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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DICEMBRE 2006
 


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UniversitÀ e imprese:
Terra di Lavoro guarda agli Usa


ricerca e mercato
UniversitÀ e imprese:
Terra di Lavoro guarda agli Usa


Incontro, a San Leucio, con il professore Robert Taber della Duke University: «Senza
la ricerca il sistema industriale non regge»

Antonio Arricale

L’Italia, il Sud e in particolare la provincia di Caserta guardano al rapporto università-impresa sviluppato negli Stati Uniti con grande interesse. Anche perché "quella americana è una formula sicuramente da esportare", come ha detto Suneta Halliburton, console generale degli Usa a Napoli, presentando il professore Robert Taber, vice Chancellor of Corporate and Venture development della Duke University. Organizzato da Confindustria Caserta e Seconda Università, l'incontro con il responsabile dei rapporti con le imprese dell'ateneo statunitense, si è svolto il 23 ottobre scorso, nell'Aula magna della facoltà "Jean Monnet" di San Leucio. Un seminario - nemmeno a dirlo - su un argomento di grande attualità: "Università e imprese, una sinergia vincente per lo sviluppo". Incontro, pure va detto, previsto nell'ambito di un ciclo di conferenze che hanno toccato, in Italia, soltanto le città di Milano e Roma prima di Caserta.
«L'innovazione deve essere intesa come stimolo di crescita per i nostri Paesi - ha detto il console - i quali perciò devono rafforzare e favorire il rapporto di collaborazione tra società, università e governi». In questo senso, peraltro - ha spiegato Suneta Halliburton - è stato attivato anche un programma-pilota destinato a dare la possibilità a laureati e giovani imprenditori del Mezzogiorno di frequentare stage negli Usa e poi tornare in Italia per diffondere il know how acquisito.
Ma veniamo al professore Taber, vero e proprio esempio vivente del fecondo interscambio tra il mondo accademico e quello imprenditoriale. Taber è stato, infatti, oltre che docente universitario, anche amministratore delegato di un'azienda che fonda la sua attività su una tecnologia prodotta dal Massachusetts Institute of Technology. Oggi, inoltre, alla Duke University è responsabile, tra l'altro, anche del rilascio di brevetti e licenze, della sponsorizzazione commerciale della ricerca e dei rapporti con i committenti di ricerca privati. «La collaborazione università-imprese è indispensabile. Senza la ricerca il sistema industriale non regge», ha ammonito l'accademico, che ha individuato nei settori dell'informatica, ingegneria e biotecnologia i campi in cui ricerca e impresa meglio si sposano. E alla domanda, perché in Italia il rapporto tra università e imprese è meno intenso?, ha risposto: «Forse perché le aziende italiane credono di non aver troppo bisogno di alta tecnologia. Oppure perché le università si concentrano soprattutto sulla formazione. Di sicuro però senza una vera integrazione non c'è futuro per il sistema produttivo».
«Negli Usa la ricerca viene pagata per cinque sesti dal governo federale e per un sesto dalle imprese. E ciò di per sé crea una convenienza alla collaborazione. Peraltro, ad di là delle apparenze, un finanziamento pubblico così forte è tutt'altro che in contraddizione con un sistema informativo di tipo privato. Negli Usa, infatti, le università sono tutte in concorrenza tra loro per assicurarsi i finanziamenti più cospicui. Che vanno, è evidente, a chi ottiene i migliori risultati scientifici».
Taber fa l'esempio concreto di una ricerca nel campo della biomedicina trasformato in attività industriale. «Alla Duke quest'anno abbiamo messo a punto un enzima, il Myozyme, che è essenziale per la vita. In rarissimi casi, per ragioni genetiche, i neonati non sono in grado di produrre questo enzima, con la conseguenza che restano immobili e muoiono in pochi mesi. Con il Myozyme i piccoli sopravvivono e possono condurre una vita normale. È stato emozionante - ha aggiunto - vedere i piccoli guariti. Alcuni di loro erano fratellini minori di piccoli morti per la medesima malattia, trattandosi di una disfunzione genetica». Un'emozione, tuttavia, che ha un risvolto economico di non poco conto. Per quell'enzima, la cui vendita è stata autorizzata sia negli Usa sia nell'Unione europea, si stima infatti un mercato potenziale tra i 300 e i 600 milioni di dollari. Un bell'affare, non c'è che dire.
Ai lavori sono intervenuti il presidente di Confindustria Caserta Carlo Cicala, il vice presidente Gaetano Malatesta (che ha svolto la relazione introduttiva), il presidente del Gruppo Giovani Imprenditori Gianluigi Traettino, il rettore Antonio Grella, il presidente della Provincia Alessandro De Franciscis e il sindaco Nicodemo Petteruti.

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