Un LAVORO MENO CARO: questa sarebbe la svolta epocale
Se non accompagnata da misure per la crescita, la riforma Fornero non sarà capace di riattivare la spirale virtuosa dello sviluppo e dell'occupazione che, invece, potrebbe ripartire se si tornasse ad investire per un manifatturiero di alto livello, nella scuola, nella ricerca e nell'innovazione
Contrariamente a quanto dichiarato dal Ministro Fornero, non è vero che ora gli imprenditori non «hanno più alibi per investire e assumere». Non è vero perché al momento sono aumentate solo le incertezze, la crisi morde ancora e i costi ormai sono insostenibili
Mauro Maccauro
Presidente Confindustria Salerno
L'ultima parola sul ddl di riforma del mercato del lavoro spetta alle Camere ma, ad oggi, il testo così come è stato concepito dal Ministro Fornero e dal Presidente del Consiglio Monti si apre inevitabilmente a più di un giudizio contrario, specie in termini di mancato equilibrio tra flessibilità in entrata e quella in uscita, tanto da auspicare modifiche sostanziali in Parlamento.
Non è questa la riforma che può essere davvero utile a ridare slancio al Paese, a rendere più competitive le imprese, a traghettarci fuori e in maniera definitiva dalle secche della crisi, ma era ed è importante che si facesse. Su questo aspetto non c'è parere avverso che tenga.
Il Paese ha bisogno di svecchiare le regole del mercato del lavoro e a poco, o addirittura a nulla, servono le discussioni fatte in punta di diritto o sui principi astratti. Nessuno sa prevedere esattamente cosa potrà accadere dopo questa lunga fase di crisi, nè tanto meno dire con certezza come ci coglierà la ripresa.
Quello che, però, non possiamo fare è guardare ai modelli del passato, arroccarci sui nostri luoghi comuni, sulle nostre abitudini. Dobbiamo invece, cercare nuovi equilibri che facciano fare a tutti un passo avanti in direzione di una buona riforma, che non si presti a facili contenziosi, che semplifichi, sblocchi, liberi il troppo ingessato universo lavoro nel nostro Paese.
Certo, da sola la riforma non basta. Da sola se non accompagnata da misure per la crescita così com'è, non sarà capace di riattivare la spirale virtuosa dello sviluppo e dell'occupazione che, invece, potrebbe ripartire se si tornasse ad investire per un manifatturiero di alto livello, nella scuola, nella formazione dei giovani, nella ricerca e nell'innovazione, ma soprattutto se si tenesse nel dovuto conto il gap numero uno del nostro mercato del lavoro: il costo.
Dovremmo fare in modo che il lavoro costi meno, alleggerendo il carico fiscale sui redditi da lavoro e da impresa, impiegando nell'ambito della riforma fiscale, anch'essa all'ordine del giorno le risorse della spending review e quelle della azione di contrasto dell'evasione e dell'elusione fiscale proprio nella riduzione delle tasse. Su questa leva si dovrebbe agire, subito, perché contrariamente a quanto dichiarato dal Ministro Fornero, non è vero che ora gli imprenditori non «hanno più alibi per investire e assumere». Non è vero perché al momento sono aumentate solo le incertezze, la crisi morde ancora e i costi ormai sono insostenibili. In Europa non c'è alcun altro Paese dove il contratto a termine costi più di quello subordinato. Siamo l'eccezione, ma in negativo, e la riforma potrebbe addirittura aggravare le cose facendo costare di più i contratti stagionali e temporanei.
Un lavoro meno caro: questa sarebbe la svolta epocale che chissà se e quando ci sarà. Intanto le imprese non stanno di certo a guardare e, in attesa che il Governo compia scelte coraggiose non piegandosi alle ragioni discutibili della politica, continuano a resistere e a reagire, cercando prima al loro interno soluzioni utili per non uscire del tutto dai giochi della competitività. Proprio spinti dalla convinzione che anche l'esistente vada migliorato, Confindustria Salerno ha organizzato dal 28 al 31 maggio prossimi una "quattro giorni" dedicata appunto al miglioramento continuo.
Grazie all'impegno e al sostegno di alcuni amici imprenditori, avremo la possibilità di ascoltare i massimi esperti della filosofia nipponica Kaizen, che ci inizieranno a questa strategia di management che si fonda appunto sulla convinzione che tutti gli aspetti della vita possano essere costantemente migliorati. Dalle organizzazioni più strutturate alle più piccole, il nostro impegno sarà quello di trasferire la cultura di un management più esperto, facendo del miglioramento un asset strategico di cui siamo certi sarà l'intero territorio a beneficiare. |