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  Dicembre 2012

Articoli n° 03
APRILE 2009
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«Non sparate sul Consorzio Asi, ha ancora un ruolo importante da giocare»

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Sezione Terziario avanzato e servizi alle imprese:
Massimo Orsi È il nuovo leader

di Antonio Arricale

intervista:
«Non sparate sul Consorzio Asi,
ha ancora un ruolo importante da giocare»

Intervista con Piero Cappello, da pochi mesi alla guida dell’ente che ha il compito di promuovere le attività imprenditoriali nel comprensorio industriale che per estensione è il più grande del Sud e il quinto a livello nazionale

Piero Cappello è il nuovo presidente del Consorzio Asi di Caserta. Alla guida della società pubblica che ha il compito di promuovere le attività imprenditoriali in uno dei comprensori industriali più importanti del Paese (con 4mila ettari di terreno suddivisi in 14 agglomerati, l’Asi di Caserta è la più grande del Sud e la quinta d’Italia), Cappello è arrivato a gennaio scorso, dopo aver maturato una prima esperienza nel cda come consigliere. Ma, anche, dopo un lungo braccio di ferro in seno al Partito democratico di Terra di Lavoro, di cui è esponente dell’area ex democristiana. 45 anni, sposato, due figli, ingegnere e libero professionista, con la carica eredita molte polemiche e non pochi problemi. Vediamo quali.

Qual è stata la sua prima impressione, arrivando al vertice del Consorzio Asi?
Parlare di prima impressione sarebbe eccessivo, avendo fatto parte della precedente amministrazione. É vero, comunque, che la prospettiva, da presidente, per le responsabilità e il ruolo che si è chiamati ad assumere, è diversa.

Mettiamola così, allora: quali sono gli interventi che il nuovo presidente pensa assolutamente di dover prendere nel breve periodo?
Il Consorzio può recitare un ruolo importante, a condizione che riesca a porsi “in rete” con gli altri soggetti pubblici e privati coinvolti nei processi di crescita e sviluppo industriale. Mi riferisco, innanzitutto, a Regione e Provincia, la cui collaborazione è determinante sia nella fase di pianificazione degli interventi, che in quella di attuazione, soprattutto sul versante delle infrastrutture. Ma anche con tutti gli attori dello sviluppo a cominciare, ovviamente, dalla classe imprenditoriale e, quindi, dalle associazioni datoriali.

E che cosa o chi ha impedito di farlo, finora?
Anche se parzialmente, dei passi in avanti su questo terreno, negli anni scorsi, sono stati fatti. Ma molto, anzi moltissimo resta ancora da fare, soprattutto sul piano dei rapporti istituzionali, dove va ricercato il massimo della sinergia possibile. La Regione, dopo una serie di incertezze, sembra essere giunta alla determinazione di voler ripartire dai Consorzi industriali, almeno nel breve-medio periodo, coinvolgendoli in una sorta di cabina regionale di regia delle politiche di sviluppo delle attività produttive, individuandoli anche come soggetti attuatori.

Quella di Caserta è la principale area industriale del Sud e tra le più importanti del Paese, soprattutto per offerta di suoli. Altrove, questo dato, sarebbe un’opportunità. Qui, invece?
Intanto, una distinzione fondamentale. Ci sono aree come quelle del triangolo Aversa-Marcianise-San Marco che hanno un livello di saturazione altissimo. E ce ne sono altre che invece hanno un’enorme potenzialità. Mi riferisco, ad esempio, all’area di Capua Nord, con i suoi oltre 4 milioni di metri quadri di suolo industriale. Ma perché questa risorsa divenga spendibile sul mercato delle localizzazioni, è necessario che l’area venga dotata di una infrastrutturazione e di servizi adeguati. Il Consorzio si è mosso in questa direzione ed ha attivato un articolato intervento di infrastrutturazione, che consentirà a questa porzione di territorio, contigua al Cira e al realizzando aeroporto di Grazzanise, di diventare un eccezionale polo di attrazione per nuovi insediamenti produttivi.

In altre regioni, le aree industriali inutilizzate tornano pacificamente nella disponibilità del consorzio e messe a disposizione di altre iniziative industriali. Perché non si fa lo stesso da noi?
Anche da noi esiste una normativa analoga ed è stata applicata in tutti i casi in cui ciò è stato possibile. In ogni caso, il Consorzio, in collaborazione con l’Autorità di Bacino ha avviato uno screening delle aree industriali, anche attraverso l’analisi aerofotogrammetrica, che ci consentirà, in brevissimo tempo, di avere finalmente una mappa certa sullo stato dei suoli, e quindi, di avviare tutte le azioni necessarie a ottimizzarne l’utilizzo e rientrare in possesso delle aree inutilizzate. Questo lavoro sta già dando i primi frutti. Infatti, il Consorzio, in ottemperanza a quanto stabilito dall’articolo 13 comma 4 della Finanziaria regionale ha appena avviato le procedure di revoca per dieci assegnazioni, per la mancata attivazione dei progetti.

Gli imprenditori lamentano forti pressioni speculative sui suoli inutilizzati. Che cosa risponde?
Il problema fondamentale che può favorire indirettamente la lievitazione dei prezzi per l’acquisizione dei suoli dai privati è la mancanza del Piano Regolatore Generale che impedisce all’Asi di procedere agli espropri. Il nuovo Prg che il Consorzio ha adottato all’incirca quattro anni fa è in attesa della definitiva approvazione da parte della Conferenza dei servizi, insediata presso l’Amministrazione Provinciale, che dovrebbe concludere la procedura entro qualche mese. Speriamo che le dimissioni del presidente De Franciscis non comportino ritardi.

Al di là della crisi planetaria che ha investito l’economia e, in generale, il sistema manifatturiero, che cosa impedisce, a suo modo di vedere, di ridare slancio alla industrializzazione della provincia di Caserta?
Credo che da questa crisi globale non si possa prescindere. Nei momenti di difficoltà a pagare il prezzo più alto sono sempre i territori più deboli, quelli che hanno il sistema economico più fragile e più dipendente da fattori esogeni, con meno risorse in loco. É la situazione del nostro Meridione e Caserta non fa eccezione. In ogni caso, anche questa crisi non è destinata a durare in eterno e credo che, alla ripresa, il nostro territorio debba farsi trovare pronto a cogliere tutte le nuove opportunità di crescita. In questo contesto, il ruolo della Regione e anche del Governo saranno determinanti, Caserta ha bisogno di forti investimenti pubblici in due settori strategici: infrastrutture e sicurezza. In proposito, mi piace ricordare che a giorni firmeremo con la Prefettura il protocollo sulla legalità, già deliberato dal Comitato Direttivo. Inoltre, con il Prefetto si stanno studiando altre possibilità di collaborazione. Sempre in tema sicurezza, la Regione ci ha appena finanziato la realizzazione di un progetto di videosorveglianza per l’agglomerato di Marcianise che ci auguriamo di poter estendere tra breve anche agli altri agglomerati.

Secondo alcuni il Consorzio Asi, per come è stato fin qui gestito, non avrebbe ragione di esistere: troppa burocrazia, poca sicurezza; troppa politica, pochi servizi. Che cosa risponde?
Se in questi anni c’è stato un ente che, anche al di là delle sue specifiche competenze, ha mantenuto al centro del dibattito pubblico e istituzionale il tema delle politiche industriali nel nostro territorio questo è stato senza dubbio l’Asi. E poi non credo si possa parlare di troppa burocrazia per un ente che ha meno di 20 dipendenti. Anzi, mi sento di affermare che l’Asi è il più veloce nelle procedure tra tutti gli enti ed è sempre disponibile ad accompagnare le imprese.

Il Consorzio Asi è un ente di promozione industriale che, stranamente, non prevede nel suo board una rappresentanza della categoria principalmente interessata: quella degli imprenditori, appunto. Forse è per questo che, al posto delle fabbriche, nelle aree disponibili trovano ormai sempre più spazio centri commerciali, multisala e luoghi ricreativi?
Nell’ambito delle aree Asi gli insediamenti autorizzati sono esclusivamente quelli previsti dal Prg. I centri commerciali, multisala etc. sono situati a ridosso delle aree industriali e non in aree Asi, come molti ritengono, e su di essi non abbiamo alcuna competenza. Per il resto, credo che la partecipazione di una rappresentanza del mondo imprenditoriale, all’interno degli organismi direttivi dei Consorzi, potrebbe essere una scelta utile. Ma, allo stato, fino a quando la Regione non avrà sciolto tutte le riserve sulla futura riorganizzazione dei Consorzi, qualunque discussione al riguardo rischia di restare puramente accademica.

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