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  Dicembre 2012

Articoli n° 1
gennaio/febbraio 2006
 

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L’impatto degli incentivi
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un 2006 positivo

Dialogo con la politica

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Dialogo con la politica
Il Paese ha bisogno di una moderna cultura politica che recuperi il senso dell'etica
a cura di Raffaella Venerando & Monica de Carluccio

 


Nuove dinamiche sociali e improvvisi colpi di scena politici restituiscono l'immagine di un Paese in cui l'economia annaspa e la sfiducia verso la res pubblica, e chi la amministra, dilaga. Una situazione complessiva, quella italiana, che appare giorno dopo giorno sempre più insostenibile. Dall'esigenza di vederci più chiaro, "senza restare a guardare", nasce l'iniziativa della Confindustria Salerno di incontrare gli esponenti delle maggiori forze politiche del Paese, non tanto per correggere le idee sbagliate di chi governa o di chi lo farà in un futuro prossimo, quanto per cominciare a costruire, insieme, elementi utili alla diffusione di priorità e metodologie di tipo nuovo, che possano soddisfare l'aspirazione dei cittadini ad una vita migliore e motivare gli imprenditori nella loro ardua scelta di fare impresa.
L'iniziativa, intitolata "Dialogo con la politica", si propone, quindi, di contribuire, in termini di idee e possibili soluzioni, ai programmi delle coalizioni attualmente esistenti sul panorama politico, ponendo alla loro attenzione, i temi caldi che coinvolgono le attività del mondo industriale. L'obiettivo, pertanto, è andare a incidere sulle scelte che le Istituzioni inevitabilmente compieranno. Affiancare, insomma, all'elaborazione culturale di chi per competenze è preposto a decidere, un sano e propositivo pragmatismo, perché la politica non sia più avulsa dalla realtà economica e civile, come oggi purtroppo appare.
Dopo Piero Fassino, segretario nazionale dei Ds, hanno accettato di confrontarsi con gli industriali salernitani, a poco più di una settimana di distanza, nello scorso mese di dicembre, l'onorevole Alfonso Pecoraro Scanio, Presidente della Federazione Nazionale dei Verdi e l'onorevole Clemente Mastella Segretario Nazionale UDEUR.
Sul tavolo, per i due politici la stessa generale emergenza cui far fronte: il territorio campano risulta scarsamente attrattivo per un'indubbia mancanza di convenienze. Gli industriali, rappresentati dal presidente Andrea Prete, hanno palesato ai due leader politici tutte le loro difficoltà nel continuare a fare impresa in Campania dove permane un'eccessiva burocratizzazione della Pubblica Amministrazione, inefficiente e con tempi di funzionamento del tutto inadeguati e incompatibili con le esigenze degli imprenditori; dove le infrastrutture scontano ritardi di lunga data, dove vige un sistema creditizio penalizzante e la pressione fiscale è soffocante; dove l'intermediazione politica è una causa impediente. In più, - ha sottolineato Prete in ambedue i suoi interventi di apertura dei lavori- <si assiste a un preoccupante scollamento tra classe politica e società civile, quasi come se la prima non vivesse e operasse per la seconda>.
Dagli incontri sono emersi problemi, esigenze e proposte dei cittadini-imprenditori rispetto al difficile contesto nazionale e, più da vicino, riguardo le particolarità territoriali.
Sia Pecoraro Scanio sia Mastella hanno risposto in maniera costruttiva facendo appello entrambi a principi come impegno ed efficienza cari al mondo imprenditoriale.
Nello specifico, il Presidente dei Verdi - movimento al quale Prete ha riconosciuto il valido contribuito offerto nel determinare un cambiamento di mentalità e nel diffondere una diversa sensibilità in tema ambientale -, sulla necessità di realizzare alcuni provvedimenti per colmare il gap energetico della nostra regione, come le centrali elettriche con ciclo combinato a metano, ha affermato, sfatando il luogo comune che vuole i Verdi fermi nel dire sempre di no a questo tipo di opere, che <gli investimenti in ambiente realizzano indubbi vantaggi per le imprese ma solo se sono supportati da un sistema pubblico adeguato. Bisogna quindi, innanzitutto, risanare un sistema di intreccio tra politica ed economia sempre più perverso, creando una moderna cultura politica che recuperi il senso dell'etica, definendo però poche priorità perché le risorse a disposizione, a dire il vero, sono scarse. Il problema infrastrutturale è evidente, ma per l'energia, noi chiediamo un Piano nazionale e un Piano energetico regionale. È intollerabile, infatti, la mancanza di sistematicità in quest'ambito e di un sistema di ascolto delle esigenze della popolazione. Prima che alla realizzazione di nuovi impianti, si deve lavorare sulla manutenzione di quelli già esistenti. A corredo degli interventi infrastrutturali vanno fissati i tempi entro cui realizzare obiettivi raggiungibili, tra cui un sistema creditizio più adeguato, incentivi automatici per escludere filtri burocratici e una fiscalità di vantaggio che ci renda competitivi>.
Concentrare le risorse, diminuire i costi della politica, delegiferare, rifondare una politica industriale efficace: questi, secondo il Presidente Prete, i punti su cui chiedere al prossimo Governo di focalizzare l'attenzione anche perché il vero motore della ricchezza del nostro Paese è l'industria. E senza manifatturiero non si cresce.
Al riguardo Clemente Mastella, nel suo vivace intervento, ha dichiarato che il suo gruppo politico, di intesa con sindacato e imprenditori, non era d'accordo sull'aumento regionale dell'Irap, che ha bollato come una trovata alla Robin Hood: <prendere a chi ha non mi sembra una gran soluzione>. Poi, definendosi paladino della causa Mezzogiorno, ha insistito: <Il nostro Sud sarà unità di solo consumo e non di produzione, se le cose non cambieranno. Noi siamo colpevoli di aver "sbriciolato" il Mezzogiorno con i Patti Territoriali, gli Accordi di Programma e altri strumenti. Il Sud deve tornare a essere una questione unitaria, nazionale, da assumere con emergenza. E a quanti inneggiano al turismo come panacea di tutti i mali del Sud io rispondo che il turismo non fa la felicità del Mezzogiorno perché la crescita del Sud dipende dall'industria che è e rimane l'unica a produrre sviluppo>. Sullo scollamento tra classe politica e società civile, ha poi obiettato: <bisogna recuperare il primato della politica. Il baricentro si è spostato al nord e questo depone verso una unilateralità di intenti che non sono certo quelli degli uomini del Sud. Il Sud è meno forte in questo senso. In questo scenario non proprio roseo, dove le certezze che ora mancano saranno difficili da garantire anche nel futuro a causa della nuova legge elettorale che a sua volta crea un sistema debole, il mio partito vuole essere un elemento di moderazione, una sorta di stella polare che lavorerà, armato di buon senso, per una ripresa seria>.

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