Quinto Conto ENERGIA
di Raffaella Venerando
«Se approvato, si rifletterà in un calo drammatico della redditività attesa degli investimenti nel solare»
Più che dagli incentivi, comunque, le prospettive di sviluppo delle rinnovabili
dipendono - e devono dipendere - dall'evoluzione tecnologica. Molte le ipotesi allo studio, ad esempio nell'eolico: dalle turbine volanti a quelle senza le classiche pale rotanti
Paolo Peroni
Rödl & Partner
paolo.peroni@roedl.it
Avvocato Peroni, di recente è stato approvato il Quinto Conto Energia che intende ridisegnare il
sistema di incentivi. Partiamo dal fotovoltaico: drastica è la riduzione di agevolazioni. Questo cosa comporterà per le aziende?
La sensazione diffusa è che il fotovoltaico, come l'abbiamo conosciuto in questi anni, sia giunto "ai titoli di coda". Lo schema di decreto del Quinto Conto Energia all'esame della Conferenza Stato Regioni, se confermato nei suoi contenuti essenziali, sovvertirà l'assetto del mercato italiano, attraverso dirompenti novità in materia di sussidi. Due esempi concreti.
Oggi, con il Quarto Conto Energia, l'iscrizione al registro è condizione di accesso agli incentivi per gli impianti solari a terra oltre i 200 kilowatt senza scambio sul posto e impianti su edifici con potenza superiore a un megawatt.
L'attuale bozza del Quinto Conto Energia subordina l'accesso agli incentivi all'ammissione alle graduatorie del GSE già a partire dai 12 kilowatt, potenza modestissima rispetto alla media delle infrastrutture energetiche realizzate nel nostro Paese nel quadro di operazioni di investimento. Altro capitolo dolente è quello dei tagli agli incentivi: le riduzioni rispetto al Quarto Conto Energia delle tariffe dedicate ai grandi impianti oscillano attorno al 35% e, secondo stime molto accreditate, supereranno tale percentuale, anche significativamente, quanto agli impianti di potenza installata superiore a 5 Megawatt.
I prezzi degli impianti e dei componenti tecnologici, tuttavia, non sono certo scesi in misura proporzionale e la "grid parity", oggi, è ancora un traguardo lontano.
Il Quinto Conto Energia, se approvato nella sua attuale configurazione, si rifletterà in un calo drammatico della redditività attesa degli investimenti nel solare. Il crollo dei tassi interni di rendimento spingerà gli investitori italiani e stranieri verso nuovi Paesi: Romania, Bulgaria, Serbia ma anche Sud Africa sono alcune delle nuove mete dei private equity e dei grandi operatori. La filiera italiana del fotovoltaico e l'immenso indotto cresciuto attorno al solare italiano, certo, non ne beneficeranno. Attenzione però: si chiude un ciclo e se ne apre un altro.
La gestione delle smart grid, l'evoluzione delle tecnologie per lo stoccaggio e accumulo di energia da fonti rinnovabili (il c.d. storage), la diffusione del fotovoltaico domestico e l'integrazione nelle reti di alimentazione contraddistingueranno il futuro energetico del nostro Paese, affrancando il fotovoltaico dalle come si è visto, imprevedibili politiche di incentivi.
In bolletta invece per i cittadini cosa cambierà?
Quello dell'incidenza del fotovoltaico sulla bolletta è un tema molto dibattuto, talvolta banalizzato. L'impatto su una famiglia italiana, secondo autorevoli fonti, sarebbe pari a 43 euro l'anno. All'incirca come 9 accessi in auto nella contestatissima "Area C" del centro di Milano.
L'enorme sviluppo del solare italiano, trainato dai generosi incentivi del Conto Energia, ha tuttavia provocato esternalità positive poco percepibili per i cittadini ma di grandissima importanza per lo Stato e per la collettività: gli investimenti nel settore e tutte le operazioni correlate (acquisti di terreni, compravendita di partecipazioni azionarie, acquisti di componenti) si sono riverberati in notevoli entrate per l'erario, hanno condotto alla creazione di nuovi posti di lavoro in periodi di sostanziale recessione (i lavoratori e i professionisti della filiera fotovoltaica, oggi, sono migliaia), hanno incrementato la produzione di energia pulita a beneficio dell'ambiente (e delle persone che ci vivono).
Tutto questo ha avuto un costo, certo. Nel lungo periodo, però, gli effetti virtuosi del fotovoltaico potrebbero riflettersi, e questa volta positivamente, anche sulle bollette degli Italiani: la formazione di un sistema locale di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, se accompagnato da uno sviluppo della rete adeguato alle nuove tecnologie, implicherà minor dipendenza dalle importazioni di energia dall'estero, a beneficio dei costi di approvvigionamento.
L'auspicio è che il minor costo si rifletta in maggiori economie per i consumatori, privati e industriali. Sempre che non si introducano tasse, accise e altre componenti di costo come quelle, scandalose, sui carburanti.
Per le altre rinnovabili, invece, quali sono le prospettive?
Lo schema di decreto diffuso in bozza non promette nulla di buono: gli obiettivi del Governo per le fonti rinnovabili elettriche diverse dal fotovoltaico, cioè idroelettrico, geotermico, eolico, biomasse e biogas paiono del tutto affini rispetto alle politiche sul fotovoltaico: ridurre gli incentivi (sostiene il Governo, "allineandoli alla media europea") e introdurre meccanismi per governare l'accesso ai sussidi. Gli impianti di potenza compresa tra 1 e 50 kW rimarrebbero liberi di accedere agli incentivi dopo l'entrata in esercizio; gli impianti di potenza compresa tra 50 e 5.000 kW (tra 50 e 20.000 per idroelettrico e geotermico) accederebbero previa iscrizione a registro; gli impianti di potenza superiore a 5.000 kW (20.000 kW per idroelettrico e geotermico) accederebbero agli incentivi previa aggiudicazione di procedura d'asta al ribasso su incentivo e, comunque, nei limiti di quantitativi di potenza annua predeterminati.
La risposta degli operatori non si è fatta attendere: lo scorso 18 aprile, molte aziende operanti nel mercato dell'eolico sono scese in piazza per difendere il proprio comparto industriale, messo a repentaglio dai tagli radicali agli incentivi prospettati nella bozza di decreto.
A spaventare di più è il meccanismo delle aste che, sostengono in molti, renderà imprevedibile il ritorno di ogni tipo di investimento. Secondo alcuni operatori, sarebbe più promettente il futuro del biogas e delle biomasse, che ha visto un trend di crescita meno esplosivo del fotovoltaico ma potrebbe conoscere una discreta diffusione di impianti, specie di piccole e medie dimensioni. Staremo a vedere.
Più che dagli incentivi, comunque, le prospettive di sviluppo delle rinnovabili dipendono e devono dipendere dall'evoluzione tecnologica. Molte le ipotesi allo studio, ad esempio nell'eolico: dalle turbine volanti a
quelle senza le classiche pale rotanti. La green economy, insomma, potrebbe davvero proiettarci nel futuro.
Altrove il settore dell'energia pulita, specie quello del fotovoltaico, vive una migliore condizione. Si è fatto poco nel nostro Paese a difesa del comparto?
Gli investitori erano preparati ad una riduzione delle tariffe, proporzionata alla contrazione dei costi di realizzazione degli impianti. L'errore politico è stato quello di diffondere nel mercato l'incertezza relativa al conseguimento degli incentivi e l'ambiguità circa il loro ammontare, elementi che hanno messo a dura prova la possibilità di pianificare e deliberare gli investimenti nel settore e calcolarne in anticipo la sostenibilità finanziaria. Secondo l'opinione pressoché unanime degli operatori, il Quarto Conto Energia ha disatteso le aspettative del mercato, configurando un sistema complesso e farraginoso, fortemente penalizzante per l'economia del solare. La bozza del Quinto Conto Energia sembrerebbe perpetuare il medesimo errore.
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