EMISSIONI DI COMPOSTI ORGANICI volatili
LIMITI PIÙ SEVERI CON IL D.M. 44/04
L’uso di solventi obbliga a rispettare elevati livelli di sicurezza
Biancamaria Pietrangeli e Paolo
Bragatto
Ricercatori Dipartimento Insediamenti Produttivi e Interazione
con l'Ambiente - ISPESL
biancamaria.pietrangeli@ispesl.gov.it - paolo.bragatto@ispesl.gov.it
Il
Decreto Ministeriale n. 44 del 16 gennaio 2004, che recepisce la Direttiva 99/13/CE,
prevede severi limiti di emissioni di composti organici volatili (COV) negli
scarichi gassosi per un gran numero attività che richiedono l'impiego
di solventi. Nella tabella 1 si riportano le soglie di consumo annuo di solvente
oltre le quali le diverse tipologie produttive rientrano negli obblighi del decreto.
testè citato. Per ciascuno dei settori vengono definiti, all'allegato
II del decreto, i limiti di concentrazione di composti organici volatili da rispettare
negli scarichi in atmosfera in funzione dei livelli di consumo annuo di solvente.
Autorizzazioni e controlli sono scattati con decorrenza immediata per i nuovi
impianti e con scadenza 31 ottobre 2007 per quelli già esistenti. Il Decreto
Ministeriale 44/04 riguarda molte tipologie produttive, in precedenza classificate
come attività a "inquinamento atmosferico poco significativo" o
a "inquinamento atmosferico ridotto". Tra i settori interessati, per
fatturato, numero di aziende e di addetti, quello del trattamento delle superfici
riveste una particolare importanza nel contesto nazionale e, in particolar modo,
in quello regionale. Il settore, poichè e caratterizzato da una rete di
imprese a dimensione artigianale, incontrerà, prevedibilmente, notevoli
difficoltà nell'orientare le scelte, con il rischio di privilegiare comunque
le soluzioni a basso costo. I solventi organici sono composti chimici infiammabili
e, per questa ragione, richiedono particolari precauzioni e misure di sicurezza.
Gli incidenti negli impianti di abbattimento sono eventi tutt'altro che rari
e vengono frequentemente riportati nella letteratura scientifica internazionale.
Fra questi, l'incendio dei carboni impregnati di solvente è quello più usuale.
Il gestore degli impianti dovrà quindi considerare molto attentamente
le implicazioni di sicurezza prima di giungere a una scelta definitiva. Occorre
evitare che, al fine di ridurre l'inquinamento atmosferico da composti organici,
si diminuiscano sensibilmente i livelli di sicurezza nell'impianto, con la possibilità di
gravi conseguenze incidentali per i lavoratori addetti. Per questo motivo è indispensabile
che venga fatta, da enti quali l'Istituto Superiore per la Prevenzione e Sicurezza
sul Lavoro, un’opportuna opera di studio e di informazione, in modo che
impianti appropriati consentano di ottenere e mantenere nel tempo le prestazioni
ambientali richieste per l'osservanza del Decreto Ministeriale 44/04 senza creare
alcun rischio per la sicurezza e la salute degli addetti. La sostituzione nei
processi produttivi dei solventi organici con acqua o altri solventi innocui è senza
dubbio la strada migliore, ma è proponibile solo in alcuni casi specifici.
Per adeguarsi alla normativa, quindi, le aziende dovranno investire in nuovi
impianti per il recupero dei solventi o per l'abbattimento delle emissioni. Il
recupero dei solventi persegue il duplice scopo di ridurne i consumi e di evitare
le emissioni nocive: il solvente recuperato e purificato può essere reimpiegato
nel processo produttivo per il lavaggio delle apparecchiature o può essere
venduto oppure utilizzato come combustibile. Tra i sistemi di recupero attualmente
disponibili si annoverano: la condensazione, l'assorbimento in una matrice liquida,
l'adsorbimento su un letto di carboni attivi o di zeoliti, la separazione su
membrane. Ove il recupero del solvente non sia conveniente si adottano sistemi
di abbattimento, che degradano i solventi presenti negli effluenti gassosi in
composti non pericolosi, tipicamente attraverso processi di ossidazione termica
o catalitica. Tra le diverse alternative tecnologiche proponibili per l'abbattimento
dei solventi va ricordata la biofiltrazione (biofiltri, bioscrubber, trickling
filter). I sistemi biologici offrono indubbi vantaggi essendo caratterizzati
da un’elevata affidabilità, una minima manutenzione, da costi di
investimento e di gestione contenuti; pur garantendo prestazioni adeguate ai
limiti di emissione. Inoltre, i sistemi biologici non presentano particolari
problemi legati alla sicurezza, operando a valori di pressione e temperatura
blande e non richiedendo l'utilizzo di prodotti chimici pericolosi. Nella figura
1 si riporta il posizionamento delle diverse opzioni tecnologiche in funzione
dei principali parametri tecnici (concentrazione di solvente nel flusso emissivo
e portata dell'effluente) ed economici (costi di investimento e di gestione per
unità di flusso). Un valido riferimento utile per orientare le scelte
delle imprese nell'acquisto di sistemi per il controllo delle emissioni di composti
organici è la norma UNI 10996, già disponibile attraverso gli usuali
canali distributivi, che stabilisce e fissa criteri per l'ordinazione, la fornitura,
il collaudo e la manutenzione dei sistemi basati sulle tecniche di biofiltrazione,
di ossidazione termica o ossidazione catalitica e di adsorbimento su carboni
attivi.
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