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 IL SEGRETO DEL NOSTRO SUCCESSO 
  TRASPARENZA E VOGLIA DI VINCERE 
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		    IL TEMPIO DOVE L’ACCOGLIENZA È UN DONO 
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		      UNA PARTNERSHIP DI QUALITÁ 
		  IL SEGRETO DEL NOSTRO SUCCESSO 
		    TRASPARENZA E VOGLIA DI VINCERE 
	        L’incredibile stagione della
	        Pelplast Handball Salerno raccontata da Pisapia & Pellegrino 
	        
	               
                  di                  Vito Salerno  
                   
                  Mai
così in alto è giunto lo sport salernitano. La Pelplast Handball
Salerno è la prima società sportiva della città a laurearsi
Campione d'Italia. Adele De Santis, Maria Fusco, Vesna Benkovic, Roxana Stanisor,
Eva Rebol, Natalja Anissenkova, Mila Lucic, Oksana Pavlyk, Verena Wolf, Dania
Pastore, Federica Marino, Lucia Butnarasu, Veronica Schiopu e Antonella Coppola,
ecco le protagoniste di una stagione indimenticabile per il Presidente Mario
Pisapia e il Direttore Generale Rosario Pellegrino. Le atlete salernitane hanno
vinto tutto: Scudetto, Coppa Italia e Supercoppa. Mario Pisapia, classe '72,
pioniere del Progetto Handball, è amministratore della Medialine, giovane
azienda di I.T.. Rosario Pellegrino, nato nel 1968, laureato in giurisprudenza, è l'amministratore
delegato della Pecoplast.  
	      Il risultato ottenuto nasce da 
	        un disegno preciso, dalla volontà dichiarata di mirare al successo.
	        Ma quest’ultima da sola può davvero bastare? 
	      	        Ros ario Pellegrino: Nostra dichiarata volontà era vincere lo
	        scudetto. Quando ci siamo confrontati, all'inizio della stagione, ab-biamo
	        capito di poter vincere tutto. Ma era necessario che, oltre alle potenzialità tecniche
	        e alla determinazione, ci fosse una precisa regia. Abbiamo cre-ato
	        un modello di successo a livello nazionale. Il nostro progetto ha ricevuto
	        il plauso della Federazione Gioco Handball Italiana, che ha scelto
	        Salerno per ospitare la Final Four di Coppa Italia, ma cenni di ammirazione
	        sono arrivati anche dalle altre compagini del campionato. Ciò che
	        ha stupito è stato il raggiungimento dell'equilibrio societario
	        e quindi del successo in così breve tempo. Esporteremo il modello
	        nel resto d'Italia e, molto probabilmente, in altri sport. Il segreto
	        di questi risultati sta nell'avere preso come riferimento l'organizzazione
	        aziendale, cercando di replicarla anche nella società sportiva.
	        Poi ci sono dei valori umani che ti aiutano, senza dubbio. Le naturali
	        e diverse inclinazioni caratteriali hanno fatto sì che Mario
	        e io non ci pestassimo i piedi, svolgendo ognuno il proprio ruolo. 
	         
	        Come e perché ci si avvicina a uno sport
	        minore? 
	        	        Mario Pisapia: Lo dico spesso, è il cardine della nostra filosofia:
	        l'imprenditore ha il dovere di fare qualcosa per il proprio territorio.
	        Credo fortemente nel mecenatismo, senza alcuna accezione negativa. Se
	        grazie alla nostra azione cresce la regione, sicuramente otterremo un
	        ritorno in termini di immagine nonché un'effettivo miglioramento
	        della qualità della vita e una diffusione della cultura d'impresa. è necessario
	        rivitalizzare questa terra, perché la vitalità del territorio
	        coincide con il fermento economico. Rosario è un collega imprenditore
	        e un amico. Si è assunto insieme a me la responsabilità di
	        questa scommessa, con impeto e passione. Probabilmente, rispetto alla
	        delusione dello scorso anno, l'arma in più è stato proprio
	        lui. La mentalità vincente di Rosario ci ha aiutato non poco.
	        Siamo una macchina perfetta. 
	         
	        I successi vanno vissuti da tifosi o da dirigenti? 
	        	        Mario Pisapia: Come tutti gli appassionati, sono scaramantico. Cerco
	        di guardare le partite sempre dalla stessa postazione, vivendole come
	        un aficionado. Al termine dell'incontro, però, ridivento il dirigente
	        che programma la settimana successiva, sia per la mia attività professionale
	        che per quanto riguarda l'handball, ovvio. 
	        Rosario Pellegrino: In sintesi, li vivi da tifoso e li gestisci da
	        dirigente. 
	         
        	        Gestire una società sportiva in cosa differisce dal prendersi
	        cura di un'attività imprenditoriale? 
	        Rosario Pellegrino: Dal punto di vista umano e soggettivo, in azienda
	        ero abituato a confrontarmi con persone del mio stesso sesso. Nella
	        pallamano ho a che fare con delle donne, e questa piacevole novità all'inizio
	        mi ha un po' disorientato. Sul fronte manageriale, nello sport al Sud
	        siamo molto indietro. Sassari e Verona percepiscono notevoli contributi
	        dalle regioni e dagli sponsor presenti sul territorio. Hanno ricavi
	        dall'attività sportiva. Noi abbiamo solo costi, cui poi si aggiunge
	        la carenza infrastrutturale. Si parte da meno di zero. 
	         
	        In che modo vi interfacciate con l'allenatrice? 
	        	        Rosario Pellegrino: Adriana Prosenjak, gode della nostra piena fiducia.
	        Il suo compito è tecnico. Noi cerchiamo di assecondare le sue
	        richieste anche quando non le condividiamo pienamente. La passione ti
	        può portare a scelte poco ponderate. Non facciamo come i vari
	        Berlusconi di turno, non ci togliamo gli sfizi del momento. 
	         
	        Riuscirete a coinvolgere altre imprese sfruttando l'effetto delle
	        vittorie? 
	        	        Rosario Pellegrino: È chiaro che l'effetto scudetto si sta facendo
	        sentire e si avv erte una maggiore sensibilità verso la nostra
	        squadra. Ma è presto, siamo ancora un po' scettici. La Champions
	        League è una grande vetrina, potrebbe muoversi qualcuno a livello
	        nazionale o fuori confine. Non chiudiamo la porta a nessuno. Chi crede
	        nel nostro programma è il benvenuto. Tutti quelli che partecipano
	        avranno la loro visibilità.  
	        Mario Pisapia: Per quel che riguarda le istituzioni, poi, non ci
	        aspettiamo nulla. Certo se pensassero solo a noi farebbero torto agli
	        altri sport minori, ma deve finire l'egemonia del calcio. Ci vuole il
	        senso delle proporzioni. E va usata anche un po' di meritocrazia. La
	        nostra è la prima squadra salernitana che vince uno scudetto. 
	         
	        Per investire in uno sport bisogna essere degli appassionati, o basta
	        lo spirito di iniziativa? 
	        	        Mario Pisapia: Passione e trasparenza. Siamo riusciti a fare qualcosa
	        per la città. Siamo un gruppo di amici che condividono un obiettivo
	        divertendosi. 
	         
	        Quali sono i progetti per il futuro della Pelplast Handball? 
	        	        Rosario Pellegrino: Innanzitutto, sarà doveroso un rinnovamento
	        della squadra. La parabola discendente dopo l'apice toccato quest'anno
	        si evita creando nuovi stimoli. Punteremo di nuovo allo scudetto. E
	        andremo in Europa come unici rappresentanti italiani di questo sport.
	        Il livello della pallamano europea è alto, e pertanto sarebbe
	        già un importante traguardo superare i primi turni. Dobbiamo,
	        inoltre, consolidare la società dal punto di vista economico
	        e manageriale. 
	       
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