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	   COME AFFRONTARE L’EMERGENZA RIFIUTI 
	    LE STRADE DA SEGUIRE 
	    
	        Chiamare “a raccolta” risorse economiche private e locali
	        per risolvere il problema 
	        
	               
                       di
                    Antonio Lombardi  
Presidente Associazione Costruttori Salernitani 
info@costruttori.sa.it 
                     
                                                              I
                    limiti di guardia, raggiunti a causa dei sacchetti d'immondizia
                    che giacciono alle intemperie da intere settimane nelle strade
                    di diverse località della provincia salernitana, rasentano
                    l'allarme igienico-sanitario, e ripropongono, con un'urgenza
                    quanto mai estrema, la necessità di affrontare nuovamente
                    un'emergenza che si trascina ormai, con cadenze cicliche
                    e periodiche, da diversi anni e che impone una nuova visione
                    prospettica del problema. In quest'ottica, nelle scorse settimane
                    l'Associazione dei Costruttori Salernitani ha inteso contattare
                    il commissario per l'emergenza rifiuti, il prefetto, i consorzi
                    di smaltimento, il presidente della Provincia e i sindaci
                    del territorio: la trattativa che abbiamo ritenuto opportuno
                    avviare non punta a una rivisitazione della filiera dei rifiuti
                    o del sistema di smaltimento, recupero e termovalorizzazione
                    individuato dal commissariato regionale. Rivisitazione che
                    oggi finirebbe del resto per dilatare i tempi e quindi aggravare
                    ulteriormente l'emergenza. Abbiamo inteso rimarcare che,
                    pur senza stravolgere le politiche di smaltimento e recupero
                    parziale dei Rsu, esistono già sul territorio alcune
                    opportunità per fronteggiare l'emergenza ma anche
                    per trattare in futuro la tematica con maggiore serenità,
                    senza il pericolo incombente della saturazione dei pochi
                    impianti disponibili e neppure straordinari sforzi in termini
                    di pianificazione e di investimento. Abbiamo censito sul
                    territorio provinciale, complessivamente, una settantina
                    di discariche comunali dismesse, alcune delle quali in attesa
                    di bonifica, ma altre già in sicurezza e addirittura
                    in linea con le normative vigenti in materia ambientale e
                    igienico-sanitaria. La loro messa in esercizio, insomma,
                    potrebbe avvenire senza particolare dispendio di risorse.
                    Ma rimangono chiuse, queste discariche, perché non
                    più previste dal nuovo piano regionale che, com'è noto,
                    ha preferito concentrare le operazioni di raccolta cancellando
                    i mini impianti di smaltimento. I mega impianti di tritovagliatura
                    e di compostaggio hanno in queste settimane dimostrato in
                    maniera lampante di rappresentare l'anello debole della catena
                    di raccolta, riciclo, utilizzazione dei Rsu. Quando questi
                    impianti si congestionano per l'eccessiva quantità di
                    immondizia apportata, ma anche per meri guasti tecnici, l'intera
                    provincia, o addirittura la regione tutta, si ritrovano in
                    un'emergenza dalla quale è oltremodo difficile venir
                    fuori. A poco giova la spedizione all'estero delle ecoballe,
                    che del resto finisce non solo per rappresentare un mero
                    e provvisorio palliativo, ma anche un ulteriore aggravio
                    per lo Stato, costretto a sobbarcarsi spese ingenti sia per
                    il trasporto che per il trasferimento alle discariche estere.
                    Per questo abbiamo immaginato la riattivazione di impianti
                    comunali o anche intercomunali: si potrebbe insomma rendere
                    comprensoriale la raccolta e lo smaltimento nei comuni minori,
                    lasciando pressoché immutato il ciclo integrato previsto
                    dal commissariato regionale. Uno o più comuni potrebbero
                    attivare sul proprio territorio una prima fase del trattamento,
                    o anche semplicemente uno stoccaggio provvisorio, prima di
                    convogliare l'immondizia alle successive fasi del trattamento
                    previsto dal piano commissariale. L'Associazione dei Costruttori
                    Salernitani ha voluto svolgere un ruolo non solo decisamente
                    propositivo, ma anche fattivo, concreto, indicando agli interlocutori
                    le possibile strade da seguire: ci riferiamo in particolare
                    dall'art. 37 bis della Legge n. 109 del 1994 e successive
                    integrazioni, che regolamenta la finanza di progetto. I comuni
                    potrebbero riattare o riattivare queste mini-discariche in
                    grado di rispondere alle esigenze del proprio territorio
                    o comunque di un'area abbastanza ridotta, aprendo a capitali
                    privati che aiutino a gestire e mantenere gli impianti. Due,
                    in particolare, le tipologie di intervento che l'ACS ha immaginato:
                    l'ampliamento, l'adeguamento e la sistemazione delle discariche
                    comunali esistenti, ma anche la costruzione di nuove discariche
                    comunali o comprensoriali, che ben si sposa con l'investimento
                    privato a fronte del corrispettivo della gestione dell'opera
                    realizzata per un numero definito di anni. Simili progetti
                    renderebbero anche meno traumatico l'impatto col territorio:
                    i mega impianti hanno non a caso trovato la netta avversione
                    delle comunità locali, per nulla propense, nel salernitano
                    come altrove, a subire passivamente sul proprio territorio
                    l'installazione di realizzazioni che dovrebbero convogliare
                    l'immondizia dell'intero territorio provinciale o addirittura
                    regionale. Strutture di più piccole dimensioni e di
                    minore impatto ambientale renderebbero meno difficoltosa
                    la vertenza locale. La soluzione che l'Associazione dei Costruttori
                    Salernitani ha avanzato alle varie amministrazioni preposte
                    consentirebbe di venir fuori, in tempi anche ragionevolmente
                    rapidi, dall'emergenza di questi giorni. Una necessità questa
                    quanto mai impellente, con la stagione turistica ormai avviata
                    e il pericolo incipiente di un danno gravissimo per le varie
                    aziende che operano nel settore (volendo poi tralasciare
                    il danno d'immagine che il territorio, in questi mesi alla
                    ribalta sulle cronache nazionali, ha già dovuto subire).
                    Ma una simile ipotesi garantirebbe anche un idoneo supporto
                    tecnico-operativo a quegli enti che volessero (e sarebbe
                    ora) attivare più celermente la raccolta differenziata,
                    per far sì che una parte rilevante dell'immondizia,
                    qui come altrove, si trasformi in una "risorsa" da
                    recuperare o valorizzare. La parte più semplice, ma
                    nel contempo più innovativa della nostra proposta,
                    sta proprio nella riproposizione di una dimensione locale
                    del problema: dalle emergenze che riguardano il nostro territorio
                    non si può sistematicamente venir fuori raccogliendo
                    l'aiuto, il sostegno, verrebbe da dire l'"elemosina" di
                    aree territoriali che hanno saputo affrontare le medesime
                    problematiche con maggiore efficacia ed efficienza ottenendo
                    risultati concreti ben diversi dall'emergenza che interessa
                    la Campania in questo periodo. Non si può continuare
                    a immaginare una "esportazione" delle problematiche
                    che mortifica il territorio, chi vi abita e soprattutto chi
                    lo amministra. Le soluzioni possono e devono essere individuate
                    a livello locale: i problemi possono e vanno affrontati aprendo
                    ai privati, in grado di convogliare, sugli interventi programmati,
                    energie, competenze e anche risorse economiche di cui spesso
                    le amministrazioni non dispongono. Solamente partendo dal
                    territorio si possono non solo trovare le soluzioni alle
                    varie problematiche che di volta in volta si presentano (e
                    l'emergenza rifiuti è, tra queste, sicuramente la
                    più grave), ma anche costruire, da quelle medesime
                    problematiche, opportunità non solo di soluzione,
                    ma anche di rilancio economico e produttivo per il comprensorio.
                    Perché oggi l'immondizia deturpa, offende e imbratta:
                    domani, debitamente trattata, riciclata e convertita, potrebbe
                    rappresentare una straordinaria risorsa, che nelle circostanze
                    odierne non possiamo far altro, colpevolmente, che spedire
                    altrove. Per nostra incapacità e inefficienza. 
	   
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