l’innovazione “invisibile”
fuori il coraggio e la creativitÀ
PARTNERSHIP EUROPA-CINA
UN MATRIMONIO CHE S’ADDA FARE
PARTNERSHIP EUROPA-CINA
UN MATRIMONIO CHE S’ADDA FARE
La comunicazione deve aiutare le
migliori intelligenze a brillare nei nuovi mercati di sbocco
di Vito Salerno & Raffaella Venerando
Enrico
Montangero
Presidente AssoComunicazione
Enrico Montangero è il presidente
di AssoComunicazione (aderente a FITA Confindustria) l'associazione
che riunisce 187 fra agenzie pubblicitarie e im-prese di comunicazione.
Lei, già in tempi non sospetti, dichiarava che l’economia
italiana versava in condizioni di crisi.
Per la prima volta dal 1959, anno di apertura del primo supermercato a
Milano, il largo consumo ha registrato, a fine 2004, un decremento e da
qui sono partiti tagli di teste, ristrutturazioni nella grande distribuzione
e spremitura dei fornitori che, ovviamente, si ripercuoteranno sugli investimenti
in co-municazione. Se è vero che il 2004 è stato l'anno di
maggiore crescita dell'economia mondiale, l'anno record delle esportazioni
per la Germania ma il peggiore per l'Italia, significa che i problemi economici
del nostro paese non sono certo legati all'euro, ma hanno origini strutturali
e sociali che datano di almeno dieci anni. L'economia d'impresa italiana
dimostra poi di avere qualche problema ulteriore dal momento che il 65%
della ricchezza si è riversato nel settore immobiliare mentre questa
percentuale, solo dieci anni fa, era del 45% del totale. Come è stato
stigmatizzato di recente anche in Confindustria, l'Italia sta scalando
una serie di classifiche in negativo. Stiamo diventando uno dei paesi più corrotti,
superando anche certi Paesi africani o dell'Est, sui quali non avremo più titolo
per ironizzare. Abbia-mo aggiunto a questo triste primato la perdita di
quasi venti punti percentuali di competitività del nostro sistema
industriale. Siamo il fanalino di coda in termini d'investimenti nella
ri-cerca di base e applicata. Per uscire da questa situazione ci vogliono
chiarezza di visione, determinazione e investimenti che, per il bene di
tutti, bisogna riuscire ad attirare nei settori che producono reddito diffuso,
ovvero industria e servizi, ridando sostegno alle imprese e riconoscimento
del loro insostituibile ruolo sociale.
Cosa fare allora per ridare nuovo slancio alla nostra
economia?
In questo quadro la lotta del mondo imprenditoriale alla corruzione diventa
uno strumento centrale per rilanciare la competitività vera, che è fatta
di investimenti e rischi per creare e innovare, non di trucchi per conquistare
senza meriti le commesse. Questa è la prima e unica rivoluzione
da fare nel nostro paese e non può essere delegata a preti, a magistrati
o politici onesti, che pure sono tanti, ma deve partire da noi stessi in
una corretta prospettiva economica della sfida mondiale cui le nostre imprese
non possono sottrarsi.
Insomma le sfide sull'attuale scenario economico, sociale e geopolitico
sono tante anche per i comunicatori.
Chi fa comunicazione deve confrontarsi con questioni co-me crisi dei consumi
o della marca, crisi della grande industria o della creatività italiana;
deve, inoltre, pensare di parlare società multiculturale e piena
di incertezze, valutare se realizzare pubblicità da sola o in compagnia
di RP, promozioni, web, direct marketing. Da sei anni a questa parte AssoComunica-zione
crea un momento di discussione ad ampio raggio con studiosi, economisti,
esperti di materie e settori che apparentemente non hanno nulla a che fare
con la comunicazione pubblicitaria. Ci ritroviamo una volta l'anno a parlare
volutamente di temi macro distogliendo lo sguardo dalle emergenze dettate
dalla quotidianità del nostro lavoro.
Cosa si è detto alla sesta assemblea annuale
dell'Asso-ciazione, svoltasi nella piacevole cornice del Palazzo dei Convegni
di Stresa?
Il titolo era: "No/ON: la comunicazione fuori dagli schemi per un
mondo che cambia". È stata questa una preziosa occasione per
interrogarsi sulle nuove frontiere della comunicazione, sulla pubblicità,
giovane e vecchia, sui consumi e sui nuovi comportamenti che rimettono
in discussione concetti ortodossi come largo consumo e classe media. A
un livello più ampio la discussione ha cercato di definire le correnti
globali, la società multiculturale, le ragioni della guerra e della
pace e il ruolo dei marchi-paese come il Made in Italy. In apertura del
convegno di Stresa abbiamo presentato ai nostri associati e alla platea
degli ospiti l'ultima ricerca Makno sulla notorietà e sulla reputazione
delle associazioni di settore presso gli utenti pubblicitari che testimonia
lo stato di salute buono di As-soComunicazione. L'indagine è stata
realizzata su un campione di 450 aziende clienti su 1.500 che investono
in comunicazione. Negli ultimi tre anni, As-soComunicazione è passata
da una notorietà del 59% al 76% con un riconoscimento a livello
istituzionale da parte delle aziende che è cresciuto, nell'ultimo
anno, dal 6,2% al 14%. L'appartenenza all'Associazione è per i clienti
motivo di garanzia e apporta un valore aggiunto tale da influenzare positivamente
i loro rapporti con le agenzie generando benefici comu-ni/condivisi.
Qual è il tema su cui non bisogna più perdere
altro tempo?
L'attuale crisi del settore e del Made in Italy cominciata prima dell'attentato
alle Torri Gemelle per effetto della globalizzazione crescente. Molti Paesi
europei soffrono della concorrenza con la Cina, ma possiamo senza errore
affermare che l'Italia accusa conseguenze ancora più gravi. Prima
dell'11 settembre 2001 gli Stati Uniti avevano già segnato un periodo
contrassegnato dal calo di produzione. Il giorno prima delle Torri, gli
Stati Uniti dichiaravano tecnicamente la recessione in-dustriale dopo aver
registrato quattordici settimane consecutive con segno meno: era un segnale
forte. Ne parlammo al nostro congresso dicendo: brutto segno per gli Stati
Uniti, avranno modo di recuperare scatenandosi sulle aree più deboli.
Attualmente le aree più deboli non sono più oltre Oceano
ma, ovviamente, in Europa.
Lei non si è risparmiato neppure in critiche al sistema bancario,
colpevole di "non favorire lo sviluppo delle aziende", e alle
istituzioni, che "non si adoperano quanto dovrebbero per la competitività del
Paese".
Le banche devono smettere di essere strumenti a servizio degli amici e
dei politici, per servire invece le imprese migliori. De-vono potenziare
l'offerta di prodotti e servizi di qualità ma anche innovativi.
Torniamo al pericolo giallo.
Non ho dubbi. Il cambiamento dell'economia mondiale è irreversibile,
ed è perciò insensato "baloccarsi" con fantasie
di difese retrograde, quali dazi o provvidenze di sostegno. Per guardare
avanti e muoverci congiuntamente ai partner europei e americani investiamo
con decisione le nostre risorse per ottenere il rispetto di alcune regole
minime di civiltà del lavoro, le stesse che nel nostro paese, se
trasgredite, vengono punite con la galera. Secondo me la miglior difesa è l'attacco,
per riuscire a trasformare l'economia italiana investendo in innovazione
e tecnologia, dove non abbiamo certo brillato, e per potenziare l'offerta
di prodotti e servizi di qualità. Dobbiamo studiare le opportunità di
crescita in quei Paesi, che non sono soltanto esportatori verso l'Occidente,
ma rappresentano anche enormi mercati nei quali penetrare. AssoComunica-zione,
a tal proposito, ha avviato una serie di programmi volti agli scambi nel
settore della comunicazione tra il nostro Paese e la Cina. Anche Jeremy
Rifkin, ospite del recente convegno di As-soComunicazione a Stresa, concorda
con la mia visione quando sostiene che se Europa e Cina istituiranno una
partnership commerciale sarà davvero un matrimonio benedetto dal
cielo e che, a tutt'oggi, esistono tutti i presupposti perché ciò avvenga.
L'Euro-pa è il mercato più grande e importante del mondo,
forse anche più di quello statunitense e per la Cina è un
punto di riferimento. L'Europa è il nuovo so-gno dei cinesi e di
tutti i paesi emergenti, poichè rappresenta ciò che era l'America
per l'Italia nel dopoguerra. Ribadisco che bisogna discutere su come venirne
fuori e che bisogna togliere incrostazioni, corporazioni e ceppi di ogni
tipo per ripartire. Il nostro settore è cresciuto dell'8% ma è ovvio
che la crisi generalizzata si fa sentire e graverà anche su di noi.
Il ruolo della comunicazione per uscire dalla crisi sarà quello
di aiutare le migliori intelligenze a brillare in Italia e nei nuovi mercati
di sbocco.
PROFILO ASSOCIAZIONE |
AssoComunicazione, è l'Associazione
delle Imprese di Comunicazione.
É stata fondata nel 1949 e ha sede in Milano.
Attualmente rappresenta 187 tra le più importanti imprese
di comunicazione, nazionali e multinazionali, operanti in Italia. Nel 2003 le associate hanno raggiunto un ricavo netto complessivo
superiore agli 890 milioni di Euro e hanno occupato 8.312 addetti.
Il
compito principale dell'Associazione non è solo quello
dello studio e soluzione dei problemi comuni alle imprese associate,
ma anche lo sviluppo e il miglioramento della comunicazione in ogni
suo aspetto.
AssoComunicazione
ha costituito la società AssAP Servizi
S.r.l., che fornisce agli Associati diversi servizi quali: consulenza
legale, fiscale, sindacale, rassegna stampa, banca dati campagne
AssAP Servizi/Nielsen, market report, consumer report, formazione
professionale, osservatorio sullo scenario economico e di marketing
italiano.
Inoltre, tramite il Centro Studi, costituito in seno ad AssAP Servizi,
vengono sviluppate ricerche nel campo della comunicazione.
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LE NUOVE FRONTIERE DELLA COMUNICAZIONE PUBBLICITARIA |
Le nuove frontiere dell'economica
sono tante e così pure quelle
della comunicazione pubblicitaria. Nel corso di una tavola rotonda,
i vertici delle principali agenzie di pubblicità operanti in
Italia hanno cercato di capire se si è al passo con i tempi
e su quali strumenti innovativi puntare per il futuro.
Da un sondaggio condotto tra 160 addetti di 50 agenzie pubblicitarie, è emerso
che i mezzi sui quali investire prevalentemente per la comunicazione
pubblicitaria del futuro sono internet (20%), televisione (17%) e digitale
terrestre (16%). Il vero nemico è il sovraffollamento degli
spot e quindi la rete rappresenta una reale alternativa che gli esperti
del settore considerano sempre più valida. Per questa stessa
ragione però è necessario trovare nuovi metodi per comunicare
il proprio messaggio al cliente, più adatti al mezzo e incisivi
rispetto alla strategia di comunicazione. Viral, ambient media, wispering
windows sono alcune delle nuove frontiere da battere nella comunicazione
pubblicitaria. Il viral e il guerrilla marketing, per esempio, hanno
lo scopo di far nascere una comunità virtuale stimolata a conoscere
un prodotto attraverso strumenti di comunicazione digitali accattivanti
e che diventano, a volte, autentiche sfide per gli utenti. Queste comunità si
creano grazie a un passaparola virtuale su un oggetto o prodotto, per
esempio un gioco o video da scambiare via mail o via wap, l'organizzazione
di forum e chat, concorsi a premi online o via sms legati al prodotto.
Questi ultimi stanno ormai sostituendosi ai vecchi concorsi a premi
con l'invio di cartoline. Altre tecniche per creare questo effetto
di marketing a catena possono essere lo stickering, cioè l'applicazione
di adesivi in giro per la città, i graffitti o l'oop art, che
consiste nel suscitare la sorpresa dello spettatore collocando oggetti
particolari in luoghi dove solitamente non ci si aspetta di trovarli.
C'è poi l'ambient media, forma di comunicazione ambientale,
già diffusa, che sfrutta situazioni, luoghi, circostanze,
con supporti mediatici diversi tra loro. Una piazza, un quartiere,
un aeroporto, una stazione o qualsiasi luogo circoscritto viene allestito
con materiali e mezzi (cartellonistica, totem, oggetti o altro) che
si riferiscono o parlano direttamente del prodotto da pubblicizzare.
Arriveranno presto anche in Italia le whispering windows, le vetrine
parlanti sperimentate in Inghilterra che trasmettono, con la stessa
tecnica del sonar, musica e messaggi pubblicitari di prodotti.
Il questionario sottoposto ai creativi ha sollevato un'altra questione
interessante: la terza età è il target più trascurato
nelle campagne pubblicitarie, nonostante il progressivo invecchiamento
della popolazione italiana. Il 72% dei pubblicitari italiani intervistati
(2/3 del campione) ha sottolineato questa tendenza. Le principali causa
di questa emarginazione pubblicitaria degli anziani possono essere
riassunte nella loro scarsa disponibilità al consumo o nello
scarso potere d'acquisto. Alcuni ritengono un errore non considerare
le potenzialità di questa fascia d'età in una società che
sta invecchiando progressivamente e di cui fanno parte anche senior
attivi e benestanti. Secondo altri, gli anziani non sono influenzabili
dalla comunicazione oppure i prodotti che li riguardano sono poco accattivanti
dal punto di vista comunicativo e non hanno il giusto sex appeal. Nel
sondaggio di AssoComunicazione, tra le varie motivazioni addotte per
spiegare questo fenomeno c'è anche la convinzione che questo
segmento sia troppo legato alle abitudini e difficilmente modificabile
nel comportamento d'acquisto. Si parla anche di stile di vita "ritirato" e
delle difficoltà di aggregare una community perché, in
un contesto di comunicazione pubblicitaria che spinge verso il giovanilismo, è difficile
un'identificazione di gruppo. Quest'ultimo aspetto sembra essere lo
strumento, secondo la maggior parte degli intervistati, da utilizzare
per superare la crisi della marca. Il 51% degli intervistati ritiene,
infatti, che un messaggio pubblicitario possa diventare efficace proprio
creando una condivisione di valori capaci di aggregare una community
attorno al prodotto. Per non incorrere nell'omologazione, la ricerca
(86,57%) con un pizzico di provocazione (22%) è la strada
maestra indicata dai creativi riuniti a Stresa per perseguire il
cambiamento.
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