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  Dicembre 2012

Articoli n° 10
DICEMBRE 2006
 


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Tagli alla SanitÀ.
Uno studio evidenzia le conseguenze per il settore

Premio Marrama, la “Sesta srl”
tra i vincitori della sezione impresa

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Tagli alla SanitÁ.
Uno studio evidenzia le conseguenze per il settore
Gli operatori territoriali costretti a chiudere le aziende. Obbligatorio sarà il licenziamento di oltre 300 unità con effetti sociali deflagranti

Francesca ZAMPARELLI

 Sono stati presentati i risultati dell'indagine dal titolo "Personalità Mercati e Istituzioni" condotta dal Dipartimento degli studi giuridici politici dell'Università degli Studi del Sannio commissionata, non molto tempo addietro, dalla Sezione Sanità Privata della Confindustria di Benevento.
Obiettivo dello studio è quello di verificare gli effetti che le ultime delibere regionali comporteranno, se non modificate, sull'intero comparto in oggetto.
Ebbene, dall'indagine è emersa, così come era stato denunciato nei mesi scorsi, la disomogeneità dei tagli applicati dalla Giunta Regionale della Campania. In modo particolare è stata confermata l'incompatibilità tra i criteri della legislazione statale e quelli individuati a livello regionale. La questione relativa agli effetti dei tagli e alla ripartizione dei fondi regionali da destinare alla sanità privata in Campania ha sollevato, non appena varata, molta preoccupazione, soprattutto tra gli imprenditori sanniti titolari di case di cura. Infatti, la vigente normativa regionale prevede i volumi di prestazioni sanitarie che la Regione Campania può erogare alle strutture private operanti nelle diverse province, impone i limiti di spesa e fissa la soglia di risparmio da osservare. Ma, per il triennio 2006-2008, mentre le altre strutture campane, in media, dovranno rinunciare al 18,5%, il comparto sanitario privato sannita dovrà subire tagli fino al 33%; in particolare le Case di Cura sannite subiranno un taglio del 55%. Sono mesi che le associazioni di categoria denunciano l'illegittimità dei suddetti tagli, poiché incrementano la sperequazione tra le province interne della regione Campania e le zone costiere, ed in particolare con la Provincia di Napoli, e rendono insostenibile la situazione per gli operatori territoriali che saranno costretti a chiudere le aziende. Si verrebbe a determinare una gravissima emergenza occupazionale: si renderebbe obbligatorio il licenziamento di oltre 300 unità con effetti sociali deflagranti. La fortissima preoccupazione e le gravissime difficoltà del comparto sanitario sono già state illustrate al Prefetto, al Consiglio Provinciale e a quello Comunale nonché al Presidente del Consiglio Regione Campania. «I timori degli imprenditori - spiega il presidente della commissione sanità dell'Unione industriali, l'avvocato Stefano Parziale - non erano infondati. Da un'analisi condotta dal Dipartimento di Studi giuridici politici "Personalità Mercati e Istituzioni" dell'Università del Sannio è emerso che i criteri di riparto del Fondo sanitario regionale sono incoerenti e che i parametri di riferimento dei tagli sono irragionevoli e disomogenei. Gli studiosi del Pmeis, inoltre, hanno confermato la preoccupazione che la conseguente applicazione indiscriminata del meccanismo di "regressione tariffaria unica" alle case di cura private può comportare effetti distorsivi».
I ricercatori dell'Ateneo sannita hanno compiuto uno studio integrato sulle delibere regionali n. 1843/2005 e n. 2157/2005, valutando la loro incidenza sulla delibera n. 800/2006. «Analizzando le risultanze della relazione - considera Parziale - emergono problemi di compatibilità in tema di legislazione concorrente su diritti fondamentali come quello alla salute, laddove la Regione Campania individua nuovi e autonomi criteri di riparto rispetto a quelli stabiliti dalla normativa statale. Il Pmeis ha sottolineato che ai criteri nazionali di ripartizione dei fondi statali per la sanità, la Regione Campania ne ha aggiunti altri, di fatto alterando l'intento della previsione normativa nazionale e determinando lo spostamento dei fondi sanitari dalle zone interne. Infatti - insiste Parziale - la quota di fondi corrisposta pro capite per un cittadino residente nell'ASL Napoli 1 è pari a 1.211,68, euro, una cifra superiore del 20% (cioè più di 240,00 euro) rispetto a quella stanziata per un cittadino residente nell'ASL Bn 1 (971.70 euro). L'analisi - continua il presidente - ha considerato le ricadute dei tagli destinati all'Asl Bn1, specie quelli all'assistenza ospedaliera esterna. Il risultato? É emersa una duplice violazione del principio di uguaglianza formale e sostanziale, sia nel raffronto tra Asl diverse e sia all'interno della stessa Asl, tra settore pubblico e settore privato, con una profonda incidenza sulla libera scelta dell'utenza e sulla libertà di iniziativa economica delle imprese e del settore. Un'ultima considerazione - conclude Parziale - va fatta sul meccanismo della cosiddetta regressione tariffaria unica, come rimodulato dalla delibera n. 2157/2005. La Confindustria di Benevento lo aveva già più volte denunciato: l'applicazione di un simile procedimento non fa che aggravare la situazione di quelle case di cura che nell'ultimo anno hanno fatto investimenti, diminuendo pertanto la propria disponibilità economica, e che a causa dei tagli, ora come ora, vengono a trovarsi in una condizione insostenibile, ai limiti della sopravvivenza». Lo studio condotto dal Pmeis dell'Università del Sannio è stato inviato a tutti gli organi istituzionali (Comune, Provincia e Regione) al fine di ottenere una modifica dei deliberati regionali onde permettere la sopravvivenza del settore sanitario privato sannita e il rispetto del diritto alla salute dei nostri concittadini.

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