LA FINANZA PUBBLICA LOCALE AL SUD
IL RUOLO DELLE BANCHE
Un’indagine dell'Associazione
Studi e Ricerche per il Mezzogiorno
Francesco Saverio Coppola
Direttore dell'Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno
segreteria@srmezzogiorno.it
La recente approvazione del Decreto Legge 44/2005
sugli enti locali, che ha previsto modifiche alle norme sul patto
di stabilità,
e il dibattito sulla Finanziaria per il 2005, incentrato sui tagli
ai trasferimenti agli enti locali e sul tetto imposto agli enti stessi
per il sostenimento di spese correnti e di investimento, ha ulteriormente
riportato alla ribalta un tema "caldo" per l'economia del Paese:
la gestione finanziaria della Pubblica Amministra-zione. Seppur gradualmente,
si sta assistendo a un progressivo mutamento strutturale nella cultura
dell'ente locale. Quest'ultimo ha ormai preso coscienza dell'esistenza
di una serie di strumenti i quali possono rappresentare una valida alternativa
per coprire le esigenze finanziarie di investimento e di ristrutturazione
del debito. Vi è da
aggiungere tutta la problematica collegata a un quadro normativo
in continua evoluzione, rivolto, tuttavia, a porre limiti e a definire,
in uno schema abbastanza rigido, le modalità con cui gli enti locali
possono fare ricorso al debito. In sostanza, ci si sta muovendo sempre
di più nella
direzione del federalismo, considerato nelle sue diverse accezioni
che vanno dalle politiche di sviluppo di un territorio alle responsabilità degli
amministratori locali. Per il finanziamento dei propri investimenti,
l'ente locale meridionale oggi si trova davanti alla concreta scelta di
dover continuare a operare in modo classico, attendendo il trasferimento
in conto capitale proveniente dall'Amministrazione Centrale o dai fondi
del POR (Programma Operativo Regionale) o, in alternativa, di dover "attrezzare" la
sua gestione finanziaria rendendola più dinamica e aperta a nuove
soluzioni. Per l'ente locale è possibile intravedere due differenti
esigenze:
- garantire uno sviluppo territoriale, in modo incisivo per assicurare
servizi al cittadino e alle imprese; questo può avvenire con il
ricorso alla finanza per gli investimenti, pubblica e/o privata (trasferimenti
erariali, fondi europei, risorse di bilancio, buoni obbligazionari, mutui,
project financing);
- mantenere un equilibrio di bilancio, che consenta di gestire in
mondo efficiente ed efficace le politiche di gestione finanziaria.
Ecco che, in tale contesto, il ruolo della banca diventa primario,
soprattutto considerando la funzione di partner che essa viene a svolgere.
Oggi, difatti, viene chiesto alla banca non solo di assumere una pluralità di
ruoli e di offrire un pacchetto di prodotti competitivi, ma soprattutto
di essere al fianco dell'ente e di saperlo accompagnare in tutto il processo
di definizione dell'operazione finanziaria, sia essa di investimento o
di ristrutturazione del debito. L'evoluzione storica della normativa della
finanza degli enti locali e il mutare, quindi, delle esigenze di bilancio
e di gestione finanziaria hanno comportato un cambiamento anche nella figura
del soggetto bancario. A tutto ciò si aggiunge il problema di dover
affrontare un mercato caratterizzato dalla concorrenza di leader internazionali
e mondiali che operano in modo sempre più incisivo nel territorio,
anche meridionale. La banca ha dovuto ridisegnare il proprio ruolo agendo
su tre fronti strategici: la formazione, le strutture operative, le strategie
territoriali. Tuttavia la banca, anche nell'affiancare l'ente locale, adotta
metodologie di valutazione complesse e diversificate analizzando bilanci,
valutando progetti, verificando la struttura finanziaria e, non ultimo,
smantellando in maniera costruttiva, poco a poco, una vocazione di tipo
tradizionale da parte dell'ente locale, che privilegia prodotti tradizionali
rispetto alle forme di finanziamento innovative. Sussistono, tuttavia,
ancora problematiche strutturali per quanto riguarda l'utilizzo degli strumenti
di finanza innovativa. Per l'applicazione del project financing, ad esempio,
rimangono ancora problematiche normative, finanziarie e amministrative,
in quanto si tratta di una procedura articolata e complessa in cui sono
coinvolti numerosi soggetti: enti pubblici, banche, imprese di costruzioni,
società di ingegneria; e ciò impone il movimento di volumi
finanziari, il sostenimento di costi e la genesi di flussi di cassa, quindi
di ritorni economici, che spesso una piccola infrastruttura non è in
grado di produrre; i dati dell'Osservatorio Project Financing dell'Associa-zione
SRM evidenziano un importo medio per opera nel Sud d'Italia di circa 7,7
milioni di euro. Per quanto riguarda le emissioni obbligazionarie, rimane
ancora esiguo l'utilizzo di questo strumento nel Mezzogiorno, rappresentando
(nel 2003) quest'area solo poco più del 10% dei BOC e dei BOP emessi
dalle amministrazioni locali per volume, contro il 48,9% del Centro e il
40,9% del Nord. Il dato scende ulteriormente se consideriamo solo i BOC,
diventando il 2% con un valore pari a 21 milioni di euro contro i 298 del
Nord e i 709 del Centro. Connesso a tutto ciò, vi è anche
la tematica relativa al rating: il dato indica solo 4 Province e 3 Comuni
tra i 47 in Italia che hanno questa forma di accreditamento, evidenziando
dunque una cultura dello strumento ancora bassa. Per quanto riguarda, infine,
gli swap è stato necessario un intervento del Ministero per assegnare
una migliore e più disciplinata normativa allo strumento. Il fenomeno
esiste ed è rilevante e come tale va monitorato con attenzione;
affermazione questa consolidata dai dati della Corte dei Conti che ha individuato
su un panel di 88 Province e di 1.099 Comuni rispettivamente 37 e 305 operazioni
di derivati. Sarebbero, dunque, le Province in percentuale a prevalere:
il 42% delle amministrazioni provincia li interpellate hanno contratto
operazioni contro il 27,7% dei Comuni stessi. Le tematiche su esposte sono
state oggetto di una ricerca che l'Associazione SRM ha curato e successivamente
divulgato nel corso di un convegno che si è svolto a Napoli, organizzato
di concerto con l'Associazione di Studi di Banca & Borsa e l'Università Cattolica
del Sacro Cuore, in presenza di una platea altamente qualificata, composta
da rappresentati istituzionali nazionali e regionali e locali, banche,
professori universitari, imprenditori, centri di ricerca e studiosi della
materia. Durante i lavori, sono intervenuti: Giuseppe Vigorelli, Presidente
Associazione per lo Sviluppo degli Studi di Banca e Borsa, Federico Pepe,
Presidente Associazione Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, Antonio Cancellara,
Responsabile Servizi Finanziari Sud Banca OPI di Napoli, Piero Giarda,
Docente di Scienze delle Finanze, Università Cattolica del Sacro
Cuore di Milano, Maria Teresa Salvemini, Docente Università La Sapienza,
Enrico Cardillo, Assessore Risorse Strategiche del Comune di Napoli.
É possibile scaricare la ricerca dal sito dell'Associazione
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