I PAESI ARABI NELLA COMPETIZIONE MONDIALE
NUOVI MERCATI PER LE IMPRESE ITALIANE
Da Tunisi un concreto esempio di
consapevolezza imprenditoriale
Pier Luigi d'Agata
Direttore Generale Assafrica & Mediterraneo
direzione@assafrica.it
James
Hillmann sostiene che la nostra società è governata
da Ermes, il dio della velocità e della comunicazione.
Però l'agenzia di stampa Associated Press nacque nel
1848, solo quattro anni dopo il primo utilizzo del telegrafo
da parte di Samuel Morse. Nello stesso periodo giravano le
prime scatole di fiammiferi che avevano sul coperchio il marchio
del produttore, oggi chiamato brand. Dunque, anche senza Internet,
idee e notizie circolavano. Oggi siamo bersagliati da messaggi
che devono spingersi sempre più "oltre" per
superare la soglia dell'assuefazione alla notizia ma il gran
circo dell'informazione, soprattutto quella più utile
alle imprese, sembra perdere colpi. Nel trionfo di portali,
agenzie stampa, e-mail, news e newsletter on line, sfuggono
proprio quei messaggi, neanche tanto cifrati, che dovrebbero
far correre noi, il più volte conclamato "Paese
ponte sul Mediterraneo" a controllare se le nostre rampe
di lancio sono in assetto. Invece annega senza storia, mentre
si sta accentuando il processo di regionalizzazione che da
tempo Assafrica & Mediterraneo sta sottolineando, la notizia
della 38ma Conferenza Generale delle Camere di Commercio, Industria
e Agricoltura arabe che si è svolta a Tunisi, subito
dopo il Vertice della Lega Araba. Nonostante l'assonanza con
le organizzazioni appartenenti al nostro sistema camerale pubblico,
si tratta in realtà di organismi di rappresentanza dell’imprenditoria
privata. É stata infatti l'UTICA, la Confindustria tunisina
presieduta da Hèdi Djilani, imprenditore internazionale
che parla correntemente italiano, grande estimatore delle Ferrari
(in famiglia ne ha quattro), a organizzare l'evento. "Lo
sviluppo e la complementarietà arabe e le relazioni
con l'Europa" è stato il tema dell'incontro, svoltosi
alla presenza di 300 rappresentanti di organizzazioni imprenditoriali
arabe e di un numero imponente di esperti venuti dai Paesi
dell'area. Con il Presidente di Assafrica & Mediterraneo
Enzo Boccia, che di lì a poco avrebbe fatto il suo intervento,
ascoltavamo il Presidente dell'Unione delle Camere di Commercio
arabe Abdel Kammou sottolineare che le sfide che la zona araba
deve affrontare necessitano l'instaurazione di un dialogo costruttivo
con i differenti raggruppamenti economici del mondo e in particolare
con l'Unione Europea. Il Vice-Primo Ministro della Giordania-
cui re Abdallah sta imprimendo una forte accelerazione politica
ed economica, tessendo alleanze politiche e accordi economici
con Europa e Stati Uniti- sottolinea poi la necessità per
i governi dei Paesi arabi di distinguere tra interessi economici
e politici, chiamando a far partecipare i privati all'elaborazione
di accordi e legislazioni appropriate per governare le attività economiche.
Ma è il Primo Ministro della Tunisia Ghannouchi che
evidenzia con forza come l'adesione di un gruppo di Paesi arabi
allo Spazio Euromediterraneo, nel quadro degli Accordi d'Associazione
conclusi o in via di conclusione con l'Unione Europea, richieda
l'approfondimento della concertazione, del coordinamento delle
prese di posizione e dello scambio di informazioni, così da
poter reggere le sfide che derivano dall'integrazione in questo
Spazio. Emerge nel corso dei lavori la consapevolezza del ruolo
del settore privato nella realizzazione della complementarietà economica
tra i paesi arabi, soprattutto attraverso la Zona di libero
scambio da costruire entro il 2005. Emerge anche la volontà degli
imprenditori arabi di avvantaggiarsi della vicinanza all'Unione
Europea per una migliore integrazione nell'economia mondiale
e di far sentire una voce unitaria nei confronti dei loro Governi
per sostenere la necessità e l'urgenza dell'integrazione
economica interaraba. Temi forti, visto che tra i 22 Paesi
della Lega Araba, 11 Stati sono nel WTO come membri effettivi
mentre Algeria, Iraq, Libano, Arabia Saudita, Sudan e Yemen
sono solo osservatori. Dal punto di vista geografico poi, dieci
Paesi sono in Africa e fanno quindi parte anche dell'Unione
Africana, cinque sono invece nel Vicino Oriente e appartengono
(salvo al momento l'Iraq) allo Spazio Euromediterraneo assieme
ai Paesi del Nord Africa, sette infine sono in Medio Oriente
e, ad eccezione per ora dello Yemen, tutti fanno parte del
Consiglio di Cooperazione del Golfo, che sta procedendo entro
il 2010 alla sua trasformazione in Unione Economica e Monetaria.
Si sta quindi ricostituendo dopo cinquant'anni, periodo che
ha visto la nascita dell'indipendenza politica di tutti i Paesi
a Sud dell'Europa e la fine dell'influenza sovietica sulle
loro nuove economie, una grande regione economica attorno al
Mediterraneo, che storicamente è da sempre strettamente
integrata e che comprende Europa, Africa e Medio Oriente. É un'area
in grado di competere efficacemente con le economie di Cina
e Stati Uniti e di svilupparsi in Partenariato a Nord, Sud
ed Est del Mediterraneo. L'Unione Europea ha accordi di liberalizzazione
commerciale e di aiuto allo sviluppo con tutti i 68 Paesi Sud
dell'area: il Meda con il Nord Africa e il Vicino Oriente,
la Convenzione di Cotonou con l'Africa Subsahariana, l'Accordo
di cooperazione con il Consiglio di Cooperazione del Golfo.
In questo quadro i Paesi arabi hanno un ruolo di cerniera tra
Nord e Sud e possiedono una quota importante di risorse energetiche,
prevalentemente esportate nell'Unione Europea. Per di più quest'area
ha potenzialità formidabili a livello internazionale,
ha capitali, know-how, materie prime e comprende complessivamente
circa 100 Stati, oltre la metà dei Paesi del Mondo,
con quasi un miliardo e mezzo di persone. É verosimile
che il massiccio ingresso della Cina sui mercati mondiali (e
il suo probabile futuro ruolo politico, essendo già uno
dei cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU),
cambi gli scenari in atto di una globalizzazione economica
realizzata attraverso il passaggio intermedio della formazione
di numerose aree regionali che confluiscano poi in una liberalizzazione
totale a medio termine all'interno del WTO. Appare infatti
ormai probabile che la globalizzazione si realizzi intorno
a tre principali aree regionali mondiali, di peso diverso a
seconda di quali e quanti saranno i Paesi che si aggregheranno
attorno allo Stato o gruppo di Stati capofila. La prima area
appare essere quella delle Americhe attorno agli Stati Uniti,
la seconda quella dell'Estremo Oriente attorno alla Cina, la
terza quella dell'Europa ampliata ad Est e a Sud attorno all'Unione
Europea e al Mediterraneo. Tutte le altre aree regionali appaiono
troppo piccole per resistere all'impatto della mondializzazione
dell'economia. Le economie arabe sono a un bivio: da sole appare
difficile possano vincere la sfida della competizione mondiale,
come probabilmente non può farlo adeguatamente l'Unione
Europea, che pur conta attualmente oltre 454 milioni di abitanti.
Più volte ho positivamente ascoltato dagli imprenditori
arabi presenti a Tunisi la sollecitazione ad adottare una strategia
coerente tra paesi membri della zona di libero scambio interaraba
per adattarsi ai cambiamenti in atto e la necessità di
creare uno spazio economico in grado di fare fronte alla concorrenza
degli altri gruppi economici. A proposito di questi: Assafrica & Mediterraneo
era a Tunisi, per rappresentare le imprese ad essa associate
e tessere reti di business nel loro interesse. Perché l'informazione
non è una condizione sufficiente per lo sviluppo delle
aziende italiane che lavorano nell'area: lo è solo se
diventa un elemento inserito in una strategia sistemica di
attività, rappresentanza e supporto imprenditoriale.
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