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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DICEMBRE 2006
 


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Una piÙ corretta classificazione
della lana di roccia


A cura dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico ISPESL

F. PAGLIETTI e V. DI MOLFETTA


Il presente lavoro ha avuto come obiettivo la caratterizzazione e la corretta classificazione di materiale inorganico utilizzato in agricoltura come substrato per colture e le relative possibilità di riutilizzo come materia prima seconda. In particolare detto materiale, denominato Grodan, risulta essere costituito principalmente da lana di roccia. Ciò comporta nella vigente normativa una sua non corretta classificazione con conseguenti costi di gestione, per le aziende di settore, della sostanza esausta e relativo smaltimento eccessivi in relazione alla reale pericolosità.
Lo studio ha preso in considerazione un rifiuto in lana di roccia rappresentato da un substrato esausto. L'azienda che lo produce è la Grodan leader mondiale nel settore. Il prodotto dal quale trae origine questo rifiuto è un substrato per l'agricoltura composto per il 97-97,5% di lana di roccia (basalto, calcare, brichette di riciclaggio, carbone), il 2,5-3% da un legante (bachelite) e, in piccole quantità da un agente umettante. La lana di roccia viene ottenuta attraverso fusione di roccia basaltica, calcare e brichette di riciclaggio con altre materie prime a 1500°C all'interno di un cubilotto riscaldato con carbone. La massa di roccia liquida viene raffreddata rapidamente mentre viene filata in fibre, originando la lana di roccia. In seguito vengono aggiunti: un legante (bachelite) per tenere insieme le fibre di roccia e rendere compatto il materiale ed un agente umettante, che permette al materiale di trattenere l'acqua e le sostanze nutritive indispensabili per le piante. La lana di roccia viene quindi riscaldata a circa 200°C per polimerizzare il legante e stabilizzare il materiale per la lavorazione finale. Il materiale viene quindi raffreddato, modellato, tagliato in lastre successivamente avvolte in involucri di plastica per impedirne eventuali lacerazioni e distacchi di fibra. Il materiale trova applicazione come substrato di coltura in sostituzione del terreno principalmente per la produzione di fiori, ortaggi e frutta. La lana di roccia Grodan viene classificata dalla normativa italiana (Circolare 15/03/00 n. 4) come irritante (R38) ed appartenente alla terza categoria; poiché hanno attestato la sua non cancerogeneità essa è stata infine classificata come terza categoria non cancerogena. Il rifiuto pertanto è da ritenersi pericoloso poiché contiene la lana di roccia, in concentrazione totale 20% (Direttiva MATT del 09/04/2002).
In riferimento all'irritabilità, in un convegno della Commissione Europea tenutosi ad Ispra (Italia) a marzo 2006, si è evidenziato che l'irritabilità della fibra non costituisce un indice di pericolosità; pertanto la CE ha stabilito di non correlare direttamente l'irritabilità con la pericolosità per detta sostanza e pertanto consentirà, con un decreto di prossima pubblicazione, una sua classificazione come rifiuto non pericoloso.
Il DM 03 agosto 2005, invece, attualmente prevede che i rifiuti contenenti le fibre minerali artificiali vengano smaltiti in discarica per rifiuti non pericolosi purché in celle appositamente ed esclusivamente dedicate, realizzate in modo tale da evitare la frantumazione dei materiali.
L'attuale classificazione per i rifiuti in lana di roccia nel caso di non pericolosi è data dal codice 17/06/04. In particolare la normativa specifica quanto segue:
- 17 00 00 Rifiuti di costruzioni e demolizioni (compresa la costruzione di strade);
- 17 06 00 materiale isolante;
- 17 06 04 altri materiali isolanti.


Dalle diciture sopra menzionate è possibile evidenziare che nessuna di esse rispecchia le reali caratteristiche del substrato, in quanto detta classificazione è stata creata per materiali isolanti in lana di roccia utilizzati nelle costruzioni e non per la lana di roccia utilizzata in agricoltura. Ciò comporta costi di smaltimento troppo elevati in relazione al reale settore di provenienza del rifiuto in questione. Pertanto si è ritenuto opportuno procedere ad un approfondito studio del codice CER per una più idonea classificazione di detto rifiuto. In particolare si propone il codice CER 02/01/99, che nello specifico rappresenta:
- 02 00 00 rifiuti provenienti da produzione, trattamento e preparazione di alimenti in agricoltura, orticoltura, caccia, pesca ed acquicoltura;
- 02 01 00 rifiuti delle produzioni primarie;
- 02 01 99 rifiuti non specificati altrimenti.
La classificazione 02, infatti, meglio rispecchia l'origine del prodotto che è anche ottenuto dalla produzione primaria (02/01/00), e poiché non è opportunamente descritto nelle altre classi 01 è giusto attribuirgli il valore 99.
Con la classificazione 17/06/04 l'unica modalità di smaltimento, prevista dal Decreto Ministeriale del 05 febbraio 1998 per questa categoria di rifiuti, è il riciclaggio nei cementifici per la realizzazione di mattoni. In alternativa c'è solamente lo smaltimento in discarica che non costituisce però una valida soluzione se si pensa soprattutto alle numerose possibilità di riutilizzo già realizzate all'estero. La nuova classificazione (02/01/99), invece, propone un numero superiore di possibilità, oltre al semplice smaltimento in discarica e più precisamente:
1) industria della ceramica e dei laterizi;
2) utilizzo per recuperi ambientali di ex cave, discariche esaurite e bonifica di aree inquinate (il recupero è subordinato all'esecuzione del test di cessione sul rifiuto tal quale secondo il metodo in allegato 3 al DM 5/02/98 ad esclusione del parametro COD) (R10).
Inoltre se si procedesse alla separazione della plastica ed alla granulazione del materiale sarebbe possibile applicare diverse metodologie di trattamento, all'estero già ampiamente diffuse, che consentono ulteriori possibilità di riciclaggio del materiale, tra cui:
1) riutilizzo in azienda: il rifiuto diventa materia prima per la produzione di nuovo materiale;
2) ammendante del terreno: il substrato granulato viene mescolato con il terreno (10 cm circa) rendendolo più tenero, soffice e arieggiato;
3) miscele di substrati: realizzato mescolando il substrato granulato con la torba;
4) compostaggio: si mescola il materiale con un composto organico di scarto costituito ad esempio da RSU (rifiuti solidi urbani), o meglio con la parte organica di questi rifiuti; residui organici vegetali (foglie, rami, etc.);
5) feeding trenches (trincee nutritive): si utilizzano lastre di materiale esausto privato della copertura in plastica, parzialmente sotterrate e ricoperte in superficie da un telo pacciamante. Si adotta una strategia simile al fuori-suolo (metodo convenzionale di utilizzo del materiale vergine).
Il vantaggio maggiore del cambiamento di classificazione sarebbe dato, in termini di "immagine" del prodotto, dalla differenziazione del substrato esausto rispetto al rifiuto isolante in lana di roccia, più pericoloso (vista la presenza di oli minerali al suo interno) e dalla estraneità e dalla netta differenza tra questo materiale e l'amianto, rispetto al quale oltre a non esserne un sostituto diretto (ha un altro campo d'applicazione), non ne presenta neanche la pericolosità (irritante ma non cancerogeno).
Conclusioni
La diversa classificazione del materiale Grodan permetterebbe di identificare il substrato esausto come "rifiuto di origine agricola" e non come "isolante sostituto dell'amianto" e renderebbe possibile proporre nuovi metodi di riciclaggio (attualmente non previsti). Tutto questo porterebbe evidenti riscontri positivi per le aziende di settore sia dal punto di vista economico sia per il futuro sviluppo tecnologico ed occupazionale.

ISPESL Dipartimento Insediamenti Produttivi ed Interazione con l'Ambiente;
Ingegnere libero professionista

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