ARCHIVIO COSTOZERO

 
Cerca nel sito



Vai al numero in corso


  Dicembre 2012

Articoli n?04
MAGGIO 2012
PRIMO PIANO LAVORO - Home Page
stampa l'articolo stampa l'articolo

Riforma del lavoro: «Efficacia a rischio per le troppe MODIFICHE»

Tavella: «BASTA con il SUPERMERCATO dei contratti»

Lavoro, LUCCI: «Agenda Napoli e Contratto Campania per RIPARTIRE»

«ESODATI, un dramma trascurato»

La RIFORMA dell'art. 18 dello Statuto dei LAVORATORI

Dalla parte dei lavoratori… ma anche delle IMPRESE!

Licenziamenti: le possibili novitÀ sulla celeritÀ dei PROCESSI

In DIFESA della Riforma

La Riforma degli AMMORTIZZATORI SOCIALI

LA VENDITA PORTA A PORTA e i dubbi (aperti) della Riforma


Tavella: «BASTA con il SUPERMERCATO dei contratti»

Troppi e troppo poco utilizzati. Il Segretario CGIL Campania, Franco Tavella, auspica che a fine corsa ci sia un sensibile sfoltimento che riporti al centro la stabilità del lavoro

di Raffaella Venerando


Franco Tavella
Segretario CGIL Campania

Segretario, partiamo da un suo commento di massima sulla riforma del mercato del lavoro.
Favorevole o contrario e perché?

Ad oggi è impossibile dare un giudizio definitivo sulla riforma, visto che allo stato è un quadro in continua evoluzione che, giorno dopo giorno, viene modificato. Quel che è certo è che la prima ipotesi di testo era irricevibile, soprattutto perchè attaccava aspramente l'impianto dell'articolo 18, i lavoratori, senza tenere nel dovuto conto i già devastanti effetti della crisi italiana ed europea.
Mi pare che ora, invece, ci siano segnali apprezzabili di maggiore attenzione proprio in merito all'articolo 18 e alle complesse dinamiche del mercato del lavoro.
La mia più grande preoccupazione però riguarda la riforma sul piano degli ammortizzatori sociali; sarebbe indispensabile, infatti, che questa guardasse soprattutto alle diffcoltà specifiche del Mezzogiorno perché è grazie agli ammortizzatori che abbiamo tentato di governare la crisi di questi anni impedendo così che ci travolgesse in pieno. Una sostanziale uniformità di trattamento tra nord e sud del paese, quando nord e sud non sono affatto la stessa cosa, ritengo possa essere considerato persino un atto di ingiustizia. Al Mezzogiorno prima avevamo un tempo di mobilità più lungo a fronte di un mercato del lavoro più asfittico e complicato per la ricollocazione.
A regime, invece, la riforma del lavoro in corso prevedrà l'ASPI (l'assicurazione sociale per l'impiego) della durata di dodici mesi per tutti. Senza voler dare adito a recriminazioni e piagnistei, vorrei però sottolineare un dato quasi ovvio che dovrebbe essere sotto gli occhi di tutti: un disoccupato napoletano tanto per fare un esempio non avrà le stesse possibilità di altri suoi connazionali nelle stesse condizioni nel ricollocarsi. Apprezzabile, invece, il tentativo che si vuole avviare con la riforma di incentivare il lavoro a tempo indeterminato facendo costare di più quello flessibile.
Auspico, però, che a fine corsa ci sia un sensibile sfoltimento che porti il Paese fuori dalle logiche quasi da supermercato in tema di contratti, riportando al centro la stabilità del lavoro.

Veniamo ad un commento di metodo: ritiene che la trattativa sul mercato del lavoro sia stata condotta più dai partiti che non dalle parti sociali? È così?
Staremo a vedere come si chiude la partita. Dal punto di vista sindacale, è chiaro che perché l'accordo possa dirsi equilibrato sarà necessario che vengano recepite le nostre sollecitazioni e quelle legate alle istanze sociali più urgenti.

Capitolo precariato: la risposta contenuta nella riforma è quella giusta o si poteva fare altro e di più?
Ribadisco che questa era l'occasione per ridurre in modo serio la tipologia dei contratti, eliminando quelli poco utilizzati. In ogni caso, anche il migliore dei tentativi di riforma è monco se non lo si lega alle misure per la crescita.

Ma la riforma così com'è sarebbe capace di produrre effetti sulla crescita del Paese?
Non crede che possa dare una scossa all'occupazione e agli investimenti?

Qui veniamo all'errore numero uno di questa riforma, legato alla sua impostazione. Si dovrebbe infatti parlare di riforma del lavoro, contestualmente alla previsione di misure di crescita, cosa che al momento non accade. L'impianto di riforma così come è stato pensato e messo appunto, a mio avviso, non sarà capace di influire in positivo sull'occupazione perché la crescita non dipende dal livello di flessibilità sul mercato del lavoro. Semmai il contrario.
Ogni buon imprenditore sa infatti che prima dovrà individuare il proprio mercato, in virtù del quale stabilire le sue necessità produttive, adeguando di rimando la forza lavoro necessaria. Se invertiamo i fattori il discorso non fila più. Possiamo concedere i migliori incentivi possibili, ma se l'imprenditore non ne ha bisogno perché non ha più mercato dirà che non gli occorrono a nulla.

Sciopero: troppi in Italia rispetto ai nostri competitori europei. Ma scioperare oggi ha ancora una sua validità?
Nel nostro Paese il problema prioritario non sono gli scioperi ma la rappresentanza sindacale, anche perché contrariamente ad altre realtà in Italia i lavoratori pagano di tasca propria le ore non lavorate. L'errore semmai è stato di aver regolamentato esclusivamente il diritto allo sciopero, senza mettere mano a una radicale riforma della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro, che consentisse di individuare il sindacato o la coalizione sindacale capace di raccogliere la maggioranza dei consensi, al livello aziendale e a tutti i livelli superiori.

Lei proviene da un'esperienza provinciale, quella della Cgil salernitana. Data la sua ampia esperienza sul campo, quali sono i problemi di maggiore urgenza del territorio salernitano prima e campano poi?
Direi che, fatta eccezione per qualche area del territorio salernitano, non abbiamo saputo rispondere al meglio mi riferisco alle organizzazioni sindacali, imprenditoriali, ma anche alle istituzioni a quello che in questi ultimi tempi è stato un vero e proprio attacco all'apparato industriale. Negli anni scorsi, infatti, nella provincia di Salerno operavano diverse multinazionali di media e grande dimensione che, ora, hanno lasciato il territorio per motivi di convenienza. La città di Salerno oggi fonda la propria economia su terziario, turismo e servizi. Questo, a mio avviso, sarebbe sostenibile solo se ci fosse un contesto provinciale intorno impegnato a sviluppare invece il primario, visto che non è immaginabile uno sviluppo fondato soltanto sul consumo. La tendenza inammissibile invece vuole che anche nel resto della provincia si badi bene, si tratta di un 1.300.000 abitanti si investa esclusivamente nel turismo mettendo in serio pericolo le sorti dell'intera economia provinciale.
Oltre, quindi, ad aver fallito in questo senso e a non essere riusciti a fare squadra in difesa dell'appartato produttivo, oggi paghiamo il conto anche delle cattive abitudini di alcune imprese di casa nostra, abituate a convivere con il finanziamento pubblico e talvolta troppo dipendenti dagli orientamenti e dalle scelte della politica. Il terzo limite che oggi pesa come una scure sul mancato sviluppo del territorio salernitano è quello di non essere riusciti a immaginare un sistema economico complessivo che mettesse in rete alcuni suoi elementi vincenti. Penso ad esempio all'opportunità mancata di creare un sistema a rete per l'agroindustria, comparto in cui fino a poco tempo fa Salerno eccelleva per qualità e quantità. Perché ad esempio non si sono mai messe in raccordo la Piana del Sele e l'Agro‑Nocerino Sarnese, dando vita ad economie fruttuose di scala e impedendo così a regioni limitrofe concorrenti penso ad esempio alla Puglia di sottrarci significative quote di mercato?
Esiste poi un'ulteriore spina nel fianco per l'economia salernitana: la situazione di crisi delle partecipate. Molte di queste società non hanno mercato proprio perché dipendono da enti locali, che oggi a loro volta in diffcoltà non riescono più a mantenerle in attivo. Si tratta di una crisi progressiva, di una bomba sul punto di esplodere, su cui mi pare non ci sia la dovuta attenzione. Sarebbe invece necessario istituire un Tavolo tutti insieme per fronteggiarla perché un pezzo importante dell'economia salernitana si regge su questo sistema e non si può far finta che il problema non esista.

Download PDF
Costozero: scarica la rivista in formato .pdf
Maggio - 2.120 Kb
 

Cheap oakleys sunglassesReplica Watcheswholesale soccer jerseyswholesale jerseysnike free 3.0nike free runautocadtrx suspension trainingbuy backlinks
Direzione e Redazione: Assindustria Salerno Service s.r.l.
Via Madonna di Fatima 194 - 84129 Salerno - Tel. (++39) 089.335408 - Fax (++39) 089.5223007
Partita Iva 03971170653 - redazione@costozero.it