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  Dicembre 2012

Articoli n° 9
novembre 2005
 


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Unione di avellino

Relazione del presidente Silvio Sarno

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TECNICHE INNOVATIVE PER ACQUISIRE I DATI
LA “CARATTERIZZAZIONE DELLE ANTENNE”

VALORIZZARE LE RISORSE CULTURALI DIFFUSE
FORMARE MANAGER DEL TERRITORIO STORICO

VALORIZZARE LE RISORSE CULTURALI DIFFUSE
FORMARE MANAGER DEL TERRITORIO STORICO
Al Pst di Salerno un Master in Beni Culturali e Sviluppo Locale Sostenibile

Isabella Colamarco
Responsabile Area Formazione Parco Scientifico e Tecnologico di Salerno e A.I.C icolamarco@pstsa.it


Il 30 settembre scorso sono partite, presso il Parco Scientifico e Tecnologico di Salerno, le attività formative del Master in Beni Culturali e Sviluppo Locale Sostenibile, approvato dal Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca nell'ambito del Programma Operativo Nazionale per le Regioni Obiettivo 1 "Ricerca Scientifica, Sviluppo Tecnologico, Alta formazione" 2000-2006. Il progetto, realizzato insieme al Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello, vede inoltre coinvolti, in qualità di partner, la Provincia di Salerno-Assessorato alle Attività Produttive, Formazione Professionale, Beni e Attività Culturali; la Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Province di Salerno, Avellino e Benevento; la Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio di Salerno e Avellino e l'Università di Salerno. Alla cerimonia inaugurale del 30 settembre hanno partecipato l'onorevole Alfonso Andria, Presidente del Centro di Ravello, Remo Russo, Amministratore Delegato del Parco Scientifico, l'Assessore ai Beni Culturali Gaetano Arenare e l'architetto Giovanni Villani della Soprintendenza per i beni architettonici e il paesaggio. Obiettivo del Master è formare dei "Manager del Territorio Storico", cioè degli esperti capaci di redigere, implementare e realizzare progetti di sviluppo locale fondati sulla valorizzazione di tutte le risorse culturali esistenti in un sistema territoriale. Il patrimonio culturale é costituito non solo dai monumenti e dalle opere d'arte, ma anche dall'insieme di tutti quei prodotti che documentano la cultura della comunità, come i centri storici minori, gli antichi manufatti industriali, l'artigianato tradizionale. Per queste ragioni, accanto alle tradizionali "città d'arte" si parla sempre più di "risorse culturali diffuse" o di "patrimonio minore" o, ancora, di "territorio storico". Il territorio storico costituisce una risorsa di grande valenza, ma la sua valorizzazione richiede un approccio - culturale, scientifico e metodologico - totalmente differente da quello utilizzato per la tutela dei monumenti o dei centri storici. Un progetto di sviluppo locale fondato sulla valorizzazione del territorio storico comporta il coinvolgimento di numerose competenze, non solo quelle che si occupano dei beni culturali, ma anche quelle che analizzano i processi di sviluppo e i comportamenti delle comunità (economia, sociologia, pianificazione, teoria dello sviluppo, ecc.) e quelle necessarie a promuovere le attività culturali (comunicazione, organizzazione di eventi, ecc.). Il "manager" da formare, quindi, deve avere una visione critica e problematica degli elementi costitutivi del patrimonio culturale delle comunità locali e una buona conoscenza delle best practices e degli insuccessi delle azioni di valorizzazione del patrimonio minore. Inoltre, deve essere capace sia di affrontare e risolvere i problemi derivanti da processi di sviluppo che attivano una miriade di piccoli attori, sia di mettere a punto progetti capaci di generare plusvalenze del Territorio Storico senza comprometterne la qualità. In definitiva, il Manager del Territorio Storico deve avere conoscenze specifiche e approfondite nella propria disciplina e possedere conoscenze elementari di economia, marketing territoriale, pianificazione, statistica, scienze sociali, oltre a conoscere i criteri e i metodi di analisi/progetto, a un livello che gli consenta di coordinare efficacemente l'attività dei vari specialisti e di gestire un progetto in tutte le sue fasi. Il master si concluderà a novembre 2006, per una durata complessiva di 1560 ore, articolate in quattro fasi che consentiranno un passaggio graduale da una formazione prevalentemente teorica a una pratica applicativa, calibrata sulle reali esigenze del mercato del lavoro e sulla natura manageriale del profilo in uscita. La prima fase è dedicata alla "cultura del progetto", in cui saranno affrontate le seguenti tematiche: problemi di gestione dei sistemi complessi; tecniche di analisi economica e territoriale; pianificazione e programmazione per progetti; teoria e pratica del project management; valutazione della fattibilità tecnica, ambientale, economica, sociale e amministrativa delle soluzioni progettuali. La seconda è dedicata alla "cultura d'impresa", che tratterà i seguenti argomenti: analisi dell'organizzazione aziendale e teoria del management; analisi delle funzioni d'impresa e relativi sistemi di gestione; fondamenti tecnologici e sociali della new economy; progettazione integrata. Le attività applicative riguarderanno casi studio, analizzati attraverso una ricerca di best practices, nonché esercizi, giochi di simulazione, visite guidate, interviste a testimoni privilegiati. La terza fase è dedicata allo sviluppo dei progetti applicativi, mediante la costituzione di gruppi di lavoro, disciplinarmente assortiti rispetto alla formazione d'origine, assistiti da esperti. La partnership di progetto avrà in questa fase un ruolo attivo nell'individuazione di progetti di sviluppo concretamente relazionati al territorio e alle istituzioni preposte alla programmazione delle politiche d'intervento. Le attività formative di tipo teorico saranno circoscritte all'acquisizione di strumenti specifici di conoscenza su: sistemi di qualità; marketing territoriale; tecniche di valutazione; networking di sistemi complessi. L'ultima fase del master sarà costituita da uno stage, presso sia i partners del progetto, sia aziende e istituzioni del territorio, coerentemente con le finalità del corso e con i temi progettuali sviluppati durante la terza fase. Il bando di selezione, pubblicato a maggio su quotidiani nazionali e locali, ha avuto un significativo riscontro in termini di candidature. Sono infatti pervenute ben 300 domande di ammissione alla selezione, che è stata effettuata attraverso due fasi: la prima comprendeva la valutazione del curriculum e il sostenimento di una prova scritta, la seconda riguardava una prova orale. Sono stati ammessi alla frequenza del master 23 giovani laureati disoccupati, residenti nelle regioni dell'Obiettivo 1, dei quali 20 corsisti con borsa di studio e 3 uditori senza borsa di studio. L'aula è caratterizzata da un variegato assortimento disciplinare e professionale. Sono infatti presenti, laureati in discipline umanistiche (lettere, lingue e conservazione dei beni culturali), tecniche (architettura e ingegneria) e socio-economiche (economia, scienze politiche e scienze della comunicazione). Una disomogeneità non casuale ma voluta, in quanto tesa a favorire meccanismi di apprendimento reciproco all'interno dell'aula. In una classe composta di specialisti in varie discipline sarà possibile sia acquisire principi, criteri e metodi delle varie discipline, sia conseguire in ciascuna di esse le conoscenze essenziali. Ed è appunto il carattere polivalente e il programma marcatamente multidisciplinare il plus della formazione impartita dal Master, quello che caratterizza la figura del Manager del Territorio Storico.

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