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  Dicembre 2012

Articoli n?04
MAGGIO 2012
BON TON - Home Page
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Il galateo della PIZZA

Un piacere, un simbolo di italianità, di informalità da gustare anche con le mani. Non in tutte le occasioni però

di Nicola Santini
www.ttimestyle.com


Tra le domande più ricorrenti che mi vengono poste riguardo il galateo della tavola, è l'eterno dilemma sulla pizza: si mangia con le mani o con le posate?
Preparo lo scudo, mi barrico in casa, mi nascondo sotto occhiali e cappelli da rendermi irriconoscibile quando entro in una pizzeria, e vi dico, che ahimé se devo dare una regola precisa e universale la pizza si mangia con le posate.
Non sempre, quasi sempre.
O meglio, dipende.
Se devo racchiudere sotto l'unico nome di pizza tutto ciò che ha una base di pasta, pomodoro e mozzarella, indipendentemente da spessore, farcitura e consistenza, devo dire sì alle posate perché il Galateo deve poter dare risposte anche su piccoli drammi generici dove non si può essere troppo specifici sul contesto. Immaginatevi alle prese con una pizza con un impasto morbido, con molto pomodoro, mozzarella filante e domandatevi se è davvero possibile pensare di afferrarne una fetta e portarsela alla bocca con le mani, senza fare guai. Impossibile.
Allo stesso modo la pizza che si compra al panificio, spessa, con salsa e formaggio ben ancorati alla pasta, una sorta di focaccia da usare come alternativa al pane, è chiaro che si può, anzi si deve mangiare con le mani, magari tagliandola a listarelle non troppo grandi, da servire proprio nel cesto del pane o come finger food sul banco degli aperitivi.

La pizza a taglio, quella che si compra per la merenda e si serve sul rustico foglio di carta, si mangia con le mani, così come le focacce farcite che sono l'equivalente di un sandwich per un break mattutino o pomeridiano. In sostanza, magari ci siete arrivati da soli, tutta la pizza che si serve in un piatto, quindi, al ristorante, a tavola a casa, etc, si mangia con forchetta e coltello, il resto guardate bene di non fare danni, è ammesso anche con le mani, purché il contesto sia informale e tra amici.
La pizza deve essere un piacere, è simbolo di italianità, di svago, di informalità: godetevela, quindi, quando potete farlo al meglio. E se siete golosi di provare nuovi abbinamenti, vi suggerisco io una pizza che ho inserito anche nel mio libro appena uscito "L'ora della Merenda".
Si chiama pizza del pastore: non c'è pomodoro ma sulla mozzarella si mette del pecorino, o altro formaggio saporito un po' stagionato, con delle sottilissime fette di pera che cuocendosi in forno, si insaporiscono dando nuova vita a un abbinamento collaudato.
La ricetta è di Anchise, patron della Gattarella, uno degli indirizzi che mi fanno sentire a casa ogni volta che torno a Camaiore.
Da lui la pizza si mangia con le mani e il bon ton chiude un occhio.
Chiudete gli occhi e per una volta, gustando una cosa golosissima e un piatto che rappresenta la bella Napoli, dimenticate il galateo.


Informazioni sul libro: www.felicieditore.it

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