LE POLITICHE LOCALI PER LO SVILUPPO
CONOSCERE IL PROPRIO TERRITORIO
La bilateralità è di
supporto ai processi di crescita
Alfredo Loso
Presidente OBR Campania
presidenza@obrcampania.it
Sentire
il territorio, conoscerne le logiche, percepirne la cultura,
le tradizioni, i saperi profondi della sua gente, contribuire
a definirne le idee e le linee guida che lo caratterizzano,
rappresenta certamente un modo sempre meno empirico di sostenerne
poi, concretamente, lo sviluppo. Per chi si è occupato
e si occupa di persone e di lavoro, vuol dire offrire una lettura
assolutamente non marginale di quanto gli strumenti che hanno
caratterizzato la programmazione dello sviluppo, la Programmazione
Negoziata, siano cresciuti nel tempo per offrire risposte più adeguate
alle attese del territorio: si veda ad esempio questa maggiore
integrazione con la programmazione regionale data dai Pit.
Perché al centro del territorio vi sono le "persone",
e sono queste il vero capitale sul quale si investono ingenti
risorse economiche. Contano ovviamente anche le infrastrutture,
i piani, i progetti, ma di più chi li anima, chi determina
la capacità delle aziende di essere competitive, il
patrimonio di competenze d'innovazione, di ricerca, questo "sapere
aziendale" che è il frutto dei singoli saperi,
delle competenze delle persone che vivono le aziende, e quindi
allo stesso modo il risultato delle capacità potenziali
e delle competenze di quanti caratterizzano quel territorio. «Fino
al 2015 la Campania continuerà ad essere la regione
e l'area metropolitana più giovane d'Europa [...] Si
tratta di una straordinaria risorsa sulla quale investire».
La Campania - secondo quanto rilevato dall’Osservatorio
economico regionale - cresce a una velocità maggiore
delle altre regioni meridionali e della stessa media nazionale.
Più occupazione e più sviluppo danno come conseguente
risultato la decisa diminuzione del tasso di disoccupazione.
Tramite l'incrocio e la lettura dei dati emersi dal "Rapporto
sull'Economia e la Società in Campania" è possibile
evidenziare la correlazione tra i fondi spesi e gli indici
di sviluppo.
Si è dimostrato che si può fare di più e
meglio quando dall'ottica nazionale si passa a una regionalizzazione
delle politiche di sviluppo.
L'ulteriore indicazione che ci viene dalla importante delibera
sulla regionalizzazione dei patti territoriali della Campania,
che prevede l'armonizzazione e l'integrazione tra Patti Territoriali,
Progetti Integrati, Contratti di Programma e in genere strumenti
di sviluppo locale, mi offre la possibilità di dare
un piccolo contributo a questo processo. Come si è detto
lo sviluppo del territorio passa attraverso le persone e la
possibilità di questi di salire sul treno delle risorse
e delle competenze che deve essere puntuale all'appuntamento
necessario al decollo di quel territorio. Ora spesso ciò non
avviene, o si verifica secondo un iter non correttamente programmato.
Mi spiego meglio. Con i primi Patti Territoriali, con una logica
necessariamente un po' creativa, si mettevano insieme progetti,
si cercavano delle coerenze e via - come nel caso di Brindisi,
Taranto, e Crotone - il vero obiettivo era portare risorse
economiche sul territorio. Il fatto che all'avvio dei progetti
fossero pronte all'appuntamento risorse adeguate, con le competenze
minime necessarie per far partire quei processi produttivi
o quelle attività, era assolutamente secondario, salvo
scoprire al passaggio di quel famoso trenino che non erano
stati avviati percorsi di formazione abilitanti alla partenza
delle attività. I risultati possono essere quindi facilmente
immaginati. Dallo spreco o cattivo utilizzo del denaro, alla
tempistica non rispettata e alle risorse formate e, successivamente,
mai concretamente impiegate. L'esperienza serve, ma il tema
della programmazione delle risorse umane nella gestione degli
strumenti di programmazione necessita ulteriori approfondimenti
e il peso conferitogli deve necessariamente aumentare. Se guardiamo,
ad esempio, ai 51 Pit Campani, per i quali è previsto
un impegno del 5% - una cifra molto significativa - a favore
delle attività di formazione, ci rendiamo conto della
grande importanza che è attribuita alla professionalità delle
risorse. Ma se poi entriamo nel merito, ci accorgiamo che sull'argomento
il tema è estremamente frammentato sui singoli Pit.
Ognuno si comporta in maniera estremamente autonoma, per cui
mentre taluni esplicitano la formazione prevista in altri casi
essa è solo enunciata, rimandando a un focus successivo.
Credo, anzi ritengo indispensabile e necessario, che si apporti
metodo e strumenti a supporto di questo sviluppo. Negli ultimi
dieci anni, l'esperienza della bilateralità ha dimostrato
che si può essere di supporto ai processi di crescita
del territorio. Da una parte l’OBR Campania attraverso
la ricerca e l'analisi sulle figure professionali, gli studi
sugli standard minimi di competenze, la realizzazione di bilanci
delle competenze, il monitoraggio e la valutazione dei percorsi
di formazione, si è preparato a gestire ambiti professionali
sempre più importanti, e, come previsto dalla legge, è in
attesa di poter intervenire sulla certificazione delle competenze.
Dall'altra, con le altre bilaterali della Campania ha realizzato
un'esperienza unica in Italia, il coordinamento della bilateralità regionale.
Allora perché non utilizzare il patrimonio di competenze
messo a punto dalla bilateralità campana per affiancare
la progettualità dei Pit con le necessarie analisi dei
fabbisogni professionali che quei processi sottendono, monitorarne
i percorsi formativi, valutarne i ritorni in termini di formazione,
ma anche di reali occasioni di occupabilità? Perché non
lavorare al fine di ottenere una migliore integrazione degli
strumenti di programmazione presenti su quel territorio, e,
almeno per la formazione, attuare la logica propria dell'agenzia
territoriale? Noi lo stiamo facendo nell'area di Bagnoli con
un progetto che dalla sperimentazione iniziale vede una forte
legittimazione da parte della Provincia, del Comune e della
Circoscrizione. Si tratta di programmare non solo le risorse
necessarie alla formazione utile al territorio, ma dare risposte
concrete e funzionali lì dove e quando potranno essere
realmente di aiuto. Vale la pena quanto meno fermarsi a riflettervi.
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