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  Dicembre 2012

Articoli n?04
MAGGIO 2012
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Check up Mezzogiorno di SRM e Confindustria KO OCCUPAZIONE, ok infrastrutture

Il focus crisi mostra che la recessione non accenna a lasciare le regioni meridionali, anzi sta forse toccando proprio ora il punto più basso, colpendo il Sud più del resto del Paese

Si conferma il dualismo tra le regioni meridionali e quelle centro-settentrionali. Il tasso di disoccupazione nel Sud si riduce leggermente nel corso dell'ultimo anno a 13,2%, ma rimane ben superiore al 5,5% registrato nelle regioni del Nord Antonio della Pietra



Massimo Deandreis
Direttore Generale SRM

Un Mezzogiorno "al bivio", sospeso tra recessione e speranze di ripresa.
É questa l'immagine delineata dall'ultimo numero di Check up Mezzogiorno − semestrale curato congiuntamente dall'Area Mezzogiorno di Confindustria e SRM−Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) − che fornisce informazioni dettagliate sulle tendenze congiunturali per regioni e grandi ripartizioni. Il focus crisi mostra che la recessione non accenna a lasciare le regioni meridionali, anzi sta forse toccando proprio ora il punto più basso, colpendo il Mezzogiorno più del resto del Paese.
I valori lasciati sul campo dall'economia e dalla società meridionali dall'inizio della crisi sono preoccupanti. Nel 2010 il PIL meridionale è calato di circa 19 miliardi rispetto al 2007 (‑6,1%), gli investimenti sono diminuiti di 7,5 miliardi (‑10,8%), il fatturato complessivo delle imprese manifatturiere è diminuito di quasi 2 miliardi (‑2,8%), quasi 320mila occupati hanno perso il lavoro. Nello stesso periodo, il ricorso alla Cassa integrazione è stato massiccio, e in aumento nel corso del 2011 (159 milioni di ore in più).
Lo studio evidenzia come Il tasso di disoccupazione in Italia, dopo l'aumento avvenuto tra il 2009 ed il 2010 (da 7,8% a 8,4%), resti stabile nel 2011, mantenendosi inferiore a quello medio dell'UE a 27 (9,6%); la dinamica più recente mostra, tuttavia, una crescita del tasso di disoccupazione italiano nel mese di dicembre 2011 all'8,9%. Si conferma il dualismo tra le regioni meridionali e quelle centro‑settentrionali. Il tasso di disoccupazione nel Sud si riduce leggermente nel corso dell'ultimo anno a 13,2%, ma rimane ben superiore al 5,5% registrato nelle regioni del Nord (anche in questo caso il tasso di disoccupazione risulta in calo). Tra le regioni del Mezzogiorno, i valori peggiori sono stati registrati in Campania (15,1%) unica regione meridionale a mostrare un peggioramento Puglia (12,7%) e Sicilia (14,1%), mentre l'Abruzzo, con un miglioramento di 0,6 punti percentuali, registra un tasso di disoccupazione inferiore alla media italiana. Il dualismo tra Centro‑Nord e Mezzogiorno nel mercato del lavoro non si limita al dato generale della disoccupazione, ma si estende anche a indicatori più specifici quali, ad esempio, il tasso di disoccupazione femminile e quello giovanile.


Nei primi tre trimestri del 2011 il Mezzogiorno ha registrato un tasso di disoccupazione femminile del 15,7% di oltre 6 punti percentuali superiore alla media italiana; il tasso di disoccupazione giovanile è risultato del 38,8%, oltre 10 punti al disopra della media italiana (27,9%). Infine, il tasso di disoccupazione di lunga durata è pari al 7,5% (4,1% il valore per l'Italia). A livello regionale, nei primi 9 mesi del 2011 il tasso di disoccupazione, rispetto allo stesso periodo del 2010, resta stabile in Calabria, peggiora in Campania e Molise e registra un miglioramento nelle altre regioni del
Mezzogiorno. Per quanto riguarda la disoccupazione femminile, a settembre 2011 la Campania e la Sicilia registrano i dati peggiori (rispettivamente 15,5% e 16,9%), mentre l'Abruzzo (10,1%) presenta il valore più vicino a quello nazionale (9,2%).
La disoccupazione giovanile nel 2010 tocca il 41,9% in Campania (in crescita rispetto al 38,1% del 2009) e il 41,3% in Sicilia (38,5% nel 2009), mentre risulta in calo in Sardegna dove è passata dal 44,7% del 2009 al 38,8% del 2010. Inoltre, la percentuale di persone inattive (non occupate e non in cerca di lavoro) nel Mezzogiorno è risultata del 49,2%, in crescita rispetto al 2009 e sensibilmente superiore al dato italiano (37,8%). All'interno del Mezzogiorno, Campania, Calabria e Sicilia presentano i tassi di inattività più elevati (rispettivamente 53,6%, 52,1% e 49,9%).

L'economia meridionale continua a caratterizzarsi per un'elevata presenza del sommerso: il tasso di lavoratori irregolari nel Mezzogiorno, nonostante sia diminuito nel corso dell'ultimo decennio (dal 21,1% del 2001 al 18,8% del 2009), resta ancora sensibilmente superiore a quello registrato nel Centro‑Nord (9,8%). La regione meridionale con la maggiore incidenza dei lavoratori irregolari sul totale dei lavoratori è la Calabria (29,2% nel 2009), mentre l'Abruzzo fa registrare l'incidenza più bassa (12%). In senso dinamico, è da sottolineare il miglioramento del dato della Campania, da 23% nel 2001 a 15,3% nel 2009.
Uno degli elementi per accendere la "luce" può essere un rilancio degli investimenti infrastrutturali; continuano ad essere buone le performance degli aeroporti, dei porti e proseguono gli investimenti nel settore delle energie rinnovabili. Sempre soffermandosi sulle infrastrutture se si guarda, poi, l'Agenda 2014‑2020, nell'ambito degli strumenti di coesione politica è stato previsto un nuovo piano d'investimenti, il Connecting Europe Facility (Meccanismo per collegare l'Europa), indirizzato allo sviluppo di infrastrutture non solo nel comparto dell'energia, ma anche in quello dei trasporti e delle telecomunicazione (ICT). É una grande opportunità di rilancio. Alla base di tale iniziativa vi è la constatazione che l'esistenza di un Mercato unico pienamente funzionante dipende dall'esistenza di infrastrutture moderne e ad alto rendimento, in particolare nei tre settori citati. In altri termini, il futuro economico dell'Europa richiede un trasporto intelligente, sostenibile e completamente interconnesso, oltre a reti energetiche e digitali che potranno, tra l'altro, contribuire a soddisfare gli obiettivi comunitari di crescita sostenibile delineati nella Strategia Europa 2020.
Inoltre, finanziare le reti energetiche implica la creazione di un mercato comunitario maggiormente integrato e ciò va visto come un buon presupposto per ridurre la dipendenza energetica della UE e per garantire una maggior sicurezza negli approvvigionamenti. Le analisi effettuate si legge nei documenti della Commissione Europea hanno portato a stimare che per poter completare nel periodo 2014‑2020 la rete energetica transeuropea sono necessari circa 200 miliardi di euro, 540 miliardi per quella dei trasporti ed oltre 250 miliardi per quella dell'ICT.
A tali necessità si contrappone, tuttavia, la recente crisi economica che, influendo sui contesti nazionali, ne condiziona le scelte riducendo gli investimenti in questi settori; da qui l'importanza di una previsione a valere sul bilancio comunitario.
La Commissione ha, quindi, deciso di proporre la creazione di un nuovo fondo indirizzato ad accelerare lo sviluppo delle infrastrutture di cui l'UE ha bisogno. Il Fondo a disposizione, viene specificato, finanzierà una serie di priorità preindividuate nell'ambito dei trasporti, dell'energia e delle infrastrutture tecnologiche e dell'informazione (fisiche e non) coerenti con il criterio di sviluppo sostenibile.
Attraverso la definizione congiunta degli strumenti finanziari da adottare, inoltre, si punterà ad attrarre capitale privato (sia interno che esterno all'Unione) in modo da integrare e migliorare l'utilizzo di quanto a disposizione.
Il budget comunitario per il periodo 2014‑2020 è pari ad oltre 1.000 miliardi di euro destinati per quasi la metà alla crescita intelligente ed inclusiva; ed è nell'ambito di quest'ultima che si inserisce il Connecting Europe Facility con uno stanziamento di 40 miliardi di euro, indirizzati per 9,1 miliardi al settore energetico, per 11,7 mld ai trasporti e per 9,1 mld all'ICT. A tali importi, inoltre, si devono aggiungere ulteriori 10 miliardi per investimenti legati al trasporto, previsti nell'ambito del Fondo di Coesione. Il Fondo sarà gestito a livello centrale dalla Commissione con il supporto di un'Agenzia esecutiva e di intermediari finanziari e, a seconda dei settori, della posizione geografica e del tipo di progetti interessati saranno applicati differenti tassi di cofinanziamento.
E allora? proviamo a dare "energia" e a "trasportare" la nostra economia verso orizzonti più infrastrutturali.

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