ANCORA REFERENDUM
VINCE L'ASTENSIONE ma senza entusiasmi
L’invito della Chiesa a non
votare ha fatto la differenza
Enrico
Russo
Consulente Istituto Piepoli spa - Innovative Research
enricorusso@istitutopiepoli.it
Nell'ultima settimana di maggio ben quattro eventi,
oltre il secco "no" della Fran-cia alla Costituzione
Europea che ha segnato un visibile rallentamento del processo
storico dell'Unificazione Europea, hanno dominato l'attenzione
dell'opinione pubblica italiana: il più presente nell'immaginario
collettivo è stato quello della confessione della
madre di Mir-ko, rea di aver ucciso il bimbo nella vaschetta
da bagno. Sono seguiti il video di Cle-mentina Cantoni, la
sconfitta del Milan nella finale di Champion's League con
il Liverpool e l'indagine sulla pedofilia on line. Altri
due eventi per noi importanti ma trascurati dall'Opinione
sono stati: la rottura tra Rutelli e Prodi e l'allarme dell'Organizzazione
per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) sulla
salute economica dell'Italia. La settimana in esame non
differisce di molto da quella precedente per quanto riguarda
l'interesse nei confronti del Referendum sulla fecondazione,
sul cui esito hanno influito non poco le dichiarazioni di
coloro che contano. Nei giorni precedenti le votazioni, i
contenuti della legge a mano a mano si erano fatti più chiari
nella mente della gente, quanto al punto centrale, cioè andare
a votare o non andare a votare, e nel caso che si vada a
votare, votare si o no, i dubbi continuavano a persistere.
Coloro
che pensavano di andare a votare si erano fondamentalmente
stabilizzati e oscillavano intorno al 50%. Quindi il raggiungimento
del quorum era ancora fortemente in bilico. Inoltre le dichiarazioni
ufficiali della Chiesa e gli interventi piuttosto sfumati
del Papa sembrano aver inciso sul pensiero dei cattolici
senza produrre reazioni di rilievo nella maggioranza laica
della popolazione. Sembra pertanto che in questo referendum
non ci fossero le condizioni psicologiche perché si
verificasse "l'effetto Craxi". Come è noto
in occasione del referendum sulla abolizione della preferenza
multipla, l'allora Presidente del Consiglio Bettino Craxi
aveva consigliato gli italiani di non votare e andarsene
tutti al mare. Questo invito all'Opi-nione pubblica era stato
all'epoca interpretato dagli italiani come sfottente e il
risultato pratico fu che la maggioranza degli elettori andarono
a votare in una specie di plebiscito negativo nei confronti
del potere in carica. Oggi come oggi "l'effetto Craxi" non
c'è stato. La Chiesa ha agito in maniera molto prudente
e ha diffuso l'informazione tramite la propria gerarchia
e non tramite i mass media. Questa condotta si è rivelata
in chiave di marketing abbastanza promettente (ovviamente
per la Chiesa), visto che non c'è stato alcun rimbalzo
tra una settimana e l'altra che indicasse una maggior propensione
ad andare a votare e quindi a imporre il si, cioè l'abolizione
delle norme restrittive alla procreazione assistita. In ogni
caso l'Opinione sull'argomento procreazione assistita barcollava
fortemente. I valori laici e quelli cattolici divergevano
senza pubblicamente entrare in conflitto. Siamo stati molto
lontani in questo referendum dalle zuffe politiche cui siamo
abituati. Arriviamo finalmente alle elezioni. I dati numerici
del referendum sono secchi: contro un 25.9 per cento che è andato
a votare c'è un massiccio 74.1 per cento che invece
si è astenuto. Una
vittoria dell'astensione per certi versi imprevista in queste
dimensioni così massicce.
Il che non significa che esista un "partito dell'astensione" compatto
che abbia brindato con grande entusiasmo alla chiusura delle
urne. A una domanda fatta la sera stessa di lunedì 13,
su un campione di 500 Italiani dai 18 anni in su, il 33 per
cento dice di aver provato "soddisfazione", ma
un altro 30 per cento dice di aver provato "tristezza",
mentre il restante 37 per cento è indifferente o senza
opinione (v. Grafico 1). Se è naturale dedurre che
ad essere "tristi" siano soprattutto coloro che
sono andati a votare (ma anche qualcuno in più, che
non l'ha fatto per pigrizia o perché non ha potuto),
fra gli altri possiamo dire che circa metà è contenta,
ma la restante metà sostanzialmente resta estranea,
distante dall'evento. Perché si è andati a
votare soprattutto? La molla principale, al di là della
legge in sé e degli articoli che si sarebbe voluto
abolire (47 per cento delle motivazioni), è il senso
civico, e dunque una scelta politica di fondo, quella di
partecipare comunque a delle elezioni democratiche (53 per
cento). E per contro, perché invece non si è andati
a votare? Qui il quadro è più articolato. Nella
maggioranza dei casi (61 per cento) si afferma di essersi
astenuti per convinzione ("sono contrario alle modifiche
della legge", "ho seguito le indicazioni della
Chiesa", "ho seguito le indicazioni del mio partito"),
mentre in un restante 33 per cento dei casi non lo si è fatto
o per disinteresse ("non ero ben informato", "è un
argomento difficile", "non voto quasi mai")
o perché non si è fatto in tempo ("ero
lontano dalla residenza", "ero al mare/al lago/in
montagna"). La settimana che va dal 6 al 13 giugno è stata
comunque dominata da due eventi ben precisi (v. Grafico 2).
Al secondo posto (24 per cento) compare proprio il mancato
raggiungimento del quorum in modo così eclatante,
diventato evento nella stessa giornata di lunedì 13
giugno. Al primo po-sto (33%) compare la liberazione di Clementina
Cantoni, il cui sorriso dolce e pulito è comparso
in Tv e sulle prime pagine dei giornali procurando un momento
di gioia agli Italiani. Da segnalare al terzo posto (11 per
cento) il brutale stupro dei 5 rumeni a Milano, che ha colpito
l'attenzione per la sua freddezza e crudeltà, mentre
al quarto e al quinto posto (entrambi col 7 per cento) compaiono
2 eventi di tipo "economico" di un certo rilievo
in questo periodo: l'allarme sulla crescita delle importazioni
cinesi e la decisione del G8 di cancellare il debito dei
Paesi poveri.
Il presente articolo è una sintesi del monitoraggio delle opinioni degli italiani che l'Istituto Piepoli effettua con cadenza settimanale per conto de “La Stampa”.
I sondaggi sono eseguiti secondo il codice deontologico ESOMAR. I risultati
sono pubblicati su www.agcom.it.
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