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  Dicembre 2012

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n° 6 Luglio 2004
 




     INSERTO ASSEMBLEA DEI SOCI GENERALE 2004 RELAZIONE DEL PRESIDENTE ANDREA PRETE
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EMISSIONI DI COMPOSTI ORGANICI volatili
LIMITI PIÙ SEVERI CON IL D.M. 44/04

L’uso di solventi obbliga a rispettare elevati livelli di sicurezza

Biancamaria Pietrangeli e Paolo Bragatto
Ricercatori Dipartimento Insediamenti Produttivi e Interazione con l'Ambiente - ISPESL
biancamaria.pietrangeli@ispesl.gov.it - paolo.bragatto@ispesl.gov.it

Il Decreto Ministeriale n. 44 del 16 gennaio 2004, che recepisce la Direttiva 99/13/CE, prevede severi limiti di emissioni di composti organici volatili (COV) negli scarichi gassosi per un gran numero attività che richiedono l'impiego di solventi. Nella tabella 1 si riportano le soglie di consumo annuo di solvente oltre le quali le diverse tipologie produttive rientrano negli obblighi del decreto. testè citato. Per ciascuno dei settori vengono definiti, all'allegato II del decreto, i limiti di concentrazione di composti organici volatili da rispettare negli scarichi in atmosfera in funzione dei livelli di consumo annuo di solvente. Autorizzazioni e controlli sono scattati con decorrenza immediata per i nuovi impianti e con scadenza 31 ottobre 2007 per quelli già esistenti. Il Decreto Ministeriale 44/04 riguarda molte tipologie produttive, in precedenza classificate come attività a "inquinamento atmosferico poco significativo" o a "inquinamento atmosferico ridotto". Tra i settori interessati, per fatturato, numero di aziende e di addetti, quello del trattamento delle superfici riveste una particolare importanza nel contesto nazionale e, in particolar modo, in quello regionale. Il settore, poichè e caratterizzato da una rete di imprese a dimensione artigianale, incontrerà, prevedibilmente, notevoli difficoltà nell'orientare le scelte, con il rischio di privilegiare comunque le soluzioni a basso costo. I solventi organici sono composti chimici infiammabili e, per questa ragione, richiedono particolari precauzioni e misure di sicurezza. Gli incidenti negli impianti di abbattimento sono eventi tutt'altro che rari e vengono frequentemente riportati nella letteratura scientifica internazionale. Fra questi, l'incendio dei carboni impregnati di solvente è quello più usuale. Il gestore degli impianti dovrà quindi considerare molto attentamente le implicazioni di sicurezza prima di giungere a una scelta definitiva. Occorre evitare che, al fine di ridurre l'inquinamento atmosferico da composti organici, si diminuiscano sensibilmente i livelli di sicurezza nell'impianto, con la possibilità di gravi conseguenze incidentali per i lavoratori addetti. Per questo motivo è indispensabile che venga fatta, da enti quali l'Istituto Superiore per la Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro, un’opportuna opera di studio e di informazione, in modo che impianti appropriati consentano di ottenere e mantenere nel tempo le prestazioni ambientali richieste per l'osservanza del Decreto Ministeriale 44/04 senza creare alcun rischio per la sicurezza e la salute degli addetti. La sostituzione nei processi produttivi dei solventi organici con acqua o altri solventi innocui è senza dubbio la strada migliore, ma è proponibile solo in alcuni casi specifici. Per adeguarsi alla normativa, quindi, le aziende dovranno investire in nuovi impianti per il recupero dei solventi o per l'abbattimento delle emissioni. Il recupero dei solventi persegue il duplice scopo di ridurne i consumi e di evitare le emissioni nocive: il solvente recuperato e purificato può essere reimpiegato nel processo produttivo per il lavaggio delle apparecchiature o può essere venduto oppure utilizzato come combustibile. Tra i sistemi di recupero attualmente disponibili si annoverano: la condensazione, l'assorbimento in una matrice liquida, l'adsorbimento su un letto di carboni attivi o di zeoliti, la separazione su membrane. Ove il recupero del solvente non sia conveniente si adottano sistemi di abbattimento, che degradano i solventi presenti negli effluenti gassosi in composti non pericolosi, tipicamente attraverso processi di ossidazione termica o catalitica. Tra le diverse alternative tecnologiche proponibili per l'abbattimento dei solventi va ricordata la biofiltrazione (biofiltri, bioscrubber, trickling filter). I sistemi biologici offrono indubbi vantaggi essendo caratterizzati da un’elevata affidabilità, una minima manutenzione, da costi di investimento e di gestione contenuti; pur garantendo prestazioni adeguate ai limiti di emissione. Inoltre, i sistemi biologici non presentano particolari problemi legati alla sicurezza, operando a valori di pressione e temperatura blande e non richiedendo l'utilizzo di prodotti chimici pericolosi. Nella figura 1 si riporta il posizionamento delle diverse opzioni tecnologiche in funzione dei principali parametri tecnici (concentrazione di solvente nel flusso emissivo e portata dell'effluente) ed economici (costi di investimento e di gestione per unità di flusso). Un valido riferimento utile per orientare le scelte delle imprese nell'acquisto di sistemi per il controllo delle emissioni di composti organici è la norma UNI 10996, già disponibile attraverso gli usuali canali distributivi, che stabilisce e fissa criteri per l'ordinazione, la fornitura, il collaudo e la manutenzione dei sistemi basati sulle tecniche di biofiltrazione, di ossidazione termica o ossidazione catalitica e di adsorbimento su carboni attivi.

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