d'inserimento. Sulle partite Iva, occorrono cambiamenti significativi perché la misura così come strutturata rischia di frenare l'autoimprenditorialità e le consulenze vere, soprattutto quelle di professionisti e tecnici qualificati.

L'articolo 18 resta pomo della discordia. Il Governo doveva essere più incisivo?
C'è il rischio di una confusione nella giurisprudenza? Abbiamo fatto ogni sforzo possibile per mantenere la discussione sull'art. 18 su un terreno laico e scevro da ideologie.
Purtroppo dobbiamo constatare che anche questa volta non è stato possibile. L'articolo 18 non è il problema dell'economia italiana, ma è sicuramente uno dei problemi in un contesto di rigidità più ampie e di vincoli all'attività delle imprese.
In un sistema di pesi e contrappesi si era trovata una soluzione di compromesso che poteva essere soddisfacente. Poi la mediazione è stata rivista al ribasso, ma è stato comunque fatto un passo avanti significativo. La soluzione trovata sui licenziamenti per giustificato motivo oggettivo non potrà più essere cambiata per ragioni politiche. Sui licenziamenti disciplinari, invece, abbiamo chiesto di tornare al testo approvato originariamente dal Consiglio dei Ministri.
Credo che l'estensore del testo di legge non si sia pienamente reso conto delle possibili implicazioni di una modifica apparentemente innocua, ma che in realtà rischia di ampliare moltissimo la discrezionalità del giudice nel comminare la sanzione delle reintegra. Credo che la nostra richiesta verrà accolta.
È infine positivo il rafforzamento della conciliazione per dirimere le cause di lavoro. Il ricorso a questo strumento va incentivato senz'altro e le imprese e le associazioni devono attrezzarsi per rafforzare le proprie competenze in questo ambito.

La dialettica con il Governo è stato molto forte nell'ultima fase. C'è stata un'incomprensione?

La nostra non è mai stata una presa di posizione strumentale e fine a se stessa. Ma abbiamo voluto riportare al Governo il punto di vista del mondo produttivo.
Abbiamo ricevuto centinaia di lettere ed email di imprese preoccupate e abbiamo ritenuto necessario manifestare queste perplessità sulle conseguenze che la riforma avrebbe potuto avere anche per i lavoratori. Era nostro preciso dovere. Le imprese in questi mesi hanno dimostrato grande senso di responsabilità, a fronte di una crisi davvero epocale. Abbiamo accettato il decreto Salva‑Italia, consapevoli che il Paese era sull'orlo di un baratro pericoloso. Ma ora chiediamo interventi per la crescita perché le imprese sono in una situazione davvero critica. Questo Governo ha un margine di manovra unico che gli deriva dalla credibilità che ha sul fronte internazionale e dal non avere vincoli elettorali. Questo patrimonio va usato per tagliare la spesa pubblica e dare una prospettiva di riduzione delle tasse sulle imprese e sul lavoro. Ricordo che il tax rate sulle imprese, calcolato dalla Banca Mondiale, è uno dei più alti al mondo. Va ridotto per dare ossigeno alle imprese. Altrimenti non si vede da dove possa venire la ripresa.

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