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  Dicembre 2012

Articoli n?04
MAGGIO 2012
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Riforma del Lavoro e crediti verso la PA: lo STRABISMO del GOVERNO

Il sindaco UNICO


Riforma del Lavoro e crediti verso la PA: lo STRABISMO del GOVERNO


I cambiamenti più sani sono quelli più semplici e non ci sarebbe alcun sindacato ad opporsi ad una equilibrata normativa che permetta, alle imprese, in forza dei loro crediti accertati, di respirare

Luigi D'Angiolella
Avvocato studiodangiolella@tin.it


Nelle ultime, convulse settimane, l'attività del Governo Monti sembra tutta incentrata sulla riforma del lavoro, che sta impegnando in estenuanti trattative le parti sociali. Le attese sono tante, ma ciò che si profila non è la riforma epocale che ci si aspettava e che era stata annunciata.
A stare alle ultime dichiarazioni alle agenzie di stampa, la riforma del lavoro, complessa, articolata e faticosa, sconterà le opposte pressioni, finendo per scontentare tutti.
L'attivismo di questo Governo, nato per fronteggiare la crisi economica internazionale, riguarda spesso il settore delle imprese, ma non sembra che il rilancio dell'economia di cui si ha bisogno estremo, possa passare attraverso le forche caudine solo della riforma del lavoro, così influenzata da fattori addirittura ideologici che ogni giorno produce polemiche e promesse, dietro front improvvisi e minacce di manifestazioni di massa.
A mio parere, ben altra potrebbe essere la scossa al sistema delle imprese se vi fosse la certezza dei pagamenti alla Pubblica Amministrazione, sentita da tutti il Ministro Passera ne ha parlato più volte ma mai veramente affrontata, dando così l'impressione di una visione parziale, o addirittura strabica, delle questioni più importanti per il Paese. In Italia, moltissime imprese operano con la Pubblica Amministrazione, e i crediti vantati dal settore superano i 70 miliardi di euro.
I ritardi sono i più gravi d'Europa, e il rischio della inesigibilità diventa sempre più concreto, con moltissimi Enti che dichiarano il dissesto. Sembrava che con la legge 122/2010, di conversione del decreto legge 78/2010, potesse almeno affermarsi il principio della compensazione tra tutti i crediti verso la P.A. con le imposte da pagare, ma la mancanza di regolamenti attuativi e l'evidente paura del Governo di veder ridurre le entrate sta ancora rallentando l'affermazione di principi che dovrebbero essere scontati.
É incredibile che imprenditori vadano sul lastrico per non poter pagare le tasse, a causa dell'aggressione dello Stato che non conosce ragioni con la sua macchina da guerra che è Equitalia.
Ma è lo stesso Stato, anche nelle sue diramazioni di Comuni, Regioni, Enti pubblici vari, che spesso è debitore maggiore verso lo stesso imprenditore che può fallire! Abbiamo avuto una legislazione addirittura fantasiosa, tutta tesa ad evitare le esecuzioni nei confronti degli Enti Pubblici nonostante titoli esecutivi e cause vinte.
L'esempio più eclatante è quello della Sanità, settore nel quale oggi è quasi impossibile recuperare un credito, con le Regioni tese da un lato a ridurre i costi e, dall'altro, ad impedire qualsiasi forma di rivendicazione creditizia.
Ma in generale concretizzare oggi un credito verso Comuni, Province o Stato è diventato davvero complicato, mentre per tasse, imposte ed altro non vi sono barriere, e se ne può morire, senza metafore purtroppo. Le riforme più sane, sono quelle più semplici e non ci sarebbe alcun sindacato ad opporsi ad una equilibrata normativa che permetta, alle imprese, in forza dei loro crediti accertati, di respirare.

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